Roma.Nascono oggi la nuova Nato e il nuovo assetto planetario.

Roma. La storia a due passi da casa. Nascono oggi la nuova Nato e il nuovo assetto planetario. I nuovi compiti dell’Italia e dell’Unione Europea

28 Maggio 2002

Domenico Cambareri

(fonte. Parvapolis)

L’incontro tra i capi di Stato e di governo delle nazioni aderenti alla NATO, con il presidente Bush in testa e, come padrone di casa , Silvio Berlusconi, e del presidente russo Putin presso la base aerea di Pratica di Mare costituisce senza dubbio un evento di portata storica.
Questo vertice, preparato da mesi di affannosi e serrati contatti fra i responsabili ai massimi livelli della diplomazia e degli stati maggiori delle nazioni coinvolte, infatti arriva in un momento internazionale particolarmente delicato. La diplomazia delle grandi potenze dimostra di avere il fiato corto a proposito del controllo e della pacificazione e risoluzione di conflitti regionali endemici e gravissimi per le implicazioni che su di essi si creano, quale è il caso che oppone palestinesi e mondo arabo a Israele, così come a proposito di attriti pericolosissimi fra grandi potenze regionali assurte a potenze nucleari, quale è il caso di India e Pakistan, peraltro nazioni appartenenti ad uno stesso ceppo divise solo dall’odio del fanatismo religioso. La composizione delle altre controversie e delle altre crisi internazionali spesso langue o va avanti a rilento, come nel caso della Corea del Nord, della Cina comunista (per quanto ammessa al WTO), di regioni depresse del quarto mondo come la Somalia e il Sudan. Se poi ci avviciniamo a quelle che già si profilano essere le frontiere dell’Unione Europea allargata al prossimo ventennio e già oggi della nuova NATO che nasce a Roma, vediamo come il quadro sia poco ottimistico. La lunghissima fase di assestamento che dovranno avere i nuovi stati della regione balcanica, la loro ricostruzione e la loro promozione economica così come quelle delle repubbliche ex sovietiche o satelliti in quello che fu il.Patto di Varsavia, con tutte le crisi intestine e le guerricciole in atto nell’esplosiva regione caucasica, leganti non ultimo ai problemi demografici e alla pressione musulmana che si avvertono a partire dalle repubbliche centroasiatiche, ci fanno capire che i futuri scenari mondiali non promettono grande tranquillità già a partire da fuori dall’uscio di casa. Se poi accenniamo all’esigenza di condurre senza tregua guerre occulte e palesi al terrorismo promosso da certo integralismo islamico con cui abbiamo avuto a che fare per eventi spaventosi e tragici, si intuisce quale è il compito che attende i governanti, la diplomazia e i soldati della NATO.
In questo peraltro fin troppo sintetico e ridotto contesto, risulta chiaro che l’accesso alla NATO della Russia, per quanto come partner privo di diritto di veto, costituisce un qualcosa di rivoluzionario su cui capiterà ancora e tanto di scrivere agli analisti, agli studiosi, agli storici della politica e delle civiltà. Da questa ratifica partono le definizioni dei nuovi assetti planetari che investiranno gli equilibri mondiali ben oltre il XXI secolo.
Siamo davanti non solo alla definitiva fine della contrapposizione delle due superpotenze, almeno speriamo, e alla definitva immissione della Russia nel commercio dei liberi mercati (è prossimo il suo ingresso anche nel WTO) ma anche all’avvio di nuove forme di collaborazione che potranno portare in maniera insperata Russia ed Europa a realizzare processi politici che fino a dieci anni fa sarebbero stati definiti a dir poco utopici.
Naturalmente, questo riassestamento strategico, che accompagna la ridefinizione degli scambi economici secondo la concezione globalista, implica che la divisione Est-Ovest è sostituita da quella Nord-Sud. Certo è che il colosso cinese e quello indiano potranno contribuire ad una maggiore definizione dell’evoluzione mondiale nel futuro a medio termine. Sta di fatto che, per adesso, una definizione per approssimazione di questo tipo risulta fondata in termini macroeconomici e in termini di realismo politico. Si tratta e si tratterà semmai di vedere come potrà essere smussato e ridotto il grado di tensione che accompagnerà questo nuovo modello di divisione mondiale.
È importante per intanto ricordare che la strategia della MAD, della mutua distruzione assicurata assunta in origine dagli USA e dalla NATO nella contrapposizione all’Unione Sovietica e alla sua strategia di espansionismo ad occidente, e la strategia della risposta flessibile, che venne adottata in Occidente negli anni successivi, quando iniziarono le ratifiche dei trattati per il contenimento dell’escalation ai missili termonucleari (che continuò ancora per un decennio abbondante), che la rincorsa nell’installazione di euromissili a cavallo tra gli anni settanta e i primi anni ottanta, sembrano all’improvviso cose vecchie di secoli, come il ’68 e come l’esplosione del maoismo nelle scuole e nelle università europee.
La decisione dell’amministrazione Bush di denunciare nel prossimo futuro in via definitiva il trattato del 1972 sul congelamento sui progetti e gli sviluppi di sistemi missilistici antimissili balistici intercontinentali, apre definitivamente la via al progetto che risale al presidente Reagan, detto eufemistiamente “guerre stellari”. Esso, più correttamente definibile come “scudo spaziale”, potrà permetter agli USA e agli altri Stati occidentali che nel tempo si associeranno di potere sventare attacchi con missili portati da altre nazioni dotate di armamento nucleare. Per quanto la riduzione delle testate nucleari di USA e Russia sia stata già fissata con lo START II al limite di 3.000-3.500, oggi pare possibile che in una futura negoziazione per uno START III – oggi, dopo l’entrata della Russia nella NATO realistica -, questa soglia possa essere abbattuta a 2000 testate nucleari. Ci sono circoli importanti negli USA e in Occidente che premono perché il futuro assetto nucleare scenda a 1000 testate per parte e che addirittura gli USA rinuncino allo strumento nucleare. È bene precisare che per quanto USA e Russia e, quindi, Regno Unito e Francia adottino proposte di disarmo nucleare sempre più ampio, la denuclearizzazione completa non potrà mai esserci in quanto vi sono almeno altre quattro nazioni dotate di testate nucleari a cui non rinunceranno ed altre in grado di produrle. I nuovi sistemi antimissili potranno comunque determinare nuove condizioni di sicurezza collettiva, poiché potranno ridurre lo spettro mortale rappresentato dalle testate nucleari, biologiche e chimiche lanciabili da parte di nazioni terze o da terroristi. La nuova dottrina della NATO e dell’Unione Europea e dell’UEO (che dovrà definitivamente confluire nell’Unione Europea) all’indomani dell’11 settembre 2001, subirà sostanziali modifiche non concettuali ma di predisposizione e di impiego delle forze con l’alleanza russa, entro un quadro di pronto intervento planetario che ridisegnerà ruoli e oneri della nuova Alleanza al fine di garantire la pace e, speriamo, lo sviluppo dei popoli all’insegna anche della individuazione di nuove risorse e vie energetiche che dovranno ridurre la dipendenza dell’Occidente dalla vena iugulare del Golfo Persico.
In tutto questo, quale saranno le capacità e i compiti dell’Italia e dell’Unione Europea, che ancora si attardano in progetto superati come l’Eurocorpo, ancora sulla carta, o come per le risorse destinate a questo settore cruciale, in cui il gap tecnologico con gli USA aumenta di anno in anno?

Domenico Cambareri

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