Paese e governo davanti al futuro e alle crudeli realtà. Oltre le scelte in apparenza solo balorde

05 Agosto 2015

Domenico Cambareri per Eulà

Fonti: Secolo d’Italia, CGA – Mestre

Silvano Moffa

 

 

 Il giudizio di Eulà

 
Già da diversi mesi il CGE di Mestre segnale che l’Italia ha a disposizione oltre 12 miliardi di € per finanziamenti, anche se in particolari settori, ma che nessuno, da parte pubblica e da parte privata, vi fa ricorso. La cosa ci è stata anche confermata dall’economista Alberto Savastano. Qui non c’è bisogno di essere creduli o increduli, quanto constatare come l’enorme pachiderma della partitocrazia onnivora infrena e conserva le forze più vive del Paese in una condizione di letargia cronica, o quantomeno di semiparalizzante capacità di valutazione e di scelte.
Fra le cose che potrebbero risultare più trainanti  in una prospettiva a medio termine, con una valutazione di sicure e ramificate ricadute anche a lungo termine in quasi tutti i settori produttivi, basterebbe varare una reale defiscalizzazione degli oneri imposti alle attività produttive che investono in r&s. La defiscalizzazione sarebbe da applicare in modo affatto rivoluzionario, a guisa tale da costituire un incredibile volano anche per il rinnovamento infrastrutturale. Essa dovrebbe essere rilevante e partire da almeno il 5% di abbattimento per le aziende che verrebbero ad investire in r&s e innovazione dei processi produttivi e della logistica almeno il 5% del bilancio, per arrivare al 20% di quelle che verrebbero ad investire fino al 15% in tali cruciali aree strategiche a cui sono legati il riscatto produttivo, il radicale adeguamento legislativo e amministrativo, la creazione di posti di lavoro a cascata (a prescindere da qualsiasi semplicistica e rozza condivisone ideologica dello strizzatoio liberista), sino ai livelli più bassi e meno specialistici. E, soprattutto, come base e architrave di tutto ciò, la concreta  possibilità di tenere aperta la via della concorrenzialità internazionale alle nostre industrie, ad iniziare da quelle che ci consentono di realizzare dei margini di esercizio di sovranità nazionale, come quelle dell’alta tecnologia, espresse soprattutto da Finmeccanica e da Fincantieri.  
Un ulteriore oggettivo aiuto, sempre fortemente osteggiato e isolato dalla partitocrazia imperante, sarebbe quello di obbligare tutti i centri di spesa pubblici ad adottare i metodi di valutazione della redditività  della Banca Mondiale dell’ONU, e quindi dei prevedibili e inaccettabili tassi di rischio  al fine di scremare i progetti d’investimento  e scartare quelli  fallimentari e clientelari, come a suo tempo l’economista Aberto Savastano ha avuto modo di sottolineare anche su queste pagine. Progetti fallimentari e clientelari che sono stati la vera mecca della partitocrazia e della matassa corruttivo-concussiva . Vera vox clamantis in deserto, davanti a una rapacità insaziabile di un sistema che a tanti e tanti ha sempre risposto, per così lunghi decenni, con suadente monocorde persuasività, che di soldi e di risorse non ce n’erano. Destinate, com’era in verità, a sfamare insaziate tribù di dissennati ladroni ovunque disseminate ovunque annidate. Alla luce del sole e … della democrazia.
Non è cosa facile attuare quanto qui indichiamo, specie dal momento in cui abbiamo visto come il governo abbia dimostrato in modo incredibile ingiustificabili inaccettabili e assolute miopia e presbiopia in riferimento alle capacità di leggere e comprendere la portata delle reali  condizioni sociali, culturali e economiche del “sistema Paese”?
La centralità strategica assoluta della sempre vilipesa scuola e della funzione docente, specie del due cicli strategici della secondaria, è stata sempre derisa e aggirata con modalità scopertamente scandalose e mafiose.
