Puglia informa: Marcello torna al Sud. Lo splendore della Terra lo illumina, da Capo Pachino alla Vetta d’Italia

11 Novembre 2014

Fonti: Museo Venanzo Crocetti – Roma, Il Giorno

Mino Mini

Gennaro Malgieri

IL SUD.

QUESTO E QUEST’ALTRO ANCORA.

NELLA MERVIGLIA E NEL TURBAMENTO

DELL’ANIMA

L’Associazione m.Arte ha realizzato lo scorso giovedì 6 novembre, nella sala polifunzionale del Museo Venanzo Crocetti in Roma, la presentazione dell’ultima fatica dell’amico MARCELLO VENEZIANI “ RITORNO AL SUD “ Ed. MONDADORI Hanno presentato l’opera l’arch. Mino Mini e la prof.ssa Simonetta Bartolini. all’Autore. Ha partecipato l’autore. Pubblichiamo qui le recensioni dell’ultimo libro di Marcello Veneziani scritte da Mino Mini e da Gennaro Malgieri.

marcello veneziani    

<< Il Sud è la strada di casa e il calore materno delle origini. Tornare a sud dà frutti quando si avvera e dà fiori quando non si avvera. I primi a volte sono dolci e a volte amari, i secondi si nutrono di nostalgia. Al Sud si va in vacanza o si rientra a casa, è l’aria aperta e i frutti appesi, la vita della natura e nella calura. Se il Nord guida il mondo, il Sud lo sorregge; è il suolo della vita, è il luogo della nascita, è la credenza dei ricordi. C’è sud nei tre quarti del pianeta e nei tre quarti del nostro Paese; il Sud esporta umanità. Anche ora che il Sud sprofonda e i ragazzi fuggono, c’è una forza di gravità o di attrazione che spinge verso sud anche chi non è nato a sud; c’è sempre un famigliare, un’origine, un ricordo, un richiamo che ti porta a scendere. Questo libro – che nasce dalla riscrittura e ampliamento di due precedenti opere, “Il segreto del viandante” e “Sud. Un viaggio civile e sentimentale” – è scandito in tre tempi, il passato, il presente e il ritorno a casa, e in tre toni, curioso, divertente e malinconico, più un ragionamento finale sui sentimenti per dedurre la geo-filosofia del Sud, il pensiero del ritorno. Il viaggio scorre attraverso le contrade del Meridione, i suoi punti cruciali, i suoi luoghi d’ombra e di luce. E per compagna di viaggio, madre e matrigna Il Sud è la strada di casa e il calore materno delle origini. Tornare a sud dà frutti quando si avvera e dà fiori quando non si avvera. I primi a volte sono dolci e a volte amari, i secondi si nutrono di nostalgia. Al Sud si va in vacanza o si rientra a casa, è l’aria aperta e i frutti appesi, la vita della natura e nella calura. Se il Nord guida il mondo, il Sud lo sorregge; è il suolo della vita, è il luogo della nascita, è la credenza dei ricordi. C’è sud nei tre quarti del pianeta e nei tre quarti del nostro Paese; il Sud esporta umanità. Anche ora che il Sud sprofonda e i ragazzi fuggono, c’è una forza di gravità o di attrazione che spinge verso sud anche chi non è nato a sud; c’è sempre un famigliare, un’origine, un ricordo, un richiamo che ti porta a scendere. Questo libro – che nasce dalla riscrittura e ampliamento di due precedenti opere, “Il segreto del viandante” e “Sud. Un viaggio civile e sentimentale” – è scandito in tre tempi, il passato, il presente e il ritorno a casa, e in tre toni, curioso, divertente e malinconico, più un ragionamento finale sui sentimenti per dedurre la geo-filosofia del Sud, il pensiero del ritorno. Il viaggio scorre attraverso le contrade del Meridione, i suoi punti cruciali, i suoi luoghi d’ombra e di luce. E per compagna di viaggio, madre e matrigna, la nostalgia, che muta l’amaro in amore di ciò che si è perduto. >>
 

 

RITORNO AL SUD

 

