Governo. Il tonfo è arrivato e c’è poco da stare allegri, senza patrimoniale

09 Novembre 2011

Domenico Cambareri

Silvio gradasso e spergiuro, il primo traditore sei tu

Le urlanti scimmie amerikane fautrici di tanti presenti e futuri disastri sono collocate nei due schieramenti e rappresentano un pericolo “trasversale” che andrebbe finalmente abbattuto: Bassanini, Ichino, Brunetta, Sacconi, Tremonti ne sono un esempio – E’ il momento di chiudere le porte alla Lega  per sempre  – Tentare la carta dei volti nuovi senza illuderci ma quantomeno senza doverci fare stracuocere dal perpetuo moderato dell’inferno politico quale è  il Casincasotto  prefica  bugiarda che mai farà un passo indietro – L’opposizone scalpita e sbava per andare al potere: brama spasmodica di democrazia consociativa e promiscua con Sel cavalcata da Diliberto e Bonelli  – Ridurre drasticamente le classi della casta e dei sottoboschi significa abbattare la partitocrazia antifascista: non si scappa da questa presa di coscienza storica!

Non c’è da stare proprio allegri, tutti quanti. Ad iniziare da chi a sinistra plaude di gioia. E padroneggia le scene con una demagogia irricevibile. L’Unione Europea e i maggiori esponenti politici d’Europa hanno parlato chiaro, ma qui si fa finta di non capire. Berluscao non Berluscao, la musica non cambia. Bisogna avviare le riforme strutturali e della spesa pubblica ab imis, cosa di cui si sono riempiti sempre la bocca a vuoto tutti i governi, per poi agire in maniera imperterrita  molto diversa: è così che è nata crescita e pasciuta la non credibilità italiana, per non dire che è nata cresciuta e pasciuta  – in termini di primogenitura – tra il 25 luglio l’otto settembre e il 25 aprile. La non credibilità italiana? Cose mai fatte da alcun governo, ad iniziare da quelli di sinistra. In un modo o nell’altro, le compagini governative che si sono succedute hanno garantito solo la crescita del sottobosco politico – burocratico – partitico e delle greppie sindacali e dei contributi figurativi, e accentuato solo le ineguaglianze, i privilegi e gli artifici retributivi e contabili tra categorie e categorie, tra gruppi e gruppi. Per cui, con il passare degli anni, chi era stato già colpito, continuava e continua a pagare in maniera assolutametne diseguale, sproporzionata, condannato a condizioni di di perdita di ruolo e, soprattutto, di suffficienza economica in base alle professioni e alle funzioni colpite maggiormente.
Sulla crescita, poi e non di meno, solo parole. Anche qui l’Italia sopravvive e vive appena appena di se medesima, visto che la ricchezza prodotta è sempre più divorata dalle infinite voci del costo di un sistema partitocratico corrotto nato dal più garantito antifascismo doc.
I fatti nudi e crudi nella loro più estrema sintesi stanno tutti qui. Siamo giunti all’ultimo giro di boa. Bisogna decostruire, smontare pezzo per pezzo quello che un sistema politico marcio e pazzo ha realizzato in tanti decenni, sino a farci pagare i costi dell’indebitamento per più di cento anni, a condizione di non accrescere la dimensione debitoria. Nonni, padri, zii farabutti e ladri – salvo gli utili idioti delle categorie e dei ceti perdenti – che hanno rubato cospicue fette della sicurezza del futuro a più di cinque generazioni, che diventano sicuramente sette se ci ficchiamo dentro i “fregati” di questa baraonda partitocratica assolutamente criminale.
A nulla è servito l’ottimismo senza fine del gradasso bandana, simpatico persuasore e pessimo statista. Egli si è associato in spirito e in corpo a questa dissacrante rapsodia in una piazza brulicante di parassiti che infestano gli apparati rappresentativi.
Volgendoci indietro, non sappiamo ancora cosa dire, ad esempio, per le emorragie di denaro pubblico sotto la regia di Craxi al fine di conseguire un pari diritto di trattamento rispetto alla DC e al PCI. Quelli furono gli anni in cui i colpi assestati alla scuola e a settori fondamentali della società dimostrano come le strutture portanti dello Stato fossero state definitivamente distrutte e asservite alle rincorse ideologiche e agli impazzimenti politici e sindacali. O quello che rappresentò l’Ente minerario siciliano o la Federconsorzi o la degenerazione dell’Iri e  quello che ancora rappresentano le regioni a statuto speciale o ordinario che sia, le comunità montane e via di questo passo. Un dissanguamento ininterrotto dello Stato e della società che ha avuto ulteriore impulso e rinnovata espansione con quanto di scellerato ha fatto in particolare il governo D’Alema, con l’allargare  ulteriormente le già colossali e superpagate platee della burocrazia parassitaria e le già sterminate strutture “istituzionali”. Democrazia consociativa e tavoli di confronto dibattito e balle senza fine per nulla decidere se non per polverizzare le articolazioni operative sino alla periferia estrema e stare sempre a gettonare e poi a stipendiare ancora di più.
