Uzbekistan e non solo. Arti, moda e… geopolitica?

07 Settemmbre 2021 Autrice: Gisella Peana Nota di Domenico Cambareri

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Cazaki, uzbeki, turkmeni, tagiki, kirghizi …

Steppe dorate di Sciti e Sarmati, e più oltre fra le onde dei secoli e dei monti Bactri e Uiguri su versi diversi e incanto di cieli di turchese, smeraldo e giada, terre rare e pipeline d’oggi, nascosti voli di uav e puntamenti laser. Con il ritorno delle Amazzoni e dei guerrieri d’Alessandro e dei legionari di Roma lungo e oltre il limes della Cina.

Nulla di paradossale. La comunicazione di Gisella Peana sugli sforzi in atto da parte della Repubblica dell’Uzbekistan per fare accrescere la qualità e la quantità di idee e prodotti dell’arte e della moda creati dai suoi originali artigiani da esportare oltre i confini suoi e delle Nazioni dei popoli della comune ecumene, presenta una serie ulteriore di fecondi sviluppi di palinsesti e scenari. E di immediati e reticolari ulteriori riferimenti non solo manufatturieri e commerciali, che assumono livelli di significati travalicanti la specificità delle relazioni commerciali e artistico-culturali di stretto riferimento.

Entro questo più ampio contesto di travalicanti contesti di significati, rileviamo come l’evolversi proficua, profonda e generale fin qui avvenuta delle relazioni commerciali, politiche e culturali delle popolazioni che più in generale qui indichiamo come turco-mogoliche, che iniziano con la prima al di qua del Mar Caspio, quella azera, sia fra di esse e Russia e plurivoce Europa tutta, sia con Mongolia e Cina, sia con Turchia e variegata e contraddittoria e conflittuale realtà panislamica, sia con India, costituisca ad un tempo pure uno dei poli di maggiore attenzione sulle dinamiche e sugli attriti politici mondiali che presentano un alto tasso di proliferazione di rischi e conflitti non armati e armati aventi moventi soprattutto religiosi (in termini propri o impropri) .

Central Asia (orthographic projection).svg

     Asia Centrale (Macroregione ONU)

Stati
 Kazakistan
 Kirghizistan
 Tagikistan
 Turkmenistan
 Uzbekistan
Superficie
4,002,000 km²
Abitanti
73,813,330
Densità
18 ab./km²

Sottolineamo qui due aspetti di ‘geopolitica’ e ‘geofollia’ che vi ineriscono grandemente in riferimento agli aspetti più cruciali delle intasbilità regionali di lunga data presenti e quelli indotti e prodotti nell’ultimo trentennio dalle scelte strategiche dirompenti e infernali, palesi e occulte, operate in modo scellerato e ininterrotto dalla ‘diplomazia’ dell’oligopolio degli USA e del Regno Unito. Con al seguto il carriaggio delle scodinzolanti coalizioni dei satelliti Paesi liberi e volenterosi e della NATO della ‘nuova dottrina’.

Il primo aspetto è dato dalla Turchia di Erdoğan, dalla fascia meridionale asiatica, costituito dai Paesi della penisola arabica e Israele, da Iraq (Kwait compreso), Iran, AFGHANISTAN, Pakistan, India. Uno sviluppo geografico caratterizzato dall’acme eruttivo e sismico estremo e in parte imprevedibile.

Il secondo aspetto, che ci avvicina immediatamente ai contenuti specifici dell’articolo di Gisella Peana, è quello che ci fa capire come non solo e in particolare le frontiere della Persia e oggi nuovamente dell’Afghanistan siano frontiere di contenuti o scambi di qualità nulli e di ininterrotti, cronici attriti fra modelli psicologici e culturali e in generale di vita pubblica fra le tenebrose chiusure politico-teocratiche e di stretta ossservanza sciite e sunnite da una parte e quelle di poplazioni in prevalenza islamiche aperte e operose in termini di interazioni sociali e osmosi dei contenuti psicologici e cuturali, grazie pure agli interscambi commerciali negli ambiti artistici e della moda. Ciò significa che profonde disvalenze comparative fra ‘modelli di vita’ atavici e imposti, passivamente o sotto violenza fatti propri, modelli esclusivisti, e modelli di vita dinamici assunti attraverso un certo grado di libera circolazione delle informazioni e dei contenuti culturali e, indubbiamente, commerciali e economici, vengono rimesse in gioco e rilanciate nel contesto dei rimescolamenti politico-religiosi e sociali, dopo la caduta di Kabul in mano ai talebani.

