Il presidente di turno non ci rappresenta. Mattarella non ci rappresenta. E’ più che ora di finirla con l’inneggiare ai CRIMINI partigiani. 2.

2 Giugno 2016

Domenico Cambareri

 

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In Memoria della verità storica assassinata.

In memoria dei soldati di terra di mare e del cielo che impavidamente combatterono da Salò  e dei civili che da lì operarono per l’onore della Patria e che mai rinnegarono la scelta fatta, perfino rinunciando a tutto.

Soldati e civili fascisti, afascisti, antifascisti, mussoliniani e antimussoliniani,

che anteposero al giuramento al re l’onore della Patria tradita. Orami solo molto pochi sono ancora in vita, a testimonianza delle più crasse invenzioni create dal regime ciellenista e partitocratico, sicario della stessa Costituzione che ha promulgato. 

Ricordiamo tutto questo in particolare per i giovani di qualsiasi estrazione politica, perché non si possa più dire: << Non lo sapevo, non me lo avevano mai detto >>, compresi i giovani che fanno parte dell’attuale governo. In particolare riportiamo quanto abbiano scritto  lo scorso anno per la morte di Emilio Bianchi:

Con Luigi Duran de la Penne, Emilio Bianchi affondò la corazzata Valiant

 Uno degli ultimi grandi eroi d’Italia, forse proprio l’ultimo, vero simbolo delle intrepide e indomite virtù guerresche dei migliori soldati d’Italia, si è spento all’età di 103 anni.

Forse l’ultimo faro di luce che attesta
l’ardore, l’impavida intelligenza e la perizia insuperabile, la tenacia e la dedizione estreme espresse in combattimento da tanti soldati italiani in terra nei mari e nei cieli e in modo insuperabile esempalata dal  già universale e intramontabile mito dei marinai della X  da Alessandria a Gibilterra a Malta,
con l’estremo sacrificio di Teseo Tesei e dei suoi uomini, e dei sommergibilisti,
 con il postumo e purificatore suicidio  dell’asso Carlo Fecia di Cossato.
O con i soldati di tutte le armi e specialità  nell’eroica disfatta di El Alamein e con i piloti della caccia e … di coloro i quali ardirono andare a bombardare i pozzi petroliferi inglesi nel golfo persico.
Tante, tantissime pagine di storia seppellite dalla codardia e dall’insipienza morale di uomini assolutamente insignificanti, se non fosse stato e non fosse per la selvaggia e iconoclasta trivialità che li ha contraddistinti e li contraddistingue. Uomini che hanno precipitato la Nazione nel baratro del  disonore, quel disonore che a loro ancora viene sbattuto in faccia  non appena vanno oltre le frontiere nazionali, e dello sradicamento sistematico della memoria di un popolo. Uomini che hanno idolatrato i vincitori e indebitato cinque intere generazioni, per tutto il nuovo secolo, nel costo incontenibile delle folli ruberie, costo spacciato come incredibile, necessario onere del funzionamento della “democrazia”. Uno scempio ininterrotto che dura dal momento del tradimento di Cassibile, tradimento  di un re e di un’accolta di gentaglia che mai ci ha detto per chi morivano i soldati italiani che sulla piana di Gela e nelle retrostanti linee sino in Calabria e ancora più in su contrastavano lo sbarco angloamericano. Per chi morivano i marinai della flotta salpata per contrastare lo sbarco ad Anzio e … attaccata dagli “alleati” germanici alle Bocche di Bonifacio  e … consegnata ai nemici.
Abbiamo da ricostruire per intero l’Italia, a partire dal 1943, liberandoci innanzitutto dalla criminale, traditrice  e mafiosa partitocrazia del CLN e della sua settantennale disgregatrice azione, per ridare a un popolo la propria dignità, assieme alle proprie colpe e ai propri errori.
Gli atti di eroismo dei nostri soldati oggi non servono ad esaltarci ma per ridare fiamma a una volontà, a un’intelligenza e a una coscienza mortalmente vilipese.