Su tutto questo, Silvio Berlusconi ha fallito miseramente. Si è totalmente fatto assorbire nel sistema in cui era nato e vissuto, anche se come imprenditore. E a proposito degli imprenditori, il presidente della federazione degli edili ha proclamato che l’Italia ha subito una devastazione così profonda da poter essere paragonata all’Italia della fine della seconda guerra mondiale. Non so se le proporzioni corrispondano a dati congrui, sta di fatto che una delle organizzazioni più innervate e coinvolte nella vita degenerata del sitema politico italiano – forse la più coinvolta a tutti i livelli – dal centro romano con i suoi enormi ministeri alle ottomila “periferie” comunali, oggi afferma cose inaudite eppur vere. Ma con quale credibilità morale e civile?
L’Italia settima potenza e quinta contributrice per finanziamenti all’ONU, priva di crescita e con un tasso di accrescimento ininterrotto del “costo” del sistema caro ai tanti D’Alema, Casini, Fini, Schifani, i ruffianbaroni della disossatrice casta dei parvenu partitici e sindacali, cosa può sperare del suo futuro?
Berlusconi si è fatto corrodere in maniera sempre più veloce dalla stampa scandalistica, da certo magistrati e dall’abietta speculazione politica quasi godendoci sopra e gridando da matto esaltato che lui aveva e avrebbe sempre vinto e che mai nessuno lo avrebbe battuto. Balordo gradasso bandana, ottimista inconcludente che si è fatto ininterrottamente tirare il tappeto da sotto i piedi con il dover perdere ogni giorno più tempo a curare i problemi giudiziari delle sue aziende o suoi personali, in noi ha avuto forse alcuni dei più fidati alleati, i quali nulla gli hanno nascosto e non hanno esitato a criticarlo alla luce del sole e a mettere in dovuto risalto i guasti sempre più numerosi e sempre più irricevibili prodotti dal suo entourage e dai suoi ministri e da lui stesso. Su questo piano,  è miserevole come si è ridotto alla fine prigioniero, Berlusconi, di alcuni dei suoi più fidati collaboratori, i quali altro non sono che l’espressione più vieta di questa trasversalità che scimmiotta acriticamente e copia modelli d’oltre oceano solo per moda, ossia … per convenienza e inventa novi modelli che altro non sono che la  ricicciata e contraffatta copiatura di altre realtà alle quali davvero si dovrebbero adeguare loro stessi per primi – Ichino, Brunetta & -, e non solo per dare l’esempio.
Il futuro è davvero improvvisamente più incerto? Si, soprattutto se si aspira un consociativismo di assoluta promiscuità, comunque lo si voglia battezzare: governo tecnico, di emergenza, di unità nazionale ed via di seguito. Ciò dimostra come chi è all’opposizione non riesca più a vivere senza gestire direttamente il potere. La brama spasmodica del potere li sta divorando, non certo l’accorato sentimento di amore verso la loro nazione e verso il loro popolo! Anziché chiedere elezioni anticipate, salvo qualche eccezione, tutti si fustigano affinché il Quirinale incanali il corso della crisi verso un governo transitorio aperto a tutti i bailamme possibili e… inimmaginabili. Con alla testa, su schiena SEL ben sellata, i Diliberto e i Bonelli. E se guardiamo dall’altro lato, chi potrà individuare il Capo dello Stato per incaricarlo di un governo che avvii il Paese al voto: Letta, Schifani?
In tutto questo quadro, una certezza l’abbiamo. Che, sia pure su richiesta di Berlusconi, finalmente per il popolo italiano e non certo per la casta, BCE e FMI controlleranno  cosa si farà per avviare la crescita e per ridurre i colossali costi del sistema e delle cricche che ci stanno accampate vita natural durante, schermandosi dietro partiti, ideologie  e valori. Dei quali in realtà non sanno proprio cosa farsene. Soprattutto dei valori.