10 Febbraio 2025 Autore: Domenico Cambareri
Come esorcizzare ed espungere la perversa immanenza divina e la metastoria della follia biblica e del sionismo ancor più folle?
Visto che negli USA è in vigore la pena di morte, diciamo: in onore dei futuri impiccati Biden,Trump, Netanyhau e compari.
Nota preliminare: l’articolo presenta diverse chiavi di lettura, non confliggenti in quanto da riportare agli specifici piani e riferimenti argomentativi e disciplinari. L’accordo si ritrova nelle comuni finalità e nelle valutazioni e contenuti assertivi che ne conseguono.
Elementi fondativi e paradigmi delle realtà istituzionali e storiche, da quelle più semplici a quelle più complesse, sono stati innanzitutto quelli etnici.
Abbiamo giustamente un bel parlare delle comuni origini umane, grazie allo sviluppo delle ricerche scientifiche, e di come questa acquisizione tronchi alla base ogni tentativo di classificazione gerarchica razzista.
Allo stesso tempo, le molteplici, sterminate evoluzioni storiche indicano come gli incessanti decorsi temporali siano stati contraddistinti da cambiamenti e diversità dei nuclei di aggregazioni originarie e delle popolazioni, di cui si occupano i tanti rami dell’antropologia e della storia. In essi, risalta quasi sempre come pietra fondativa d’ identità di appartenenza e la solidarietà etnica e di quanto vi risulta connesso ed esplicato o meno, ad iniziare dal linguaggio.
Siamo, proveniamo tutti dallo stesso patrimonio genetico originario. Il decorso dei tempi, gli archi storici di cui conosciamo men del minimo, ci hanno dispersi, suddivisi, differenziati. Ormai pure in filosofia e in teologia è acquisita l’dea, documentata da un’enorme messe di rinvenimenti, dell’avvenuta esistenza di diverse umanità avvicendatesi nel corso dei grandissimi cicli preistorici. Il dato etnico e i popoli nel proscenio delle loro vicissitudini sono come le più importanti e persistenti ‘onde lunghe’, volendo usare la pastica e felicissima espressione di Fernand Braudel.
Elemento palpitante intrinsecamente e variamente connesso al dato etnico di una tribù, di un insieme di tribù legate da comune origini, di organizzazioni alleate o integrate via via più ampie ed etnicamente solidali quanto pure aperte ai primi approcci intertribali, interetnici, è stato il ‘mos’. Cioè, l’insieme di costumanze, rituali calendariali e di eventi come scandire le fasi di crescita, malattia e guarigione, caccia, guerra, simboli etc. In una ulteriore e più accresciuta e articolata organizzazione sociale tribale, possiamo iniziare ad utilizzare il termine ‘religio’, con tutto quello che oggi ad esso attribuiamo. Qui, a questo punto, possiamo dire che non è esistito e non esiste un aggregato umano, una tribù, un popolo che sia stato privo di mos e di religio.
Il ruolo e l’importanza dirompente e/o ricreatrice che può assumere il fattore religioso è stato ed è davanti agli occhi di tutti. Nella storia contemporanea di metà ‘900, basti pensare alla scissione del popolo indiano in due distinti popoli e Stati, causato dagli estremismi religiosi di parti delle élite, con ben spregiudicatezza pilotati dai colonialisti inglesi.
Possiamo ribadire dunque che il dato etnico è da considerare di norma fondativo di ciò che vi si trova necessariamente connesso e che lo’materia’: territorio, Nazione e Stato. Con le chiare determinazioni dei contenuti normativi esclusivi e di quelli valoriali di libertà, indipendenza, sovranità. In presenza di realtà sociopolitiche complesse come gli imperi o certe monarchie, queste definizioni e realtà possono essere state variamente sfaccettate e compresse, senza che mai possa essere stato azzerato il dato etnico, salvo l’estremo caso delle deportazioni delle popolazioni di alcune città e territori circoscritti.
In base a quanto qui succintamente abbiamo premesso, il dato esplosivo quanto sordido e folle della politica della Casa Bianca, in modo dirompente di Biden e adesso di Trump, è quello di volere misconoscere l’esistenza di un popolo o, meglio, di volerlo annientare come realtà palpitante, vivente e storica e privarlo della propria terra, della propria Patria.
