Ricordiamo Gino Ragno: ecco cosa scrisse sul tunnel della libertà

30 Novembre 2009
Fonte: main8.3    http://www.oltreconfine.de/ottobre02/main8.htm    

Gino Ragno
CULTURA – Ottobre 2002

A Berlino, su quel Muro di sangue…. Mimmo affermò: <<Qui si tocca la storia con mano>>

In un libro, uscito anche in Italia, l’impresa dei due Italiani artefici di una delle prime fuge di un gruppo di Tedeschi dalla ex DDR

La resistenza al comunismo a Berlino è stata siglata con il sangue, scriveva l’allora vice borgo-mastro della capitale divisa Albertz, coraggioso pastore luterano nel lontano 1965. Proprio a lui consegnai il voluminoso cartellone, dove erano raccolte le cinquemila firme degli italiani che chiedevamo la liberazione del campione del ciclismo tedesco orientale Barry Seidel, condannato all’ergastolo, per aver violato per ben tre volte con tre tunnel i confini della Ddr.
Sangue nel Muro di Berlino, sangue lungo la cortina di ferro che divideva la Germania, sangue nelle fogne, sangue nei tunnel scavati dai patrioti, per aprire la fuga ai cittadini oppressi dalla Stasi. 970 i caduti. Quel 14 settembre del 1962, il sangue non corse sotto il primo tunnel della libertà: la Stasi, la più potente polizia politica di repressione dei Paesi del Patto di Varsavia non fu avvertita, e i 29 fratelli di Berlino-Est raggiunsero tutti l’uscita del tunnel sulla Bernauerstrasse.
Raggiunsero sani e salvi il settore occidentale dell’allora capitale, divisa da un Muro impenetrabile, sorvegliato per 170 km. di circonferenza e 50 km. di diametro, da ben 14 mila Grenzposten posti a difesa da Walter Ulbricht del cosiddetto “vallo dell’antifascismo”.
Il primo tunnel costruito a Berlino è il contenuto del libro autobiografico IL TUNNEL DELLA LIBERTA’, di Ellen Sesta, Garzanti Editore, euro 14, scritto con passione e vibrante idealismo, da Ellen Sesta, moglie dell’ingegnere Domenico Sesta (il mitico Mimmo) che insieme a Luigi Spina, idearono e realizzarono in 4 mesi e mezzo l’opera architettonica più perfetta e sicura per beffare lo stato dei contadini e degli operai tedeschi della Ddr. È il primo grande piano di ribellione per la resistenza italo-tedesca abbia compiuto nel primo anno dopo quel 13 agosto 1961, allorché le autorità del governo fantoccio di Pankow, d’intesa con i sovietici uniteralmente decisero di chiudere i quartieri orientali con una frontiera di Stato.
Due studenti italiani vivevano nella Casa dello studente (Studentenheim) nella Hardenbergstrasse a Berlino-Ovest, Gigi Spina studiava grafica presso la locale Hochschule, mentre Mimmo Sesta frequentava il suo semestre di ingegneria. Perché scelsero proprio Berlino la risposta si può avere leggendo le prime pagine del libro. Alla domanda Mimmo aveva lapidariamente risposto: “Qui si tocca la storia con la mano”.
Facevano la spola dall’Ovest all’Est, percorrevano la “Unter den Linden” e la Wilhelmstrasse, ancora con le macerie accostate ai lati della grande strada, cercavamo la Cancelleria ed il bunker di Hitler, ricoperta da una collinetta di macerie, andavano ad incontrare i berlinesi del settore sovietico per scambiare con loro le ansie giovanili dei vent’anni, per conoscere le loro speranze, le loro attese. Conobbero Peter, un giovane dell’Est appena sposato con Evelyne. Era già padre della piccola Annette.
La piccola famigliola viveva nel quartiere periferico di Wilhelms- hagen e spesso Gigi e Mimmo vi si recavano.
Da questa amicizia e da un profondo e convinto ideale politico di libertà e di indipendenza nasce l’dea madre di far fuggire all’Ovest Peter e altri profughi. Tutta la canalizzazione fognaria di Berlino, dopo le prime settimane dalla chiusura del settore russo, era stata saldata da grate e da colate di cemento; altro passaggio sotterraneo era precluso; l’unica via di sicurezza rimaneva la costruzione di un tunnel che potesse collegare una cantina di un edificio dell’Ovest con uno scantinato di un altro edificio dell’Est.
Saltare i fili spinati per avvicinarsi al Muro equivaleva cadere sotto il tiro incrociato dei mitra dei Vopos. Già decine erano state le vittime faldate dai Vopos in quei primi mesi drammatici del Muro di Berlino. I due patrioti italiani, dopo lunghe ed affannose ricerche, trovarono il punto più adatto nel quartiere del Wedding, nel Nord della capitale, sulla Bernauerstrasse. Il confine era costituito dal marciapiede orientale, dove i comunisti avevano con la forza evacuato decine di famiglie di operai e murato le finestre di tutti i palazzi.
Con la fede e l’entusiasmo dei vent’anni, Gigi e Mimmo si misero all’opera, acquistarono con i loro pochi risparmi un Volkswagen furgonato di otto posti per portare materiali e giovani amici all’interno di un vecchio stabilimento in disuso, da dove doveva partire il tunnel lungo 123 metri che attraversando la strada e la striscia della morte, doveva sbucare al numero 7 della Schonholzerstrasse.
