Ambiente: è diventato tutto un arrembaggio? Cerchiamo di dire di no ma non dobbiamo credere alle fate

16 Novembre 2009

Fonte: Tat Sicilia

Gianni Morici

 

Eolico, “maionesi impazzite” e gli affari di Legambiente. Ma c’è anche chi non ci sta…

 

Sarà il caso di informare il Presidente Nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliatti Dezza, che mi accusò di aver mosso “ridicole critiche” a proposito del vergognoso connubio tra Legambiente e grandi aziende di carattere nazionale, spesso coinvolte in disastri ambientali, quando non in truffe megagalattiche?
 
Quattro persone, due delle quali in Sicilia, sono state arrestate e altre 11 sono state
denunciate nell’ambito dell’operazione ‘Viacolvento’.
Per ricevere i finanziamenti, secondo la Procura,  presentavano documenti falsi attestanti che erano proprietari di terreni su cui sarebbero dovuti sorgere dei parchi eolici.
L’accusa è di frode organizzata e appropriazione indebita di fondi pubblici.
Tra gli arrestati, quell’Oreste Vigorito, che da presidente dell’Anev firmò l’accordo con Legambiente.
Ovviamente, nessuno vuol addebitare a Legambiente i presunti comportamenti illeciti di chi sembra “abbracciare” la stessa causa ambientalista, per poi farsi gli affari propri.
Ma gli intrecci politico-affaristici nei quali sempre più spesso è coinvolta Legambiente, finiscono con il dare l’immagine di un’associazione che giorno dopo giorno si trasforma sempre più in una holding con interessi radicati in vari campi dell’imprenditoria e spesso vicina ad aziende i cui comportamenti sono quantomeno “discutibili”.
In occasione del primo compleanno del protocollo di Kyoto, Legambiente e La 220 spa hanno siglato un accordo per la vendita congiunta della «220verde», generata esclusivamente da fonti rinnovabili certificate.
In molti hanno deciso di dire no all’ENEL, visto che sta convertendo tutte le attuali  centrali a gas, in centrali a carbone, e l’accordo tra Legambiente e La 220 spa, ha invogliato ancor più quanti avevano dubbi sulla “bontà” della qualità dell’energia, ad aderire a questa nuova società.
Ebbene, la società che doveva ”sostituire” l’Enel, è improvvisamente sparita dal mercato, abbandonando senza neppure una spiegazione i clienti che  avevano sottoscritto con loro un contratto.
Eppure, La 220 era sponsorizzata da Legambiente, un marchio che avrebbe dovuto garantire correttezza, eco sostenibilità e trasparenza.
Ancora una volta, il “buon nome” dell’associazione, era legato a società alquanto discutibili…
Ma non sono solo gli accordi e i protocolli d’intesa con le grandi società a gettare ombre sull’operato dell’associazione ambientalista.
Infatti, maggiori perplessità destano le tante attività collaterali e le società e fondazioni, che facendo capo ai vertici dell’associazione, hanno trasformato Le­gambiente in una piccola holding di partecipa­zioni finanziarie e che elargisce riconoscimenti anti-inquinamento a partner di affari e sponsor.
Basta leggere a tal proposito “L’Espresso”, per farsi un’idea di come stanno le cose.
Prendiamo per esempio la Fondazione Symbola, il cui presidente è Ermete Realacci.
La fondazione, è nata per consolidare e diffondere il modello di sviluppo della soft economy, dove i territori incontrano le imprese, dove si stringono alleanze tra i saperi, le nuove tecnologie, la tradizione e dove la competitività si alimenta di formazione, di ricerca, di coesione sociale e rapporti positivi con le comunità.
Non ci vuole però molto per scoprire che il comitato promotore è composto in prevalenza da soggetti politici, rappresentanti della galassia di piccole e grandi associazioni o società che fanno capo a Legambiente o da rappresentanti di grandi società che spesso vengono contrastate dai liberi comitati di cittadini, un po’ meno da Legambiente, per opere e progetti che devastano il territorio.
Sarà un caso che il Presidente Snam Rete Gas, Alberto Meomartini, fa parte del comitato promotore di Symbola e Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria, è nel Comitato scientifico, mentre ad Agrigento ci si batte contro un termovalorizzatore il cui bando di gara è stato vinto in cordata con altre società (per il quale la Repubblica italiana è stata anche condannata) dal presidente di Confindustria agrigentina?
Sarà un caso che, mentre ad Agrigento si contesta la realizzazione del rigassificatore dell’Enel, la manifestazione agrigentina di Legambiente “puliamo il mondo”, andata in onda sulla rete tv nazionale, era sponsorizzata da Enel e Snam Rete Gas?
Ad avere dubbi sui rapporti economici intrattenuti da Legambiente con parti della  Confindustria e del mondo Bancario, non siamo soltanto noi.
In pochi sanno infatti, che lo scorso anno, si è dimesso per le stesse ragioni un intero Circolo di Legambiente, il cui Presidente era  Elio Lanzillotti.
Dopo una serie di attriti sulle energie alternative in Puglia, si era arrivati al congresso Regionale di Legambiente del 2007.
L’assemblea del circolo emanò un documento congressuale in cui si criticava fortemente l’azione dei dirigenti nazionali soprattutto per i non etici rapporti con  Eni,  Enel  e Italgest-mare i cui dirigenti Paolo Scaroni e  Franco Tatò  erano stati denunciati (anche da legambiente costituitasi parte civile)  e condannati per il disastro ambientale di Porto Tolle.
Dopo il congresso si scoprì che i documenti del Circolo di Carovigno erano scomparsi e il Presidente del circolo, presentò un esposto al comitato dei garanti nazionale lamentando quel fatto e altri accadimenti.
Tra quanto lamentato, anche l’imposizione di Legambiente dei “parchi eolici”, che hanno distrutto lo splendido paesaggio pugliese.
Il Collegio dei Garanti di Legambiente, a tal proposito rispose che “la mozione approvata dal Direttivo Nazionale di Legambiente il 26 febbraio 2005, faceva obbligo a tutti i circoli di concordare qualsiasi posizione su quel tema, esattamente con il proprio Comitato Regionale e con la Segreteria Nazionale.
Una posizione diversa, a salvaguardia del paesaggio, come quella espressa da Lanzillotti, veniva dunque considerata una “grave scorrettezza”.
Sia il Presidente del Circolo di Carovigno,  Elio Lanzillotti, che gli altri iscritti, scandalizzati dalla piega presa dai dirigenti nazionali dell’associazione decisero, unico Circolo in Italia, di dimettersi tutti quanti.
Lanzillotti era stato anche  Consigliere Nazionale di Legambiente e Vicepresidente di Federparchi.
Ma vediamo cosa risulta dalla Delibera di Decadenza del Circolo Legambiente di Carovigno (Prot. 37-08 del 23-10-08) per dimissioni, inviata al Presidente Nazionale, al Segretario Generale, al Presidente Regionale Puglia e per conoscenza al Comitato dei Garanti, agli Organismi Dirigenti, ai Circoli:
 
