SI ALLE NUOVE NAVI MA … MARINA E GOVERNO BUTTANO SOLDI AL VENTO?

20 Luglio 2015

Domenico Cambareri

 

 

 

 

 

Le nuove navi per operazioni anfibie  saranno sempre più lontane dagli standard operativi della prima metà del  XXI secolo?

 
 
Nei giorni scorsi, il Ministero della Difesa e il raggruppamento industriale interessato, costituito da Fincantieri e Finmeccanica, hanno firmato l‘accordo per la costruzione di una nave per operazioni anfibie con qualità operative primarie congiunte di portaelicotteri (LHA) e di unità con bacino per mezzi da sbarco anfibi (LPD).
Le vicissitudini per la costruzione indispensabile e urgente di due nuove unità di questo tipo hanno scandito tutto lo scorso decennio e metà di quello in corso, con continui scandalosi rinvii e con non meno scandalosi scontri fra le commissioni parlamentari coinvolte. Basti pensare che l’ok dato dalla commissione referente per la protezione civile, alcuni anni addietro, per la costruzione della prima unità fu subito bloccato da quella della difesa.
L’interminabile iter ha da un alto consentito di aggiornare in modo continuo le caratteristiche generali del progetto delle due unita tanto da diventare un qualcosa di molto diverso rispetto a quello originario. Le tre navi classe San Marco (con la San Giorgio e, con lievi caratteristiche dimensionali maggiori, con la San Giusto) sono unità che rispondevano alle esigenze di bassissimo profilo internazionale e di difesa assunto per lunghi decenni dai nostri governi.
Le tre navi classe San Marco, unità versatili e efficienti ma dalla prestazioni operative fortemente limitate dalla loro stazza, hanno servito egregiamente ma in modo sempre più visibilmente inadeguato rispetto alle esigenze della politica estera e di difesa, sempre di bassissimo profilo, che sono risultate ininterrottamente e enormemente accresciute per gli obblighi a cui siamo chiamati in ambito Nato e per le impellenze dettate dal rincorrersi sempre più accentuato di gravissime crisi politiche di vaste dimensioni nell’ambito del cruciale scacchiere mediterraneo e vicino – medio orientale e dell’Africa bagnata dall’oceano indiano, e di quello dell’Africa nordatlantica, indicata oramai come “Mediterraneo allargato”. Crisi che toccano in maniera durevole le aree di nostra vitale sicurezza e di insopprimibili interessi a diretto ridosso dei nostri confini. E inoltre per il concorso interno e internazionale alle misure urgenti di protezione civile e di crisi umanitarie.
Nei limiti delle nostre possibilità, abbiamo sempre informato e espresso le nostre valutazioni sia sulle carenti linee di politica estera e di difesa perseguite dai nostri governi sia sulla rispondenza delle scelte operate in merito allo strumento dfiensivo.
 
