Sì a Berlusconi. Sì al “Piano casa” del governo. Con queste precisazioni.

 

19 Marzo 2009

Il “Piano casa” ottimo strumento per il rilancio dell’economia e del mercato del lavoro. Ma sarà anche una “riforma dell’edilizia”?  Preservare “l’integrità dell’identità” dei centri storici  e allo stesso tempo i diritti dei cittadini. Prevenire subito gli interventi di bassa qualità.

Il premier Berlusconi sta attivando, con il “Piano casa”, uno strumento in grado di reagire positivamente di fronte alla dilagante stagnazione economica e a tutte le sue evoluzioni (recessione, stagflazione). Certo, esso non potrà essere un toccasana, ma come volano potrà ridare fiato al mercato del lavoro in misura non indifferente, viste le condizioni di paralizzante crisi che attanagliano la nostra economia. Le ciancie di Franceschini non portano a nulla, se non a mostrare, purtroppo, il collasso politico e ideativo del PD. A nulla seve rincorrere  a sinistra gli sbandati e i fossili di sinistra; a nulla serve al PD e al Paese l’inconcludente e suicida strada  della passività, del nulla fare, dell’incentivare il licenziamento con il garantirlo a monte attraverso lo “stipendio” di disoccupazione.                                                                                                                                                      L’Europa della Libertà esprime comunque una pregiudiziale di “richiesta di massima attenzione” affinché il “Piano casa” non coinvolga i centri urbani, specie nei suoi nuclei storici, ed eviti di accentuare il grave fenomeno urbanistico, economico e sociale di “periferizzazione delle città”.  Cosa che potrebbe concretizzarsi se il governo, con dare ampio sviluppo al  relativo disegno di legge volesse fare di esso una vera e propria “riforma edilizia” non oportunamente blindata sin sul nascere..Pur con il migliore ottimismo, tuttavia, non si può non prevedere che vi sarà anche un proliferare di interventi di bassa qualità. E’ per questo che la normativa dovrà essere particolarmente attenta e rigorososa in riferimento alla difesa dell  “integrità dell’identità” dei centri storici e alla richiesta che quanti avranno ad operare in essi siano forniti di cultura specifica certificata ed aggiornata, in base ad apposiii elenchi gestiti  dai beni culturali e ambientali, ai quali andrebbe rendicontata ogni domanda di intervento per sottrarlo alle pastoie della burocrazia e delle correni politiche che agiscono  in maniera distruttiva pressocché sistematica in ambito locale. E allo stesso stempo garantire i diritti dei singoli cittadini. Le forze dell’ordine nazionali dovrebbero supportare ed affiancare in manera capillare l’attuazione e la gestione della nuova legge da parte degli organismi pubblici coinvolti, ad iniziare dai beni culturali e ambientali, al fine di realizzare una sistematica “doppia lettura” rispetto agli uffici comunali e alla polizia urbana e alle loro pastoie. Riuscire in tutto questo, assime ad un inasprimento delle sanzioni, senza creare uno strumento burocratico farraginoso e difficile da gestire, ma snello e con tempi brevi e capacità d’azione, sarebbe davvero una gran bella cosa, una rivoluzione nei procedimenti burocratici e dell’edilizia. E di questo oggi non di meno abbiamo bisogno, dalla Vetta d’Italia a Capo Lilibeo.

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