La riforma del Miur da poco varata, giustamente per nulla denominabile Ministero della Cultura, per di più ha dato vita al modello più farsesco,irricevibile e abietto che si potesse immaginare. Essa gronda di demagogia da tutti i lati e si pone in modo conclamato come il clou della fonte delle prossime incontenibili attività mafiose a 360°, perpetuando il ruolo di una dirigenza unica al mondo nella su assoluta inutilità e inefficienza, nella sua assoluta ladresca dispendiosità, nella sua assoluta antinomia professionale e sociale, nel suo assoluto e irrimediabile intreccio con la matassa della mafia partitocratica. In riferimento a ciò, avevamo soltanto dato avvio alla pubblicazione di vecchi documenti relativi alla stagione d’oro della rivolta dei prof degli anni ’80, rivolta derisa e calpestata dalla incontrastabile violenza sindacal-partitocratica che in modo duraturo, permanente ha trasformato le sedi legislative in aule grigie sordide corrive, in putridi sinedri.
Avevamo interrotta temporanemante detta pubblicazione soltanto per vedere dove sarebbero andate a parare le conclusioni interne de PD e del parlamento. Nell’immediato futuro, visto che lo scellerato guasto è stato consumato ed è sotto gli occhi di tutti, potremo riprendere  questa pubblicazione per dare contezza di quanto è accaduto ininterrottamente a far data dal famigerato e sinora intoccato accordo del luglio 1973, fomite di gran parte degli stratificati guasti e  collassi sociali, retributivi e produttivi che hanno portato il regime partitocratico ad indebitare la Nazione per un intero secolo. A prescindere dal sopraggiungere di crisi ulteriori, comprese quelle di origine esterna, che avrebbero soltanto potuto aggravare, così come in effetti hanno aggravato, il disastroso quadro dell’indebitamento pubblico, anche volendo considerare i parziali e importanti recuperi di partite di bilancio “allargato” costituite dagli “aggiustamenti” raggiunti da Berlusconi in sede UE. Quelle cioè relative al riconoscimento nella “contabilizzazione generale” della ricchezza del sistema-Paese del continente sommerso costituito dalle somme sottratte all’imposizione fiscale e … ai correlativi ininterrotti surplus da esse prodotte.
Scandalo degli scandali è stato sempre il perpetuo comun denominatore che ha accomunato le forze politiche le legislature parlamentari e i  governi nell’inveterato inciucio partitocratico sindacal confederale e mafioso di forze che a parole e nelle loro conclamate ideologie promuovevano il riformismo sociale e l’equità e l’attuazione delle norme costituzionali. Laddove nei fatti hanno creato voragini di diseguaglianze professionali, retributive e sociali e sempre nuove e pletoriche guarnigioni di clientele d’oro e d’argento in inespugnabili rocche e fortezze di regime. Il risultato reale ultimo è stato quello di avere realizzato la più folle e criminale macchina divoratrice dei beni pubblici e produttrice di disparità ineguagliabili in tutto l’Occidente allargato.
Ancora oggi, tale macchina, sotto l’innominabile  apparato dei baroni, dei notabili e dei potentati territoriali del PD in primis, è in gran parte funzionante e in buina misura indenne; e certo fatica molto il giovane gruppo del giovin Matteo al governo, per farlo ancor più arretrare. Cosa da sacripanti e da matti è poi … porre in essere scelte contraddittorie e istruttive che elidono quanto di positivo essi cercano di realizzare. Non chiudiamo gli occhi davanti a quanto questo governo sta cercando di fare, e di quanto giovani ministre come Guidi, Lorenzin e perfino Boschi e Madia sono riusciti a compiere, ma uno zigzagare tale non può che compromettere gli obiettivi ultimi del governo in carica, governo sì presidenziale e di “sanità pubblica” (come veniva appellato a suo tempo) e non democratico, che, nella nostra concezione ma anche in rispetto a quanto la Costituzione attribuisce al capo dello Stato, non possiamo non accettare davanti a un radicale e perdurante scollamento ab imis del quadro partitico e parlamentare e  e a una così impraticabile attuazione del presunto “gioco” liberale e democratico nelle sedi costituzionali appropriate. D.C. per Eulà

