IL VOLTO DI NEDA PER L’INIZIO DELLA FINE DEGLI AYATOLLAH?

25 giugno 2009

DOMENICO CAMBARERI

Fonte: Parvapolis

IRAN, VOTI TROPPO SCOMODI PER LA DITTATURA TEOCRATICA                                                                                                                MORTI TROPPO PERICOLOSE PER IL REGIME CHE VACILLA SOTTO IL VOLTO DI UNA GIOVANE DONNA

La falsificazione di intere serie di risultati elettorali potrà effettivamente non aver compromesso gli esiti finali delle elezioni politiche in Persia. Ma chi ne potrà mai essere certo se non si arriverà a riconteggiare ufficialmente tutti i voti, visto che gli stessi “guardiani” parlano di tre milioni di voti in più? Come poter prestare la minima fiducia ad un organo totalmente deresponsabilizzato e che risponde solo a se stesso? L’opposizione aperta e di piazza, inizialmente quasi totalmente pacifica, è la più importante espressione di come il regime e l’apparato dei pasdaran comincino a non controllare più un Paese in tumultuosa crescita demografica in cui i giovani sono sempre meno ricettivi degli slogan e dei luoghi comuni proprii all’apparato politico-teocratico degli ayatollah. Soprattutto, le donne e in particolare le giovani, manifestano la piena e aperta refrattarietà a piegarsi alla volontà di un regime violento che coarta in modo pessocché programmatico le libertà femminili. Non sappiamo se il regime è giunto al capolinea e se vi saranno bagni di sangue per le piazze di Teheran e delle maggiori città dell’Iran. Certo  è che la realtà dei sottili e nascosti equilibri politici interni si è definitivemente incrinata e che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, quale che sia l’evoluzione delle proteste di piazza e della forza repressiva del regime e della violenza aperta degli apparati delle milizie islamiche, si decideranno le sorti future, se non del regime in sé – cosa certo auspicabile -, quelle dei gruppi e dei potentati che detengono le redini del comando certamente sì. Bisognerà ancora aspettare e vedere. Per intanto, la cosa che dimostra come le proteste della popolazione possano trovare energia e combustibile di autoalimentazione è la più importante, ed è quella che sta sotto il volto di una ragazza uccisa. Per pasdaran e ayatollah potrebbe essere cominciato il conto alla rovescia dell’Iran fanaticamente rinchiuso in se stesso. E la donna, elemento di minorità antropologica, oggi costituisce la stella polare di una rinascita civile e politica di questo grande popolo che incedibilmente è preda ancora dell’odio delle sette religiose e di una teocrazia immensamente potente e non meno spietata.

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