A quarant’anni dall’occupazione di Praga

(fonte: Parvapolis)

Con o senza pentimento c’è ancora qualcuno che regge le redini del =ioco. Beffarda nemesi della storia
21 agosto 1968. Esattamente quaranta anni =ddietro, nella grande calura d’agosto del centro d’Europa, avveniva l’occupazione =i Praga e della Cecoslovacchia da parte delle truppe dell’Unione Sovietica = degli Stati satelliti, con migliaia di panzer e centinaia di migliaia di =oldati. Il pugno di ferro colpiva a fondo ogni tentativo di introdurre la pur =inima forma di democrazia nel blocco del Patto di Varsavia – Comecon. L’autocrazia =ovietica condannava a morte la breve, fragile, sognatrice stagione di un =ocialismo democatico e dal volto umano. La giovane primavera di Praga veniva =tritolata sotto i cingoli dei panze comunisti, del “socialismo reale”. L’impotenza =el blocco occidentale, come nei precedenti casi dell’invasione =ell’Ungheria e dell’erezione del muro a Berlino, era totale. Il gelo della guerra =redda” era ancora una volta la più importante e dolorosa novità dopo la =liberazione” delle armate anglo-americane e sovietiche del 1945.
Qusta tragedia, come =uella di Berlino, di Budapest, di Varsavia e di tante altre misconoscite. =uttavia non è andata dispersa nella coscienza di tutti i popoli europei. Essa è =tato motivo e forza del nuovo risorgimento, della nuova identità di una grande, =nica e unita casa europea, di una nuova grande Patria, di un futuro grande Stato =ederale che dovrà superare le secche e le mille e mille odierne miopie. Oggi è =overoso ricordare con commossa partecipazione tutti quei morti e tutti quei perseguitati, ad iniziare dal giovane che si dette fuoco a Piazza San =enceslao, davante al mostro dei regimo comunisti, Jan Palach. Da essi è nata la =rima gioventù europea, dopo quella precorritrice e oramai lontana di metà =ttocento, da essi è nato il patriottismo europeo che legherà sempre di più =e future generazioni d’Europa e del Mediterraneo Non dimentichiamolo, come non =isogna dimenticare che una parte sicuramente numerosa dei giovani delle =emocrazie occidentali negli stessi giorni di sangue esaltava la violenza, la lotta =i classe, la “dittatura del proletariato”, il regime sovietico. Da ciò =ascevano le lughe ventate di violenza e di terrorisno e di ulteriore estrema, farneticante esaltazione del comunismo dell’Europa dell’est. Con =entimenti o senza pentimenti, molti di costoro avrebbero retto e reggono ancora le =orti dei governi nazionali e locali di molti popoli occidentali. Beffarda nemesi =ella storia sino a nosti giorni.

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