Furto d’identità: danni finanziari e morali enormi e condanne inesistenti. Occorre varare immediatamente un elevato inasprimento delle pene detentive e pecuniarie

2 Aprile 2010

Fonte: Giornale di Reggio

Riceviamo e pubblichiamo quanto ci è inviato dalla signora  Bruna Magnani di Reggio Emilia, soggetta al furto della propria identità e al falso acquisto (a suo nome) di un’automobile, pubblicato per l’occasione dal Giornale di Reggio del 24 Marzo 2010, con tutto un relatio dossier con dati Adiconsum e consigli ai cittadini.

La storia di una commercialista reggiana chiamata a pagare un’automobile che non aveva mai acquistato

Ora ti rubano anche il nome

C’è un nuovo allarme sociale: i ladri d’identità. Come difendersi

 LA TRUFFA

Riceve 60 bollettini postali
per pagare un’automobile
Ma non l’ha mai acquistata
IL FURTO d’identità rappresenta
un nuovo allarme sociale.
Secondo i dati di una ricerca
Adiconsum ne rimane vittima
un consumatore su quattro.
Vi raccontiamo la storia di
una commercialista reggiana
che ha ricevuto 60 bollettini
postali per il pagamento di
un’automobile che, però, non ha
mai acquistato. L’avvocato:
“Ecco chi sono le vittime più
frequenti di questo reato”. Alcuni
consigli su come difendersi.
ALESSANDRO BETTELLI
Il servizio di Ghiggini
NONOSTANTE si parli già di
allarme sociale, continuiamo
a non farci caso, e perseveriamo
nel lasciare – involontariamente
– tracce qua e là. O perché
siamo spesso in viaggio, o
perché siamo soliti fare acquisti
via web o utilizzando le
carte di credito, o, più semplicemente,
perché ci dimentichiamo
di cancellare i nostri
dati personali dal pc del lavoro.
Senza accorgerci che i
rischi che corriamo sono altissimi.
Tant’è che un consumatore
su 4 è vittima di furto d’identità.
O perché si è fatto clonarebancomat e carte di credito, o
in quanto ha lasciato memorizzate
 le proprie password
sul pc o, più semplicemente,
ha gettato nell’immondizia
informazioni bancarie e altri
documenti senza prima averli
fatti a pezzettini. Distrazioni
“care” a noi tutti, che, di solito
scopriamo attraverso la lettura
degli estratti conto.
Distrazioni che ci costano, in
genere, 500 euro, ma è facile
arrivare (e superare), anche,
quota mille euro. E in più,
sottolinea una ricerca su
1.325 consumatori, targata
Adiconsum, in collaborazione
con Fellowes-Leonardi, il
malcapitato può, anche, finire
in tribunale per difendersi, per
esempio, perché non ha pagato
una rata di mutuo di una
casa comprata (a sua insaputa)
in una nota località sciistica
italiana o un finanziamento
per l’acquisto
di una automobile,
peraltro, pure, intestata,
ma che, ovviamente,
non ha mai visto.
E’ questo il caso di
cui è rimasta vittima la
reggiana Bruna
Magnani, ragioniera
 commercialista (iscritta
all’ordine dei dottori
commercialisti ed
esperti contabili), che
si è vista costretta a
presentare denunciaquerela
contro ignoti
alla Procura della
Repubblica, a mezzo dei suoi
legali, avv. Mariarosaria
Valenti e Alfredo Gianolio,
per il reato di sostituzione di
persona, strumentalmente
attuato per altri illeciti.
La vicenda presenta aspetti
enigmatici, un “giallo” che
spetterà agli inquirenti
approfondire e chiarire.
La signora Magnani, il 4
febbraio scorso, ha ricevuto
un plico contenente 60 bollettini
postali, dell’importo complessivo
di euro 15.377, sulla
base di un contratto “fasullo”.
In base a tale convenzione la
Magnani avrebbe acquistato
presso una concessionaria di
Bologna un’auto nuova tipo
Fiat 500 loung.
L’acquisto sarebbe avvenuto
attraverso un finanziamento
concesso dalla Santander consumer
bank spa con sede a
Torino, la quale inviò i 60 bollettini
postali alla signora
Magnani per avere il rimborso
del finanziamento.