Popolo la cui sorte così, nelle loro volontà ed in quelle del pari crudelissime dei sionisti, sarebbe da parificare a quella degli indigeni delle praterie nordamericane, sterminate dai ‘usani’ nel corso dell’800.
Terra, Patria da dare con la prepotente, cieca violenza, in funzione dei propri scopi di egemonia politica economica e militare ad un altro ‘popolo’.
Con quale diritto violare, conculcare il diritto più elementare e universale dei popoli?
Dispossessare, sradicare, alienare e imporre con mostruosa coercizione ammannata di rivoltanti artifici la cacciata del popolo palestinese.
A vantaggio di un altro, per di più, presunto popolo: quello sionista, costituito da un cumulo di apporti etnici diversissimi provenienti in assoluta prevalenza da razze, popoli e nazioni euroasiatiche. Mix etnico accomunato (da diversi o alcuni secoli) da una fede religiosa radicalmente allogena ed estranea alle loro tradizioni e culti.
Fede religiosa di un falso popolo antisemita. Fede per di più considerata da gran parte dei più qualificati esponenti delle comunità abramitiche giudee (volendo utilizzare un particolare quanto adatto e al tempo stesso pericoloso termine della storia cristiana) totalmente anti messianica, eretica, caparbiamente intrisa di esplicita rivendicazione d’inventati suprematismo ed esclusivismo ‘etnico-religioso’ (non ci stiamo inventando nulla: parole sanguinarie scritte nella loro ‘democratica’ costituzione, in cui non si consentono sposalizi fre ‘ebrei’ e ‘non ebrei’, e nei documenti relitivi alla ‘normalizzazione’ di ‘ebrei impuri’ attraverso appositi riti di purificazione) nei confronti dei palestinesi e di tutti i popoli,
non ultimi i discendenti dei ‘romani’ rispetto ai quali le deliranti ‘cerimonie segrete’ di esaltati propugnatori si esprimono crudamente nel volere portare a compimento l’agognata bimillenaria vendetta zelota.
Questo pseudo popolo rivendica in via esclusiva ed assoluta la Palestina per una particolare forma di ‘eredità’. Quale? Quella del racconto abramitico: l’avere questi ricevuto la Palestina (l’antica Canaan) direttamente da Dio inteso in senso letteralmente immanente: temporale e storico secondo la scansione delle vicende umane.
Formulazione e pretesa deliranti, manicomiali, sia nelle retrospettive storiche occidentali sia alla luce delle realtà storiche e odierne delle filosofie politiche dell’Europa moderna e contemporanea, delle vigenti peculiarità delle istituzioni nazionali e internazionali e dei diritti che esse esprimono, che sono diventati fari di civiltà per l’intera umanità.
Com questa rivendicazione per pretesa ricezione del ‘diritto divino’ tramite l’accesso alla fede abramita-giudea sionista, hic et nunc, senza appartenenza al ceppo etnico, i sionisti (non i primi, chissà se forse solo in apparenza, che si proclamavano atei, ateo-materialisti, agnostici professi: con la ricezione di tali affermazioni, il quadro, a danno delle matte pretese sioniste, non può che ridicolmente quanto esasperatamente accentuarsi) proclamano un’apodissi. Un’indimostrata (e indimostrabile) verità intesa come qualcosa di sovratemporale che irrompe nella storia del pianeta Terra e dei popoli e, magicamente, in quanto principio divino unico ed esclusivo, attribuisce ad Abramo e ai suoi fedeli peregrinanti la proprietà esclusiva e perpetua di un territorio dove risiedono e vivono altre genti.
(Non vogliamo complicare le delineazioni essenziali del quadro d’insieme, ma non si può mettere a tacere che all’interno di questa apparente costruzione dogmatica e monolitica esistono posizioni abissalmente differenti, come quella sostenuta con noncuranza da da Yitzhtak Shamir – un ex primo ministro – in un suo libello, che affermava che in ‘Israele’ già prima dell’arrivo dall’Oriente di Abramo esisteva l’originario culto monoteista.)
