Leonardo-Finmeccanica: i chiaroscuri del grande rilancio tecnologico e gli iniqui ritardi del sistema-Paese

28 Dicembre 2016

Fonte: Finmeccanica

Nota di Domenico Cambareri

 

 

 

 

Il dinamismo di Moretti non è sempre proficuo.

Esso suscita forti perplessità e sicure contrarietà in ambiti cruciali

Leonardo ( già Finmeccanica) ha accresciuto la sua quota azionaria in Avio Spa, portandola dal 14,3% a più del  25%. Avio dovrebbe altresì fondersi per incorporazione con Space 2, soddisfacendo gli incrementi che provengono nel settore missilistico e spaziale dal nuovo lanciatore Vega C e dal primo stadio dell’Ariane 6. Il settore motoristico è da considerare una struttura portante degli asset strategici dell’industria aerospaziale, asset in cui il ruolo italiano ancora fragile è dipendente in modo eccessivo e pericolosamente condizionante ai fini di autonome esportazioni dall’industria degli USA e da quella francese della difesa. La  nuova “One Company” Leonardo ha assorbito tutti i nomi di grande rinomanza in cui aveva articolato la sua attività come Finmeccanica fino all’avvento di Mauro Moretti, ad iniziare da AgustaWestland e da Oto Melara.

Tuttavia, quelle che paiono essere più che delle intenzioni  dell’A.D., ossia di lasciare il settore missilistico della difesa, rappresentato dalla quota ex Finmeccanica in MBDA in misura del 25%, vanno bloccate senza ulteriore perdita di tempo e commedia degli equivoci con estrema determinazione dall’autorità di governo, dalle autorità militari e dalla rete dei centri di ricerca e delle università.

Siffatta sciagurata opzione sarebbe espressione di inadeguata e pericolosa  incomprensione del ruolo che esercita questo specifico ambito in modo durevole e determinante nelle particolari dinamiche coinvolte. Un vicolo cieco e pericoloso che azzera la detenzione di una minima autonomia di r&s in un settore assolutamente cruciale e delicatissimo, in cui non si può dipendere dalla volontà politica di altri Stati, per quanto amici e alleati, e dalla imprevedibilità degli scenari internazionali diventati quanto mai fluttuanti e foschi. Il ruolo ancora insufficiente per quanto qualitativamente idoneo della nostra industria in questo settore deve semmai avere maggiore e più marcata presenza ai fini di una più indispensabile autonomia e di una maggiore ricaduta sia in termini di esportazione che, soprattutto, di investimento in termini di r&s, a raffronto con la presenza inglese, francese, tedesca, oltre che dei colossi USA, israeliano, russo e delle nuove presenza di Cina e India.

Ulteriore preoccupazione in noi desta il fatto che Moretti voglia rendere la co-produzione dei biturboelica italofrancesi Atr 400 e Atr 600 un punto centrale nella strategia poduttiva del gruppo. Detto in modo estremamente crudo, nonostante i ringiovanimenti delle cellule, le nuove versioni e i nuovi ritrovati elettronici e della sistemistica che in essi potranno essere installati, gli Atr si inseriscono in un segmento produttivo e di mercato il quale, pur potendo offrire ancora proficui sbocchi, è sottoposto alla più ampia concorrenza delle industrie aeronautiche del non più terzo mondo. In un arco ventennale, insomma, la concorrenza sarà plurima e generalizzata. Un mercato marginale per un Paese come il nostro che ha la necessità di sopravvivere contando sull’obiettivo primario e irrinunciabile della tecnologia più avanzata.

Questo tipo di velivolo rappresenta già il corrispondente di una qualsiasi autovettura o di un qualsiasi autobus producibile e vendibile, a prezzi e condizioni più concorrenziali, un po’ dovunque, e perciò molto più appetibile. Salvo pensare a costruire delle Togliattigrad in versione Finmeccanica/Leonardo, designer la coppia De Gennaro – Moretti, in qualche Paese africano. Togliattirad che arrancherebbero nell’impari concorrenza con le industrie cinesi, coreane, giapponesi, indiane, brasiliane, sudafricane ben allocate in tutta l’Africa del futuro prossimo venturo.

Non vogliamo che, sia pure alienata Ansaldo Breda, Leonardo di Moretti finisca per fare comunque l’occhialino alla strategia qualitativa e … di mercato fallimentare Fiat degli anni ottanta.

