Berlusconi sì, Belusconi no. Di Pietro sì, Di Pietro no. E’ possibile un dibattito?

31 Dicembre 2009

Ugo Canali

Domenico Cambareri

Dove sta la destra in questo marasma politico e perché appoggiare Di Pietro e non Berlusconi?

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera di Ugo Canali indirizzata a Domenico Cambareri, con la relativa risposta.
Gentile Domenico,
pur leggendo spesso ciò che mi invii rimango oggi scosso negativamente da ciò che dichiari su Di Pietro!
a parte che, purtroppo, molto di ciò che dice corrisponde spessissimo a verità (secondo il mio modesto parere)……lo scandalo vero è che la sinistra non approvò mai una legge sul conflitto di interessi (che tutti i paesi veramente civili hanno e non possono non avere)!! ricordo che pochissimo tempo fa solo per aver “criticato il presidente della repubblica, Di Pietro è stato oggetto di frasi veramente al limite della legalità! così come oggi in parlamento che appena ha parlato lui sono usciti tutti…….oppure tutta le sequela di frasi e accuse che la lega continuamente fa e ha fatto……bella civiltà questa!!!!
Ora gli vengono rimproverate interpretazioni assolutamente diverse e lontane da ciò che ha dichiarato……incredibile dire che Di Pietro “da tempo oramai deborda in un cronico linguaggio di aperta istigazione all’odio e all’azione fisica che genera sicura indivia negli attivisti dell’estrema sinistra anarcoide dei centri sociali”…..non concordo assolutamente….a mio giudizio è proprio la destra, soprattutto alleanza nazionale, che FA TUTTO TRANNE CHE LA POLITICA DI DESTRA……addormentandosi sulla politica affaristica e democristiana di Berlusconi……tanto è vero che se non erro lo stesso Berlusconi propose a Di Pietro la poltrona da ministro…..o no???
Casomai, è proprio berlusconi che attacca tutti da anni……se vuole governare ha tutta la maggiorana a sua disposizione…..ma ogni volta che parla sono bordate al limite (spesso scavalcato) della legalità….così come ad es la lega che addirittura ha detto tantissime volte che sputerebbe sul tricolore o che l’inno di mameli è da mettere da parte……CASOMAI mi meraviglio di Fini che SOLO oggi, dopo 15 anni di subordinazione silenziosa a berlusconi, OSA dire ciò che uno VERO di destra doveva gridare tanti anni fa……
Mi dispiace ma non concordo assolutamente con te su Di Pietro che, a mio giudizio, fa vera opposizione e fa politica giusta (ormai non c’è più differenza tra destra e sinistra…..infatti cercano entrambi di isolare di pietro…..ma tra loro non si strapazzano)…..e dice tante cose che, in realtà, la destra non ha il coraggio di dire (perchè parla e decide solo berlusconi)!!
ECCO PERCHE’ UNO COME ME LA VERA DESTRA (QUINDI ALLEANZA NAZIONALE) L’HA PERSO!!!
 
