CONTRATTI PUBBLICI, CHE FESTA!

8 Gennaio 2009

Domenico Cambareri

(fonte: Parvapolis)

Contratti pubblici. Il governo se li scrive da solo. Ovvero se la suona e se la canta. Alla faccia del pemier che razzola bene e pratica male nella fiducia che accorda a ministri pasticcioni e bugiardi. Ma soprattutto alla faccia dei lavoratori dileggiati e derubati.

Finite le festività, è bene parlarne. Per il governo, la tornata contrattuale pubblica è già a buon fine. I contratti più importanti per la vastità della platea dei soggetti interessati sono stati chiusi fra novembre e dicembre. In silenzio. Con l’abulico assenso di sidacati fantasma. Il ruolo di automarginalizzazione e di pseudo-lotta della CGIL è inincidente e non fa assolutamente testo se non per dimostrare lo stato di coma profondo in cui versano i sindacati, per molti aspetti è da dire per fortuna, visto che queste organizzazioni hanno contribuito in misura notevole allo sfascio economico-sociale e generazionale del nostro popolo e alle storiche divaricazioni fra categorie protette e categorie e professioni sfruttate. Cosa che non mi stanco mai di scrivere e di ripetere.                                                                                                                       E’ davvero qualcosa di esilarante quanto è successo sotto ai nostri sprovveduti occhi. Due ministri che fanno e che disfano a piacimento. Tremonti come grande regista e Brunetta come piccolo Arcimboldo del proscenio. Le aperture, le promesse, gli impegni avanzati sono stati macinati in poche settimane e in pochi giorni. L’aumento reale teorico concesso  è stato meno della metà ( il 3,2% rispetto a quelli preventivati, che dovevano andare dal minimo 6% all’8%). Sono stati anche non rispettati, per quanto tutto nell’ottica della miseria, i parametri comparativi fra gli apicali ministeriali, i prof. delle superiori degli ultimi due gradoni e gli apicali delle aziende pubbliche non economiche ed economiche che non vengono avvicinati alla retribuzione dirigenziale. Altro discorso è valso e vale da dieci anni per i funzionari regionali, la cui ultima fascia, corrispondente all’ex nono ministeriale è addirittura nell’area dirigenziale dalla fine degli anni ’90. Ancora in tema di pseudo-perequazioni e di effettive sperequazioni, Tremonti e Brunetta si lasciano rifilare l’attuazione di un  concorso interno della Regione Lazio per funzionari a cui vengono ammessi centinaia di non laureati. Sempre la Regione Lazio, che pare che detenga il record assoluto di sperequazioni e nequizie, sembra pronta a rimpolpare il quadro dirigenziale, non paga dei misfatti di Storace e dei dirigenti sì e no diplomati. Inoltre, da ministero a ministero e da enti pubblici ad enti pubblici, è l’anarchia più completa nel riconoscimento delle tipologie di lauree dei relativi punteggi  e nell’annullare il valore della laurea quadriennale o vecchio corso di studi o “magistrale” rispetto all’inesistenza della triennale o a semplici anni di anzianità, come ancora una volta insegna  la Regione Lazio.                                                                                                                         Per i prof. ordinari delle superiori, poi, nessun ripristino dell’aggancio con l’ordinario universitario a tempo pieno nel rapporto al 55%  con al decimo anno il raggiungimento di quello che era il vecchio “parametro” dell’ordinario universitario al primo anno. Intanto, all’Università i docenti fra ordinari associati e ricercatori sono diventati un’enorme armata su cui c’è sempre meno da scommettere sulla qualità. Ma questo è nulla. Mentre Silvio invita gli italiani a non abbandonare le normali abitudini di vita e di spesa, per evitare crolli della domanda e accentuazione dei fenomeni correlati della recessione e della deflazione e dei licenziamenti, il duo Tremonti-Brunetta sforbicia con toni trionfali ogni recupero stipendiale. Furbescamente ma stupidamente gli fanno da sponda le dichiarazioni dei ministri Scaiola e Sacconi e del presidente dell’Eni Scaroni , secondo i quali gli italani nel 2009 guadagneranno almeno duemila euro, circa quattro vecchi milioni, dall’abbassamento del costo dell’energia. Essi dimenticano di precisare che questo non è un guadagno ma un parzialissimo recupero del drenaggio terribile a cui sono stati sottoposti da alcuni anni tutti i consumatori, e che il parziale rientro rimane comunque ampiamente al di sotto di quanto in realtà dovrebbe essere , a causa della forbice speculativa che esiste