G. Pistoia e l’opera poetica di Dante Maffia

20 Aprile 2017

Fonte: La Molgolfiera

 

 

 

Dante Maffia. Tutto ebbe inizio con il nome

di  Giovanni Pistoia

 

 

 

 

Prefazione
di Carmine Chiodo
L’attenzione critica alle opere di Dante Maffia si fa sempre più estesa. Dopo L’odissea nel mistero di Gennaro Mercogliano, La poesia come azione e dizione di Luigi Reina, Antico e nuovo nella poesia di Dante Maffia di Rocco Salerno, Gli opposti segni di Franco di Carlo, La mappa dei poeti del Sud di Giuseppe De Marco, Lessico del dialetto di Maffia di Vincenzo Petrone, Omaggio a Dante Maffia di Luigi Troccoli, e dopo Caro Dante a cura di Renato Fiorito, La forza della parola a cura di Carlo Rango, Come dentro un sogno di Marco Onofrio, Il cerchio aperto di Antonio Iacopetta, Ti presento Maffia a cura di Rocco Paternostro, che raccoglie le relazioni sul Convegno tenutosi a Roseto Capo Spulico nel 2013,  e l’utilissimo numero monografico della rivista “Periferia” che offre saggi su Maffia, testimonianze e nota bio-bibliografica abbastanza nutrita (sto citando a memoria), ecco un altro tassello prezioso che però si distingue dagli altri lavori. Questo di Giovanni Pistoia è una sorta di racconto sull’avventura del poeta e dunque si muove tra biografia e opere intrecciando, con molta attenzione e cura, la quotidianità di Maffia con le sue accensioni poetiche, con la sua scrittura.
Giovanni Pistoia è uno degli intellettuali calabresi che meglio di altri sa entrare nel tessuto linguistico e nella sostanza degli autori di cui si occupa. Lo ha dimostrato in altre occasioni e lo dimostra in questo suo libro che ci presenta Maffia direi in una dimensione inedita, perché i discorsi sui testi sono quasi sempre accompagnati da annotazioni riguardanti i comportamenti del poeta. Una maniera molto intrigante che ci porta addirittura in certi momenti intimi e ci mostra come la scrittura nasca da filtri umani, da interessi che non sono soltanto libreschi.
Il ritratto di Dante Maffia, nelle parole di Giovanni Pistoia, diventa un viaggio illuminante non solo per la sua biografia, ma anche per l’affresco di sottofondo di una Calabria che dagli anni del dopoguerra è tesa alla realizzazione di un sogno.
A tratti Pistoia è affabulante, coglie il poeta in certi momenti familiari, nei gesti usuali che ce lo fanno amare per i suoi abbandoni all’incanto del paesaggio, per le sue parole che non sono mai finalizzate alla letterarietà, ma sono il filtro di un cammino al centro del quale c’è sempre l’uomo.
Giovanni Pistoia riesce a cogliere sia nei versi di Maffia e sia nel suo fare di ogni giorno la tenerezza che è sparsa un po’ ovunque, quel suo modo intrigante di entrare e uscire dalla realtà, quel suo sguardo penetrante che osserva e raccoglie sentimenti, emozioni, storie, avvenimenti, ricordi e percezioni.
Si sente tra Pistoia e Maffia una grande consonanza ed è per questo motivo che le pagine di Pistoia vibrano di quella bellezza che soltanto i lettori complici possono rilevare e porgere ad altri.
Con leggerezza e chiarezza Pistoia si muove tra le opere di Maffia individuando momenti davvero di grande efficacia poetica. Il critico, forse sarebbe meglio dire il biografo, si sofferma sui particolari, badate, non su tutti ma su ognuno dei particolari e ne trae le linee di un ragionamento che pone Maffia al centro di una rinascita culturale della Calabria in termini molto diversi dal solito modo populista che finora ha guidato i nostri scrittori.
Nelle opere di Dante Maffia c’è la Calabria nella sua interezza, con tutte le sue magnificenze e le sue contraddizioni, ma il sogno del riscatto non è affidato alla retorica. Egli crede che il muro alto dell’isolamento si possa fare crollare insistendo sulla cultura, sulla poesia.
Un sogno? Un’ennesima puntata all’utopia visto che Maffia è campanelliano? Io credo che si tratti di un sogno realizzabile se avremo il coraggio di spazzare via un po’ di dilettantismo dalle nostre contrade e avremo il coraggio di cominciare a chiamare le cose con il loro nome.
Ma questo è un discorso sociologico politico nel quale non entro. Rilevo semplicemente che questo libro di Giovanni Pistoia è una maniera nuova di affrontare le opere di uno scrittore inserendolo fuori dai canoni stabiliti dalla critica letteraria, fuori dalle imposizioni delle scuole. Quindi potrà arrivare alle anime e alle coscienze dei lettori per cancellare un po’ del torpore che ormai sovrasta.
Il risultato è il ritratto di un Dante Maffia rinnovato, rivisto con occhi diversi, finalmente aperto a una visibilità che spesso gli è stata negata per le sue intemperanze e per le sue prese di posizione nei riguardi della mediocrità annidatasi nelle direzioni di alcune grandi case editrici, ma è anche il ritratto di uno di quegli scrittori di provincia, e dico provincia in una accezione nobilissima che deve far pensare per esempio a Giuseppe Tomasi di Lampedusa e a Gesualdo Bufalino, per non parlare di Nievo o della Deledda.
Si sono incontrate due forti e belle sensibilità e la penna di Giovanni Pistoia si è aperta con gioia. Non ci sono finzioni letterarie, non ci sono difficoltà di lettura. Pistoia si fa capire e così Maffia guadagna un altro tassello importante, uno di quei tasselli che avrebbero fatto dire a Francesco De Sanctis di avere trovato sul suo cammino un maratoneta a cui dà la mano, per la vittoria finale, un altro maratoneta altrettanto ricco di poesia, del respiro di Ulisse, di intensa, meravigliosa e forte umanità.
CARMINE CHIODO

