Adriano Tilgher e Avanguardia Nazionale: la nostra giovinezza, le nostre idee e le squallide trame

11 Maggio 2025 Fonti: Il Sovranista, Facebook, Passaggio al bosco

Complotti di Stato, Avanguardia Nazionale tra storie e processi. Il libro di Tilgher

Adriano Tilgher

6 maggio alle ore 18:33  · 

La prima presentazione del libro, da me scritto, “Complotti di Stato: Avanguardia Nazionale tra Storia e processi” si terrà a Roma giovedì 15 maggio all’Antico Casale La Carovana in viale di Vigna Pia 33, alle ore 17.

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25 Aprile 2025

Complotti di Stato, Avanguardia Nazionale tra storia e processi è il nuovo libro di Adriano Tilgher, edito da Passaggi al Bosco al costo di 20 euro.

Su Avanguardia Nazionale ho già letto diversi libri come La Lotta politica di Avanguardia Nazionale, Per la Lega Nazional Popolare oltre che l’Aquila ed il Condor, memorie di un militante politico per cui della storia di questo movimento, del suo leader Stefano Delle Chiaie e dei processi sono abbastanza edotto, anche in virtù del ruolo da moderatore o da intervistatore di Delle Chiaie in diverse pubbliche occasioni.

Un libro, Complotti di Stato, di cui consiglio una attenta ed approfondita lettura, sin dalla prefazione, a cura di Roberto Pecchioli. Quasi 500 pagine, lette durante le feste pasquali, nelle quali si narra la cronaca di una persecuzione giudiziaria senza precedenti, condotta con qualsiasi mezzo, per eliminare un nemico scomodo.

Due decenni di processi contro Avanguardia Nazionale e contro l’autore, spesso e volentieri, con accuse gravi, infamanti, costruite in modo sistematico al fine di impedire la scarcerazione per decorrenza dei termini.

Le accuse, rivelatesi infondate, si sono concluse, dopo anni,  con assoluzioni piene.  Ma secondo l’autore c’era ben altro. Una vera e propria operazione di depistaggio organizzata dai “servizi” con la complicità di una parte della magistratura, della stampa nazionale e dei partiti politici ed anche di un settore del variegato mondo “neofascista” dell’epoca. D’altronde, oltre 30 anni fa, alcuni militanti della destra missina mi parlarono di Adriano Tilgher come una di una figura politica davvero controversa, come quella del provocatore e dell’infiltrato per eccellenza, al soldo dei servizi segreti, ma erano chiacchiere da bar, di chi voleva darsi un tonto. Chiacchiere di chi magari mai ha conosciuto Tilgher ma ne parlava cosi, tanto per dare aria alla bocca.

Una strategia spietata, secondo l’autore, atta a creare falsi pentiti e anche falsi militanti di An, costruire prove inesistenti e mettere in scena una realtà deformata per un unico scopo: eliminare fisicamente alcuni membri di Avanguardia Nazionale, attribuire loro crimini orrendi e chiudere ogni possibilità di difesa. Perché ai morti, in Italia, non si possono fare processi. Ma il piano non è andato come previsto. Alcuni sono sopravvissuti, hanno lottato e hanno vinto. Questa è la verità che non volevano far emergere, raccontata con i documenti alla mano.

…. Nonostante tutto, uno dei tanti grandi e piccoli traditori ‘fascistoni’, il traditore di “Spunta il sole e canta il gallo / o Mussolini monta a cavallo… “, Curzio Malaparte… (Domenico Cambareri):

Adriano Tilgher

24 aprile alle ore 16:52  · 

25 aprile 1945: per non dimenticare.

” I ragazzi seduti sui gradini di S. Maria Novella, la piccola folla di curiosi raccolta intorno all’obelisco, l’ufficiale partigiano a cavalcioni dello sgabello ai piedi della scalinata della chiesa, coi gomiti appoggiati sul tavolino di ferro preso a qualche caffè della piazza, la squadra di giovani partigiani della divisione comunista “ Potente “, armati di mitra e allineati sul sagrato davanti ai cadaveri distesi alla rinfusa l’uno sull’altro, parevano dipinti da Masaccio nell’intonaco dell’aria grigia. Illuminati a picco dalla luce di gesso sporco che cadeva dal cielo nuvoloso, tutti tacevano, immoti, il viso rivolto tutti dalla stessa parte. Un filo di sangue colava giù per gli scalini di marmo.

I fascisti seduti sulla gradinata della chiesa erano ragazzi di quindici o sedici anni, dai capelli liberi sulla fronte alta, gli occhi neri e vivi nel lungo volto pallido. Il più giovane, vestito di una maglia nera e di un paio di calzoni corti, che gli lasciavano nude le gambe dagli stinchi magri, era quasi un bambino.

C’era anche una ragazza fra loro: giovanissima, nera d’occhi, e dai capelli, sciolti sulle spalle, di quel biondo scuro che s’incontra spesso in Toscana fra le donne del popolo, sedeva col viso riverso, mirando le nuvole d’estate sui tetti di Firenze lustri di pioggia, quel cielo pesante e gessoso, e qua e là screpolato, simile ai cieli del Masaccio negli affreschi del Carmine.

Quando avemmo udito gli spari, eravamo a metà via della Scala, presso gli Orti Oricellari. Sboccati sulla piazza, eravamo andati a fermarci ai piedi della gradinata di Santa Maria Novella, alle spalle dell’ufficiale partigiano seduto davanti al tavolino di ferro.

Al cigolio dei freni delle due jeep, l’ufficiale non si mosse, non si voltò. Ma dopo un istante tese il dito verso uno di quei ragazzi, e disse:

– Tocca a te. Come ti chiami?

– Oggi tocca a me – disse il ragazzo alzandosi – ma un giorno o l’altro toccherà a lei.

– Come ti chiami ?

– Mi chiamo come mi pare…

– O che gli rispondi a fare a quel muso di bischero, gli disse un suo compagno seduto accanto a lui.

– Gli rispondo per insegnargli l’educazione, a quel coso – rispose il ragazzo, asciugandosi col dorso della mano la fronte madida di sudore. Era pallido, e gli tremavano le labbra. Ma rideva, con aria spavalda guardando fisso l’ufficiale partigiano.

A un tratto i ragazzi presero a parlar fra loro ridendo.

Parlavano con l’accento popolano di San Frediano, di Santa Croce, di Palazzolo.

L’ufficiale partigiano alzò la testa e disse:

– Fa presto. Non mi far perdere tempo. Tocca a te.

– Se gli è per non farle perdere tempo – disse il ragazzo con voce di scherno – mi sbrigo subito –

E scavalcati i compagni andò a mettersi davanti ai partigiani armati di mitra, accanto al mucchio di cadaveri, proprio in mezzo alla pozza di sangue che si allargava sul pavimento di marmo del sagrato.

– Bada di non sporcarti le scarpe ! – gli gridò uno dei suoi compagni, e tutti si misero a ridere.

– Jack e io saltammo giù dalla jeep.

– Stop! – urlò Jack.

Ma in quell’istante il ragazzo gridò: – Viva Mussolini ! – e cadde crivellato di colpi .”

da “La Pelle” di Curzio Malaparte