Ulteriore particolare non da poco: per le comunità israelitiche, questo rapporto esclusivo extratemporale fra Dio e loro si è interrotto per colpe, peccati commessi. Esso sarà ripristinato in un futuro indefinibile di cui bisogna attendere solo l’evento, di cui essi possono facilitare la venuta con una condotta cerimonialmente giusta e pia. Evento che è la venuta del Messia. Da qui, le storie vere sulle piccole comunità di ‘ebrei erranti’ sparsi di qua e di là, che rappresentano la più cruda denuncia delle sordide e folli falsità dei sionisti e della loro ideolgia.
Si capisce benissimo che questo contesto ‘fondativo’ biblico (ebraico, e nel senso di sviluppo e filiazione e articolazione cronologica, con fratture, del fideismo: cristiano e musulmano, con le loro rimarchevoli diversità) può essere accettato solo sul piano della fede, ossia della potente categoria psicologica del tutto a-razionale, con esplicito verso e marchio di ‘irrazionale’.
Questa ‘fede’, cioè questa ricezione, adesione, accettazione di ‘verità’ è ricevuta secondo una linea di tradizione familiare, etnica o statuale (ad esempio, da Teodosio a Giustiniano nell’Impero Romano), o altrimenti secondo un’adesione individuale ‘interiore’, pura e semplice, spontanea e virginea, illibata nella sua irruzione, o indotta anche inconsapevolmente tramite molteplici vie. Essa, questa ‘fede’ e le fedi in generale, è perciò qualcosa al tempo stesso men che puerile, men che prosaica e rozza in termini di crescita psicologica e razionale. Definizione generale valida ma non esaustiva, perché dei meandri della fede, delle fedi possono condurre ad ambiti più che complessi, in verità, che nei loro aspetti più qualificanti e problematici concernono la psicologia del profondo, le strutture archetipali e il metafenomenico. Non già la fanatica rivendicazione di una terra da parte di fole di folle invasate.
La fede abramitica, giudea, nel nocciolo della ‘terra promessa’, è stata ed è fede tribale e poi individuale e collettiva che impone di vivere immersi in toto in un immaginario di un leggendario ‘sconsiderato’ difficilmente traducibile o totalmente intraducibile sul piano della comprensione storica. Essa impone – soprattutto – il totale collasso dell’attività razionale dell’uomo e l’ebbra esaltazione di creduli e semplicioni.
Fede che così straripa nelle credulità dei semplici, vero strumento di potere delle caste sacerdotali. A meno che essa non voglia lucidamente percorrere la via, proprio secondo un sentiero particolarissimo della parte profonda ed esoterica del giudaismo, quale è quella dell’incrociare i ‘lumi della ragione’.
Nel quadro odierno generale dell’assurda tragedia palestinese, un elemento di esplosiva dissonanza e contraddizione è presente all’interno delle varie comunità cristiane, innanzitutto a partire dalle tantissime e minoritarie evangeliche e da quella calvinista e da codardi e ottusi gruppi o singoli individui, spregevoli cattolici collaborazionisti, scagnozzi e scherani dei criminali sionisti, specie se ricoprono cariche pubbliche.
Esso è costituito dalla dissennatezza del non proteggere il diritto dei popoli e del parteggiare a pro degli abietti invasati sionisti, con conclamata evidenza della scandalosa e inaccettabile linea adottata dal governo italiano in carica e dai partiti che ne condividono scelta e condotta. Il perché?
E’ presto detto ed è, in termini di semplice argomentare con ragionevolezza quanto secondo i ragionamenti guidati sia dalla storia delle religioni che dalla fede, il fatto che essi, gli abietti, preferiscono servire gli esaltatori estremi e spuri di coloro che crocifissero il loro Gesù detto il Nazareno, il Salvatore secondo il modello mitraico, il Cristo, anziché difendere il popolo perseguitato, quello palestinese, in prevalenza musulmano (ma in cui convivevano e convivono pacificamente le minoranze israelite e delle chiese cristiane).
Non rilevate nulla su quanto qui scriviamo? O dimenticate che per i musulmani Gesù è stato ed è l’ultimo profeta prima di Maometto e non un impostore, e che essi praticano, possono praticare il rispetto della madre di questo profeta?