Premessa
       E’ stato detto : allorché un autore licenzia un libro, lo stesso non gli appartiene più. Fra il libro ed il lettore-fruitore si instaura un rapporto caratterizzato dalla capacità di quest’ultimo di interpretare ciò che legge e di capire la personalità e l’intenzionalità di chi scrive.
         Messa così il Veneziani che emerge dalla presentazione dell’estensore di questa presentazione è uno dei tanti Veneziani che nascono dal rapporto che lo stesso, inconsapevolmente, instaura con i suoi lettori. Da qui l’interpretazione del libro con la figura dell’autore come lo vede questo recensore.
         Tanto più per un libro come questo. Lo stesso autore lo definisce “strano” trattandosi, tecnicamente parlando, di una composizione  di parti tratte da libri precedenti con qualche integrazione di nuova concezione nata per riprendere un tema – “il ritorno” – diffusamente trattato da Veneziani per vent’anni: da Itaca o del ritorno del 1994 passando per Il Segreto del Viandante del 2003 , e Sud del 2009 fino al presente Ritorno al Sud del 2014.
         Una sorta di libro-collage quindi ? No, perché a legare i diversi brani Veneziani, nell’introduzione, dice: << Dopo valanghe d’istigazioni a liberare il Sud dai suoi incantesimi per adeguarlo alla nordica modernità, all’etica protestante e alla norma, lasciate che qualcuno vi insinui il dubbio opposto: che la risorsa segreta del Sud sia reincantarsi, sulle tracce di Pitagora e delle Sirene, di Vico e del pensiero forte del Meridione, il Sud arcaico e poderoso delle origini, greco e dionisiaco, venato d’Oriente e venuto dalla terra, dal mare, perfino il Sud magico e superstizioso…>> e più oltre rivela : << L’ardimento della scommessa, il suo lato più impervio, ma anche più creativo, è pensarlo con gli occhi del presente, tradurlo nella sensibilità di oggi correlarlo alla tecnologia di cui disponiamo.>>
Da qui il quesito:
1. Cosa significa “il ritorno” .
         Dice Veneziani. <<Senza un’origine a cui fare ritorno e di cui dar conto, sorge l’uomo provvisorio, relativo, occasionale.>> [E ribadisce più oltre] << Vivere è tornare >>
         Il ritorno è un immergersi nel flusso del tempo reale . Non quello degli orologi, il tempo tecnico del Nord [ il “Tempus mortuum” di F.G. Jünger], ma il tempo autentico del Sud, quello della natura.
         Il ritorno è un cosmicizzarsi.
         Dice Veneziani. << Ho l’idea del Sud come una grande madre “magna mater”, madre di Dio, matrice del mondo. Mi piace pensare al Sud come al luogo d’origine dell’umanità. Se l’Italia è la nostra patria, il Sud è la nostra matria.>>
         In questa visione il ritorno assume il carattere del “regressus ad uterum” ovvero di ritorno nel grembo della nostra matria per ritrovarvi l‘archetipo, l’uomo originario, primitivo e primordiale, arcaico e poderoso, pre-istorico, ma al tempo stesso post-storico ovvero l’uomo del futuro. Sempre che ci si spinga oltre il muro del tempo.[ La vittoria premio per l’ “ardimento della scommessa”].
         Ma occorre intendersi: il ritorno, come ogni aspetto dell’esistenza, si esplica alle diverse dimensioni o scale. Vi è la scala individuale che, nella massima estensione, non va più in là della vita umana; vi è la scala cosmica che è fuori del tempo dell’individuo, ma rientra nel tempo del rapporto uomo-natura dove l’esistenza è processo e non sommatoria di vite individuali e/o soggettive. In quest’ultima dimensione si realizza l’estaticità ovvero la condizione di compresenza di passato, presente e futuro e quindi di oltrepassamento della barriera del tempo, ma è altresì la dimensione entro la quale l’uomo crea la storia che, secondo Vico essendo una creazione fatta dall’uomo rientra nel “verum ipsum factum” ( vero perché fatto dallo stesso ) e quindi nel campo della ragione e del vero oltre che del reale. Qui stava e sta il superamento dell’illuminismo. Un superamento che gli equivoci di interpretazione del pensiero moderno hanno, sin qui, impedito si verificasse, ma che è latente nello spirito del sud in attesa che qualcuno lo traduca in atto. Al sud – dice Veneziani – riposa l’essere.
Il Poema del ritorno
         Si possono rintracciare altre chiavi di lettura che abbracciano la dimensione individuale dell’autore: ad esempio quella proustiana della “Ricerca del tempo perduto” dove la funzione della madeleine, che innescava la memoria di Proust all’atto della degustazione, in Veneziani viene assolta dal fico fiorone e dal pane ; oppure quella che più piace a questo recensore del “poema del ritorno” – l’Odissea – che nel Ritorno al Sud l’Ulisse-Veneziani di vent’anni addietro impersona metaforicamente.
         Veneziani torna a sud e, complice il rovesciamento di un autocarro , abbandona l’astrazione dell’autostrada – impermeabile al territorio – e affronta la realtà di un viaggio nell’interno ripercorrendo antichi tracciati e scoprendo il degrado del mondo della sua giovinezza. Antichi paesi vissuti per secoli abbandonati dai loro abitanti, la condizione miserevole del paesaggio, la categoria dello spirito in cui si incarnava il sud, distrutto da inqualificabili costruzioni speculative e/o individuali, la Cafon Valley – come lui la chiama l’abbrutimento dovuto alla bellezza ,l’ingiustizia (soprattutto nel senso di ADIKIA = discordia, disconnessione, travalicamento dei limiti che definiscono la finitezza). Come il proprio omologo – l’Ulisse omerico – non riconosce la propria terra e come lui deve attendere conferma da un familiare: Eumeo per l’eroe omerico, i propri congiunti richiamati alla memoria per Veneziani. Richiama un ordine ideale anteriore, ricorre al Mito di un sud archetipico – quello di Pitagora, delle Sirene, di Vico – e al sud più vicino della sua giovinezza. Novello Ulisse sfuggito alle lusinghe dell’oblio – i lotofagi – all’attrazione del libitum -Circe – alla promessa di immortalità implicita nella notorietà – Calipso – immagina un futuro da conquistare come un’impresa apportatrice di giustizia , riparatrice di torti, riscatto da una condizione miserevole. In altre parole, come restaurazione di un ordine ideale anteriore ( la DIKE che si oppone all’ADIKIA ) già caratterizzante l’archetipo pensandolo – come detto più addietro – << … con gli occhi del presente, tradurlo nella sensibilità di oggi, correlarlo alla tecnologia di cui disponiamo >>. Ritorno al Sud ,il ” poema del ritorno” va, quindi letto come il conflitto, sul piano intellettuale, di Veneziani-Ulisse contro i Proci della modernità armato, se si può dire così, di un nuovo linguaggio per “misurare” la realtà: la geo-filosofia.
Qui non è chiaro a quale geofilosofia Veneziani si riferisca. Quella di Cacciari con il trattino o quella di Luisa Bonesio, Caterina Resta e Marcella Schmidt di Friedberg senza trattino? O forse quella di Gilles Deleuze e Felix Guattari ,Geofilosofia. Il progetto nomade e la geografia dei saperi?
         Chiudiamo invitando chi ci ascolta alla lettura di questo libro dove ognuno potrà trovare una propria chiave di lettura tanto è ricca la materia del ritorno. <<Perché – dice Veneziani – il mondo possiamo vederlo solo dalla nostra feritoia. E quell’intima personale vicenda può essere la minuta metafora di un maggiore destino, il simbolo esile dell’umana avventura che gira intorno alla sua origine e torna, e vorrebbe tornare, ed eternamente ritorna >>.