In particolare, dedichiamo questo articolo al

Soldato della Repubblica Sociale Italiana

Giorgio Albertazzi

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che mai chinò il capo davanti alle purghe ideologiche.

Giovanissimo Soldato e giovanissimo figlio di una Patria tradita

e fatta precipitare nel baratro di una guerra civile in cui le belve leniniste

commisero stragi su stragi contro il popolo inerme o costrinsero i tedeschi a commetterli,

stretti nell’implacabile logica degli agguati subiti e delle rappresaglie,

stragi compiute non al fine di liberare l’Italia

ma per consegnarla a un regime satellite dell’Unione Sovietica.

 

 

 

Seconda parte (la prima parte è stata pubblicata il 5 maggio)

Il presidente di turno non ci rappresenta. Mattarella non ci rappresenta … www.europadellaliberta.it/…/il-presidente-di-turno-non-i-rappresentamattarellanoncCopia cache 05 mag 2016 – Il presidente di turno non ci rappresenta. Mattarella non ci rappresenta. E’ più che ora di finirla con l’inneggiare ai CRIMINI partigiani. 1
Ora basta. Il Quirinale non ci rappresenta. Il 25 aprile non è ..www.europadellaliberta.it/…/25/orabasta-il-quirinalenoncirappresenta-il-25aprile-… 25 apr 2016 – Il 25 aprile non è festeggiato per la fine della guerra ma per i sopravvissuti autori delle mattanze e i loro sparsi eredi.  …

 

 

 

Abbiamo più volte scritto e qui già ribadito che questo compito può e deve permettere alle giovani generazioni italiane di conoscere questi tragici avvenimenti al fine di comprenderne il reale significato e la reale portata storica e morale, e così autonomamente e coscientemente formulare in maniera fondata i giudizi personali, a prescindere dalle loro posizioni ideologiche e partitiche.
Questo riguarda direttamente in particolare i giovani presenti nella compagine governativa in carica, quali ad esempio Renzi, Boschi e Madia, Orlando.
Per fare ciò, dobbiamo subito dire che l’amnistia togliattiana servì ancora a dell’altro: servì come egregio e insuperabile escamotage atto a derubricare, estromettere, espungere, obliare cancellare la storia dei crimini partigiani tout court quanto la moltitudine dei massacri più efferati.

***

Questa totale espunzione ha così consentito e consente a tutt’oggi al regime partitocratico e alla sua fazione più organizzata, interessata e agguerrita, quella dell’antifascismo comunista, di sbandierare una vera e propria falsificazione delle reali vicende di quegli anni di odio raccapricciante. Di sbandierare un’agiografia prodotta dalla messa in opera dei precetti della guerra rivoluzionaria leninista.
Questa distorsione e invenzione su larga scala, oltre ogni limite imprevedibile e inimmaginabile, presenta peculiarità davvero totalitaria in riferimento alla specificità del crimine di generale falsificazione storica perpetrato con precise finalità politiche. Perché mai e cosa ha effettivamente comportato?
Ha comportato che una cifra forse al di sotto del lordo con il grasso che cola, degli 80.000 partigiani, compresi i partigiani non comunisti e comunisti che non commisero crimini contro l’umanità e crimini di guerra, è stata tramutata in intemerati e incalcolabili battaglioni di combattenti di un fiero esercito che in ogni dove, in ogni angolo ingaggiavano battaglia con l’alleato diventato nemico.
Ha comportato che l’inerme popolazione civile da vittima delle minacce partigiane e delle ritorsioni imposte dalla vigliacca guerra rivoluzionaria partigiana è stata tramutata in attiva e fervida protagonista di una guerra di popolo. Pure e integrali invenzioni di fronte a cui le regie e scenografie della mobilitazione delle masse del tradito regime diventavano innocenti e fanciulleschi passatempi. Perfino, pur nella differenza delle dimensioni, quelle naziste e quelle sovietiche.
Quale abietta operazione di falsificazione storica e politica è stata mai questa? Perché mai è stata messa in atto in modo così scellerato? Perché arrivare a una vera e propria operazione di integrale leninismo, perché sradicare fino a tal punto la memoria dei reali avvenimenti?
E perché ancora sotterrare la conoscenza e la memoria dei tantissimi atti di eroismo compiuti in tutti i teatri di guerra dai soldati italiani? Per condannare la guerra fascista? La partitocrazia antifascista ha fatto davvero tabula rasa dell’identità nazionale e dell’amor patrio? Ha proprio ragione Ernesto Galli Della Loggia?

