27 Gennaio 2014
Filippo Giannini
Nota di Domenico Cambareri
Filippo Giannini continua a mettere il dito sulle piaghe della storia italiana dal primo ‘900 ad oggi. Spesso, volutamente o meno, le sue ricostruzioni storiche assumono il ruolo di ineludibili raffronti – per quanto difficili e talora anche fondatamente poco proponibili -, giacché le variabili storiche che entrano in gioco sono molteplici e di rilevante peso.
Il valore culturale ed etico di questi raffronti però non viene meno, giacché essi irrompono sia dalla nuda lettura degli avvenimenti storici depurata dall’esaltazione della stampa fascista e liberata dalla distorsione ottica, contenutistica e storica operata dalle lenti della speculazione ideologica “antifascista” nostrana, soprattutto, e anglo-franco-americana; sia dalla ricerca degli studiosi che non desiderano asservire il loro lavoro ai “padroni del vapore” di turno e ridursi ad abietti scherani.
Questa distorsione è il risultato di un metodo antico e sempre valido che si basa sull’ implacabile applicazione della damnatio memoriae e nella più radicale alterazione di quanto eventualmente può sopravvivere e riaffiorare.
Tuttavia, per fortuna, le barriere frapposte al decorso delle acque della storia nel corso del tempo si consumano e prima o poi quasi sempre cedono.
La letteratura storica italiana ed europea su questi temi ha fatto notevoli progressi a far data dalle grandi ricerche condotte e dalle opere pubblicate da Renzo De Felice tra gli anni ’70 – ’80. In questo caso, basti ricordar proprio il pregevolissimo volume sulla storia della politica estera dell’Italia fascista. Pur tuttavia, l’indefesso e stolido principio del filtro della molto operosa damnatio memoriae, non ha mai battuto la fiacca ed ha sistematicamente intercettato e isolato le opere storiche di tal fatta.
Per intanto, abbiamo qui la risposta alla domanda posta dallo stesso Giannini sul perché Rai Storia non tratta o offre precise curvature a certi argomenti, come quello su cui oggi scrive Giannini e su cui tante volte abbiamo posto la nostra attenzione nel corso degli anni: esso è culturalmente ignorato perché è ancora ideologicamente proibito.
Sarebbe uno di quei temi e una di quelle conoscenze che farebbe saltare per aria parecchi scenari precostituiti e parecchi palinsesti dei “liberatori “ stranieri e di chi in Italia ha messo l’unica ipoteca che poteva mettere per giocare un ruolo di sistematico ricatto e condizionamento: il PCI e la sua egemonia resistenzialista, di cui la cricca dei suoi putrescenti epigoni è indiscussa custode, a pro del potere di casta, di “cultura” e di ricchezza che esercitano. A danno degli italiani nel settantennale sbeffeggiamento delle masse proletarie e della veracità degli accadimenti storici. Lo dimostrano le sue strenue lotte all’interno del PD odierno contro il riformismo dei giovani renziani che stanno tentando in tutti i modi di sradicarli dalle famule baronie parlamentari e dalle innumeri e invisibili nicchie dorate di cui sono rapaci e silenti fruitori,
In ultimo, questo articolo dimostra il grado di enorme ignoranza in cui vivono quasi tutti gli italiani il cui cervello e la cui anima sono stati simultaneamente americanizzati e comunistizzati; ignoranza in specie di quanti si richiamano nostalgicamente e anche storicamente – ma nella più plateale e scriteriata superficialità – al ventennio fascista. Essi oggi costituiscono un sottoprodotto estremamente ibrido, assolutamente incapace di cercare e determinare origini, cause, inter relazioni. Ibrido assolutamente incapace di rompere gli schematismi infondati, fraudolenti e criminali realizzati da chi muove dietro le quinte gli obiettivi della “diplomazia” statunitense e del codazzo degli utili idioti degli europei, veri maestri in fatto di masochismo e di autolesionismo. E che scatena i senza cervello fautori dell’attacco dell’ “Islam” (?!) all’Europa.