La persona, per ora sconosciuta,
si era presentata per
l’acquisto della macchina con
il nome, data di nascita e
codice fiscale della Magnani,
ma con i dati della patente,
fotografia e residenza non
corrispondente a quelli della
querelante.
L’impossibilità che la
signora Magnani avesse potuto
sottoscrivere il contratto di
acquisto e finanziamento è
comprovato anche dal fatto
che in quell’epoca si trovava
in vacanza in Africa col marito,
come è stato documentato.
In seguito la Santander
Bank di Torino, con lettera
dell’8 marzo 2010 ai legali,
preso atto della estraneità
della signora Magnani da tale
contratto, ha provveduto a
rilasciare liberatoria alla
donna medesima e a chiedere
la cancellazione del suo nominativo
dalle banche-dati, ove
sono iscritti i nominativi dei
titolari dei finanziamenti.
«Ora è compito degli inquirenti
identificare l’autore o gli
autori dei reati» commenta
l’avvocato Valenti.
«Certo è – continua
il legale – che proprio
la mancanza di informazione
dettagliate su
come proteggersi è
uno dei problemi più
sentiti dai cittadini».
A quanto risulta da
una recente indagine
di Adiconsum, infatti,
un consumatore su
due dice addirittura di
non aver mai sentito
parlare del problema.
E se è vero che il 33%
non prende alcuna
precauzione per ridurre
i rischi su internet,
una buona metà fa acquisti in
rete (il 51%), custodisce
documenti e pin in luoghi
sicuri (69%), controlla che i
siti dove acquista siano protetti
da sistemi informatici
(58%), utilizza firewall, antivirus
e anti spyware per proteggere
il proprio computer
(56%). Quanto alle cifre sottratte,
il 47% ha dichiarato
somme che non superano i
500 euro e soltanto il 10%
degli intervistati ha detto di
essersi visto sottrarre più di
mille euro. (al. bet.)
SABATO
4 27 MARZO 2010
LA TRUFFA
Riceve 60 bollettini postali
per pagare un’automobile
Ma non l’ha mai acquistata
IL FURTO di identità può avvenire attraverso
diverse modalità. In particolar modo, le informazioni
personali delle vittime – secondo
un’indagine Adiconsum – possono essere recuperate
attraverso:
Bin raiding: attraverso estratti conto, bollette,
vecchi contratti assicurativi, lettere personali,
involucri di giornali spediti a casa, informazioni
fiscali ecc. che sono state buttati nel cestino
della spazzatura.
Inoltro della posta: i successivamente ad un
trasferimento di residenza, quando non si
comunica la variazione dell’indirizzo alle Poste
Italiane.
Skimming: nella clonazione di una carta di
credito durante l’uso, attraverso
un’apparecchiatura elettronica in un esercizio
commerciale; può essere sufficiente per reperire
i dati necessari ad utilizzare una carta senza
rubare interamente l’identità della vittima.
Furto della borsa o del portafoglio: generalmente
i portafogli e le borse contengono
bancomat, carte di credito e documenti di identità
come la patente di guida e le tessere di iscrizione
a determinate associazioni.
Contatti indesiderati: attraverso chiamate
telefoniche alla vittima, durante le quali i malviventi
si spacciano per dipendenti della banca
o dell’azienda con cui il soggetto intrattiene
rapporti commerciali.
Telefonino: mediante la ricezione di messaggi
(SMS, Email) che comunicano ad es. la vincita
di un telefonino di ultima generazione
seguendo un link che porta ad una azione di
phishing finalizzata ad acquisire i dati personali.
Noi stessi: noi stessi possiamo fornire incautamente
 delle informazioni che ci riguardano
ad esempio conversando con un estraneo, dettando
al telefono gli estremi della carta di credito
per un acquisto effettuato telefonicamente
ecc.
Siti internet: a tutti coloro che navigano in
internet viene regolarmente richiesto di fornire
informazioni personali per poter accedere a
