La talassocrazia contemporanea della II G.M. Enrico Cernuschi: il conflitto mediterraneo

28 Marzo 2023 Fonte: Rivista Marittima Nota di Domenico Cambareri

La Rivista Marittima, nei numeri di ottobre e novembre 2022, ci presenta due nuovi contributi di Enrico Cernuschi, prolifico e acuto studioso delle dottrine e della storia militare navale e delle dirette premesse e implicazioni di natura politica, strategica e economica. I due tomi risultano allegati come supplementi alle Riviste dei due mesi.

Di Enrico Cernuschi, l’autore dei due tomi, non abbiamo affatto condiviso una sua importante tesi, sostenuta già da qualche anno, secondo cui l’avere avuto il nemico inglese geograficamente attaccato alla nostra costa (le isole italiane dell’arcipelago maltese), sarebbe ciò stato per noi un vantaggio e non uno svantaggio, giacché abbiamo allora avuto la reale possibilità di conoscere le sue mosse ben più da vicino in termini spaziali e temporali. E a sostegno della sua tesi aveva portato dei dati statistici ufficiali, atti a corroborare il suo arguire.

Non riteniamo qui opportuno aprire il perché invece riteniamo questo angolo interpretativo particolarmente non condivisibile e anzi pericoloso sul piano della visione teorica e della comprensione storica degli accadimenti di allora. L’importante è avere qui evidenziato questo aspetto sì da potere attirare l’attenzione degli studiosi d strategia e del mondo delle attività e storie belliche, con il beneaugurato fine di vederlo ripreso, ripensato, approfondito e dibattuto, pure da parte dell’autore, non concedendogli però sin d’ora la negazione che la nascosta clausola teorica e operativa della fruizione di archi spazio-temporali maggiori di preavviso e individuazione effettiva della minaccia costituisca fattore di maggior vantaggio, pure al fine di poter disporre di maggiori possibilità di margini di scelta e di manovra – valutazioni, decisioni, approntamento e adeguamento delle opzioni d’interdizione alla minaccia palesata – nell’allertamento operativo atto a estrinsecare la più adeguata risposta all”operazione dell’avversario palesatasi in essere. Senza mai dimenticare che, nello specifico degli avvenimenti a cui ci stiamo riferendo, per un non breve periodo di tempo le nostre forze armate, e la Marina in particolare, furono sprovviste del radar. Cosa che determinò tragici risutati sul campo delle battaglie navali e della non possibile individuazione degli aerosilitanti inglesi che attaccarono la base di Taranto. Certo, per dirla tutta in una così più che stringata sitensi, non minori inidenze negative ebbero tantola direttiva del capo del governo, con l’entrata in guerra, di mantenere una linea difensiva sul mare anziché cercare di sfruttare possibili iniziative da parte nostra, e l’alto comando operativo che accentrava sulle Super … centrali della capitale le decisioni, troncando di netto la decisone ultima della condotta delle battaglie, in particolare delle battaglie navali, che sarebbe dovuta spettare esclusivamente ai comandati in mare delle Divisioni e Squadre ingaggiate negli scontri con il nemico.

Detto questo, non possiamo non rivolgere all’autore la stima per l’impego nella ricerca storica navale che profonde da molti anni con fervida e intelligente passione. In particolare, sottolineiamo come egli affronti con il dovuto distacco richiesto allo storico, quindi con sobrietà e senso critico di oggettivizzazione delle vicende storiche che tende a comprendere e a ricostruire. E di come egli richiami nel corso dei suoi studi di ‘settore’, ‘specialistici’ altri autori italiani e stranieri che hanno profuso le loro migliori energie in questi studi, quasi per nulla conosciuti o del tutto sconosciuti da quanti cavalcano le scene dell’agone politico-parlamentare e di governo e ai tanti giornalisti che si buttano a capofitto su cose di cui spesso sconoscono quasi tutto, e si impregnano delle arrugginite vernici delle più diverse e demagogiche propagande partitiche.

Questo è anche il senso delle attività belliche aeronavali che opposero l’Italia alla maggiore potenza talassocratica dell’area trans-mediterranea, la nostra area di preminente e assoluta sicurezza della libera navigazione, dei liberi commerci, della preminente e vitale difesa, che nella denominazione attuale chiamiamo Mediterraneo allargato; maggiore potenza talassocratica e coloniale, il Regno Unito, che aveva rifiutato le nostre richieste di alleanza, a cui si aggiunse nella seconda parte del conflitto l’altra potenza talassocratica che già si affermava come potenza oceanica e economica planetaria incontrastata, gli Stati Uniti d’America, i SUA d’allora.

Domenico Cambareri

Nel numero di ottobre 2022, si segnalano in particolare gli articoli sulla “NATO rampante in un mondo diviso”, e “La NATO e il nuovo concetto strategico approvato a Madrid”, contenuti sui quai dissentiamo totalmenta dal momento in cui la NATO, in ossequio agli indirizzi politico-sìtrategici espansivi e aggressivi imposti dalla plutocraia statunitnese, ‘decise’ di dare senza motivo alcuno il via alla realizzazione delle nuove basi radar e di missili lungo il confine orentale, con la palese e falsissima scusante di dovere proteggere l’Europa dai …. missili nucleari iraniani. II FINE SPORCHSSIMO E GUERRANFONDAIO, INVECE ERA ED E’ UN ALTRO, DEL TUTTO PALESE: ABBANDONARE LA POLITICA DI FORTE AMICIZIA E DI COMMERCI CON LA RUSSIA, SBATTERLE IN FACCIA LA PORTA DELLA NATO E DEL G-8 E ESPELLERLA, AVVIARE LA SPIRALIZZAZIONE DEGLI ARMAMENTI NUCLEARI E CONVENZIONALI, LANCIARE LA STRATEGIA DELL’ACCERCHIAMENTO E DELLE SANZIONI, AL FNE DI SOFFOCARLA E DISGREGARLA O FARLA IMPLODERE. CONFLITTO RUSSO-UCRAN E TRAME PRECEDENTI E COLLEGATE LUNGO TUTTO L’ARCO DEI CONFINI RUSSI SONO LA PIENA CONFERMA DELLE FINALITA’ DI EGEMONIA PLANETARIA ASSOLUTA CHE VOGLIONO CONTINUARE A ESERCITARE I POTENTATI ECONOMICO-FINANZIARI-MILITARI US, SURGELANDO COSI’ OGI POSSIBILE INTEGRAZIONE TRA SOCIETA’ E ECONOMIA RUSSA E SOCIETA’ E ECONOMIE DEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA.

Sul numero di novembre, vi sono in primo piano gli articoli estremamente interessanti sulla “Geoeconomia del Mar Nero” e su “La questione degli stretti turchi dall’antichità a oggi”.