Province: governo sempre più bugiardo? Cosa si cela dietro le mentite spoglie?

11 Settembre 2011

Fonte:  Corriere della Sera

Dino Martirano

 

Abolizione delle province per spendere per nuove province e personale  regionali? Sperperi e raggiri infernali di un governo ad uso e consumo leghista

Comunicato Eulà –  Lasciamo stare il disegno di legge costituzionale sul  pareggio di bilancio. In linea di principio, validissimo; di questo intervento di architettura costituzionale ci sarebbe stato bisogno decenni e decenni addietro. Sui fatti, è da vedere come sarà scritta la redazione definitiva e quali eventuali balle conterrà. Se dei governi, in generale, i cittadini devono stare abbastanza guardinghi, di questo governo  ormai devono stare diffidenti e vigili al massimo. Chi lo ha votato e ancora lo appoggia, chi lo ha votato e non più lo appoggia, chi non lo ha votato. E’ un governo a perdere totalmente in mano ai leghisti.

Parliamo del disegno di legge costituzionale per l’abolizione delle province. Una balla colossale. Quello che è venuto a dire Calderoli, autosbugiardatore e sbugiardatore del goveno di cui fa parte, in fin dei conti non rappresenta la prova le nove, quanto la mera ammissione di cosa c’è di marcio nel governo del ricatto.

Era assolutamente prevedibile e scontato che le mire leghiste si prefiggessero di fare continuare a vivere le porvince sotto il prefigurato mutato aspetto costituzionale. Con tutto quello che di totalmente incerto c’è e ci sarà se la riforma costituzionale in oggetto dovesse andare in porto. E con una certezza già in tasca. L’ulteriore enorme aumento dei costi tra le pieghe attuative delle “nuove province” e del loro personale.

Chi scrive è contrario all’abolizione delle province. Il lettore troverà lineari e ottime indicazioni su come esse dovrebbero essere trasformate per avere ed eprimere maggiore impulso e innovativa capacità di azione, collaborazione, proficua e stimolante competizione nel L’ Europa della Libertà |DOCUMENTO POLITICO

Il problema qui è rappresentato, ancora una volta, da come si vuole in maniera cronica raggirare gli italiani in merito alle “decisioni” prese per generare una riduzione “certa” del costo della politica e della burocrazia e di come, invece, in maniera mimetica, si opera per farli crescere in maniera irreversibile. E di come, scandalosamente, si sottace tutto quello che si verrà a mettere a soqquadro, qualora dovesse andare in porto siffatta deprecabile riforma costituzionale leghista. 

Silvio è diventato il garçon della Lega?  Non ce ne volevamo accorgere? Incredibile, ma vero. Per di più, il Berlusca non poteva scegliere data più acconcia per questa ulteriore autodisfatta che quella del tetro otto settembre. Tutto un succulento programma per nuove spese pazze. Non per le tasche, non per il buonumore, non per gli ideali degli italiani. Di tutto questo Silvio deve cominciare a rispondere a tutti fuorchè  a Bossi e alla Lega. Men che mai a Bersani e D’Alema, corteggiatori  instancabili del terun de l’osti e difensori strenui dei privilegi della partitocrazia. – Domenico Cambareri

* Aggiornamento del 12 settembre 2011 –  Qualche lettore ci ha comunicato di non avre riscontrato nel Doumento Politico il passaggio a cui si rimanda.  Cercheremo di provvedere a reintegrare la stesura originale. Qui indichiamo il dato essenziale della nostra concezione: abolizione delle regioni a statuto speciale, attribuzione alle regioni esclusivamente di poteri normativi, di verifica e ispettivi;  attribuzione alle province di poteri di attuazione amministrativa e gestionale territoriale; possibilità per le province di organizzarsi, anche al di fuori dell’appartenenza regionale, in squadre che partecipano alla progettazione e realizzazionie di obiettivi  comuni su  standard avanzati in lnea con le normnative europee; obbligo per le regioni, le province, i comuni e gli enti e aziende pubbliche o a partecipazione pubblica  di  di adottare procedure di verifica della fattibilità e della reditività dei progetti secondo i modelli propri alla Banca Mondiale. – Domenico Cambareri

