L’Atomo fuggente

04 Novembre 2008
Domenico Cambareri
(fonte: Parvapolis)

Un raffronto tra chi cerca (ancora) l’atomo e chi se ne frega e se ne è fregato


Oggi ci sono nel mondo 439 centrali nucleari funzionanti ( di cui 104 negli USA), 34 centrali sono in costruzione, come in Finlandia, che ha rotto la moratoria di alcuni Paesi europei, in Francia, la Bulgaria con due, in Argentina, in Pakistan, in India con ben sei (e già in servizio ben 17). Cina e Taiwan ne hanno rispettivamente cinque e due. La Corea del Sud tre in costruzione. L’energia fornita dalle centrali nucleari corrisponde al 34% di quella totale europea e al 16% di quella mondiale. L’Italia, nel 1987, dopo un referendum caldeggiato dall’estrema sinistra e dal grande irresponsabile Pannella, portò alla chiusura tutto il programma per intero e assestò un colpo terribile all’apparato industriale del settore. Da allora, noi, siamo totalmente dipendenti dall’estero in materia di risorse energetiche, salvo una piccola quantità di risorse in parte sfruttate e in parte conservate come riserve strategiche. Siamo quindi facilmente condizionabili e ricattabili da parte di chiunque. Il recente G8 dello scorso luglio ha sancito il progetto di realizzare la messa in funzione in tutto il pianeta di 1000 centrali nucleari in modo da fare fronte alle sfide energetiche del futuro. Non c’è dunque bisogno, in Italia, di stare ancora a disquisire se bisogna prima aspettare la realizzazione delle centrali a fusione future (tra almeno cinque decenni) o di quelle di quarta generazione. Tutto sarebbe da venire, laddove l’esigenza è imperativa. Berlusconi si è apertamente vincolato, o, meglio, ha apertamente e giustamente vincolato l’Italia alla definitiva scelta del ritorno al nucleare davanti alle diplomazie mondiali. Ma ancora c’è chi blatera a perdifiato contro il ritorno alla costruzione delle centrali, non pago dei disastri economici e tecnologici che ci ha arrecato. Vediamo allora un breve raffronto tra Iran, India e Italia. Il lancio della navetta spaziale indiana dei giorni scorsi rappresenta un insuperabile strumento di raffronto fra le politiche suicide che sono state perseguite in Italia negli ultimi venti anni in tema di rifornimenti energetici, sufficienza e sicurezza energetica e quanto invece sta realizzando un enorme Paese che è all’inizio del suo decollo industriale. Mentre in Italia abbiamo chiuso le centrali nucleari funzionanti e bloccato quelle in via di realizzazione e di progettazione, arrecando, ripeto, danni inquantificabili e inimmaginabili alla nostra economia e contribuendo immensamente all’accrescimento del debito che già ci grava e che graverà sulle cinque future generazioni; mentre ci siamo resi totalmente dipendenti dall’estero per le risorse energetiche; mentre la confinante sorella Francia è la prima al mondo per produzione di energia da centrali nucleari e si prefigge di arrivare a produrne con esse oltre il 90%, e da esse attingiamo energia comprata, noi ancora non sappiamo quando potremo effettivamente avviare il primo concreto passo per la progettazione, la reindustrializzazione, la definizione effettiva dei primi siti in cui saranno costruite le future centrali nucleari. Future, ma vorremmo proprio dire prossime. Tutto questo, qui in Italia, dove l’inquinamento petrolifero aumenta di giorno in giorno. Tutto questo, noi italiani, mirabili difensori dell’ambiente. L’Iran, colosso fra i produttori di greggio, contro cui ci scagliamo tutti i giorni trascinati da Bush, invece, come nondimeno anche i Paesi arabi grandi produttori di petrolio cercano di fare, pensa al domani ed accelera la costruzione di centrali nucleari e dei processi di rifertilizzazione dell’uranio (…plutonio per “bomba” compreso o meno!). E l’India, la povera, poverissima India? Il secondo Paese al mondo per popolazione così come per massa di poveri? Il Paese che già si è affermato come potenza mondiale nel campo dell’informatica e – come estrema beffa dei “vincitori” della seconda guerra mondiale e “custodi” della pax della supremazia del club atomico ufficiale – ha prodotto e resi operativi armamenti nucleari, cosa fa? Realizza un’impresa spaziale di prim’ordine legata non solo alla ricerca scientifica in quanto tale ma direttamente e soprattutto alla individuazione di risorse ergetiche nucleari sulla Luna, e al loro trasporto sulla terra (vedi nel sito, in Report). Quindi, al perfezionamento di tecnologie sempre più avanzate dei sistemi missilistici e spaziali e di quelli industriali atti a realizzare nuove centrali nucleari. Mentre per gli altri, perfino per l’Iran e perfino per l’India, la fame di energia è immensa e la previggenza circa il futuro non basta mai, noi continuiamo a gongolarci e ad ascoltare inebetiti il verbo di naturisti-ambietalisti-pacifisti (tutti e da sempre pseudo o, nel migliore dei casi, espressione di una “auto-lobotomizzazione” ideologica). Quello che il governo ha già fatto in qualche mese è già tanto, con l’avere deciso il ritorno al nucleare. Quello che ci preoccupa è il non sapere quando questo potrà cominciare.

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