Abbiamo sempre elogiato l’avvedutezza e spesso l’anticipazione di quanto sarebbe poi accaduto nell’evoluzione di alcuni tipi di naviglio e di velivoli a livello internazionale dello Stato Maggiore della Marina Militare, a differenza della miopia che quelli delle altre due Forze Armate hanno in più occasioni manifestato.
Abbiamo evidenziato lo scorso anno con argomentazioni dettagliate e con informazioni molto ampie e documentate come il progetto della MMI, risalente all’aggiornamento del progetto precedente in riferimento ad una LHD/LPD e lievitato dalle 15.000 t.s.l. alle 20.000 t.s.l., risultasse oramai del tutto inadeguato a causa dell’ulteriore evoluzione degli scenari internazionali e della ridefinizione delle caratteristiche generali dello scafo ad iniziare dal suo tonnellaggio standard e a pieno carico al fine di rispondere nel migliore dei modi allo sviluppo delle future prospettive operative, sin da oggi individuabili prioritariamente in :
– esigenza insopprimibile di sostegno dall’aria alle truppe da sbarco e quindi presenza organica nella linea operativa di aerei per il combat air support e di elicotteri d’attacco; – esigenza insopprimibile di poter imbarcare a un decennio / quindicennio dal varo delle unità i convertiplani, il più recente sviluppo tecnologico dell’aeronautica in fatto di aerei da trasporto, di cui già la US Navy ha diversi squadroni operativi a bordo delle LHD dei Marines. Sin da subito, inoltre, le due nuove unità potrebbero e dovrebbero operare in operazioni congiunte con la US Navy ed essere perciò in grado di fare atterrare e decollare agilmente i convertiplani. La navi francesi classe Forbin, già operative, da considerare le più prossime unità a quelle del progetto della M.M.I, hanno dimostrato la limitata larghezza del ponte di volo per le operazioni ogni tempo con i convertiplani; – possibilità di imbarcare hovercraft, qualora le future esigenze operative della Marina dovessero essere ridefinite in tale direzione dallo Stato Maggiore.
Le caratteristiche rese note dal Ministero della Difesa e dalla Società consorziate, che poi rappresentano il cuore o “core” dell’industria dell’alta tecnologia italiana, sono le stesse di quelle del progetto di 20.000 t. a pieno carico. Infatti, anche se non sono indicati tonnellaggio a secco e a pieno carico, tutti gli altri elementi forniti ci pare che rispecchino quelli di questo progetto. Pertanto, dobbiamo considerare o che la MMI farà ulteriormente sviluppare le caratteristiche fondamentali dell’unità – … sino ad incrementarle di almeno il 60% in base alle nostre documentate osservazioni – , oppure inchioderà in questa qualità primaria -20.000 t.s.l. – o in qualcosa di più ma di insignificante la prima delle nuove LHD /LPD.
In questa seconda evenienza, ci preoccupiamo di segnalare che avremmo fra alcuni anni in servizio una o due navi già abbondantemente superate dalle reali esigenze operative per unità che dovranno navigare e operare per almeno trent’anni in scenari in continua evoluzione. Esse risulterebbero già da adesso due bagnarole, al confronto con le unità della US Navy.
Dato che le risorse destinate alle Forze Armate sono lesinate con il contagocce e che i programmi perfino urgenti vengono realizzati con anni se non con lustri di ritardo, e che a differenza dei bilanci inglesi e francesi e di quanto potenzialmente possono e potranno fare i tedeschi non appena la loro politica dovesse aderire alle richieste degli alleati, noi non possiamo permetterci il lusso di costruire ulteriori grandi unità. Infatti, a questo punto sarebbe indispensabile realizzare su tre diverse classi di navi la linea operativa anfibia della futura Marina ( due – tre più piccole per sostituire negli impieghi operativi più limitati le vecchi San Marco, le due nuove in progetto e in avvio di costruzione, le future in grado di sopperire alle gravi deficienze di queste nuove). E’ naturale e scontato  che qui non prendiamo in considerazione il nuovo Libro Bianco della Difesa, documento politicamente e concettualmente castrato, espressione di vieto e incompetente esercizio declamatorio per il patente e pesante condizionamento ideologico ancora persistente in modo palese nel PD, partito leader di governo ancora incapace di sopperire alle tabe ereditate dai falsi neutralisti e dai falsi pacifisti che, sconfitti in pieno e in tutto dalla storia, guidano paradossalmente le sorti del Paese.
A proposito di tre linee operative, qualcosa era accaduto molti anni addietro, nel 2004, con il primo governo Berlusconi a proposito dell’Aeronautica Militare quando per protesta si dimise il ministro degli Esteri Ruggiero, già presidente del WTO, perché voleva che l’Italia aderisse quale socio finanziatore al progetto del grande aereo da trasporto militare europeo promosso dall’accoppiata franco-tedesca. In tale ottica, noi avremmo dovuto acquistare qualche velivolo a costi esorbitanti e lo avremmo dovuto schierare a fianco dei nuovi C27J per impiego tattico e C130 da trasporto medio, laddove … le forze aeree languivano di risorse e non erano in grado di acquisire aerei di controllo radar, come non lo sono ancora oggi. E’ da dire che ciò se lo poteva consentire il Regno Unito, come di fatto se lo consentì, il quale per di più ordinò diversi C7 statunitensi, cargo capaci di imbarcare carri da battaglia, a differenza del deficitario velivolo francese.
 
Per maggiore e circostanziata informazione e per la relativa documentazione fotografica, aprire:
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