 

 

La manovra Le scelte

Ora spuntano le «Province regionali»

 

Riproduzione parziale. –  Il ddl sulle Province? Tra 20 anni, quando non avremo più i capelli, lo staranno ancora studiando. Tra il dire e il fare c’ è di mezzo il parlamentare Antonio Di Pietro, Idv Calderoli: i Comuni potranno associarsi. Primo sì al pareggio di bilancio nella Costituzione Il ministro «Nuovi enti simili alle Province nelle Regioni a statuto speciale». L’ Upi: saranno mini Province
(9 settembre 2011) ROMA – Cancellazione delle Province e vincolo del pareggio di bilancio da inserire in Costituzione con effetti anche per gli enti locali. Il Consiglio dei ministri ha varato, come annunciato, due disegni di legge costituzionali per contenere i costi della politica e arginare il deficit dello Stato: sul vincolo di bilancio – che verrà introdotto nella prima parte della Costituzione, quella sui diritti e i doveri dei cittadini – «serve un ok rapido del Parlamento nell’ interesse del Paese», ha detto il ministro Giulio Tremonti. Tutto come previsto, dunque. Mentre ieri a Palazzo Chigi nessuno dei ministri ha sollevato il tema del dimezzamento del numero dei parlamentari che è oggetto di diversi ddl costituzionali, tra cui quello di Calderoli, presentato il 18 luglio. Intanto, la manovra varata dal Senato con la fiducia arriva alla Camera che potrebbe dare il via libera la prossima settimana dopo il voto in commissione Bilancio (previsto a partire dalle 15 di oggi). Il 12 agosto il governo decise per decreto di cancellare tutte le Province con meno di 300 mila abitanti (36 su 108). L’ 8 settembre lo stesso Consiglio dei ministri ha preso una decisione più drastica – via tutte le Province per contenere i costi della politica – ma l’ ha adottata varando un disegno di legge costituzionale sui cui tempi di approvazione (quattro passaggi parlamentari, più quelli necessari per celebrare il referendum confermativo se non ci sarà la maggioranza dei due terzi) nessuno è in grado di fare calcoli precisi. E così non sembra poi così campato in aria il sarcasmo di Antonio Di Pietro che fa una sua previsione: «Tra 20 anni, quando non avremo più i capelli, lo staranno ancora studiando. Tra il dire e il fare c’ è di mezzo il parlamentare…». Il ddl costituzionale che «disciplina il procedimento della soppressione della Provincia quale ente locale statale» – firmato da Berlusconi e dai ministri Bossi e Calderoli – riguarda tutte le Regioni, comprese quelle a statuto speciale, ma non le Province di Trento e Bolzano. In sintesi, le funzioni e le competenze delle Province passeranno alle Regioni che provvederanno «a istituire forme di associazioni tra Comuni per il governo di aree vaste, nonché definirne gli organi, le funzioni e la legislazione elettorale». E queste dovrebbero essere definite «aree metropolitane» o «mini Province». Secondo il ministro Roberto Calderoli, «le future Province regionali assomiglieranno alle attuali Province delle Regioni a statuto speciale che già oggi hanno competenza esclusiva per l’ ordinamento dei propri enti locali». Resta da vedere, dunque, quello che faranno le Regioni. Quanti saranno, per esempio, gli «ambiti territoriali» dell’ attuale Provincia di Torino, che conta oltre 300 Comuni? La domanda se la pone l’ Unione della Province italiane (Upi) che prevede una proliferazione di «mini Province»: secondo Fabio Melilli, presidente della Provincia di Rieti, «da 108 Province che ci sono adesso si arriverà a 200-250 associazioni tra Comuni. Ci avviamo verso il modello Sardegna che ormai ha otto Province». Per questo Giuseppe Castiglione parla di «caos istituzionale e di aumento della spesa pubblica». Castiglione, che è presidente della Provincia di Catania e coordinatore regionale del Pdl, dice che la mossa del governo «è demagogica perché muta il suo orientamento dal momento in cui a luglio la maggioranza si era schierata alla Camera contro la proposta dell’ Idv di cancellare le Province». …..

 

  Ora spuntano le «Province regionali»
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