Di quanti disastri ancora?

DI QUANTI DISASTRI SARA’ COSTELLATO IL NOSTRO FUTURO?

 

4 OTTOBRE 2009

DOMENICO CAMBARERI

Il male italiano che porta ai morti di Messina e che porterà ad altre tragedie e ad altri lutti

Le morti di Messina sono una delle tante tragedie annunciate. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è stato estremamente chiaro. In Italia, dovunque, e soprattutto nell’Italia centro-meridionale, si investe poco in sicurezza, nella “previdenza” della sicurezza, in tutte le sue forme. Parlare, poi, di sicurezza idrogeologica, è come perder tempo in sciocche quisquilie che non possono e non devono ritardare il fare disordinato, caotico, corrotto. Nonostante la riduzione di aree di nuova urbanizzazione con standard di adeguata sicurezza e la difficile individuazione di nuove superfici adatte in non pochi territori della penisola e delle isole.  L’insufficienza grave o addirittura l’inesistenza di livelli minimali di sicurezza, in termini di protezione civile, non è prodotta soltanto da ciò che chiamiamo in termini troppo generici abusivismo edilizio diffusissimo e tollerato. Dietro a questo abusivismo diffusissimo e tollerato, vi sono una quantità enorme di inefficienze e di corresponsabilità pubbliche a tutti livelli. Tutto però è bene dire che si concentra in misura maggiore nel lassismo, nell’inefficienza, nella complicità, nelle lotte politiche e nelle speculazioni sui piani edilizi e sulle varianti e sulla concessione delle autorizzazioni che spesso regnano sovrani a livello comunale. Compresi fenomeni di corruzione e di più che probabile elevata permeabilità concussiva. Compresi gli “ultimi”, i poveri cristi che alla fin fine si arrangiano nel peggiore dei modi. La questione della sicurezza, insomma, è stritolata tra le maglie dell’immoralità politica locale e della sua reale non scalfibilità, della catastrofe burocratica, dell’utilizzo sistematico della cosa pubblica per interessi non pubblici e non a garanzia della difesa degli interessi legittimi dei singoli cittadini e delle comunità. Dell’incapacità cronica abissale degli enti e degli organi superiori preposti ai controlli, oltre le cortine delle autonomie, della inadeguatezza assoluta delle fonti normative a livello regionale e nazionale. Inecolluconcuzione, parola di nuovo conio che sintetizza più parole, che sintetizza la radice di tutti i mali: inefficienza, collusione, concussione, corruzione. Un groviglio inestricabile tutto italiano, che prima o poi dovrà finalmente essere reciso. Ma soltanto quando si capirà che la democrazia, prima e al di sopra di un valore è un metodo che va rispettato con rigore e che richiede regole anche stringenti, regole necessitanti atte a garantire validità e efficienza a tutto il suo sistema e a tutti i suoi apparati. Democrazia non significa mancanza di regole o regola primaria che consente a chiunque di fare quello che vuole. Altrimenti, avremo, ed abbiamo, qualcosa di completamente diverso, che chiamiamo democrazia, ma essa ne è in buona misura la contraffazione. Meglio chiamarla democrazia porca, porca democrazia. Non solo per sfogare la rabbia, quanto per denunciare i misfatti di una così radicata, convincente, onnipresente contraffazione. Per intanto ci troviamo, completamente disarmati, davanti a un fare e un lasciar fare davvero ciechi e cinici che porteranno ad altre disgrazie e altri lutti.
 

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