Spadaro: ecco chi era San Francesco e in cosa credeva

16 Dicembre 2009

Domenico Cambareri

 

Un’interpretazione arbitraria di San Francesco?

 

No. Sicuramente al limite, ma su territori poco esplorati, di fronte ai quali le agiografie nascondono quasi tutto. E’ giusto allora dire che l’opera di Spadaro stimola a nuove ricerche?

 

Un libro tutto da leggere. Circa trecento fitte pagine che scandagliano senza compromissione alcuna in ambiti storico-religiosi (in particolare mistici, esegetici, biografico-agiografici) e filosofici la figura di Francesco e quelle che vi ruotano attorno. E’ inutile ricordare quale ruolo di pregnante importanza nell’immaginario religioso riveste ancora oggi la figura di Francesco, santo e patrono d’Italia, nella cultura non solo cattolica e non solo europea. Giuseppe Aziz Spadaro (L’albero del Bene.  San Francesco teologo cataro) riapre capitoli mai chiusi e ne apre di nuovi. In tutta quella serie di querelle sul grande santo che affondano nella storia, sin nella storia a lui coeva, e oltre, sino alla pratristica, sino alle fonti cristiane ed ebraiche e alle lotte cristologiche e ai contesti storico-religiosi della lunga età tardo antica e dei suoi multiformi trapassi in eredità difformi su cui poi prevalse il suggello imperiale con l’etichetta della cristianità cattolica da un lato e bizantina dall’altro. E che coinvolge protagonisti di ogni tipo, di ogni impostazione e di ogni imprevedibile evoluzione. Molta, molta carne sul fuoco e molte argomentazioni, anche sospinte sino ai limiti…. Forse a ciò portate dal contesto stesso della materia, profonda e forse inestricabile espressione di influssi, eclettismi e riformulazioni (più negati che non solo taciuti!) incredibili e innumerabili. Di fronte ad una non possibile ma sicura recezione non “pacifica” e reattiva da parte degli ambienti della storia ufficiale della chiesa (non parliamo poi della più che scomposta reazione dei cosiddetti “tradizionalisti” cattolici improntati al dogma e al fanatismo dell’idolo tridentino che hanno già strainfilzato il povero…. e coraggioso autore). E, ancora, di fronte – perché non dirlo? – a dubbi e perplessità su talune interpretazioni offerte dallo studioso anche in ambito strettamente storico, così come nelle argomentazioni relative e a sostegno della tesi di fondo, ossia che Francesco si fosse nutrito di dottrina e concezioni catare e in generale del dualismo d’impronta manichea. Di fronte a tutto ciò, l’intreccio interpretativo sui testi, sulle fonti documentarie e biografiche, sulla letteratura medievale moderna e contemporanea sul santo che l’autore presenta, l’opera garantisce un approccio sicuramente fondato. Fondato in termini di inquadramento di storia delle idee e….. anche relativamente ai problemi che si dipanano davanti agli occhi di un qualsiasi lettore della vita e del pensiero francescano, lettore non reso ottuso dall’impostazione chiesastica e passivamente fideistica. Soprattutto, del lettore che chiede contezza critica agli studiosi e agli storici tutti di san Francesco di fronte alle enormi lacune, contraddizioni, non sensi che, senza perizia alcuna, hanno costituito per secoli e ancora costituiscono un’agiografia, ci si permetta il termine, melensa: materiata di ortodossia cattolica sotto la cui pellicola vengono maldestramente celati temi e problemi davvero scottanti su cui finora poco si è ricercato e dibattuto. Giuseppe A. Spadaro ha questo grande merito, apertamente indicato e rivendicato nel titolo che coraggiosamente ha dato al risultato dei suoi studi sull’ <<albero del bene>>: <<Francesco teologo cataro>>. Entrare in più specifiche ed approfondite disamine di quanto l’autore propone, qui è cosa che non preferisco fare, vista la moltitudine degli esempi su cui dovrei soffermarmi con una non piccola difficoltà nel trasceglierli. Certo è che questo è un libro che una volta avrebbe fatto scalpore e scandalo, in un mondo immerso totalmente nell’acritica recezione psichica e culturale di una passiva “fede”, e che oggi non può che attrarre a sé degli attacchi perché viene a smuovere acque apparentemente “chete”. Acque che celano una moltitudine di questioni in parte non affrontate, soprattutto non risolte. L’autore divide l’opera nei seguenti capitoli: equivoci incrociati, alter Christus, la perdita della parola originaria, alla ricerca dell’autentico francescanesimo. L’appendice riporta diversi documenti, ad iniziare dal testamento del santo. Fra i molteplici pregi che vanno riconosciuti all’autore, con il quale non si potrà essere in accordo in uno o in venti specifici punti su una materia così tanto complessa ma, soprattutto, esplosiva, vi è che gli riporta alla luce il messaggio di Francesco e dei suoi veri discepoli, gli spirituali, che ebbero così disgraziata sorte, venendo spesso condannati come <<eretici>> e subendo sentenze capitali raccapriccianti. Certo, il rigore estremo dell’antisomatismo francescano e dell’esasperare oltre ogni dire l’umiliazione del corpo, il fratello <<asino>> pronto altrimenti alla ribalderia sotto la guida dei lussureggianti sensi (nelle condizioni dell’ambito della “normalità” andrebbero catalogate come gravissime forme di depravazione e di autolesionismo patologici), lascerà tanti lettori disorientati se non sconcertati. Anche questo è un merito, perché l’autore porta a conoscenza senza mezzi termini sulla realtà dell’ascetismo estremo, di cui Francesco e i <<puri>> di Provenza e d’Alba furono fra i più importanti rappresentanti nel cuore del Medio Evo, assieme alla polarizzazione metafisica che risultava a ciò imprescindibilmente sottesa, ossia alla radicale dualità cosmico-religiosa. Cose su cui Spadaro scrive pagine e pagine che portano a porre molte domande. Ecco, dunque, perché leggere <<L’albero del Bene>> e cercare di capire il significato di Francesco che parla agli uccelli. Oltre l’agiografia e la “santità cattolica”, chi fu davvero Francesco? Quali le sue idee sul mondo, l’anima, la salvezza? Oltre i cliché. Per questo, è già polemica.
Giuseppe A. Spadaro  L’albero del Bene San Francesco teologo cataro                                                      Edizioni Arkeios, 2009, Roma, Via Flaminia, pp. 292, €24,90

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