Quirinale e Palazzo Chigi: andare avanti insieme è loro dovere. Andare avanti con concordia, la cosa più auspicabile e attesa

 

Quirinale e Palazzo Chigi: andare avanti insieme è loro dovere. Andare avanti con concordia, la cosa più auspicabile e attesa

12 Ottobre 2009
Domenico Cambareri
 

E’ dovere primario del leader che giuda la coalizione al governo  e del Capo dello Stato adempiere al loro mandato. Elezione popolare del premier ed elezione da parte degli aventi titolo del Capo dello Stato: diversità di forma e nessuna diminutio fra le modalità d’elezione di esse ma responsabilità piena, totale, nell’ambito delle rispettive prerogative costituzionali. Non possiamo nasconderci dietro un dito circa le incongruenze delle stagioni della Corte Costituzionale e delle declinazioni delle sue decisioni. Esse tuttaivia, anche obtorto collo, vanno accettate. Specie in un momento in cui lo scontro mediatico e della polemica politica dimostra di non avere fondo.  La determinazione espressa sul Lodo Alfano non azzoppa e non incide affatto sulla legittimità del capo del governo in carica. Silvio Berlusconi deve proseguire nella sua zione di governo e, superati i momenti di maggiore costernazione e di maggiore reazione verbale, deve riportare nel giusto e doverso alveo il rapporto istituzionale con il Capo dello Stato. A prescindere dal suo passato, e doverosamente a prenscindere da un passato che per nulla ci accomuna e che ci divide in tutto, il presidente Napolitano sta dimostrando perspicacia, equilibrio e saggezza istituzionale davanti a tante bufere che hanno orgini e motivazioni specifiche e delimitate, ma che scatenano grandi reattività passionali. Senza ascoltare dietrologie interessate, egli dimostra di essere davvero Capo dello Stato e, per quanto l’obiettività è un ideale a cui bisogna ispirarsi in ogni momento e al tempo stesso  mai in concreto declinabile in forma piena,  conferma di volersi attenere a questa stella polare. L’Europa della Libertà invita il presidente del consiglio a non farsi irretire ancora nei continui e serrati attacchi mediatici e a trarsi indietro dalla logica del rispondere colpo su colpo per profondere le sue miglori energie e la sua perseveranza al successo dell’azione di governo. Propulsore di un rinnovato e incisivo riformismo (da noi per di più non sempre condiviso nelle scelte perseguite da suoi ministri), il governo deve poter contare in ogni momento nell’effettivo riscontro di chi comunque, e a pieno titolo, ha la responsabilità esclusiva e l’onere non invidiabile di esercitare il controllo più elevato senza dover essere trascinato in polemiche e passioni di parte, strumenatali e passeggere, che danneggiano e ostacolano il raggiungimento degli obiettivi della Nazione. Il capo del governo, non di meno, deve riuscire ad esercitare una necessaria condizione di stoico distacco dalle tempeste scandalistiche e giudiziarie che lo accompagnano, tirando, a mò di yogi, i padiglioni delle orecchie per non sentire più di queste cose in pubblico, compreso il rifiutare di rispondere in ogni briefing aperto e conferenza stampa ai giornalisti che perseguono questa linea “informaitva”. Più che mai ambedue, premier e Capo dello Stato, hanno in questi giorni e nel futuro che ci attende, motivo di dare “esemplare” esempio di grande civismo in un Paese in cui esso purtroppo difetta in mille e mille modi, proprio a partire da tanti uomini che ricoprono cariche pubbliche ai più diversi livelli. Ad iniziare dal linguaggio irricevibile e dalla veemenza d’animo incontrollata che usano, in primis Di Pietro e Bossi. Linguaggio che nulla ha a che fare con la politica ma con la triviale strumentalità demagogica.

 

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