determinati siti e per poter acquistare beni. In
molti casi queste informazioni viaggiano sulla
rete in chiaro e non in modalità protetta.
Salvando le password sul pc: Le password e
le username utilizzate per accedere ai conti correnti
online o ad altri siti che contengono informazioni
personali possono essere memorizzate
sul pc. In questi casi, chiunque abbia accesso al
computer può entrare senza difficoltà nei siti
protetti utilizzando le password salvate.
Phishing: questo termine identifica il furto
via posta elettronica. Il malvivente invia un’email
dichiarando di essere un incaricato di una
banca o di una compagnia di carte di credito o
di appartenere ad altre organizzazioni con cui si
possono avere rapporti inducendo a fornire tecnologici,
ripristinare password scadute, etc.).
Generalmente l’e-mail chiede di utilizzare un
link per accedere ai dettagli del conto della vittima
presso il sito della compagnia, adducendo
motivazioni di sicurezza, link che in realtà conduce
in un sito web solo all’apparenza originale.
Blog, social network ecc.: un crescente
numero di utenti sta fornendo un’elevata quantità
di dati personali nei propri blog, siti chat,
nei profili dei social network ecc.
Come difendersi: ecco cosa non fare mai
Bruna
Magnani,
ragioniera
commercialista
reggiana,
vittima della
truffa: il 4
febbraio
scorso, ha
ricevuto un
plico
contenente 60
bollettini
postali,
dell’importo di
euro 15.377,
sulla base di
un contratto
“fasullo”
Un consumatore su 4 ha avuto
esperienza diretta o indiretta
(tramite familiari e conoscenti)
del furto d’identità
Liberi professionisti e commercianti
sono risultate le
categorie più esposte
I residenti del Centro Sud sono
i più colpiti dal fenomeno
Il 49% degli intervistati lascia
memorizzate le proprie password
sul pc
Il 40% ancora non usa le
carte prepagate per i propri
acquisti online
Il 55% getta documenti contenenti
dati sensibili senza
distruggerli
DA un sondaggio effettuato negli Usa è emerso
che un americano su 5 ha subito il furto dei
dati bancari e uno su 7 quello dei propri documenti.
Nel 2007, inoltre, sono stati 8,4 milioni
gli americani truffati.
Quanto all’Europa, una ricerca in 5 paesi
(Gran Bretagna, Irlanda, Germania, Belgio e
Olanda) ha quantificato in 6,5 milioni i cittadini
vittime delle frodi. Del 26% degli intervistati
che hanno dichiarato di aver vissuto almeno
una volta un furto d’identità, il 53% lo ha subito
dopo il furto o lo smarrimento di documenti,
estratti conto, carte di credito.
Un 25% dice invece di aver avuto la carta di credito clonata, il 18% di aver sottoscritto contratti online
senza saperlo, il 28% di aver acquistato beni o servizi mai recapitati, mentre il 29% si è visto addebitare
somme per acquisti non richiesti. Il 57% del campione ha ammesso di aver scoperto la truffa solo
leggendo l’estratto conto, mentre il 20% dalle forze dell’ordine e il 29,5% dalla propria banca.
Proprio la mancanza di informazione dettagliate su come proteggersi è uno dei problemi più sentiti dal
55% degli intervistati, mentre uno su due dice addirittura di non aver mai sentito parlare del problema.
E se è vero che il 33% non prende alcuna precauzione per ridurre i rischi su internet, una buona metà fa
acquisti in rete (il 51%), custodisce documenti e pin in luoghi sicuri (69%), controlla che i siti dove
acquista siano protetti da sistemi informatici (58%), utilizza firewall, antivirus e anti spyware per proteggere
il proprio computer (56%). Quanto alle cifre sottratte, il 47% ha dichiarato somme che non superano
i 500 euro e soltanto il 10% degli intervistati ha detto di essersi visto sottrarre più di mille euro.
Numeri in crescita: è allarme
FURTO DELLE GENERALITA’
Un nuovo allarme sociale
 
