Staminali, un dibattito a più voci

26 Novembre 2009

Fonte: Socialnews.it

 

Il futuro della medicina e le cellule staminali

Le banche delle cellule
di Eugenia Roccella
Sottosegretario di Stato al Lavoro, Salute e Politiche Sociali
In Italia l’attività di conservazione per se stessi del sangue cordonale non è autorizzata. Questo anche perché spesso le cellule proprie non hanno l’effetto terapeutico di quelle provenienti da un donatore. Il Governo, insieme alle Regioni, ha stanziato 10 milioni di euro al fine di razionalizzare e implementare la rete di 18 biobanche pubbliche per la raccolta delle cellule staminali emopoietiche del cordone ombelicale.

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Il conflitto fra scienza e società
di Renato Dulbecco
Premio Nobel per la Medicina nel 1975

Possiamo affermare che con l’utilizzazione delle cellule staminali i conflitti tra scienza e società verranno finalmente eliminati? A mio parere la risposta è indubbia ed è positiva. Le cellule staminali non sono presenti solo nell’embrione, si trovano in tutti gli organi del nostro corpo anche nell’età adulta. Utilizzando queste cellule si potrebbe risolvere anche il problema del rigetto.

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Staminali adulte riprogrammate
di Silvio Garattini
Fondatore e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”

A causa di problemi etici e politici, la ricerca è stata indirizzata allo sviluppo di cellule somatiche adulte riprogrammate geneticamente per diventare simil-embrionali (IPS). Lo sviluppo di terapie attraverso l’uso di iPS è molto complesso e richiederà tempi piuttosto lunghi. È necessario quindi supportare lo studio delle staminali embrionali e fetali.

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Nuove frontiere della speranza
di Sergio Dompè
Presidente di Farmindustria

Le staminali hanno assunto nel corso degli anni un notevole interesse per le importanti potenzialità di applicazione clinica in numerose affezioni patologiche. Da un punto di vista biologico restano da affrontare molte questioni che potranno trovare una soluzione attraverso protocolli sperimentali standardizzati.

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Fermiamo la nuova “santa inquisizione”
di Margherita Hack
Astrofisica e divulgatrice scientifica italiana

La scienza ha dimostrato che può permettere la guarigione di malattie fino a oggi inguaribili. Frenarla per questioni religiose e ideologiche è equivalente a quando la chiesa costrinse Galileo ad abiurare perché dichiarava che era la terra a girare intorno al sole e non viceversa.

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L’etica nella ricerca
di Luciano Eusebi
Professore ordinario di Diritto penale all’Università Cattolica di Piacenza

L’attività scientifica, come ogni altra attività umana, implica scelte continue. E se queste non sono guidate dal proposito di agire secondo ciò che è conforme alla dignità di ogni essere umano coinvolto, cioè dall’etica, rischiano una dipendenza da considerazioni riferibili, soprattutto, a interessi materiali.

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Utilizzi consolidati
di Michele Baccarani
Prof. ordinario, Direttore dip. di Ematologia ed Oncologia Medica “L.E.A. Seràgnoli”, Univ. di Bologna

Nel 2008 in Italia sono stati effettuati 2943 trapianti di cellule staminali autologhe, in cui il “donatore” è il paziente stesso e 1467 trapianti allogenici in cui il donatore è un familiare del paziente, più spesso un fratello/sorella, o un individuo donatore volontario.

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Gli indirizzi della ricerca
di Ranieri Cancedda
Professore Ordinario e Presidente del Corso di Studi in Biotecnologie presso l’Università di Genova, Direttore Laboratorio Medicina Rigenerativa presso l’Istituto Nazionale per la
Ricerca sul Cancro di Genova

L’utilizzo delle cellule staminali a scopo terapeutico prevede l’espansione delle cellule prelevate dal paziente ed il loro reimpianto come sospensione cellulare. Particolare interesse ha suscitato osservare che le cellule staminali sono in grado di sfuggire al rigetto e modulare la risposta immune nei pazienti in cui vengono iniettate.

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Tra miti e realtà
di Mauro Giacca
Professore ordinario di Biologia Molecolare Univ. Trieste,
Direttore ICGEB and Molecular Medicine Laboratory

Cellule staminali di varia origine sono state recentemente iniettate nel miocardio in una vasta serie di studi clinici, senza che il destino e la funzione delle cellule trapiantate sia stato definito in maniera precisa. Prima che le cellule staminali possano portare ad un reale beneficio clinico, sarà verosimilmente necessario rispondere ad una serie di questioni fondamentali.