***

A differenza del parere di Ernesto Galli della Loggia e di altri, riteniamo che la Patria non sia morta il 25 luglio, non sia morta l’otto settembre, non sia morta sotto i crimini partigiani, non sia morta con il trattato cinquantennale imposto dai vincitori.
E non è morta neppure con l’inqualificabile  eversore Bossi che vilipende il tricolore e neppure in questi giorni, sotto il fossato di odio scavato da Mattarella.
Ciò lo testimonia la nostra azione e quella di non pochi altri italiani.
Pure qui, come nel precedente articolo, desideriamo offrire dei punti fermi atti a creare ulteriori brecce di disorientamento e di dubbio fra gli italiani giovani e meno giovani che ci leggeranno al fine di stimolare in loro una doverosa ricerca e fonti d’informazione più spassionate, quali quelle dell’ex leader dell’estrema sinistra Giancarlo Lehner, il quale in diverse sue opere ha presentato la crudeltà dei rivoluzionari del biennio rosso (fuggiti pure in Unione Sovietica), i quali erano arrivati ad uccidere dei carabinieri gettandoli negli altiforni.
Questi punti fermi seguono i primi sei presentati in << Ora basta. Il Quirinale non ci rappresenta. Il 25 aprile non è festeggiato per la fine della guerra ma per i sopravvissuti autori delle mattanze e i loro sparsi eredi >> al termine dell’articolo, pubblicato il 25 aprile. Riteniamo cosa imprescindibile, essenziale che il lettore li legga e conosca con estrema precisione per potere approssimarsi a una posizione di fondatezza storica effettiva e quindi potere esprimere riflessioni e valutazioni critiche pertinenti e non sconsiderate.
Questi punti fermi, relativi al primo ‘900 e all’avvento al potere del movimento fascista e alla sua  politica,  costituiscono però l’antecedente cronologico dei precedenti, i quali riguardano il regime fascista, la sconfitta e il dopoguerra.
1. Il controllo dei vincitori e epuratori e la infondata vulgata propalata dai loro servitori ha svuotato di ogni reale ancoramento ai fatti quanto accadde al termine del primo conflitto mondiale. In particolare, ha assolutamente falsificato e ridotto a una mera espressione incidentale il contenuto del biennio rosso.
2. L’estrema violenza fisica dei socialisti oltranzisti obnubilati dalla loro escatologica e nichilista esaltazione e imitazione della rivoluzione russa (peraltro non ancora dominata dai bolscevichi) scatenò aggressioni e assassinii in tutta l’Italia centrosettentrionale, in particolare nelle città e nei centri industriali, dove le fabbriche furono occupate manu militari e con il dispiegamento di mitragliatrici pesanti.
3. Di fronte al dilagante clima di guerra civile messo in atto da una ferocissima e messianica massa di esaltati e idolatranti rivoluzionari il cui fine era nichilistico-palingenetico era già esplicito, il governo dimostrò la sua assoluta incapacità, se non perfino sottovalutazione del pericolo e inettitudine. Tale crollo della sicurezza pubblica interna e della paralisi produttiva e economica divenne ancor più rovinoso nell’interazione con il fallimento diplomatico nei fori dove si scrivevano e firmavano i trattati di pace.
4. Regno Unito e Francia, con arrogante e imperturbabile cinismo, ignoravano gli accordi con l’Italia e imponevano la loro “pace”. Forsennato diktat di Foch contro la Germania non vinta sui campi di battaglia, diktat contro l’alleato vincitore. Ciò segnava non il ritorno alla pace ma solo la temporanea sospensione della guerra. L’imperialismo e il colonialismo anglo-francese e quello americano, già dilagante e concorrente a far data dalla guerra contro la Spagna per Cuba, realizzavano una nuova realtà planetaria assolutamente fragile, schiacciata sotto il tallone di un egemonismo a tre d’inusitata potenza. Allo stesso tempo, ciò rappresentò l’ultima apoteosi della supremazia inglese, a partire dal suo avvento storicamente individuabile nella vittoria della guerra contro l’Olanda (“Atto di Navigazione”: con il conseguimento dell’ assoluta egemonia sui mari e gli oceani e sui traffici mercantili mondiali e sui dazi doganali).
