Galileo online: da due oncologi italiani in USA nuove ricerche sul cancro al cervello

20 Agosto 2009

Fonte: Galileo online

Caterina Visco

 

Una proteina, due speranze

 Due funzioni per la stessa molecola. Lo studio di Huwe1 può aprire nuovi orizzonti per il trattamento sia dei tumori cerebrali sia delle malattie neurodegenerative. Questa proteina normalmente elimina, durante lo sviluppo del cervello, le proteine non necessarie alla differenziazione dei neuroni. Inoltre, la sua presenza nel tessuto colpito da glioblastoma multiforme, uno dei tumori cerebrali più maligni, sembra ridurre la proliferazione delle cellule tumorali. A scoprire il duplice ruolo di Huwe1 sono stati Antonio Iavarone e Anna Lasorella, una coppia di ricercatori italiani che lavora da tempo al Herbert Irving Comprehensive Cancer Center presso la Columbia University. Il loro studio si è meritato la copertina di Developmental Cell.

Dopo aver individuato la funzione primaria della molecola, quella di promozione della neurogenesi, i ricercatori hanno scoperto che nei topi, la mancanza della proteina porta alla formazione di neuroni immaturi. Successivamente, analizzando il tessuto tumorale, hanno rilevato una diminuita attività di Huwe1. “Nei topi, somministrando la proteina è possibile interrompere lo sviluppo del tumore. Il nostro prossimo obiettivo è scoprire come far ripartire la produzione di questa molecola nei pazienti colpiti da gliobastoma”, ha spiegato Iavarone. “Inoltre intervenendo su Huwe1 si potrebbe ottenere una corretta ri-programmazione delle cellule staminali del cervello e portare alla rigenerazione delle cellule neurali che vengono perse nel corso di malattie neurodegenerative”, ha aggiunto Lasorella.

Non è la prima volta che la coppia, che ha lasciato l’Italia nel 2000, pubblica scoperte interessanti. Sono stati loro infatti a studiare il meccanismo genetico che causa il neuroblastoma, un tumore del sistema nervoso che si presenta nei bambini sotto i 10 anni in maniera molto aggressiva e quasi sempre mortale (È italiano il gene del neuroblastoma). Lo studio, apparso su Nature, ha svelato il ruolo della sovrapproduzione della proteina Id2 nella proliferazione delle cellule tumorali. Poco tempo dopo i due ricercatori, in collaborazione con l’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, hanno calcolato la quantità di Id2 che, se presente nel tessuto malato, determina l’aggressività del tumore, fornendo importanti indicazioni terapeutiche (A caccia dell’Id2).

Nel 2004, sempre su Nature, è stata pubblicata una ricerca in cui Iavarone e Lasorella, descrivono la complessa relazione tra Rb, il gene oncosoppressore del retinoblastoma, così chiamato perché individuato per la prima volta in una rara forma di tumore infantile, e l’Id2. In presenza di grandi concentrazioni di Id2, che dovrebbero smettere di funzionare già alla nascita, l’Rb non riesce più a compiere il suo lavoro e il tumore è libero di proliferare (Cellule senza identità). È invece del 2006 la scoperta che la proteina Id2 è in grado promuovere la ricrescita degli assoni nelle cellule nervose danneggiate, per esempio a causa di un trauma nel midollo spinale (Quella proteina cattiva. Anzi Buona).

26 gennaio 02Medicina e biotech | NEUROBLASTOMA

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A caccia dell’Id2

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