Non rilevate la scabrosa ignoranza degli ottusi, sanguinari, crudelissimi tangheri della Casa Bianca e del governo italiano, il quale ultimo vuole ‘riportare’ nelle scuole la falsa ‘radice’ biblica?
Premesso che nelle scuole italiane questo ambito è da sempre, sin dal Concordato, ambito culturale e d’insegnamento proprio al docente di Religione, radici cristiani, bibliche?
Quale sciocchezza è mai questa: contrabbandare il significato di ‘radici’ con sostrato e con mero strato aggiunto?
Dimenticando che la Bibbia è un accrocco di farneticazioni, falsi, profetismi ‘professionali’ di corte e non (in prevalenza patologici?), storie parzialmente raccontate, imprestiti e copiature, silloge eterogenea di testi di altri popoli, maniacale esaltazione di un esclusivismo etnico-religioso da parte di insaziabili soggetti affetti da ossessioni e paranoia, che hanno lastricato la storia della loro etnia, prima vera vittima, di sopraffazioni e massacri?
Non rilevate l’assurdo e idiotissimo ‘rilancio’ non ludico da parte di politicanti azzeccagarbugli – miseri di cultura e ricchi fesso fideismo – di quel testo e non già, e non già, e non già del Vangelo?
Testo, questo, che presenta pur esso una sequela di molteplici problemi ‘specialistici’ e fideistici, ma in cui si respira un’aria diversa e si libra un messaggio ‘esegetico’ delle profezie non sempre collimante con l’eterogenea summa biblica e, soprattutto, un messaggio etico e spirituale non di meno per nulla collimante con l’accrocco idolatrato,
mentre ancora gli archeologi sono alla ricerca di una pur minima traccia, anche indiretta, di Abramo nei castelli e palazzi assiri?
Traccia forse dispersa fra le steppe e i monti delle tribù nomadi, forse non assire, non yazide, non babilonesi, non iraniche o forse di qualche tribù delle molteplici scite, a cui possibilmente sarebbe appartenuto il leggendario Abramo prediletto da Dio e fondatore di terre promesse e di invasamenti perniciosi?
Terre e invasamenti d’immanente, violenta irruzione divina che hanno assunto la caratteristica di una metastoria della follia religiosa e di misfatti delittuosi perpetrati da migliaia e migliaia di ‘sante generazioni di fedeli’ rese al contempo diavolesche?
Difendiamo dunque, in base al diritto dei popoli e non alle false pretese delle fedi di falsi popoli, e agli insaziabili interessi delle lobby, l’indipendenza, la libertà e la sovranità del martirizzato popolo della Palestina.
E mettiamo al bando, ovunque nel mondo, l’esiziale ideologia sionista.
Considerato che da diversi decenni è attivo il dialogo religioso inter ecumenico fra i rappresentanti delle più diverse fedi organizzate, in merito a quei sordidi cattolici nostrani ed europei e ai tanti e variopinti protestanti delle piccole sette ‘usane’ (statunitensi) ‘giudeocristiane alla Trump, alla Biden, alla Bush padre e figlio, infine, sottolineiamo il fatto che non dovrebbe risultare insuperabile difficoltà alle gerarchie ed ai teologi delle maggiori chiese cristiane aprire una nuova pagina storica. Ossia, essi dovrebbero iniziare a considerare come atto di apostasia l’appoggio dei loro fedeli in favore di #israelebombarda e del #sionismo, visto e considerato quanto qui siamo venuti a motivare. La formulazione della persistente e radicale trasgressione di fede e delle relative accuse e possibili condanne non dovrebbe costituire un qualcosa di insormontabile nell’innovare la loro dottrina della fede davanti alle nuove sfide imposte da siffatte situazioni e realtà politico-religiose e di relazioni internazionali volte a contrastare la diffusione di ideologie perverse.
Laddove, invece a ragion veduta, è certo non possa costituire apostasia l’abbandono del culto da parte di persone battezzate da neonate che, da adulte, non si sono più riconosciute ‘fedeli’ della confessione ‘infusa’ in condizioni di assoluta passività. In questo, teologi e dottrine cristiane tornerebbero ad affermare un punto importante della prassi del primo cristianesimo, secondo cui il battesimo era da ‘amministrare’ solo a persone adulte e consenzienti.