Terza via. Tra trattato transatlantico liberista e patto di sviluppo euroasiatico. Una possibile scelta?

10 Luglio 2014

Mino Mini

 

 

 

 

 

 

L’idea di un futuro alternativo.

RAZVITIE  E L’ASSE DELL’EURASIA

 

 

 

 

 

Lo scorso 24 giugno presso la Sala del Tempio di Adriano in Piazza di Pietra a Roma si è tenuta la conferenza sul Megaprogetto della cintura di sviluppo euroasiatica “RAZVITIE”. Il Presidente delle Ferrovie Russe Vladimir Yakunin, che aveva illustrato all’Accademia Russa delle Scienze il megaprogetto in questione, per improcrastinabili impegni connessi con la situazione di tensione prodotta dalla crisi ucraina, ha potuto partecipare solo in videoconferenza, ma aveva inviato il suo più stretto collaboratore e vice presidente delle Ferrovie Russe, il prof. Boris Lapidus che guida il settore di ricerca e sviluppo delle Ferrovie Russe e presiede anche il Direttivo internazionale di Ricerca dell’Unione Internazionale delle Ferrovie (UIC).
Fatte le debite presentazioni, esponiamo, in sommario, il megaprogetto invitando, chi volesse approfondire i dettagli, di portarsi sul sito lafinanzasulweb.it . Riportiamo direttamente dall’illustrazione del presidente Yakunin: << Il progetto suggerisce la formazione nel territorio della Siberia e del lontano Oriente dei componenti chiave di nuovi modelli tecnologici e socioculturali. Il principale elemento di questo modello è il sistema infrastrutturale integrato (multinfrastrutture). Esso combina i trasporti, l’industria energetica, le telecomunicazioni, l’acqua, il trasporto del petrolio e di gas, e assicura la creazione di nuovi settori dell’industria, nuove scienze e nuove tecnologie, così come la costruzione di città lungo la BAM e la Transiberiana>>. La BAM sta per Baikal-Amur Mainline ovvero la ferrovia che da Tayshet, lasciando la Transiberiana e passando a nord del lago Baikal, porta a Vanino sull’Oceano Pacifico davanti all’ isola di Sakhalin. La Transiberiana, la celeberrima ferrovia più lunga del mondo (c.a 10.000 km ), nel tratto in questione passa a sud del lago Baikal; “costeggiando” il confine della Mongolia e quello della Manciuria. Arrivata a Khabarovsk, costeggia il famoso fiume Ussuri terminando a Vladivostok. Siamo nel lontano Oriente Siberiano dove, su una estensione territoriale – in linea d’aria – di oltre 3000 km, le due ferrovie servono solo una popolazione di 3,333 milioni di abitanti distribuita su quattordici città. Tutto ciò, però, non basta a comprendere da dove nasce l’idea del megaprogetto Razvitie che, nell’esposizione di Yakunin, dovrebbe dilatarsi ad una scala euroasiatica, poi a quella transcontinentale ed infine a quella globale. (Yakunin non le indica come scale o livelli, ma come “cornici”).
Perché le sorti del lontano Oriente Siberiano dovrebbero interessarci, ovvero quale è il senso della presentazione del megaprogetto Razvitie a Roma? Per rispondere a questa domanda ed alle implicazioni geopolitiche che ne derivano, soprattutto alla scala euroasiatica che ci interessa da vicino, occorre comprendere da dove nasce l’idea di Razvitie e dove porta. Il lettore si armi di pazienza per seguire la nostra esposizione.
Torniamo alla Transiberiana, che, giusto il suo nome, dovrebbe traversare e infrastrutturare la Siberia, lo sconfinato mondo che dalla catena degli Urali si espande fino al Pacifico per 12,653 milioni di kmq (l’Europa 10,236 kmq). In realtà la Transiberiana, come abbiamo detto, costeggia a sud i confini del Kazakistan, della Mongolia, della Manciuria lasciando, a nord, uno sterminato territorio privo di ogni infrastruttura. Partendo da Yekaterinburg la ferrovia, lungo il suo percorso, infila serialmente come una collana altre ventidue città per un totale di 11,445 milioni di abitanti. I censimenti 2010 danno, per la Siberia c.ca 30 milioni di abitanti, ma le altre 13 città e cittadine distribuite anularmente ad un immenso spazio vuoto al centro del territorio siberiano non totalizzano più di 2,380 milioni di abitanti per cui, se la matematica non è un’opinione, 16,175 milioni di siberiani vivono sparsi nell’immensità. Ecco che si spiega la visione di Yakunin di una <<cintura trans euroasiatica “Razvitie” come di una zona da industrializzare larga circa 200-300 chilometri attorno a corridoi di trasporto ed energetici lungo l’intera Eurasia >>.