Il governo parla del Sud solo ora, sotto l’ombrellone. Tanto per dire qualcosa

Silvano Moffa

Il Mezzogiorno, come d’incanto, torna al centro del dibattito ferragostano. Dopo l’allarme lanciato dallo Svimez sullo stato comatoso in cui versa il nostro Sud e la sferzata lanciata da Roberto Saviano dalle pagine di Repubblica («Il Sud sta morendo, se ne vanno tutti, persino le Mafie»), ecco alzarsi il vociare confuso, ripetitivo, stucchevole, quel fitto miscuglio di buoni propositi e di azioni palingenetiche cui ci ha abituato una certa politica politicante. Trionfa la fiera dell’ovvio. Renzi, da Tokyo alza la voce: «Basta piangersi addosso. Certo è un grande problema il fatto che il Sud cresce meno del resto del Paese, sicuramente il governo deve fare di più, ma basta piagnistei». Bella scoperta! Quanto ai “piagnistei”, forse è il caso di smetterla, una volta per tutte, di far passare la gente del Sud come un’accolita di parassiti, nullafacenti, mangiapane a tradimento, gente dedita a sprecare risorse e a fottere il prossimo. Abbandonarsi ad una simile irritante descrizione di questo pezzo della italica comunità, come fosse un popolo di reietti, significa trattarla con spocchiosa superbia, mancarle di  rispetto, oltraggiare storie , identità, valori, cultura, arte, luoghi, bellezze. Significa, finanche, mistificarne la geniale creatività e approfittare di uno proverbiale spirito di sopportazione che nel Sud è molto diffuso.

Guidi, un Piano Marshall per il Mezzogiorno

Insomma, è l’approccio al Mezzogiorno che deve cambiare, prima di ogni altra cosa. In questo ha ragione l’ultimo arrivato al governo della Puglia, Michele Emiliano, a dire che i meridionali hanno avuto fin troppa pazienza, che finora il governo non ha fatto nulla, che le infrastrutture fanno pena, che a Matera, capitale della cultura, non c’è nemmeno la ferrovia,  che il Pd, il partito di cui lui stesso fa parte, del Sud si è dimenticato. Dimenticanza per dimenticanza, tra le abissali incongruenze degli ultimi tempi c’è anche l’aver cancellato il Mezzogiorno dalla Costituzione, come da tempo andiamo denunciando da queste colonne, l’averlo relegato nella generica categoria delle cosiddette “aree di crisi”, privandolo con ciò stesso dell’elemento che più lo avrebbe potuto gratificare e aiutare: l’essere il Mezzogiorno, con i suoi problemi e la sua atavica arretratezza, una “questione nazionale”. Ora, il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, rilancia l’idea di una sorta di Piano Marshall, un piano da almeno 70, 80 miliardi di euro per colmare il gap infrastrutturale. Se ne parlerà in autunno quando il governo convocherà gli Stati Generali dello Sviluppo Economico. Parole, parole, ancora parole. Intanto, nessuno, nel governo, che spieghi come superare i vincoli di Maastricht , come utilizzare al meglio le risorse provenienti dai Fondi strutturali, con quali partenariati e quali cofinanziamenti. Né è chiaro come saranno riprogrammate le risorse da concordare con Bruxelles. Saperlo, sarebbe già tanto.
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Nove miliardi e mezzo nel 2014 di cui due miliardi e 800 mila euro per gli stipendi diFondi Ue, per il Po Fesr 2007-2013 certificata spesa 2,55 mld nell’Isola … La Regione siciliana con il progetto “Ambiente e dintorni” mette a disposizione 12 posti …. Crocetta, Ardizzone e i vertici di Cga, Corte dei Conti e Tar Sicilia.

[PDF]Rassegna stampa 21-22-23 – Università di Palermo
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23 mar 2015 – La Sicilia – Cupa – Approvato dal cda il conto consuntivo per l’anno 2014. … emigrante quel capitale umano costato 23 miliardi che l’Italia …. Il Cga ha dichiarato l’illegittimità del criterio di formazione della …. Con quali fondi è un mistero che si scioglierà solo in ….. Page 12 ….. europei offrono regolarmente.

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23 gen 2015 – Stiamo parlando di un’operazione da oltre 1000 miliardi di euro di acquisto ….. nel dilapidare i patrimoni degli Italiani e i fondi destinati alle imprese. …. sono i vincoli europei di spesa per la pubblica amministrazione e quindi il …. 23.01.15 12:04| …. Il reddito di cittadinanza in Italia è un atto anche di civiltà.

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 Copia cache Entrambi hanno operato in Italia ed all’Estero e tali prestazioni hanno riguardato sia la materia … di depurazione con fondi europei PROGRAMMA ENVIREG tra ITALIA e SPAGNA, per l’Italia, … Sviluppo di interventi finanziari agevolati Legge Sabatini per 12 miliardi di lire italiane. 14. ….. Meccanica CGA S.r.l. di Bologna. 68.