5. L’inaudita violenza che precipita il Paese nel caos interno  ripropone con toni drammatici l’inidoneità della formula del parlamentarismo quando esso scade nel partitismo più sfrenato e nell’incontenibile corruzione di parlamentari e alta burocrazia. L’inefficacia dell’azione governativa completa il crollo istituzionale interno. E’ solo dalla piazza, con la nascita delle prime squadre d’azione fasciste, che nasce una reazione all’incontenibile violenza socialista e agli assassinii che vengono perpetrati. La veloce organizzazione e espansione territoriale del movimento fascista e la sua determinazione combattiva sradica la violenza dei rivoluzionari leninisti. Fallisce il tentativo di Croce e dei liberali di utilizzare i fascisti come semplice manovalanza violenta da mandare a casa, al temine del lavoro compiuto. Il movimento avanza di successo in successo e molti intellettuali e esponenti della burocrazia vi aderiscono. Esso diventa forza di governo. La marcia su Roma conferma il definitivo fallimento del parlamentarismo fine a se stesso e sicario delle libertà civili. Il re ordina la revoca del blocco manu militari della marcia fascista su Roma.
6. Il re torna a svolgere il ruolo contemplato dallo Statuto albertino e, quindi, senza più nessuna riserva e nessun possibile scontro con i liberali e con l’ala riformista socialista (come era accaduto anni prima, con l’anticipazione dell’articolo di Sidney Sonnino, “Torniamo allo Statuto”), convoca Mussolini e l’incarica di formare il nuovo governo. Tutti i successivi passi di Mussolini, in particolare lo scioglimento dei partiti e dei sindacati e la nascita del partito unico e del sindacato unico, saranno fatti nel rispetto dei precetti statuali fondamentali, anche quelli relativi alla sospensione di certe espressioni delle libertà civili, ossia sotto il ruolo di arbitro e decisore esclusivo del re. La nuova camera avrà poteri di proposta, il governo ingloberà, come reazione estrema alla degenerazione parlamentaristica, pure il potere legislativo. Questo accentramento di poteri consentirà il veloce riscatto economico e sociale della Nazione e il raggiungimento di elevati standard di efficienza della macchina pubblica. Quando nasceranno i primi confinati politici, godranno di una carta dei diritti, come testimonia anche la missiva indirizzata da Gramsci, all’uscita dal carcere, al duce.
7. I successi internazionali conseguiti dall’Italia sotto la guida dei governi fascisti in tutti i campi dell’industria e della tecnologia avanzata ( in particolare nel giovane settore aeronautico), nella bonifica, nell’assistenza alla maternità e ai ceti deboli, nella politica del lavoro e delle retribuzioni, nello sviluppo edilizio e nella riforma dei codici e nella riforma scolastica e nella diffusione della cultura, dello sport e del “dopolavoro”, nel promuovere una politica corporativa e di socializzazione (purtroppo “tappate” dalla coesistenza con una struttura costituzionale e socio-economica monarchica), attirano interesse e stima, simpatia e emulazione su scala mondiale, presso la quasi totalità dei popoli allora liberi e dei governi delle più diverse estrazioni politiche. L’industri privata trova finalmente fasi espansive, nonostante il dovere operare in contesti internazionali in cui le scelte politiche italiane subiscono forti contraccolpi (conquista dell’Etiopia), ma ai suoi tentativi di voler acquistare i gioielli dell’industria pubblica creati dal regime fascista, Mussolini risponde sempre picche.
8. L’egemonia delle economie capitaliste e colonialiste, il monopolio sui dazi del Regno Unito, e in particolare l’assetto europeo mediterraneo e nordafricano impongono scelte molto difficili sul piano strategico e ancor più sul piano della conduzione diplomatica. Le vie sono irte e dense di trabocchetti. I successi italiani sono spesso bloccati dalle intricate mene e dai rancori e dagli odi (esempio non peregrino: non ratifica parlamentare francese dell’accordo sui confini fra Libia e Ciad raggiunto dai governi di Parigi e di Roma). La bocciatura della parità strategica nel Mediterraneo fra le flotte francese e italiana e il nuovo asse Londra- Parigi segnano un altro durissimo colpo per le attese italiane, le cui economia e sopravvivenza sono davvero imbottigliate e ricattate dal pirata dei mari attraverso il controllo di Gibilterra, Malta (Italia), Alessandria, Creta, Cipro, Suez. La Francia, per suo conto, ti condiziona per 180° circa, da Nizza a sud di Tunisi, e con l’italica Corsica posta quasi davanti al cuore della penisola.