La cintura trans euroasiatica ha altre valenze, oltre quella tecnica multinfrastrutturale, sulle quali ritorneremo più avanti. Soffermandoci sugli aspetti territoriali, occorre chiedersi se la sua ideazione abbia o meno una sua validità. Nella specifica situazione siberiana nella quale una struttura come quella della Transiberiana (costosissima da mantenere) “lavora” sottomisura rispetto alle sue potenzialità e in presenza di un processo di spopolamento delle città esistenti che va avanti dal 1989, la Razvitie ha senz’altro senso e validità. Si tratta ad esempio di polarizzare i 16,175 milioni di abitanti sparsi in Siberia entro un sistema infrastrutturale integrato (multi infrastrutturale) transasiatico che abbia come matrice la Transiberiana.
Questa è una struttura che attraversa un territorio impermeabile con cui entra in rapporto solo attraverso dei nodi che sono le città di attraversamento in cui è inurbata una parte importante della popolazione siberiana. Città che non hanno un territorio di pertinenza strutturato con la presenza di insediamenti economico-produttivi, insediamenti minori etc. che ne alimentino la vita e dal quale traggano la ragione della loro esistenza. E’ per questo che si spopolano appena si attenua la spinta settoriale che le aveva fatte nascere e le aveva tenute in vita.
Forse, e lo diciamo come inciso, per i fini del progetto Razvitie, l’estensione della zona da industrializzare dovrebbe essere assai più vasta e articolata considerando che, stante la concentrazione di abitanti avvenuta sulla Transiberiana, il resto del territorio ospita assai meno dei tre abitanti per kmq che la media statistica attribuisce a tutta la Siberia. Viene da domandarsi, però, se un modello seriale come Razvitie sia applicabile in contesti già fortemente strutturati e polarizzati come quelli europei. Ci sentiamo di escluderlo.
Un asse “multinfrastrutturale” non è necessariamente un asse d’insediamento come lo si prospetta per la Siberia. Ma proviamo a calarci nell’ottica russa: una struttura che consenta, via terra, il trasporto dei prodotti di Cina, Corea, Giappone dal Pacifico all’Atlantico in pochissimi giorni rappresenta un formidabile strumento di potere economico, ma anche una altrettanto formidabile struttura di potere imperiale. Roma docet.
 Ed eccoci più vicini alla comprensione del perché Yakunin ha presentato il megaprogetto Razvitie a Roma o, almeno, di ciò che appare essere. La risposta è riassumibile in una parola, anzi in un nome: YALTA. La decisione sull’assetto politico mondiale del dopoguerra, sancita a Yalta tra il 4 e l’11 febbraio del 1945, fu ciò che ha determinato la spartizione delle zone d’influenza tra l’URSS, identificata con il comunismo, e gli USA che impersonavano il capitalismo. Dopo la implosione del 1989 e la successiva dissoluzione dell’URSS nel 1991, gli USA e soprattutto il NWO (Nuovo Ordine Mondiale) pensarono che fosse giunto il momento, per il capitalismo, di attuare la mondializzazione insidiando le sfere d’influenza dell’ex federazione sovietica.
 Oggi la Russia, che sta ricostituendo la compagine di quello che fu l’impero degli zar, risponde all’insidia capitalista proponendo, non già il comunismo ormai defunto, ma una “terza via” tra capitalismo e socialismo e offrendo ai popoli di una inesistente Europa l’alternativa dell’Eurasia. E lo fa, guarda caso, poco prima che i popoli europei si facciano irretire dal Trattato transatlantico che cementerebbe la pietra tombale sotto la quale verrebbero sepolte le loro sovranità.