IL LIBRO DE IL GIORNO DI GENNARO MALGIERI Il “Ritorno al Sud” è la strada di casa

Non c’è nostalgia, ma riconquista in questo “Ritorno al Sud” di Marcello Veneziani

di Gennaro Malgieri

Milano, 29 agosto 2014 – Non c’è nostalgia, ma riconquista in questo “Ritorno al Sud” di Marcello Veneziani. Un libro che condensa due precedenti opere dell’autore (“Il segreto del viandante” e “Sud. Un viaggio sentimentale”), ampliate e dunque riscritte, nel quale il passato ed il presente del Mezzogiorno s’intrecciano in una sorta di danza intorno al destino di una terra e di un popolo. E qual è questo destino? Quello di perpetuarsi come “una grande madre”, dalla quale tutto ha origine e nel cui grembo, se anche non lo si vuole, prima o poi si deve tornare. Il Sud è la strada di casa, dice Veneziani, ed il viaggio nelle sue contrade, nei suoi borghi, nelle sue città, nei sogni che ha alimentato ha il significato di una esplorazione nella memoria unita allo stimolo di ricomprendere nei suoi odori, nei suoi paesaggi, nei contorni vari eppure somiglianti che ne fanno una regione ineguale e non paragonabile a nessun’altra, dalla quale chi ci è nato non può prescinderne. Il Sud, insomma, è una specie di seconda pelle che ti porti addosso sempre ed è inutile immaginare di potertene disfare. Ed è per questo che i racconti di vita meridionale che Veneziani propone sono paradigmatici di un’umanità che se da quelle parti si va disperdendo, paradossalmente viene recuperata quanto più se ne sta lontani.
Così è più facile essere “sudisti” risiedendo al Nord che vivendo il Sud nelle sue pieghe, spesso amare, e lasciandosi abbacinare da illusorie promesse ben oltre i suoi confini. Ma quali sono poi questi confini? Dalle pagine di “Ritorno al Sud” non è difficile scorgerli: sono spirituali, emozionali, passionali, esistenziali. Li si deve cercare dentro se stessi e non al di fuori, magari approfittando della breve vacanza in un mondo quasi “esotico”. “C’è una geografia poetica”, dice Veneziani ricordando Vico, che connota il Sud; e c’è dunque anche un “pensiero mediterraneo o meridiano”. Insomma, l’uomo del Sud non è invenzione della Cassa del Mezzogiorno, ma di una cultura ancestrale, profonda, radicata, di una visione del mondo e della vita.Ed in questa visione s’immerge Veneziani conducendo per mano il lettore che vuole penetrare nelle viscere di una fetta d’Europa protesa nel Mediterraneo dal quale ha tratto l’energia per creare una sorta di “nazione” molto particolare fatta con gli elementi che il Grande Mare ha sospinto nel corso dei millenni sulle sue coste. C’è poesia e filosofia in questo libro; ma anche ricordi e sentimenti accompagnati da una sottile volontà dell’autore di annullarsi nel suo Sud come particella di un universo dal quale non intende distaccarsi. È il suo progetto per l’eternità? Può darsi. Da uomo del Sud non posso che condividerlo avendo cominciato da tempo il mio viaggio di ritorno.
Marcello Veneziani, Ritorno al Sud, Mondadori. 

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