Anticipazioni letterarie. Dell’imitazione e della memoria

28 Dicembre 2011

Fonte:  I LIBRI DI BIBLOTHECA EDIZIONI – ROMA

 

Il ritorno di Giuseppe Spadaro  – A fine gennaio in libreria

Per la realizzazione di un archetipo cristiano

 

Questo originale pamphlet si connette al mordente e alla sagacia di due precedenti opere dell’autore: per certi versi a “In pruritu carnis” e per altri a “L’albero del Bene”. Spadaro ha scritto questo “Discorso semiserio sull’Uomo” come se fosse un grande affresco in cui l’artista (e lui, già stimato pittore di preziosismi mitici e simbolici di grande impatto visivo e immaginativo, sa molto bene più di qualcosa) ci rappresenta l’Uomo quale protagonista della sua eterna avventura tesa ad uscire dal Labirinto. Nel fare ciò, si è avvalso delle sue ricerche e scoperte filologiche in campo teo-filosofico.
L’autore afferma che l’Uomo riuscirà nel suo scopo solo accostandosi, con animo timido e indomito a un tempo, al Mistero dell’esistenza. Ciò gli consentirà di conseguire la preliminare trasmutazione atta a fare vivere secondo il modello dell’Archetipo perfetto e, quindi, ad acquistare, con l’ “imitazione”, una facoltà fondamentale: la memoria. Duca e maestro di questa impresa smisurata è il “figlio dell’Uomo”, l’Androgine Gesù.
Giuseppe Aziz Spadaro (Noto, 1934) esordisce come poeta nel 1956 con “Schegge di dolore” (Gastaldi) per riapparire nel 1992, dopo episodi di collaborazione a rivista e quotidiani politici, con “Il caso Borromini” (Ed. Mediterranee). Nel 1996 dà alle stampe “Rogatoria finale” (Shakespeare and Company), romanzo- documento sulla tragica fine di Ferrante Pallavicino, vittima d’una vendetta dei Barberini. Seguono “Il fascismo crocevia della modernità” (Settimo Sigillo 1998), su quel filone del modernismo religioso confluito nel fascismo, e “L’equivoco della liberaldemocrazia” (Antonio Pellicani, 2002) sull’inconciliabilità dei concetti di liberalismo e democrazia. Sconcerta nel 2005 il suo divertissement “In pruritu carnis – l’equivoco cristiano” (Fabio Croce) per il tono disinvolto con cui affronta i più scottanti problemi dell’uomo. A temi storico-politici si dedica di nuovo con “1860: Sicilia dei misteri – Garibaldi di fronte alla Storia” (Herald Editore), presentato pure alla Biblioteca Nazionale Centrale il 4 luglio 2007 per il secondo centenario della nascita di Garibaldi e ripresentato per il Centocinquantenario dell’Unità alla Biblioteca di Palazzo Venezia. Torna a sconcertare con “L’albero del Bene – S. Francesco teologo cataro” (Ed. Arkeios, 2009), opera in cui rivela le tracce evidenti di eresia catara nel pensiero e negli scritti del Santo. Una connaturata esigenza di verità, vissuta come impellenza esistenziale, spinge l’autore a indagare tra le zone d’ombra della storia, in particolare in quelle fra eresia e cospirazione. Ricerche rare su filoni marginali per il grande mercato editoriale ma proprio per questo particolarmente benvenute e da leggere con animo aperto e intelligenza attenta per capire come itinerari nel sottosuolo diventano improvvisa scaturigine di idee sperdute che così sbucano di nuovo nella Grande Storia.