Mario Scaffidi Abbate: ecco il mio appello, ecco il mio poema. A 94 anni lucidi lucidi, tutti per gli italiani

31 Gennaio 2021 Nota di Domenico Cambareri

Un popolo sempre alla deriva, che sopravvive spesso quasi alla giornata qual miracolo senza fine, mentre bande di masnadieri di democrazia farlocca senza tregua e senza tema lo depredano.

Un libro che si legge tutto in una volta, non solo perché si è trascinati dal sicuro e fluente verseggiare in cui i passaggi che non convincono sono pochi, quanto pure perché la maestria poetica dell’autore ben s’accorda con ciò a cui dà materia e forma sonora: gli intenti, molteplici, e le finalità, alte. Aspetti, questi, che ben poco si nascondono dietro il pretesto del divertissement a cui spesso ricorrono e con cui spesso si mettono a celiare i poeti non meno dei musicisti. Ecco che così comprendiamo come questo non divertissement , non può esaurire e non esaurisce affatto lo svago poetico del verseggiare e del trascinare oltre e del cantore e dell’ascoltatore.

Il coinvolgimento dell’ascoltatore del canto, del lettore del poema avviene su più piani, giacché questo divertimento letterario gli dipana una tale molteplicità di avvenimenti, uomini, idee, storie e cronache ultime, e in tutto ciò inesorabilmente lo coinvolge.

Qui, la dimensione estetica, senza che per questo essa si annulli, si rivela essere un artificio, un escamotage particolare, un pretesto apparente ma in realtà clamoroso giacché non serve a eludere, rifuggire, risolvere solo in apparenza qualcosa. Questo ipotetico stratagemma diventa il contrario esatto di ciò a cui può e deve portare il sotterfugio, con il fornire scappatoie da situazioni problematiche e eleganti inganni: pone il lettore di fronte a una messe d’informazioni e di concetti davanti ai quali egli non può fuggire.

Essa, la natura poetica, non vuole subdolamente adescare, ma realizzare il suo fine in sinergia con dei contenuti culturali non neutri sul piano valoriale: sono questi contenuti, poi, a coinvolgere e bloccare il lettore in una possibile trappola piena di specchi di fronte ai quali la sua coscienza non può non specchiarsi. Come? Immettendolo in un ‘stream of consciouness’ , in un processo di presa di coscienza di conteuti dapprima non conosciuti o conosciuti sotto un più o meno diverso e perfino antitetico racconto storico. Egli, il lettore, diventa allora colui che non potrà più eludere o, peggio, elidere, ciò di cui sta venendo a conoscenza.

L’artificio poetico è qui diventato in pari tempo lo strumento con cui produrre e fare conseguire un allargamento e un approfondimento della conoscenza storica su fatti ancora ritenuti portatori di aspetti magmatici e soprattutto sanzionati e sigillati dal potere politico di turno dominante con le sue speficiche e inevitabilente demagogiche lectiones.

Tutto questo significa dunque e ancora una messa in crisi della normale condizione di equilibrio della persona che viene toccata in modo più rilevante da queste nuove conoscenze, o, quantomeno, offerta di diverse e nuove prospettive di visuali degli accadimenti storici più dirompenti della contemporaneità e della storia e identità del popolo italiano. Ne consegue uno sconvolgimento, laddove il lettore voglia affrontiare le dimensioni problematiche poste sul tappeto e non rifuggirle con inauditi e banali e mendaci sotterfugi, così evitare in pari tempo di guardarsi allo specchio dentro quella trappola a buon pro purificatoria, liberatoria e espressione d’ incessante riattualizzazione del signifiato più profondo della tragedia ellenica e di quanto in essa è in perpetuo sotteso.

Quanto qui si scrive e si legge è frutto di convincimento pieno in riferimento al poema di Mario Scaffidi Abbate e a tutta la lunga vita dell’autore e alle perfino drammatiche sue storie giovanili, che (al libro presupposte e sia latenti o meno, sia apertamente incluse o meno) appartengono in modo inscindibile e intero pure alla vita e alle tragedie contemporanee del nostro Paese.

E’ cosa scontata, ovvia, che le idee dell’autore e i giudizi, i pareri e le simpatie da lui espresse verso questo o quel personaggio, movimento, partito, etc. possano risultare del tutto o parzialmete non condivisili, come non lo sono pure per l’estensore. Questa precisazione non è una nota a margine o conclusiva, ma costituisce un’affermazione organicamente facente parte di questa scheda, che nel merito si sa essere condivisa in pieno da Mario Scaffidi Abbate.

Questo non viene a contraddire i nuclei concettuali fondamentali prima esposti, quelli che considerano il poema non un particolare divertissement sia pure filosofico quanto un aperto, dichiarato appello civile nel senso più nobile e elevato del termine, una pura espressione di vissuto e palpitante e straziato ethos, che ne fa in pari tempo un’opera morale e paideutica.

Appello poetico, apertis verbis, formatosi attraverso le pluridecennali esperienze e varigate dimensioni e problematiche delle vicende storiche quelle cosiddette perdenti non ultime, giacché gli ideali vissuti da giovane e quelli più disincantati vissuti in età adulta e da anziano costituiscono l’ininterrotto e incessante scorrere del fervido e creativo impegno che ha contraddistinto e caratterizza ancora adesso il tanto lungo iter esitenziale del poeta e del suo elevato impegno civile.

Oggi, il grande anziano, coronato da ben stagionate folglie di alloro, di quercia e di ulivo, più che mai richiama e sospinge gli italiani tutti a trovare un briciolo di saggezza per realizzare una condizione di quantomeno minima ma essenziale unità, così da assumere le tante impellenti e addirittura cruciali decisioni che più oltre non potrebbero attendere , al di sopra delle selve delle divisioni. – D. C.