L’India, in assoluta prevalenza politeista e storica patria di moltitudini di forme di credenze religiose, dalla più sofisticate, elevate e solari sul piano filosofico alle più raccapriccianti, pur con tutte le sue gigantesce contraddizioni, è stata e continua a essere il primo punto di riferimento panasiatico delle ‘libertà’ di casta e sociali. Libertà’ su abbigliamenti, fogge, mode e tradizioni, in cui l’esuberanza incontenibile degli smaglianti colori delle vesti indigene femminili delle più diverse etnie coesiste con quelle delle più o meno monocromatiche, repressive e soffocanti islamiche e con quelle occidentali. A seguire, da diversi anni in qua, il ‘serbatoio’ etnico e religioso dell’Asia centrale, con l’Uzbekistan in posizione di rilievo, apre sempre più alla fluidità sociale e ai gusti e scelte individuali sul piano delle libertà di costume e espande i suoi rapporti non solo con i popoli europei, a cui guarda pure per altre prospettive di ulteriori avvicinamenti politici economici e sociali, ma a giro d’orizzonte con Paesi delle più diverse parti della Terra.

I nuovi fossati, che si sono aperti lungo i loro confini meridonali, presentano dunque un’ottima arma disarmata ma ben reattiva a pro della crescita e dell’autonomia culturale e sociale: gusto individuale, personale in fatto di arti e di moda. Esso – non l’esibizione del superfluo ma lo scanzonato gioco dello spirito con le cromie e con i mondi sia dell’imperitura sia dell’inarrestabile trasformzione della produzione simbolica – costituirà sempre di più uno dei deterrenti atti a contrastare e a respingere l’ottenebramento della ragione e la sottomissione al cieco fanatismo. Un deterrente, auguriamoci formidabile, di cui si serviranno, forse egregiamente, le cancellerie e le schermaglie fra pericolose proiezioni di potenza di partner poco graditi, tanto del contiguo Est rossogiallo che d’oltre Atlantico, e spirito d’indipendenza e di auspicata libera coesione con l’Europa,a buon pro della futura, grande EUFRASIA. – Domenico Cambareri

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Asia Centrale:

     definizione dell’Unione Sovietica

     definizione della Federazione Russa

     definizione dell’UNESCO

I confini geografici dell’Asia centrale sono stati soggetti nel tempo a varie definizioni, anche se l’accezione più diffusa rimane quella che include le cinque repubbliche ex-sovietiche, ora indipendenti:

La definizione ufficiale di Asia centrale data dall’Unione Sovietica limitava la regione a soli UzbekistanTurkmenistanTagikistan e Kirghizistan, senza includere il Kazakistan. La nuova definizione data dalla Federazione Russa include ora anche il Kazakistan.

L’UNESCO definisce invece i confini della regione in base a criteri storico-culturali includendo così anche altri Stati: la Mongolia, la Cina occidentale (incluso il Tibet), il nord-est dell’Iran, l’Afghanistan, parte della Russia e le parti settentrionali di India e Pakistan.[4]

L’Asia centrale ha una popolazione di circa 74 milioni di abitanti, con una densità di quasi 18 abitanti per km quadrato.[5] La zona più popolata è la valle del Ferghana, mentre le aree montuose e desertiche sono scarsamente o per nulla abitate.

Carta politica delle repubbliche dell’Asia centrale

NomeSuperficie
(km2)
Popolazione
(2019)
Capitale
(abitanti)
 Kazakistan2 724 90018 513 673Nur-Sultan (1 029 556 ab.)
 Kirghizistan198 5006 456 200Biškek (976 734 ab.)
 Tagikistan143 1009 321 018Dušanbe (778 500 ab.)
 Turkmenistan488 1005 942 089Aşgabat (860 000 ab.)
 Uzbekistan447 40033 580 350Tashkent (2 509 969 ab.)
Asia Centrale4 002 00073 813 330

RELAZIONI TRA L’UZBEKISTAN E L’ITALIA NELLA MODA E NEL DESIGN

NON PIU’ SOLO ARAZZI E MOSAICI CON FLORA E FAUNA, MA FOGGE DI VESTIRE PER DONNE E UOMINI

COME NELL’ANTICHITA’

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“L’Uzbekistan instaura importanti collaborazioni con l’Italia per la promozione e lo sviluppo della moda e del design uzbeko”

L’Uzbekistan sta attuando un notevole sviluppo nel settore della moda e del design. Oggi in Uzbekistan, sotto la guida del Presidente Shavkat Mirziyoyev, si stanno realizzando enormi riforme, come afferma il Presidente: “… il nostro Paese è in pieno cambiamento, si può dire che siamo nell’era del Terzo Rinascimento… ».