L’avvocato: ne è vittima
un consumatore su quattro
ALESSANDRO BETTELLI
L’AVVOCATO Mariarosaria
Valenti è il legale che sta
seguendo il caso della signora
Bruna Magnani. A lei abbiamo
chiesto in cosa consista tecnicamente
il “furto d’identità”.
«Consiste nella sostituzione
di persona a fini lucrativi. Si
tratta è un crimine in sensibile
crescita anche nei primi mesi di
quest’ anno.
Chi sono i soggetti più a
rischio?
L’identikit del soggetto maggiormente
a rischio della usurpazione
di dati personali (falsificazione
di carte d’identità,
buste paga fasulle, codici fiscali,
tessere sanitarie) è quello di
un professionista di età compresa
tra i 30-50 anni.
Come mai questa fascia di
età?
E’ quella che agevola maggiormente
l’affidamento per la
concessione di finanziamenti
per acquisto di auto, elettrodomestici,
o prestiti al consumo
per i quali le Finanziarie chiedono
semplici documenti in
fotocopia e i cui dati personali,
(data e luogo di nascita) sono
facilmente reperibili negli Albi
o ordini nazionali o provinciali
a cui avvocati, commercialisti,
architetti sono iscritti.
E come si svolge questa “truffa”?
Il ladro di identità dopo aver
ottenuto in modo fraudolento i
dati personali di un altro soggetto
acquista beni a nome di
altri chiedendo sempre prestiti
personali.
Si tratta di un reato più subdolo
della semplice sottrazione
di denaro attuata con clonazione
di carte di credito o bancomat.
Qui il derubato può trovarsi
a rispondere delle azioni più
disparate, commesse a suo
nome con effetti gravi e paradossali.
Ad esempio?
Da una semplice richiesta di
finanziamento per l’acquisto
dell’auto il derubato dell’identità
si trova ad essere imputato
di concorso in rapina – se l’auto
acquistata è stata usata da
malviventi. Oppure il malcapitato
si può trovare da un giorno
all’altro i conti correnti bancari
chiusi a causa della sua (inconsapevole)
esposizione alla Centrale
rischi come debitore
insolvente, qualora non abbia
pagano i bollettini che la finanziaria
gli ha inviato – senza
motivo.
Inoltre il “derubato” può trovarsi
ipoteche sulla propria abitazione
(a seguito di decreti
ingiuntivi promossi dalla finanziaria
per mancato pagamento)
e, non per ultimo, può essere
messo alla pubblica berlina in
quanto “protestato”.
Come difendersi?
Di fronte a questi fatti, spesso,
l’unica forma di difesa
rimane la querela e/o denuncia
contro ignoti che non tutela
pienamente il danneggiato e a
volte risulta presentata già
quando gli effetti più drammatici
si sono prodotti. I tempi
investigativi non sono brevi
mentre il credito al consumo
viene sponsorizzato, pubblicizzato,
reclamato quasi fosse l’unica
salvezza per il Pil italiano.
Come è possibile che questo
tipo di frode si stia diffondendo
così rapidamente?
Per un semplice acquisto di
un’auto, basta presentare alla
concessionaria di turno una
dichiarazione dei redditi che
chiunque può produrre una
dichiarazione dei redditi non
certificata, né firmata, in semplice
fotocopia. Oppure presentare
un falso cedolino pensionistico
cambiando solo l’intestatario
o beneficiario con allegato
un documento di riconoscimento
la patente di guida. E’
questo il frutto della deregulation
legislativa che ha eliminato
– giustamente – l’intervento
del notaio (per le compravendite
di auto) ma demanda il compito
di verifica dei documenti
alle concessionarie le quali, a
volte, hanno interesse più alla
vendita che al controllo dell’acquirente
finanziato.
E le finanziarie?
Non fanno altro che avanzare
richieste economiche nei confronti
del derubato che si trova
in una posizione di ignoranza
su fatti, atti, contratti, con l’obbligo
di dimostrare, lui danneggiato,
di essere totalmente
estraneo ai fatti in un lungo
tourbillon giudiziario
e di
morosità che
produce effetti
devastanti sia
in termini economici
che
psicologici e
sociali. Certo
che anche le
finanziarie, in
quanto danneggiate
da
questi atti,
dovrebbero
tutelarsi perseguendo
gli autori.
Eppure non se ha spesso notizia
di questi furti…
Già. Solo quando il danneggiato
è una celebrità o un politico,
la vicenda viene a galla.
E’ il caso di un primo cittadino
al quale hanno rubato “l’identità”
per comprare un costoso
computer portatile in un negozio
di informatica accendendo
un finanziamento.
A livello legislativo come
viene disciplinata questa
frode?
Giace alla Camera un disegno
di legge che introduce
delle sanzioni più stringenti
riservando a questo crimine un
posto speciale nel nostro codice
penale rispetto alla sostituzione
di persona prevista oggi
dall’ 494 c. p. e che punisce
questi comportamenti con la
sola reclusione fino ad un
anno. L’Abi (Associazione
bancaria Italiana), attenta
all’allarme sociale che generano
questi comportamenti, ha
presentato alla commissione
Finanze della Camera lo scorso
novembre una relazione sul
rilevamento delle frodi bancarie
realizzate attraverso l’abuso
dei dati personali anagrafici,
fiscali e previdenziali di terze
persone che si attesta tra gli 1,6
e i 2miliardi di euro.
Quindi?
Se entrasse in vigore il nuovo
reato, rubricato come “Frode
con falsa identità art 494-bis”,
si punirebbero gli autori di
queste frodi
con la reclusione
da 1 a 5
anni e con la
multa fino a
10.000 euro
o, in altra ipotesi
da 2 a 6
anni e multa
da euro
15.000 a
25.000. Poiché
si punirebbe
“chiunque
indebitamente
acquisisca,
in qualsiasi forma, dati
identificativi personali, codici
di accesso o credenziali riservate
o in qualsiasi modo formi,
o chi ricostruisca o diffonda
informazioni individuali relative
a persone fisiche o giuridiche
al fine di organizzare attività
fraudolente mediante
assunzione abusiva dell’identità
altrui o di una identità fittizia
funzionale alla formazione
di un rapporto contrattuale
di qualsiasi genere, anche
attraverso l’invio massivo di
corrispondenza informatica
ingannevole; salvo che il fatto
costituisca più grave reato. ”
Quindi, attualmente, la pena
massima è di appena 1 anno?
Esatto».
L’identikit del truffato?
E’ un professionista di
età compresa
fra i 30 e i 50 anni.
Cosa rischia il “ladro”?
Al massimo 1 anno
di reclusione
Fonte dati: Adiconsum
 
 
 

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