Caro Ugo Canali.
Spero che la mia così tardiva risposta in termini temporali non lo sia sul merito. Grazie per le diverse domande poste e per i diversi problemo sollevati. Cerco di rispondere in maniera convincente, spero sul piano politico e non su quello passionale:
– Da quanto leggo, ricavo un’ennesima conferma di come gli italiani si fronteggiano spesso più sul nome e sulla figura di Berlusconi che sui contenuti di fondo che sono in gioco per la politica italiana. Quali sono i contenuti di fondo sui quali conviene ancora insistere prima di proclamare il fallimento del raggiungimento dell’obiettivo? Quelli rappresentati da una forma di rappresentanza politica il più possibile articolata su due partiti/(o, in via subalterna, coalizioni) maggioritari. E’ il doloroso passaggio per la cruna che ancora non avviene e che potrà, nei prossimi mesi o negli immediati anni a venire, definitivamente non accadere, soprattutto nelle fasi di pre-fine e fine carriera politica di Silvio Berlusconi, che non possiamo certo (al di là dagli estimatori, dai detrattori e da quelli che lo accettano per quel che è che fa) rimandare oltre i cinque – sette anni, nella più ottimistiche previsioni. E sulla scelta bipolare, non si può negare che il ruolo di Berlusconi è stato e rimane centrale e insostituibile. Senza di lui, la scena politica sarebbe rimasta polverizzata nella lotta usurante e incessante tra decine di partiti e di partitini. Indubbiamente, il quadro non è cambiato in maniera miracolistica, in quanto molte forze operano all’interno dei due grandi schieramenti PdL e PD dimostrando una reale grande disomogeneità in tantissimi e non sottacibili aspetti. Sono diminuite le divaricazioni più accentuate del sistema rappresentativo, non delle forze che in realtà continuano ad operare sul terreno politico. Questa premessa mi pare indispensabile, perché altrimenti non ci capiremmo con quanto dirò più in avanti. Pertanto, l’accettazione del ruolo di Berlusconi con tutto quello che esso comporta, deriva da ciò. Non si può avere tutto, men che mai se si dimentica che gran parte dei soggetti che sono protagonisti nell’agone politico, fanno ciò avendo alla base considerazioni più di interesse personale e di gruppo che attuazione convinta di motivazioni dettate da un forte senso della difesa degli interessi generali. Di fronte ad un obiettivo strategico di tal fatta (che potrebbe e dovrebbe consentire un maggiore beneficio per tutti in conseguenza della generale minore complessità riottosità caoticità e conseguente immobilizzazione della macchina parlamentare-legislativa e pubblica e delle enorme e più che cinquantennale onerosità), invece, bisogna chinare la testa su tante questioni che si ritengono di importanza minore, questioni che ciò nonpertanto vanno non sottaciute e messe in luce sul piano di un’etica politica che accetta aspetti di priorità dettati dal senso di “realismo politico” ma non accetta un suo ottundimento. E’ per questo che siamo ancora vicini a Berlusconi e al treno del bipolarismo. Ed è per questo che non accettiamo, al tempo stesso, quanto non può essere accettato della politica del governo Berlusconi e di certi suoi uomini e di certi apparati (… la storia si ripete sempre). Denunciare per cercare di migliorare, questo è un principio che ci guida, anche se non ci illudiamo… e non immaginiamo che i tantissimi squali e alligatori della politica siano così disponibili e recettivi. In merito alla legge mancata sul “conflitto d’interesse”, concordo. E’ stata la sinistra a non averla voluta fare, quando era al governo, per cavalcare nel tempo in maniera perdurante una campagna di demagogica e denigratoria guerra a Berlusconi, campagna che dilaga da anni sulla stampa e nelle piazze. E Di Pietro, se non erro, sta a sinistra. Al di là dei distinguo e della sua “proclamata” volontà, non si può non congetturare che lo stesso Di Pietro non abbia calcolato, non meno dei leader del Pd di ieri e di oggi, della Margherita, dell’Ulivo e del Psd di ieri l’altro, quanto e come gli sia convenuto non varare e ratificare una legge sul conflitto d’interesse. Perché? Semplice, Di Pietro è nato dall’antiberlusconismo e si è nutrito politicamente ed esclusivamente di antiberlusconismo. Berlusconi è stato, è e sarà la sua fortuna politica. (Guarda caso, lo sarebbe stato, anche nel caso opposto, in cui Di Pietro sarebbe rimasto con Silvio, accettando di rimanere nell’ entourage della prima ora e mezza di Silvio). Ecco perché Di Pietro rappresenta un disvalore assoluto. Le mere potenzialità di quello che avrebbe potuto fare e di quello che potrebbe fare come esponente di una forza d’opposizione “costruttiva” sono condensate tutte qui. Non accetto lo “stiamo uniti tutti insieme” berlusconiano, allargata, come ricordato nella lettera, a Di Pietro. Non posso men che mai accettare il ruolo di un uomo che è entrato in politica in quel modo e che, da magistrato, chiedeva un prestito a un cittadino banchiere ufficialmente inquisito e sottoposto ad interrogatorio. Questo la dice tutta sulla persona, in maniera non emendabile: ecco ancora una volta, già ab origine, il disvalore assoluto sia morale che etico-politico di questa persona. Che fosse di destra, non importa proprio nulla. Anzi, la cosa non può che risultare assolutamente aggravata e inescusabile. Su Fini, non ho parole da dire. Non è un uomo di destra, di “destra sociale” o comunque dir si voglia. E’ un uomo che va con il vento che gira … almeno dai tempi dell’elefantino di Segni. In tanti non lo avevamo voluto capire. Premonizioni e ripetuti “segni” non ci sono bastati. Non