Il reclutamento di altri giovani patrioti tedeschi fu meticoloso, soprattutto perché la Stasi aveva già da tempo infiltrato i suoi agenti in tutti punti nevralgici dell’amministrazione comunale, dei Municipi e soprattutto nelle Università, dove il Movimento giovanile anticomunista aveva i suoi più radicali esponenti 40 furono in totale gli studenti che anche a part-time collaborarono all’eroica impresa, ma il nucleo centrale era appena di dieci elementi, fra cui emergeva non solo per altezza e corporatura Hasso, che aveva già scontato 4 anni e mezzo di carcere a Berlino-Est per motivi politici. Poi fra i sempre pronti, impegnati in turni diurni e notturni, c’erano “il piccolo”, “il lungo” ed il filosofo Oskar.
Venti tonnellate di legno vennero impiegate per erigere e sostenere le pareti della galleria e i fondi necessari vennero, quasi per miracolo divino, dalla Nbc, il network televisivo americano che in cambio delle riprese aveva concesso ai patrioti un fondo finanziario di sostegno. Senza quell’aiuto il tunnel si sarebbe fermato dopo i primi venti metri. I viaggi all’Est di Mimmo e di Gigi, muniti di passaporto italiano si ripetevano spesso, sia per controllare lo sbocco finale accanto alla carbonaia del fondo cantina sulla Schonholzerstrasse, sia per verificare le guardie di frontiera nei loro turni di controllo.
Intanto il numero dei fuggiaschi aumentava ed era necessario trovare un collegamento staffetta per il giorno della fuga, mentre fra mille difficoltà il lavoro andava avanti con alacre sacrificio.
L’allagamento del tunnel viene felicemente risolto. L’autorità comunale di Wedding sospetta dell’escavazione sotterranea, ma autorizza la chiusura del flusso idrico. Il tunnel viene salvato. Ma bisogna far presto, anche due funzionari del Bundesverfassungsschutz, il servizio segreto tedesco per la difesa della Costituzione federale, sono informati, ma accettano di collaborare passando al setaccio tutti i componenti del commando delle “talpe italo-tedesche”.
Il pericolo di soffiate alla Stasi preoccupa Mimmo e Gigi, che avendo avuto inattesa visita notturna di due sconosciuti, Rolf e Dieter (il primo già sotto ricatto della Stasi) all’ingresso del tunnel li controllano a vista e non rivelano né il giorno della fuga, né lo sbocco del budello sotterraneo al di là del Muro.
La data del 13 agosto, prima fissata per la fuga e per rendere più clamorosa l’azione con i media, viene posticipata al 14 settembre. Gli uomini della Nbc, con un collegamento radio, controllano da un alto edificio della Bernauerstrasse lo spazio del numero 7 della Schonholzerstrasse, dove dovranno affluire i profughi. Tutto in ordine. Dalle ore 10 del mattino fino alle ore 18 del fatidico 14 settembre, su una pianificata scadenza i berlinesi dell’Est, guidati e diretti dalla staffetta partigiana della libertà Ellen Sesta, raggiungono la cantina e a carponi, percorrendo i 123 metri del tunnel parzialmente di nuovo allagato, il settore occidentale.
Dietro la porta della cantina e all’ingresso dello scivolo montano la guardia con le armi a portata di mano Gigi “il piccolo”, “il lungo” e l’eroico Hasso. I patrioti avevano acquistato al mercato nero un fucile da caccia, che Gigi aveva trasformato in una micidiale “lupara”, due pistole e una Machinenpistole tedesca. Se fosse intervenuta la Stasi sarebbero stati costretto a sparare per coprirsi la fuga. Per quelle lunghe otto ore in territorio “nemico” i “quattro del commando” garantirono la fuga anche a Karin, la ragazza di Rolf, l’uomo ricattato dalla Stasi, alla moglie e al figlioletto di Dieter. Per motivi precauzionali questi ultimi due, furono praticamente trattenuti “gentilmente” dagli uomini-talpa.
Allo sbocco del tunnel nella cantina della Bernauerstrasse, i cineoperatori della Nbc stavano compiendo tra le urla di gioia il loro lavoro televisivo. Ormai i 29 berlinesi dell’Est, a bordo del furgoncino di Mimmo e di Gigi avevano raggiunto l’appartamento già predisposto per la prima accoglienza sulla Ansbacherstrasse, dove Ellen era già giunta proveniente da Berlino-Est con la U-Bahn .
A mezzanotte stapparono le bottiglie di Sekt: I’ “operazione buco” era perfettamente riuscita. I patrioti i fuggiaschi nella felicità della liberazione, erano ormai una sola anima. La più grande beffa contro il comunismo prussiano di Ulbricht era perfettamente riuscita. Dopo due giorni la Rias americana e la radiotelevisione “Freies Berlin”, diedero la notizia al mondo. Gli italiani per primi avevano dato l’esempio per continuare la resistenza contro il Muro della vergogna e dell’infamia. Gigi Spina, già sottotenente degli alpini del Btg “Trento”, e Mimmo Sesta, studente in ingegneria, dovettero attendere 27 anni prima di vedere cadere quel Muro, contro cui altri italiani si batterono pagando duramente duri anni di carcere comunista.
L’Italia ufficiale li ha dimenticati, gli italiani veri no.
 

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