Il Governo dell’Uzbekistan ha attuato una serie di riforme in tutti i settori, compresa la cultura, l’arte e il design. In particolare, sono stati adottati i decreti presidenziali “Sulla strategia delle iniziative per l’ulteriore sviluppo dell’Uzbekistan”, “Sulle misure per l’ulteriore sviluppo e miglioramento della cultura e delle arti”, “Sull’approvazione della strategia di sviluppo innovativo dell’Uzbekistan per il 2019-2021”.

I suddetti decreti prestano particolare attenzione alle arti e al design. La promozione della moda e dell’arte sarà incrementata attraverso scambi culturali e didattici con le varie Accademie e Atenei di tutto il Mondo specializzati in questi settori in modo grazie al prestigioso Istituto Nazionale di Belle Arti e Design “Kamoliddin Bekhzod” (NIFAD), la principale Accademia dell’Uzbekistan di formazione professionale delle arti e del design con i docenti più qualificati nelle discipline della storia dell’arte, del design e della moda.

La maggior parte degli studenti che hanno studiato al NIFAD si stanno facendo conoscere con il loro lavoro creativo in tutto il mondo: Giappone, Malesia, Paesi Bassi, Germania, Italia, Turchia, Corea del Sud, Russia e molti altri Paesi.

L’Uzbekistan ha una cultura e tradizioni secolari nella moda e nel design. Durante il regno di Amir Temur (noto come Tamerlano in Occidente) e dello stato Temuride, una grande importanza era attribuita alla cultura dell’abbigliamento. L’ambasciatore spagnolo Ruj González de Clavijo, che visse nel palazzo di Amir Temur, scrisse il diario “Viaggio a Samarcanda”, in cui racconta che durante i suoi viaggi Amir Temur portò nel Paese abili artigiani che crearono splendidi abiti, oltre a tendaggi e altri complementi di arredo.

L’abbigliamento è fondamentale nella storia del popolo uzbeko, non rappresenta solo un indumento, ma anche la gloria dello stato, è l’espressione dell’orgoglio nazionale, incarna una storia secolare, antiche tradizioni e cultura popolare.

Negli ultimi anni il design è diventato una delle forme d’arte più popolari in Uzbekistan, ciò è dovuto allo sviluppo delle relazioni di mercato, alla crescita delle piccole e medie imprese, all’intensificazione delle relazioni internazionali e all’informatizzazione della società.

Anche in Italia, l’Uzbekistan ha voluto portare la sua cultura e le tradizioni secolari nella moda e nel design. In particolare, recentemente, sono stati stabiliti contatti diretti tra la famosa Scuola di Moda Polimoda di Firenze e il NIFAD. I due istituti stanno attualmente elaborando congiuntamente forme di cooperazione accademica nel campo della moda e del design.

Inoltre, la scorsa estate è stato firmato un Memorandum of Understanding tra l’Università Europea di Design (UED) di Pescara e il Tashkent Institute of Textile and Light Industry (Uzbekistan). Nel 2019 la delegazione UED ha preso parte alla Tashkent Fashion Week con una sfilata dell’esclusiva collezione donna del giovane designer italiano, laureato all’UED, David Di Iorio.

Oltre a ciò, l’Uzbekistan Textile and Garment Industry Association collabora con il Milan Fashion Center e partecipa regolarmente a mostre e sfilate al Mad Mood Milano.

Numerosi sono gli accordi di cooperazione tra Aziende e designer uzbeki e italiani, dove i fashion designer uzbeki hanno la possibilità di far conoscere le proprie creazioni ispirate ai modelli della loro tradizione, ricchi di ricami decorativi, tessuti con stampe floreali, dai colori tipici della nazione. Fonte principale di influenza creativa sono le ricche tradizioni nazionali del Paese, la bellezza della natura, gli antichi monumenti architettonici e la storia della madrepatria.

L’abbigliamento ha un importantissimo ruolo, oltre che economico, rispecchia la società in cui viviamo, cambia, muta, a seconda del periodo storico, e non possiamo ignorarlo, ogni governo ha il dovere di implementare lo sviluppo del settore della moda e del design e delle relative relazioni internazionali.

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Gisella Peana Ufficio Stampa e Pubbliche relazioni

e-mail: gisella.peana@gmail.com

Tel. 3391725324