Un ricordo di Gino

2 Dicembre 2009
Fonte: Assitaliagermania

Gabriella Di Luzio

Ciao Gino

La dr.ssa Di Luzio, autrice di questo breve articolo, attrice e cantante, è stata nell’ultimo decennio più volte interprete artistica in serate di gala, come nelle notissime e storiche sommerfest di Tivoli. Gino Ragno la volle accanto a sé assieme al Prof. Domenico Cambareri, rappresentante del Comitato internazionale del Premio, e all’editore Roberto Di Paolo, nell’incontro riservato avvenuto nell’ambasciata di Francia per la consegna della statuetta di maga Circe “Premio Capo Circeo” al Presidente della Commissione per la Convenzione Europea, Giascard D’Estaing

 

Dal 26 novembre scorso Gino Ragno non c’è più, e da allora siamo tutti più soli. Perché Gino, uomo di passioni profonde e di grandi entusiasmi, aveva il potere trainante di coinvolgere tutti i soci dell’ “Associazione per l’amicizia italo-germanica”, ed anche chi non ne faceva parte, nelle iniziative culturali, sociali e politiche che, da eccellente organizzatore, sapeva realizzare, infondendovi sempre la sua inconfondibile impronta.
Così, a caso, andando indietro con la memoria, ricordo che, nonostante il periodo vacanziero e il torrido solleone, il 21 agosto 2008 una folta schiera di partecipanti presenziò alla cerimonia da lui organizzata in ricordo dei 40 anni dall’invasione sovietica della Cecoslovacchia, avvenuta il 21 agosto 1968. In piazza Jan Palach, al villaggio Olimpico a Roma, Gino aprì la cerimonia, ricordando i tragici eventi di cui lui, unico giornalista italiano, era stato testimone, con un discorso carico di passione con cui invitò all’impegno a continuare la battaglia di resistenza al comunismo oppressore laddove esso ancora si esprime con la sua cupezza.
E ancora, un anno fa, l’ultima edizione, XXXII, del prestigioso Premio Capo Circeo, nella sala Pietro da Cortona ai Musei Capitolini in Campidoglio, da lui ideato e organizzato per la promozione culturale fra Italia, Germania ed Europa. Come sempre di grande rilievo i premiati, dallo scrittore Enzo Bettiza al Sindaco di Roma Gianni Alemanno, da S. E. Cardinale Walter Kasper, Presidente del Consiglio Pontificio per il sostegno dell’unità dei Cristiani a Mauro Montanari, direttore de “Il Corriere d’Italia”, dal famoso “king dei paparazzi” Rino Barillari al regista israeliano Dror Zahavi, dalla campionessa olimpionica di canoa 2008 Josefa Idem alla professoressa Catia Gentilucci dell’Università di Camerino.
A fine cerimonia, ci si spostò in un noto hotel di via Veneto per una sontuosa cena di gala, a suggello di una giornata che aveva offerto non pochi spunti di riflessione sulle sorti dell’Europa, in particolare di Italia e Germania, due Paesi che Ragno definiva complementari nella loro diversità, e che per le feconde energie profuse da molti Italiani e Tedeschi (tra cui i premiati) possono essere fari luminosi per l’Europa tutta. Ideato da Gino Ragno, con il defunto sen. Rodolfo Tambroni e con il prof. Paul Henz Henke, attuale Presidente (assieme al germanista italiano prof. Marino Freschi), che credevano profondamente nei valori che Italia e Germania congiuntamente incarnano rappresentando l’intera Europa, il premio consiste in una statua, opera dello scultore Benedetto Robazza raffigurante Maga Circe, che veleggia verso il Circeo, dove alfine essa abitò secondo il mito e dove visse la sua storia d’amore con Ulisse, a indicare il luogo da cui si è irradiata la civiltà romano-germanica e occidentale senza rinunciare al suo antichissimo legame filiale con le regioni dell’oriente mediterraneo.
Nel corso della presentazione di “Un uomo al castello”, l’ultimo libro di Vaclav Havel, già a capo di forum e già presidente della repubblica cecoslovacca, da lui organizzata nel Salone del Circolo Canottieri Tevere Remo in Roma, davanti a un numeroso pubblico attento e interessato ad un evento di così grande interesse culturale, storico e letterario lo stesso Gino, fondatore del Comitato per la libertà della Cecoslovacchia 1968-1989, ricordò che egli stesso, la notte del 21 agosto 1968, era nella piazza S. Venceslao a Praga quando fu assediata dall’esercito dell’Unione Sovietica.
E che dire della caduta, vent’anni fa, del muro di Berlino? Con essa si è realizzato il suo sogno più grande. Il grido della libertà sulle macerie del muro, primo passo per la riunificazione della Germania divisa in due e il successivo crollo del’Urss e dei suoi regimi satelliti dell’Europa orientale. Ciò è stato l’espressione dell’aspirazione più profonda di Gino, cosa a cui ha dedicato tutta la sua vita assieme all’amore per la patria Italia. Gino, che quel giorno di 20 anni fa era sugli spalti, era sempre stato convinto che l’abbattimento del muro della vergogna e l’unità della Germania fossero la necessaria premessa dell’unità dell’Europa. Lo scorso mese, già provato dalla malattia che lo ha letteralmente divorato in soli tre mesi, Gino ha assistito da casa alle celebrazioni del ventennale di quest’evento che ha cambiato il corso della storia europea e mondiale, e nelle quali la sua figura di storico, ideologo e pensatore è stata debitamente onorata. E ora? Adesso che Gino non c’è più rimane un incolmabile vuoto. In questi giorni,con la sua grande capacità di aggregare, ci avrebbe riuniti tutti per la tradizionale cena del Natale italo-germanico, con rituale scambio di doni. Siamo, e ci sentiamo, tutti orfani di queste sue iniziative che ci facevano ritrovare sempre con entusiastica partecipazione. Ma rimane la sua eredità, rimangono gli insegnamenti che un grande maestro di vita ci ha trasmesso con la passione profonda che infondeva in tutte le sue opere. Ciao, Gino!
 

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