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Dalla teoria alla pratica
di Gianvito Martino
Direttore della Divisione di Neuroscienze
dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele presso il cui Ateneo insegna Biologia,
Comitato scientifico Myelin Project

Se si considerano le esperienze accumulate, risulta evidente che non basta aver identificato ed essere riusciti a crescere in laboratorio i vari tipi di staminali. Né si può parlare dell’argomento in modo generico, senza soffermarsi sul fatto che ci sono profonde differenze tra le varie staminali, così come tra le varie malattie, e che ogni approccio terapeutico deve essere malattia-specifico.

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 La terapia cellulare nelle leggi della vita
Tutti noi umani, ma anche qualsiasi essere vivente, origina e si sviluppa da una sola cellula. È evidente che tale cellula e le loro figlie devono avere intrinsicamente le informazioni e le capacità necessarie a duplicarsi e trasformarsi, per meglio dire specializzarsi, in tutte le differenti cellule e tessuti che caratterizzano l’organismo adulto. Queste sono le cellule staminali, chiamate “totipotenti”, non specializzate, insensibili ai processi di invecchiamento, con potenzialità replicativa infinita.
Cellule quindi caratterizzate da un’elevata capacità di generare e quindi di rigenerare tessuti. Ma anche cellule con caratteristiche di autonomia e libertà di azione simili alle cellule tumorali. Durante la crescita dell’embrione queste cellule danno origine ai vari organi, si spostano nella posizione corretta, mantengono leggibili solo le informazioni utili alla funzione che per loro è stata prestabilita, “dimenticano” progressivamente tutto quello che a loro non compete e cominciano ad invecchiare: si trasformano in cellule somatiche che caratterizzano l’organismo adulto.
Risulta evidente quindi che la possibilità di utilizzare, controllare e direzionare cellule staminali proprie o di altri individui possa essere una grande opportunità terapeutica nelle malattie degenerative, come in quelle genetiche, ma anche in tutte quelle caratterizzate da morte cellulare come ictus ed infarto. È la nuova frontiera della medicina che dopo aver ottenuto grandi risultati con i farmaci “chimici” e un po’ meno con quelli “biologici”, ha oggi a disposizione la possibilità di coltivare delle cellule che possano riprodurre i meccanismi fisiologici dell’organismo, modulare la risposta immune, riparare i danni tissutali e trasformarsi in tessuti di altri individui evitando il rischio del rigetto.
Ma per raggiungere questo obiettivo dobbiamo superare non pochi ostacoli. I risultati più efficaci si potrebbero ottenere da cellule “totipotenti”, capaci di trasformarsi in qualisiasi tessuto vogliamo.
Per far questo dovremmo utilizzare cellule embrionali, con gravi risvolti etici vista la necessità di prelevarle da un embrione umano, ma soprattutto senza avere la completa capacità di controllo e direzionabilità sul loro sviluppo. La nostra conoscenza sulle fasi di funzionamento, lettura, trascrizione del corredo genetico cellulare è infatti ancora lontana alla reale comprensione di tutti i passaggi. Il rischio reale e comprovato, come detto intrinseco alla staminale embrionale, è quindi di inserire cellule senza adeguato controllo e di stimolare anche la nascita di neoplasie nell’individuo ricevente.
Nell’organismo adulto possiamo però trovare cellule con caratteri di multipotenza chiamate staminali adulte. Possono essere prelevate soprattutto dal cordone ombelicale, dal midollo osseo e dal grasso corporeo. Queste cellule hanno caratteristiche di trasformazione e differenziazione molto minori a quelle embrionali, possono specializzarsi in un numero limitato di tessuti, spesso simili a quelli nelle quali sono state prelevate. Sono anche in parte sensibili ai processi di invecchiamento, ma hanno caratteristiche meno vicine alle cellule tumorali e quindi sono utilizzabili con un rischio maggiormente accettabile. Gli scienziati hanno quindi pensato di trasformare queste cellule staminali adulte aumentandone la capacità trasformante.
Questo è potuto avvenire con la manipolazione di alcuni geni che hanno permesso la regressione ad uno stadio di pluripotenza ottenedo così cellule somatiche adulte riprogrammate geneticamente simil-embrionali (IPS). In futuro è auspicabile che la “terapia cellulare” e soprattutto con le staminali adulte possa prendere un posto di rilievo negli studi, ricerche e sperimentazioni e che in tal senso il legislatore e le normative italiane ed europee prevedano questa fattibilità. Perché la scienza medica possa progredire è infatti necessario permettere un adeguato uso terapeutico a ciò che è stato comprovato essere efficace in modo da evitare, oltre alla fuga dei cervelli all’estero, anche quella dei pazienti.
Massimiliano Fanni Canelles
 
Da oggi, 23 Novembre, fino al 3 Dicembre 2009 è attivo l’SMS solidale assegnato a Cifa a favore dei bambini di strada di Neak Loeung, in Cambogia.
MANDA SUBITO UN SMS al 48589!
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