possiamo parlare di prima, perché, uomo senza personalità politica e culturale – come si è rivelato – viveva all’ombra e nella più sciatta imitazione di chi lo scelse secondo la logica (rivelatasi sciagurata e distruttiva) del delfinato. Da Fini, ci si possono aspettare soltanto sciagure. Il nostro fine, è cercare di confinarlo o di porlo nelle condizioni di andare apertamente in altri lidi, poiché simile “antifascista” senza midollo e da strapazzo svolge un ruolo non dialettico e/o di stimolo critico ma da tornacontismo spregiudicato e senza limiti, cinico, imprevedibile e …. perciò spietato nel crearsi una quotidiana immagine “galleggiante”, a danno di parole quali credibilità, certezza, veracità….. e del mondo intero dei cui problemi usa spremere a strumentale piacimento. Su Silvio Berlusconi, è da anni che scrivo che non mi piace il linguaggio (qualche mio editoriale scritto per Parvapolis e ripreso da altri, è stato ripubblicato su L’Europa della Libertà, ad esempio <<Il governo dell’incredibile>>), arrogante non rare volte, sprezzante nei suoi superlativi assoluti a iosa, inconcludente nei reiterati proclami. Spregiudicato e necessariamente spregiudicato nelle alleanze ma quasi sempre tradito, da tanti e da tanti che inseguivano e che inseguono fini scopertamente personali o interessi di platee elettorali limitate e pronte a trasformismi più accentuati a condizione di preservare i loro interessi e quelli  di potentati ben individuabili o meno (non ultimi quelli che rappresentano, “non ultimo”, il Vaticano), ha tuttavia portato un contributo fondamentale al tentativo di superamento della partitocrazia, almeno nei sui più beceri aspetti formali. Per tutto il resto, spesso ce ne corre, sia rispetto a quanto rivendica e alla divoratrice partitocrazia materiale, di cui Di Pietro e Bossi ne sono gli ultimi campioni, sia rispetto a quanto ha dovuto subire e gli si vuole sempre e comunque attribuire. Sul linguaggio utilizzato da Di Pietro, basta iniziare a scorrere la stampa quotidiana dal giorno del suo ingresso in politica, per accorgersi esattamente sia del dato temporale d’inizio sia, e appunto, delle modalità espressive utilizzate come comuni canoni della sua “comunicazione politica” dal tizio nei suoi attacchi contro il “suo” interlocutore principale se non esclusivo. Non mi ritrovo quindi con i pareri espressi nella lettera. Anzi, in riferimento al suo penultimo attacco al capo dello Stato, assolutamente immotivato, Di Pietro cercò perfino di fare una pessima e ridicola marcia indietro. La veemenza del suo linguaggio consueto mi risulta più inconsulta, fastidiosa, se non stomachevole e irritante, di quella di Sgarbi e di Santoro, forse perché mi aspettavo e mi sarei aspettato qualcosa di diverso e qualcosa di più da questo personaggio che passivamente vive ritrito su se stesso e su “Berlusca”. Un linguaggio che è ottimo tritolo a dosi quasi quotidiane non omeopatiche, insomma, che rende instabile in maniera cronica il panorama complessivo degli schieramenti politici in campo. Cosa dire di più su Di Pietro? Solo che spero di sbagliarmi, e di sbagliarmi alla grande. Sul superamento degli schieramenti, pareva così, ma così proprio non è. Gli avvenimenti politici degli ultimi due anni lo dimostrano, ad iniziare dal progetto del Vaticano di non smettere di cavalcare l’asino non di Di Pietro ma di Casini e perfino del terrun de l’osti ultrapagano “cattolico” Bossi (questo non significa giustificare o accettare le genuflessioni ipocrite e il peggior gesuitismo immaginabile, nel rigurgito di clericalismo stupidissimo, il presunto “cattolicesimo del popolo italiano” – nella realtà più agnostico, più protestante, più idolatra fra i popoli europei -, rigurgito clericale che imperversa a sinistra e a destra, comprese le forze “ghibelline” (!), “olimpiche”, “panreligiose”, laiche…. di destra). Per il resto, con gli amici de L’Europa della Libertà non sogno di “cavalcare la tigre”, ma di dovere e di potere tenere fermo il bastione della continuità storica del Novecento Italiano senza fratture e senza rinnegamenti, finché sul piano di una filosofia politica ciò sarà possibile ed eventualmente proficuo. Novecento Italiano che ha al centro il movimento, l’ideologia, il regime fascisti con fatti e misfatti relativi. Traghettare tutto ciò nel presente e nel futuro della nuova Europa non è cosa da poco, lasciando cadere al tempo stesso gli aspetti caduchi, giustapposti, erronei. Per continuare a sviluppare una nuova via in cui i valori più elevati dell’umanesimo fascista possano essere realizzate con future istituzioni politiche “organiche”; l’umanesimo fascista e le sue varianti neoilluministe, neoidealiste, neoromantiche avere adeguate espressioni in nuove e più alte forme di sviluppo imposte dalla sfida dei tempi; l’umanesimo fascista, arricchito dallo stimolo e non più dal contrasto delle istanze liberali e di quelle socialiste da esso dapprima, nella sua dimensione storica di regime non coniugate, possano ritrovare nuova vita. Di Berlusconi e dei tanti democristiani che lo attorniano e che non sono da vedere sempre come degli appestati (guardiamo quelli che prima ci stavano accanto!), solo questo può importarci, nell’interesse del futuro del nostro popolo e di quelli europei. Altrimenti, le gomene possono venire sciolte. Se ciò non accadrà, riteniamo che Berlusconi è servito e sarà servito pure a qualcosa. Per tutti. Le clessidre, comunque, caro Ugo Canali, continueremo a tenerle accanto.

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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