***

Solo abbattendo la truce carnevalata del 25 aprile e rendendo noti i crimini scellerati dei partigiani comunisti l’Italia potrà redimersi, ritrovare una sua salda identità storica e una sua dignità, guardare al futuro con rinnovate energie spirituali, ideali e di fattiva ricostruzione costituzionale e istituzionale affrancandosi dal regime della partitocrazia mafiosa che tutto ma proprio tutto ha divorato di ricchezze del Paese, con il pretesto dell’antifascismo. Liberarsi da apparati partitici davvero criminali. All’interno di tutto questo, quanto accadrà nel PD sarà aspetto cruciale. I giovani della sinistra italiana sapranno liberarsi dalle soffocanti spire dell’ideologia della retorica resistenzialista dei ladri partitocrati? Ricordino essi che l’Italia pagherà i debiti per tutto questo nuovo secolo, e che già li paga da due decenni almeno alla grande: cinque generazioni distrutte per le ruberie incalcolabili di una generazione antifascista corriva, corruttrice e propagatrice di incessanti pandemie dello spirito e di mostruosi classismi sociali. Solo ritrovando la propria storia di dignità e di onore, oltre che di errori e di orrori, l’Italia potrà tornare da protagonista nel processo di unificazione europea e mediterranea e non avere paura di essere guardata negli occhi o di guardare negli occhi i partner europei e gli interlocutori degli altri Paesi, ad iniziare dagli USA.

***

In apertura della prima parte:

LA FEROCIA DELLA MENZOGNA

…. dal 25 aprile 1945 a giorni e mesi dopo, le mattanze imperversarono: basta coltri del silenzio, basta bugiarde e fantasiose crestomazie partigiane, basta invenzioni storiche inverosimili ….perché nessuno possa più dire, come è stato per le foibe,<< non lo sapevo, non mi era stato mai detto … >>

MATTARELLA, INIZIAMO DALLA PERSONE SEPOLTE VIVE?

… radiose giornate e liberazione…

…in Italia centrale e settentrionale…

… donne sepolte vive: Rosaria Bertacchi Paltrinieri, Jolanda Pignati … donne massacrate: … Pierina Donadelli, Anna Maria Bacchi, Ida Govoni (dei sette fratelli Govoni sterminati in un cascinale), Ines Gozzi, Jolanda Pirondi, Dina Parenti, Italina Bocchi Morisi …. sacerdoti massacrati …..