I guerrafondai neo-con che controllano la macchina del potere USA hanno circondato l’Europa di aree non più instabili ma in piena disintegrazione e distrutto i regimi arabi più occidentalizzati e soprattutto fomentato, aizzato, istigato la fanatica reazione degli esclusivisti finanziati da circoli arabi e omaniti in reciproca concorrenza: due Paesi legati a filo doppio a USA, Regno Unito e Francia. Non è strano a dirsi: il gioco dei guerrafondai neo-con viene a coincidere perfettamente con gli interessi sionisti.
Anche parte dell’Africa trans e subsahariana è stata trasformata in un inferno in cui le milizie “islamiche” massacrano centinaia di cristiani ma innanzitutto islamici a mai finire. A chi giova tutto ciò?
Fra tutta questa folla di individui nostrani, sono da rimarcare non solo i guitti e gli arrivisti di una “destra sociale” acefala e priva di coscienza storica quanto anche e in misura oggi rilevante i carnascialeschi funamboli dei terun de l’osti, il vero concentrato altamente tossico di inconcludente e corrosiva demagogia dei lumbard e veneti della Lega. Con l’insalvabile Salvini in testa, degno erede del farneticante Bossi.
Ecco, dunque, i modi e le direzioni in cui e con cui Mussolini e il governo fascista persuadevano, trascinavano ed elettrizzavano gli italiani e sensibilizzavano e convincevano settori importanti e di variegate collocazioni politiche della stampa e dell’opinione pubblica internazionale che seguiva le linee di volta innovative e rivoluzionarie delle feconde imprese del regime italiano. Regime che in quegli anni rappresentò l’apice del rinato umanesimo e il punto di forza della rinata romanità. Al di sopra e contro gli schemi sub zoologici degli aspetti farneticanti del nazionalsocialismo che da lì a poco avrebbero appestato e corroso l’azione dell’Asse, avrebbero prestato il fianco al perdurante ricatto sionista dell’Europa – l’unico vero vincitore assieme all’oligopolio dei trust -, e attuato stragi la cui difficilmente calcolabile misura serve egregiamente anche a calare l’inaccettabile coltre del silenzio sugli stermini comunisti avvenuti per tanti lunghi decenni negli illimitati spazi delle lande euroasiatiche .
** Gli articoli di Mino Mini e di Filippo Giannini rappresentano per me spesso propizie e feraci occasioni per potere scrivere interventi e puntualizzazioni in note su cui altrimenti non avrei la possibilità di scrivere in maniera più organica e compiuta. Essi pertanto li considero vere e proprie estrinsecazioni del mio pensiero e delle mie posizioni, perché emerse ed espresse in situazioni del tutto specifiche e perciò presentate in forma condensata se non del tutto accennata.
L’inarrestabile decorso del tempo e le molteplici situazioni che oggettivamente condizionano le mie contenute possibilità di realizzare quanto avrei intenzione e esigenza di fare, mi costringono a non attuare sempre tutto ciò, per cui ai lettori capita di vedere non adempiuta più di qualche promessa di tornare a trattare un argomento o di completarlo con successivi articoli. Mi riprometto però con la dovuta fermezza di scrivere sia un ulteriore articolo sulla politica estera e di difesa, sia la seconda parte di quello sui “disastri euro-americani” relativa questa al teatro europeo, sia la seconda parte della mia risposta a Mino Mini a proposito di storia e di concezioni di filosofia della storia. Nei prossimi giorni spero di poter pubblicare quello che irrompe dal discorso dell’ (ex) presidente della Repubblica del 31 dicembre: << L’antifascismo bugiardo e becero è morto e nessuno se n’è accorto >> e << Oltre la partitocrazia. Giochiamo a carte scoperte. Riforma della Costituzione, partiti e sindacati >>. Tutto questo e quanto ancora verrà sta in buona parte sotto questo architrave che guarda all’avvenire dell’Europa ma che vuole concretare ciò con la stabilità di fondamenta sicure: << Per il nostro futuro, riappropriamoci del nostro passato migliore >>. Domenico Cambareri