Leonardo deve entrare nella ricerca e sviluppo e nella coproduzione di velivoli di maggiori prestazioni e in segmenti produttivi e di mercato di aerei di linea molto, molto più elevati in termini tecnologici, prestazionali e soddisfacimento delle richieste di mercato per coprire distanze medie e lunghe. Oggi, in questo campo, tranne l’eccellente produzione del jet italo-russo Sukhoi Superjet SS 100 e le marginali partecipazioni alle produzioni della Boeing, e del gruppo Airbus, l’Italia è completamente assente e totalmente dipendente dai fornitori stranieri. La già proficua alleanza con Sukhoi andrebbe rafforzata e ampliata a largo raggio. Con i giganti Boeing e Airbus si dovrebbe passare a percentuali di investimenti e di responsabilità affatto diverse, ovvero puntare solo su uno di essi come partner privilegiato a cui associarsi, oltre alla Sukhoi.

In nicchie di alta tecnologia a livello mondiale, per il reperimento di piccole risorse per lo sviluppo del cannone OtoMelara  da 127/64 e del convertiplano AW169, della nuova versione del missile Otomat Finmeccanica e la Marina Militare hanno dovuto pietire presso governi, marine e industrie straniere. Nel caso dell’Otomat (italofrancese; ma i francesi gli hanno da sempre preferito esclusivamente il “nazionale”  Exocet sia per la marina e l’aeronautica che nell’enorme mercato dell’esportazione acquisito), falliti i tentativi, si stanno disperdendo conoscenze, investimenti e fette di mercato importantissimi e non si potrà arrestare l’obsolescenza del sistema d’arma che è stato adottato dall’Egitto e da altri Paesi. Cosa da lasciare basiti. Lavoro totalmente dilapidato.

Nel caso del più avanzato cannone navale, i governi italiani, anziché fare stanziare immediatamente adeguate risorse dal MISE, hanno obbligato a girovagare per potere reperire il piccolo contributo della marina olandese. Nel caso del convertiplano, il secondo al mondo dopo l’americano Osprey già operativo, ma il primo velivolo leggero di questa nova categoria di ibridi, vi è stata una recente, provvidenziale partecipazione di una società americana.

Un panorama più che squallido, dunque, che ricorda quando il governo D’Alema obbligò la Difesa ad accendere un prestito bancario di mille miliardi di lire per ottemperare alle scadenze dello sviluppo del brillante caccia europeo EFA (coprodotto con Regno Unito, Germania, Spagna) in questi anni sacrificato da governi e Stato Maggiore AMI all’F35. E obbligò altresì la Difesa ad affittare dapprima dei Tornado ADV inglesi e poi degli F16 americani al fine di garantire la pur minima sicurezza dello spazio aereo nazionale, con ulteriori  dispendi economici.

Gli Efa. Un patrimonio unico e irripetibile di r&s di elevatissima tecnologia e di risorse ingenti che comincerà a essere depauperato in meno di un quindicennio per produrre come industrie complementari parti di un aereo USA, l’F35, il cui “core” tecnologico è tenuto segreto. Spagna e Germania non hanno seguito il suicidio italiano (il caso inglese presenta delle peculiarità in parte diverse), mentre permane la totale sudditanza di Olanda, Danimarca e Norvegia all’industria statunitense. Pazzesco.

Dove e come reperire importanti risorse aggiuntive?

Anche se la piccola ma importante riforma costituzionale proposta dal governo Renzi è stata respinta, il governo in carica può sin da subito appellarsi al negletto dettato costituzionale e al già acquisito principio della priorità dell’interesse nazionale. In tal modo, il governo potrà perseguire diversi obiettivi oramai improcastinabili e irrinunciabili, ai fini di un adempimento tardivo se non estremo, pur non soddisfacendoli in toto. Realizzare:  – un immediato aiuto verso i poveri sempre più poveri e sempre più numerosi, primo dato emergenziale nazionale; – a pro del futuro: una forte equità retributiva in aiuto degli sfruttatissimi e derelitti professori delle superiori, dei giovani ricercatori  e delle figure e categorie fondamentali per l’assetto e le dinamiche sociali e dello Stato e per la migliore crescita culturale delle giovane generazioni; – lanciare un programma strategico straordinario decennale di  r&s  in grado di accrescere il know how per fare fronte alle sempre più difficili sfide internazionali, elevando l’incidenza della ricerca  ad almeno l’1,8% della spesa pubblica e dedicando capitoli di investimento ah hoc  all’archeologia per fare utilizzare su larga scala le tecnologie più avanzate e porsi all’avanguardia nel mondo.In merito agli investimenti con risorse fresche e aggiuntive, ASI e ESA, assieme alle università e ai centri di ricerca che più direttamente collaborano, dovrebbero incrementare e qualificare ancora di più i loro programmi spaziali, così come l’INFN e il CNR nei loro ambiti. Una misura parallela di MIUR-MISE-MEF dovrebbe immediatamente premiare con corrispettivi sgravi fiscali incrementati del 50% le industrie che andrebbero ad investire oltre il 2,5% delle risorse  in r&s per almeno in quinquennio e in minore misura le industrie che investirebbero almeno l’1,5%.

