Respingimenti, misura dolorosa ma necessaria e giusta. Le responsabilità dell’ONU, dell’OUA, della Lega Araba

28 Maggio 2009

Domenico Cambareri

 

ASPETTIAMO IL MEA CULPA DELL’ONU, ASPETTIAMO DECISIONI CONCRETE DELL’ONU

A nulla serve capovolgere la logica delle cose. A nulla serve scaricare le responsabilità sull’ultimo anello della catena. A nulla serve fare appello alla solidarietà e al senso di umanità, che mai sono venuti meno dagli italiani. Gravissima è la posizione assunta dagli organismi ONU su migranti e profughi e su fantomatiche responsabilità italiane. Gli organismi dell’ONU preposti, in Italia rappresentati dalla Boldrini, devono rivolgere le loro attenzioni ai Paesi ne che sono causa e alle organizzazioni regionali e/o continentali di cui essi fanno parte. Ad iniziare, ad esempio, dall’OUA. L’Italia e altri Paesi mediterranei europei, come la Spaga e la Grecia, non possono farsi carico di un problema tragico e dalla proporzioni enormi che richiede interventi internazionali frutto di convinte e decise opizioni che vanno formulate ed approvate innanzitutto proprio in ambito ONU. Unione Europea, Organizzazione degli Stati Africani, Lega Araba devono fare la loro parte. Soprattutto queste ultime due organizzazioni e specie la Lega Araba, che dovrebbe contribuire con misure finanziarie massicce, atte a realizzare il contenimento e la canalizzazione delle correnti dei migranti in centri dei Paesi del Vicino Oriente e del nord Africa in cui poter filtrare le domande di asilo politico. Il fatto è che una cronica e inqualificabile negligenza attanaglia i centri di confronto e di dibattito internazionali, che spesso, come in questo caso, scadono totalmente e  si declassano nello svolgere il ruolo di fori inconcludenti, costosissimi e parassitari. E corrotti.
Questo ruolo di incapacità politica e, né più né meno, di connivenza morale dell’ONU non può far distogliere l’attenzione dalla realtà  di questo fenomeno macroscopico, di quali ne sono le cause e le concause, di quali sono le cause di secondo e terzo ordine che sono costituite in concreto dalle ramificate reti di promozione e organizzazione criminale con i loro traffici in mezzo ai deserti e ai mari. Sono questi fattori che vanno contenuti e combattuti, con generalizzati inasprimenti penali in ogni Stato membro dell’ONU e con il deferimento al tribunale internazionale per crimini contro l’umanità. Sono i Paesi come la Libia che vanno obbligati a realizzare, con il concorso materiale, finanziario e umano internazionale, pattugliamenti e rilevamenti costanti all’interno degli sterminati confini del deserto, ottimizzandoli sulle vie carovaniere, e lungo le coste. Il problema non si risolve affatto con una promiscua, generalizzata, selvaggia “non politica” dell’ “accoglienza”. Questa è una scelta dettata solo da cieco e incocludente masochismo, che va oltre i limiti di ogni corrosiva demagogia, che procura danni materiali e finanziari e iniquità accentuate agli italiani e che accresce ancora di più le dimensioni del problema e della sua ingestibilità. O, più precisamente, dell’assenza di possibilità, capacità, volontà politica di gestirlo. E’, dunque, in primis, all’ONU che vanno cercate queste dirette e perduranti responsabilità. Ultima cosa: la posizione della sinistra e della sinistra estrema italiane vuole cavalcare ad ogni costo il fenomeno dei migranti e della clandestinità sino ai limiti di atteggiamenti apertamente sovversivi, contro la legalità e contro il diritto del cittadino italiano povero a vedersi ricevere attenzione e aiuto non minore rispetto a quello che si vuole dare non al profugo politico ma al clandestino. Al clandestino, tout court. Un’istigazione a delinquere più aperta di questa dove la troviamo? Essa non fa altro che abbattere nella percezione sociale, psicologica, morale dei cittadini più deboli, poveri ed  emarginati il concetto stesso di legalità. E’ bene ricordare al PD e al suo fumoso presidente che sta soffiando con il fuoco, che sta scherzando con il fuoco.

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