***

Peculiarità, queste della poesia di
Maffia, che non si attenuano con gli
anni. Quando pubblica Passeggiate
Romane il poeta è nel pieno della effervescenza
giovanile e la poesia risente
della forza di un pensiero che
da ciò deriva. Eppure,questo tono robusto,
forte, sincero, appassionato,
generoso, sobrio, è intatto anche in
molte raccolte future. La lievità del
verso, la raffinatezza sottile del suo
canto, la semplicità apparente, lo
scavo enigmatico ed esistenziale …
tutto ciò è possibile rintracciare
anche nei versi più maturi, non esclusi
quelli dati alla stampa di recente. Si
prenda come esempio IO. Poema
totale della dissolvenza: qui si richiamano
tutti i registri stilistici di Maffia,
e gli umori umani, psicologici, culturali.
Ovviamente l’esperienza, la ricerca
mai sospesa e il lungo percorso
di vita rendono il tutto più pregnante
di contenuti e di fecondità
lirica; si eleva la speculazione, oserei
dire filosofica e religiosa, ma mai la
poesia è fredda, non ispirata, non sincera.
L’umanità e la dolcezza e lo sdegno e il fuoco giovanile … ecco,
tutto ciò vi trova esaltazione. La
poesia va diretta al cuore, e incendia
la testa. La frequentazione con la
poesia, per Maffia, non ammette
pause. Il poeta ha bisogno di esprimersi
con continuità così come necessita
dell’acqua per dissetarsi. La
poesia non è qualcosa di importante
per la sua vita, è la sua vita. E ha bisogno
di metterla per iscritto perché
tutti possano condividerne il canto, il
pianto, lo
sdegno, l’amore. Sente il bisogno
di liberare i suoi versi: che
prendano autonomamente il volo
perché vadano a spegnersi o rifiorire
lontano. Sa che la poesia, pur se
nasce da una conchiglia sperduta, ha
oceani davanti a sé. È senza tempo e
senza spazio.
Giovanni Pistoia

***

Editore: La Mongolfiera
Collana: I quaderni dell’Irfea
Anno edizione: 2016
Pagine: 176 p.
  • EAN: 9788899514310
 Giovanni Pistoia
Dante Maffia. Tutto ebbe inizio con il nome
Prefazione di Carmine Chiodo
Doria di Cassano all’Ionio (Cosenza), luglio 2016
www.lamongolfieraeditrice.it
info@lamongolfieraeditrice.it
Il volume è distribuito dall’editrice La Mongolfiera.
Per informazioni:
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giovannipistoia@libero.it