“Dal verbale dell’assemblea validamente costituitasi il 23-10-2008 presso la sede associativa:
 
                                                    
delibera n.3  del 23-10-2008
 
L’Assemblea degli iscritti del Circolo Legambiente di Carovigno (Brindisi) considerato che:
 
Esattamente un anno fa in occasione del Congresso Regionale l’assemblea  presentò un documento congressuale di forte critica sull’operato dell’allora  Segreteria Nazionale uscente. Nella mozione e si auspicava che la nuova classe dirigente portasse una ventata di reale cambiamento su questioni importanti quali il rapporto dell’associazione con la politica ed il  mondo economico.
Preso Atto con tristezza e rammarico che nulla è cambiato, anzi, se possibile tutto è peggiorato,   in particolare:
 
 
 
  1. La politicizzazione dell’associazione è tale che oramai le dichiarazioni dei dirigenti sulle varie tematiche sono ritenute “ Dichiarazioni del Partito Democratico”.  Questo posizionamento politico  vede in Realacci ( Ministro dell’Ambiente  del PD e Presidente Onorario di Legambiente), Della Seta (Senatore del PD, responsabile ambiente del PD e Membro della Segreteria Nazionale di Legambiente) e Ferrante ( Direttore  generale dei senatori del PD e membro della Segreteria Nazionale di Legambiente)le figure in assoluta incompatibilità.
L’indipendenza dai partiti politici era la  grande forza di Legambiente, oggi per quanto                può sembrare assurdo oltre a Legambiente e all’intero Ambientalismo Italiano chi subisce il maggior danno da questa politicizzazione  è proprio il Partito Democratico che quando formula giuste istanze  perde il sostegno della “intera società” che Legambiente rappresentava.
 
  1. La trasformazione di Legambiente in una “multiservizi” buona per ogni attività dall’educazione ambientale nelle scuole, al catering, dalla pulizia dei fondali marini, al monitoraggio “scientifico ”di tutto ciò che è possibile monitorare, dai premi al miglior ambientalista alle decine di classifiche   “Autocertificate  Legambiente” dei “bravi “ e degli “asini” in un mondo sempre diviso in “Buoni” e “Cattivi”.
 