Si pensi al potere che viene attribuito alle società investitrici di rivalersi per il mancato profitto in caso di emanazione di norme che modifichino lo stato di cose che aveva favorito l’investimento. E’ l’innesto sotterraneo della matrice di tutti i tipi di guerra.
Quale è la “terza via” tra capitalismo e socialismo che la Russia propone? L’aveva elaborata agli inizi del XX° secolo l’economista russo Sergey Fedorovich Sharapov “traumatizzato dalla modernità”. Una dottrina slavofila dell’economia che conciliava l’attività imprenditoriale proficua con la morale cristiana nella convinzione che l’economia morale fosse più redditizia dell’economia capitalista. Vedeva centrale la presenza dello Stato come grande agenzia economica propugnando la riduzione della tabe rappresentata dalla burocrazia e fondando il suo sistema sull’attivismo locale, caratterizzato da responsabilità, creatività e informalità nelle interazioni sociali.
Sharapov progettò un sistema di unità armoniosa tra autocrazia (siamo al tempo degli zar) e autogoverno locale basandosi sulla struttura e sull’insegnamento della Chiesa e delle sue parrocchie. Riveduta e adattata al XXI° secolo, la dottrina Sharapov guida oggi la slavofila Russia e la sua concezione dell’ Eurasia ovvero di una unità di civiltà identitarie fondata sul dialogo tra le diverse civiltà. Non a caso per condurre le iniziative di confronto con gli altri paesi ha dato vita al Forum del Dialogo delle Civiltà.
E’ in questa visione di “una economia di tipo spirituale” che nasce il megaprogetto Razvitie di cui, fin qui, abbiamo descritto criticamente e fin troppo sommariamente i limiti e le potenzialità. Ma vi è molto di più. Razvitie, oltre ad essere un megaprogetto “multinfrastrutturale”, vuole essere il veicolo di diffusione del concetto di “sviluppo” in contrapposizione a quello di “crescita”. Quest’ultimo, inteso come aumento quantitativo dei profitti, è espressione di valori essenzialmente materiali, laddove il concetto o valore di sviluppo ha come suo fondamento << la complessità qualitativa della società e delle aree di attività, la sua crescita spirituale >> e si propone come una categoria esterna all’economia, che mira stimolarla e ad attivarla e a non lasciarsi dominare da essa: una categoria sovra-economica e non antieconomica. Va da sé che la visione eurasiatica cui Yakunin fa riferimento è di scala continentale ovvero comprendente i 4 miliardi e 879 milioni che popolano il continente fino al canale di Suez. Come abbiamo visto, però, parte dalla strutturazione della Siberia è al presente e nell’immediato futuro assolutamente inadeguata. Tuttavia, la sua ricchezza e la sua “verginità” antropica si prestano a potere divenire con successo fattori su cui basare la nascita di un nuovo dinamismo infrastrutturale in grado di creare reti e nodi adeguati all’interno dello sterminato spazio siberiano, così da consentire la realizzazione del primo esempio concreto del concetto sviluppo.
Ritengo che gli elementi di riferimento qui presentati possano costituire materia su cui riflettere anche in merito al nostro attuale infelice destino di “colonia” dell’oligarchia finanziaria-speculativa del Nuovo Ordine Mondiale legata al valore di “crescita” di matrice capitalista. E di riflettere quindi sulla validitià di una possibile e auspicata alternativa di un’Europa dall’Atlantico a Vladivostok basata sulle diverse civiltà identitarie e realizzatrice del modello di “sviluppo” non appiattito su di una crescita basata sul perseguimento di indici di mera crescita materiale e guidata da altrettanti esclusivi calcoli speculativo – finanziari.