fra innalzamento e abbassamento dei prezzi alla pompa, cosa che porta non ad un automatico riallineamenti dei prezzi, ma a un reincameramento del risparmio in favore della catena dei petrolieri. Considerando poi il fatto che, giustamente, i costi dell’energia sono stati completamente depurati  dal calcolo del processo inflattivo ai fini dei recuperi stipendiali, si può ben comprendere la reale portata del ridimensionamento reale delle retribuzioni in questi ultimi venti anni circa. Inoltre, il duo Tremonti-Brunetta si è divertito con il giocare sul significato di inflazione programmata e di inflazione reale. Alla fine, in realtà, tra  bugie e mimetismi, essi hanno guadagnato due anni, un intero biennio contrattuale, con l’azzerare la questione – ossia, con il fare coincidere tutto con l’inflazione programmata, scusante anche la “crisi” dei mille volti e di mille utilizzazioni per sotterfugi e giochi di bilancio – e con il rinviare al 2010 l’attuazione del contratto triennale. Poi, con la dichiarata intenzione di volerlo applicare a partire dal 2012 in riferimento all’utilizzazione di parte dei risparmi nella Scuola e nella Pubblica amministrazione in atto da diversi anni per rinpinguare le normali cifre in biliancio, e non da utilizzarli subito, questi due sacripanti l’hanno fatta proprio grossa nell’accentuare con assoluata disinibizione e con freddo cinismo l’indifferenza verso il principio  etico-politico di ridurre quanto prima possibile le iniquità e le vessazioni retributive che si consumano da decenni . Due ministri  dai molteplici trascorsi politici che hanno approfittato delle particolari condizioni di giro di boa storico della politica italiana per ricollocarsi in tenuta prussiana e dimostrarsi onnipotenti, volendo andare ancora oltre nel richiamo storico, quasi a ricordare l’età d’oro di Richelieu e di Mazarino, di fronte ai quali non sono neppure le ombre delle loro scarpe. Due ministri che applicano per la prima volta un ferreo risparmio cartaceo e telematico e condensano in qualche paginetta contratti-burla che annullano a piacimento aspetti normati e adesso orbati come se nulla fosse. Quasi come diretta controreplica al premier e al suo invito ai cittadini a non cambiare modello di vita. Due ragionieri-economisti che anziché dar segno dell’umiltà dell’economia al servizio della politica applicano il more asinino, dimenticando che l’intellegibilità dei loro metodi e criteri deve risultare comprensibile agli uomini e non agli asini, i quali… senza ombra di dubbio li avrebbero già da tempo scalciati ben bene, fregandosene degli esempi non meno comici di Buridano, facendo smettere questi geni  d’intelligenza asinina di “cazzeggiare” fuori luogo e fuori tempo. Il fatto è che la perspicacia e la bravura politica e tecnico-economico-politica si vedono solo se, entro un quadro economico difficile quale è il nostro, aggravato dal contesto della recessione internazionale diventata ottimo escamotage, i responsabili della politica economica e di quella della retribuzione e dell’efficienza del ceto pubblico  riescono con i fatti a realizzare correttivi validi a pro dell’equità retributiva. Correttivi cioè capaci non di stemperare ma di porre termine in modo visibile alla vischiosità delle giungle retributive per dare definitivamente il giusto  e doveroso riconoscimento economico a professionalità e impieghi pubblici. Tutto il resto, ad iniziare dalla colorita e non rare volte balorda chiassosità “leghista” di Brunetta, o i pardon   inamidati e ovattati di Tremonti è men che aria fritta. Essi certo possono dire che i dipendenti pubblici hanno per la prima volta i soldi in tasca esattamente a metà durata del biennio contrattuale in corso e non mesi dopo o un anno dopo la sua scadenza, e che ciò costituisce un record. Ma è anche un record il fatto che questo è stato fatto dimezzando l’aumento retributivo,  che peserà sulle pensioni di quanti sono andati o andranno in quiescenza in questo biennio. Esso supera il blocco storico del 1991-1994 e quello di pochi anni successivo, avvenuto con D’Alema.  Ma Tremonti ha già governato cinque anni e oggi non può più permettersi di giocare con Brunetta nel rinviare ciò che sul piano della concretezza politica deve significare il giro di boa. Il giro di boa avvenuto sul piano elettorale per la seconda volta. Essi non possono essere i coccodrilli della sinistra nel bastimento del centrodestra e imporre ancora finti cambiamenti per nulla cambiare.  

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