NAVE SENZA NOCCHIERE IN GRAN TEMPESTA

“O Italiani, vi esorto alle storie, perché nessun popolo più di voi può mostrare né più calamità da compiangere, né più errori da evitare, né più virtù che vi facciano rispettare, né più grandi anime degne di essere liberate dall’oblio da chiunque di noi sa che si deve amare e difendere ed onorare la terra che fu nutrice ai nostri padri ed a noi, e che darà pace e memoria alle nostre ceneri”. (Ugo Foscolo, Dell’origine e dell’ufficio della letteratura).

Questo appello, come tanti altri analoghi che l’hanno preceduto nei secoli, a partire da Dante e da Petrarca, è ancora inascoltato da buona parte degli italiani, politici, intellettuali, storiografi, insegnanti e giornalisti della Sinistra (per non parlare dei capi del Governo e dello Stato), i quali non accennano nemmeno alla necessità di un sentimento patrio comune e di una storia condivisa da tutti, perché, come recita persino il nostro inno nazionale, che doveva essere provvisorio ed è rimasto definitivo, noi “non siam popolo, perché siam divisi”, e tali siamo in ogni campo e in ogni occasione, anche nelle scelte più banali.

Editore: Herald
Autore: Mario Scaffidi Abbate Titolo: Nave senza nocchiero in gran tempesta COD: 15,00 Categorie: Per non dimenticare Prezzo: € 15,00
Formato: 17x24cm Pagine: 234

Dello stesso autore:

BRANDELLI D’ITALIA – Versi politici e civili

Formato: 15×21 cmPagine: 284

Le poesie di questa raccolta sono profili di personaggi italiani contemporanei (politici, magistrati, intellettuali), colti in alcuni aspetti e momenti della loro attività.

Un divertimento letterario più che frutto di un reale sentire dell’Autore, che vede il mondo e la vita umana come un gioco dialettico di Dio (in cui l’uomo non è che uno strumento), nel quale si fronteggiano gli opposti, come il bene e il male, i buoni e i cattivi, i quali altro non sono che astrazioni, categorie della mente umana originate da buono o da cattivo umore.
Ciò che si ricava da quella silloge è che oggi in Italia i politici e gli intellettuali sono sradicati dalla cultura di un tempo, su cui si fondavano i grandi partiti: al posto di quelle radici è subentrato un vuoto, di idee, di progetti, riempito da un repertorio di parole inutili e inconcludenti.P

Già nel 1974 in Italia fragile Giuseppe Prezzolino scriveva: “Per salvare l’Italia dal disastro non c’è un solo cenno ai rimedi: si sentono tante proposte, e tutte partono da persone che se ne intendono, ma sono come chiuse in una stanza, abituate alle loro poltrone, e il grave è che non suscitano in nessuna parte del pubblico fede ed entusiasmo».

Mario Scaffidi Abbate – Herald Editorewww.heraldeditore.it/autori/mario-scaffidi-abbate

Autore

  • Mario Scaffidi Abbate
  • Mario Scaffidi Abbate, nato a Brescia il 18 gennaio 1926, ha esordito nella letteratura e nel giornalismo nel 1946, scrivendo articoli per il Corriere di Calabria e il Giornale di Sicilia e pubblicando un saggio Sopra un’ode di Orazio e un poemetto, La Virtù. Laureatosi in Lettere classiche, nel 1950 si stabilì definitivamente a Roma dove ottenne un incarico al Convitto Nazionale e successivamente, vinto il concorso, la cattedra d’Italiano e Latino nei licei statali, insegnando al Plinio Seniore e al Castelnuovo. Ha collaborato a diversi programmi radiofonici della RAI con sceneggiati di carattere storico (Le svolte della Storia, I grandi antagonisti, Al tempo di…) e linguistico (La parola alla parola! e Parole alla sbarra, in cui ha dato voce alle parole stesse raccontandone la storia), nonché alla Terza Pagina del settimanale televisivo Trentaminuti giovani. Ha fatto parte del “Comitato Ministeriale per la salvaguardia della lingua italiana” (insieme a Tullio De Mauro), ha scritto articoli per giornali e riviste, fra cui Telesera, il Tempo, il Secolo, il Giornale d’Italia, Voce Romana, Umanesimo del lavoro e ha collaborato alla “Grande Enciclopedia di Roma” con la voce “Imperatori”. Ha diretto due riviste culturali e attualmente collabora al quotidiano l’Opinione e a due riviste giuridiche, Foro Romano e Temi Romana. Ha al suo attivo circa cento pubblicazioni, fra romanzi, saggi, poesie e traduzioni, fra le quali Caos, La scuola di Babele, Italieide, L’Italia dei Caffè, (recensito su due reti della Rai con intervista all’autore e di cui è andato in onda un suo sceneggiato su Rai Uno), Il mondo dello yoga, Avanti march!, Elogio della saggezza (che gli è valsa la partecipazione al programma Uno mattina della Rai), Il mistero del Cristo senza croce, Lettera a una scolaresca, Brandelli d’Italia, Il Fascismo in presa diretta, Fratelli d’Italia, la Bibbia in versi endecasillabi. Numerose le sue traduzioni di testi di autori greci e latini, anche in versi, fra cui l’Eneide (di cui è stata messa in scena una drammaturgia) e le Metamorfosi di Ovidio, alcune delle quali sono state ristampate da Mondadori, Rizzoli, Rusconi, Fabbri e Bompiani.

Editore: Herald
Autore: Mario Scaffidi Abbate Titolo: BRANDELLI D’ITALIA – Versi politici e civili COD: HE-000313 Categorie: Per non dimenticarePoesie e dialetti Prezzo: € 18,00
Formato: 15×21 cm Pagine: 284