Ecco fatti e giudizio di un antifascista americano ricordati da un altro indiscutibile antifascista (di cui non condividiamo affatto i superficiali giudizi sul regime e sulla sua politica estera, sicuramente dettati da un acritico inno alla democrazia rappresentativa), innamorato folle dell’Italia e della sua fede cattolica, corifeo antifascista e perfetta antitesi dell’altro statunitense, il geniale poeta e pensatore, fascistissimo sincero e laico convinto Ezra Pound, a proposito dei fascistissimi antifascisti italiani del dopo 25 luglio e del “brutale” regime brutalmente tradito assieme alla Patria in guerra; regime che aveva perfino attribuito agli antifascisti condannati una “tessera dei diritti”, tessera che ebbe pure Gramsci (la città a cui fanno riferimento Soldati e Furst è Firenze; la sottolineatura è nostra):

“Tuttavia, sentite lo stesso Furst, in un’altra intervista, anche questa del 1965, e quindi sempre insospettabile: << Durante la guerra abissina, quando io ero direttamente ostile alla politica fascista perché io la ritenevo, a ragione, un colpo mortale alla pace e alle Nazioni Unite, tutti gli italiani erano fascisti, soprattutto i paladini odierni dell’Apertura, allora feroci littoriani. Inutile fare i nomi, tanto li sanno tutti. Mi ricordo come, allora, non potevo più entrare nel Caffè dove prima si radunavano i miei amici antifascisti tanto erano diventati fanatici dell’Africa Italiana, dell’Italia imbottigliata nel Mediterraneo, e così via. Allora Croce, Montale, Soldati ed io e forse due o tre altri, eravamo gli unici scrittori antifascisti in Italia, e i due viventi lo possono attestare. Adesso, un bel coraggio. Tutti i corifei dell’odierna sinistra inneggiavano al regime. Era compromettente essere seduto in pubblico in mia compagnia. >> Ma non basta. L’articolo su Benedetto Croce, incluso in questo volume e scritto nel 1931 per il New York Times’Book Review …”

(Mario Soldati, “L’ultimo Don Chisciotte. Ricordo di Henry Furst, pag. XV, Prefazione, in Henry Furst, “Il Meglio”, a cura di Orsola Nemi Longanesi &C Milano 1970.

Su aspetti non meno importanti ma non inerenti i massacri partigiani, in una trasmissione di Rai 1dei giorni scorsi sugli “eroismi”,  l’intervistato, Massimo Loi, dichiarava che assieme al suo amico (pure intervistato), allora poco più che ragazzi, scrivevano sui muri della loro città molti slogan fra cui quelli di porre fine alla guerra e di ritornare a magiare pane bianco. Inoltre, scrivevano lettere in cui chiedevano la fine della guerra e del regime, lettere che poi imbucavano nelle ville. A guerra finita, si accorsero che in quelle ville abitavano quelli che si affermarono subito come esponenti socialisti e comunisti. Dichiarazioni autobiografiche che di tanto in tanto, attraverso una non revisione e espunzione del testo originale, colpiscono per l’incredibile veridicità.

<< Il terrorismo ribelle non è fatto per prevenire quello dell’occupante, ma per provocarlo, per inasprirlo. Esso è autolesionismo premeditato: cerca le ferite, le punizioni, le rappresaglie per coinvolgere gli incerti, per scavare il fosso dell’odio. E’ una pedagogia impietosa, una lezione feroce >>.  

(Giorgio Bocca, già fanatico fascista, “Storia dell’Italia partigiana”)

LE BELVE NELLA LORO GIOIOSA ESALTAZIONE ARRIVARONO A FOTOGRAFARSI

CRIMINI CONTRO L’UMANITA’ ANCORA IMPUNITI

Giuseppina,

ancora oggi

Napolitano, Mattarella, Boldrini, Pinotti

non ti ricordano e non ti salutano?

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Ti nascondono?

Dove?

Dentro le sedi dell’anpi?

o dentro le sedi della Rai, di Fininvest, delle Università e del Licei?

 

Giuseppina Gherzi e i suoi violentatori e massacratori.

Mattarella, nessuno più ci fermerà: Verità e Libertà

Resistenza, ma quale resistenza. Mattarella il siciliano, vogliamo cominciare con i nomi delle persone sepolte vive dai partigiani comunisti o vogliamo iniziare dall’intronizzazione dei mafiosi italoamericani in in Sicilia?