Dove dunque attingere parte delle risorse? Con determinazione “spietata”, defoliando le istituzionali attività mafiose della partitocrazia regionale, dei sindacati e delle cosche che prosperano all’ombra del governo nazionale. In primis, quella assolutamente lecite, rappresentate dagli emolumenti della dirigenza e dell’alta dirigenza. La nuova legge Madia dovrebbe essere immediatamente cassata e nel pubblico impiego si dovrebbero ripristinare i ben equi e trasparenti parametri. La Costituzione dovrebbe trovare immediata attuazione in merito alla personalità giuridica dei sindacati e un’apposita, rigorosa legge dovrebbe porre saldi paletti alle retribuzioni dei vertici sindacali agganciandoli a non più del 60% a quelli del vertice della dirigenza pubblica. Tutte le risorse recuperate con il blocco delle croniche emorragie prodotte su larga scala dal parassitismo e dall’azione di corruttela dei consigli e dalle giunte  regionali e  dalle penalità pagate da sindacati, industrie e terzi andrebbero equamente ripartite nell’assegnazione ai poveri, alla r&s e al ripristino dell’equità fra le professioni pubbliche.

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Leonardo acquisisce la società Sistemi Dinamici e si rafforza nei sistemi senza pilota

Leonardo acquisisce la società Sistemi Dinamici e si rafforza nei sistemi senza pilota

•    Mauro Moretti: “L’operazione testimonia la qualità dei nostri investimenti nel campo dei sistemi ‘unmanned’, un settore ad alto valore aggiunto in cui Leonardo è leader in Europa”
•    Con l’operazione Leonardo acquisisce il 100% del capitale di Sistemi Dinamici e il pieno controllo del programma ‘unmanned’ ‘Hero’
•    ‘Hero’ è l’elicottero leggero a pilotaggio remoto ideale per numerose applicazioni in ambito civile e governativo
Leonardo-Finmeccanica ha raggiunto il 23 dicembre il pieno controllo di Sistemi Dinamici S.p.A., con l’acquisto del 60% del capitale da IDS S.p.A. L’operazione è volta a rafforzare ulteriormente l’impegno di Leonardo nel settore ‘unmanned’ grazie all’acquisizione del programma relativo al nuovo elicottero leggero a pilotaggio remoto SD-150 ‘Hero’. Leonardo amplia così il portafoglio di elicotteri ‘unmanned’ che già include il più grande SW-4 Solo e consolida le sue capacità come integratore di sistemi, comprendenti tanto le piattaforme quanto equipaggiamenti e sensori.
Mauro Moretti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Leonardo ha commentato: “L’operazione testimonia la qualità dei nostri investimenti nel campo dei sistemi ‘unmanned’, un settore ad alto valore aggiunto in cui Leonardo è leader in Europa. Grazie ad un’attenta strategia di investimenti, la nostra gamma di offerta si arricchisce ulteriormente, rendendo Leonardo ancor più competitiva e pronta a far fronte alle sfide del futuro nelle tecnologie avanzate.”
Basata a Pisa, Sistemi Dinamici è nata nel 2006 con l’obiettivo di sviluppare moderne tecnologie elicotteristiche.
​Nota  sull’SD-150 ‘Hero’
‘Hero’ è un elicottero a pilotaggio remoto (RUAS – Rotorcraft Unmanned Aerial System) allo stato dell’arte, che racchiude l’esperienza di Leonardo nella progettazione di elicotteri e integrazione di sistemi. La progettazione di ‘Hero’ risponde agli attuali e futuri requisiti del mercato per sempre più estese capacità operative attraverso l’impiego di sistemi a controllo remoto. Sviluppato per operazioni terrestri e navali, all’insegna della massima versatilità, ‘Hero’ è la soluzione perfetta in termini di costo/efficacia per compiti quali monitoraggio del patrimonio ambientale e delle infrastrutture critiche, per supporto alle operazioni di salvataggio e protezione civile, per la valutazione dei danni in caso di disastri e per sorveglianza dei confini.
​Leonardo nel settore dei sistemi ‘unmanned’
Leonardo è oggi tra le poche aziende al mondo a possedere una vasta gamma di tecnologie nel settore degli UAS (Unmanned Aerial System): dai velivoli realizzati autonomamente, come il Falco, lo Sky-Y, gli elicotteri SW-4 Solo e Hero, nonché piccoli droni per la sorveglianza e l’acquisizione delle informazioni, alle collaborazioni europee nei programmi MALE RPAS e nEUROn. Leonardo è, inoltre, l’unica realtà in ambito europeo in grado di fornire soluzioni a pilotaggio remoto per missioni ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance), integrando piattaforme, sensori radar ed elettroottici e sistemi di missione e controllo a terra.