Omofobia… cosa sarà mai? Precisazioni a retrò sui piselli a soufflé

29 Dicembre 2009

Domenico Cambareri

Omofobia…..cosa sarà mai?                                                                                                                          

Forse….. forse….. dicono omofobia e pensano all’omosessuofobia? Perché mai censurano l’omosessuofobia come termine se pensano proprio di indicare correttamente chi si oppone all’omosessualità? Precisazioni retroattive… non in retromarcia omoerotico o antiomoerotico.

Imperversa la campagna contro l’omofobia…… quasi ci annega con i suoi straripanti e ossessivi slogan. Parole ipocrite e vuote per dire quello che si vuole dire, a mezza bocca. Perché niente altro che questo significa utilizzare un termini non corretto al posto di quelli che lo sono.
Continua a livello italiano, da parte del ministero delle pari opportunità, la campagna anti omofobia. Questo termine è oramai entrato nel circuito della comunicazione collettiva non soltanto corrente, ma, appunto, politica e normativa sia qui in Italia che nel resto del mondo occidentale. Ma cosa essa esattamente dovrebbe significare e cosa con essa invece – in una ipocrita allusione e “rimando significativo imposto” – viene a determinare?                                                                                                           Omofobia, parola che a prima vista potrebbe sembrare l’esatto contrario di misoginia, termine che non può che significare una generale e non specificata avversione contro l’uomo (…da parte di chi?), viene invece utilizzato nei modi più impropri per designare l’avversione, la reazione, la non accettazione….. l’odio verso chi, oltre a praticarla, reclama esalta e impone a modello il rapporto erotico omosessuale e il riconoscimento del vincolo civile tra coppie di persone che per sesso di nascita maschile vogliono convivere avendo alla base un rapporto, oltre che affettivo, omoerotico.  In tutto ciò, l’omosessualità, cosa ha a che vedere con l’ “omofobia” ? Nulla ma proprio nulla. Quale scelta così sballata ha imposto di veicolare la omosessuofobia con l’incredibile illogico e assurdo sinonimo di “omofobia”? Ogni cittadino ha dunque, in base alla corretta accezione di madre lingua, il diritto di poter impugnare simile sconcezza, improprietà, erroneità anche davanti alle leggi che ….. con erroneità omoerotina la certificano. Si pensa intorno al rapporto omosessuale, si dice omosessuale, si pensa contro il rapporto omosessuale, si dice omosessuofobia. Lasciamo anche stare l’omofobia come termine atto a designare, in modo meno improprio, eventuali forme di avversione di qualche donna verso il sesso maschile. Poi, se vogliamo porre il suffisso come “prefisso”  paratelefonico, parliamo e scriviamo pure di fobo-omoerotismo, di fobo-omosessualità ma non certo di… omofobia! O ancora, più semplicemente, antiomoerotico, antiomosessuale.
Perché mai, dunque, perché mai omofobia?! Solo per lo strapazzo giocoso e gioioso di linguisti e di umoristi, per scongiurare l’ironia dei più e lo scherno greve del macho e del vitellone di paese che si incontra sempre per strada o davanti al bar? O anche per coprire e rendere consentite e garantite con l’impunito marchio dell’equivoco le sconcezze e le provocazioni che per strada fanno ai maschi “normali” gli eterosessuali “femmine” con tanto di pisello a soufflé o dei maschi omoerotici? Povero, povero normale maschio, maschio normale alla mercé del sarcasmo dell’equivoco e dell’infamia, vilipeso, bistrattato e sfruttato. Meglio il femminismo, per questo mendico maschio, che lo strapazzo di rosso d’uovo ai siliconi!
Allo stesso modo, dunque, nello scadimento dell’utilizzazione corretta della conunicazione assistiamo di giorno in giorno come venga sostituito l’articolo o la preposizione articolata maschile con quella femminile per indicare un nato maschio, e ancora dotato di pene, per cui questi è chiamato <<la transessuale… >> e non <<il transessuale>>, ovvero <<la signora tal dei tali>> e non <<il signor tal dei tali>>. Tutto è diventato non blow-up  alla moda ma un blow-hole (“sfiatatoio”) di sdilinquimenti  a piacimento di chicchessia?  Soprattutto dei/delle Luxurii/Luxurie di fronte a cui si prosternano in tanti? Bene. A questo punto inseriamo nella lingua italiana il neutro, ed esemplifichiamo tutto. Soprattutto, abbattiamo simili demagogie e soperchierie. Che non sono solo sopraffazioni logico-linguistiche dei soufllé paraculinari. Nel reciproco rispetto e nel reciproco diritto di difesa, non solo per i maschi non maschi e i maschi omoerotici da un lato, ma per i maschi maschi ovvero i “normali” maschi dall’altro. Contro l’omofobia imperante e insignificante.

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