 
  1. La stretta collaborazione e la compartecipazione economica  con parti della  Confindustria e del mondo Bancario  ( Editoriale La Nuova Ecologia, Kyoto Club, Symbola,  Azzero CO2, Ambiente Italia, L’Altra Energia), è  “letale”.
Sdoganare con la scusa delle energie alternative e prendere soldi dalle Banche e dalle maggiori aziende italiane e straniere, multinazionali e non , quali  ENEL, ENI, PIRELLI; ITALGEST, MITSUBISHI SORGENIA ,INDUSTRIE CHIMICHE E CASE AUTOMOBILISTICHE ha di fatto determinato posizioni “morbide” e tolleranti verso soggetti che per loro natura non possono essere che in contrapposizione con Legambiente.
Il ruolo avuto dalle Banche nella crisi della borsa  ne è la riprova come l’attuale  posizione del Governo Italiano di disconoscimento dei parametri europei sul protocollo di Kyoto, Posizione voluta proprio dagli industriali “tanto amici” di Legambiente.
 
 
4. La mancanza di democrazia interna non consente di fatto alcuna possibilità di critica e quindi di cambiamento, la “casta” dei dirigenti della Segreteria Nazionale e dei Presidenti Regionali è intoccabile, per molti essere dirigente dell’associazione è un “ mestiere” da coronare a fine carriera con un posto al sole in politica o nella dirigenza pubblica e privata.
Il Comitato dei Garanti ad un’istanza del Presidente del Circolo  Elio Lanzillotti su fatti  gravi,   ha risposto con una nota irricevibile nella forma (senza protocollo e senza carta intestata) e nella sostanza ove da una parte non si ravvisano motivazioni d’intervento e dall’altra si entra nel merito delle vicende esprimendo  un giudizio totalmente in difesa degli organismi dirigenti. supportato solo dalla convinzione che le loro affermazioni corrispondono “a priori” alla verità.
 
 
Poco importa se gli iscritti scompaiono. ( Circolo di Carovigno nel 2004, 84 iscritti. Nel         2007,  63 iscritti.  Nel 2008,  33 iscritti).
            Il Circolo di Brindisi città di 100.000 abitanti,  al 19 settembre 2008  aveva 17  iscritti.  Quando i   dirigenti del Circolo andranno a discutere delle centrali a carbone, del rigassificatore o della probabile centrale nucleare, a nome di chi parleranno? Del proprio territorio come dovrebbe essere o esclusivamente di se stessi.
            Peraltro la proposta del Presidente Regionale Pugliese di “donare” le tessere non è certo la soluzione del problema .
 
 
Per Quanto Esposto L’assemblea del Circolo di Carovigno
      Nel ritenere  che con l’attuale Dirigenza Nazionale e Regionale  non ci siano le indispensabili  condizioni per un percorso comune in linea con gli indirizzi e gli obiettivi dello Statuto  di Legambiente
 
DELIBERA ALLA UNANIMITA’
 
La decadenza del Circolo Legambiente di Carovigno per dimissioni.
 
                                                              Omissis
 
                                                                                IL Presidente dell’assemblea
                                                                                   Elio Lanzillotti
 
                                                                                                
Esistono dunque persone per le quali l’associativismo, la tutela dell’ambiente e i diritti dei cittadini, sono valori che vanno ben al di là degli interessi economici che portano a connivenze anche con chi l’ambiente lo distrugge.
Ma qual è la realtà nell’agrigentino?
È quella che abbiamo dinanzi i nostri occhi.
Quella che ha portato la signora Claudia Casa di Legambiente a definire una “maionese impazzita” le critiche mosse all’associazione, per far fronte alle quali fu costretto ad intervenire il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.
Ebbene, non sappiamo quante “maionesi impazzite” siano state preparate in Italia, ma quel che è certo, è che ne stiamo trovando nelle persone corrette che all’interno dell’associazione avevano contestato le stesse cose e che si sono viste costrette a dimettersi pur di non rendersi complici della distruzione de paesaggio della loro regione, così come avrebbe voluto la loro Segreteria Nazionale.
Da una “maionese impazzita” all’altra, a breve spiegheremo ai nostri lettori cosa sono i “campi boe”; il disegno di legge 979 sui campi ormeggio nelle aree marine protette approvato dalla commissione ambiente del senato;  come la cooperativa editoriale “La nuova ecologia” fornisce di stipendio tanti dirigenti;  il perchè si fa l’iniziativa “puliamo il mondo”ed i kit si debbono acquistare dalla fondazione “puliamo il mondo” ad oc creata.
Parleremo anche dell’iniziativa “regala un albero di Natale, di chi prende i soldi e del perché a Natale un albero costa 40 euro, mentre sul sito parchi per kyoto. lo stesso albero vale 20 euro.
Tutte “maionesi impazzite” come quelle che riguardano l’eolico?
 
                                                                                                                   Gian Joseph Morici
 
Pubblicato: http://www.lavalledeitempli.net/libera-informazione/eolico-201cmaionesi-impazzite201d-e-gli-affari-di-legambiente-ma-c2019e-anche-chi-non-ci-sta

 

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