Enea Franza senior

17 Aprile 2010

Fonte: Wikipedia

 

Un veccho combattente, un vecchio senatore di Destra: Enea Franza

I lettori de “L’Europa della Libertà” incontrano sempre fra le firme fisse quella di Enea Franza jr. In molte occasioni ci è stato chiesto:  “si tratta di pura omonimia o vi è qualche rapporto di parentela con il famoso senatore Enea Franza, morto nel 1986?”. Ecco accontentati quanti lo hanno chiesto. Alla fine della voce ripresa da Wikipedia si trova  la risposta.

 

Enea Franza (Ariano Irpino, 2 giugno 1907 – Roma, 1986) è stato un giurista e politico italiano.
Nato il 2 giugno 1907 in una famiglia con intense tradizioni pubbliche (Oreste Franza, suo zio, fu deputato socialista) e completati gli studi classici, il si laureò nell’Università di Napoli in Giurisprudenza e, nel 1933 si iscrisse nell’Albo degli Avvocati presso il Tribunale di Ariano Irpino, quindi fu presidente del Sindacato Forense, carica che mantiene fino al 1940 e, nel 1946 Sindaco di Ariano Irpino. Fu, altresì, pubblicista e collaboratore di diverse riviste giuridiche.
A soli 40 anni venne eletto al Senato della Repubblica. Militare, decorato nel 1943 con medaglia di bronzo al valor militare. Si legge nella motivazione:”in occasione dell’occupazione della Città di Ariano da parte di pattuglie tedesche che si abbandonavano al saccheggio e a rappresaglie contro i cittadini inermi, con decisione e tempestività e con senso del sacrificio interveniva e li faceva desistere dalle loro brutali imprese. Minacciato di morte non recedeva dal suo atteggiamento ed anzi dimostrava ferme e risolute determinazioni nell’invocare la riscossa delle popolazioni da indurre le pattuglie ad allontanarsi’”. Per il suo coraggio fu insignito, altresì, di due medaglie d’argento al valor civile; la prima a 25 anni, per lo sprezzo del pericolo dimostrato nel salvare “alcuni infelici sepolti dalle macerie” nel terremoto del Vulture, l’altra “per aver provveduto … durante un violento bombardamento aereo (della città di Ariano nel 1943) a trarre in salvo numerose persone travolte dalle macerie”. Imprigionato e trasferito in campo di concentramento, con la falsa accusa di essere un criminale fascista; dimostrata l’inconsistenza della accusa tornò in libertà alla sua amata città ed alla sua gente dopo avventurose traversie. Ripresa la professione di avvocato, quale professionista di capacità non comuni, riuscì a dare consistenza al progetto di risanamento di una società industriale già in sfacelo, le “Cementerie Meridionali” (società che dava lavoro ad oltre 120 famiglie in una realtà povera e depressa).
Attorno al suo nome si andava, intanto, creando un movimento di opinione tanto importante che gli permise di conquistare, con la maggioranza assoluta, nel giugno del 1946, il comune di Ariano Irpino. Capeggiando, infatti, la lista “democrazia del Lavoro”, lista con il simbolo dell’orologio, proclamatasi indipendente da tutti i partiti, ottenne un voto plebiscitario. Mantenne, direttamente e con la disinteressata, appassionata partecipazione degli amici, l’Amministrazione della Città di Ariano Irpino per oltre dieci anni. Nel 1948, con oltre 23.000 voti viene eletto Senatore della Repubblica, come indipendente nelle liste di democrazia del lavoro, dopo aver rifiutato collegamenti ad altri partiti sorti nel dopoguerra nella circoscrizione Benevento-Ariano. Dopo l’elezione si iscrisse al Movimento Sociale Italiano, e per il quinquennio successivo, quale unico senatore d’Italia a rappresentare il MSI a Palazzo Madama difese il mandato ricevuto dagli elettori. Fu capogruppo del MSI a Palazzo Madama per 15 anni e, senatore per cinque legislature. La sua attività parlamentare fu, anche, ricca e coraggiosa, talvolta in contrasto con la linea del suo partito, Ebbe a dichiarare, parecchi anni dopo, in un importate intervento al Senato nel febbraio del 1970: “ … Al Senatore Terracini io dovrò dare una risposta. Egli sa del rispetto che gli porto in considerazione delle pene detentive da lui sofferte per i reati di natura e contenuto politici. Ma mi consenta di dire che il giorno stesso in cui è cessato il suo martirio ha avuto inizio in quest’Aula il mio martirio per tutto ciò che ho dovuto subire … “ Testimonianza dell’impegno nella vita del partito furono le posizioni prese fin dal 1° Congresso del M.S.I. – congresso tenutosi a Napoli (27-29 giugno 1948)- che vide il Senatore irpino su posizioni diverse da quelle dell’allora Segretario (Almirante). Iniziò l’opera che egli stesso chiamerà di “diversa condivisione”, in contrasto con l’espansione del movimento su posizioni corporativistiche e di inserimento del M.S.I. nell’aerea di governo in funzione anticomunista. Furono del 1948 e del 1950 i primi arresti “eccellenti” per la sospetta ricostituzione del partito fascista: prima delle elezioni, Romualdi (uno dei fondatori del M.S.I.), poi, le incriminazioni di Julius Evola, Rauti, Fausto Gianfranceschi, Clemente Graziani, Egidio Sterpa, Mario Gionfrida, Baghino, Franco Petronio, Cesare Pozzo. Ma nel gennaio 1950, il Movimento Sociale cambiò pelle: Almirante lasciò la segreteria del partito, che venne affidata ad Augusto De Marsanich, il quale presentò il partito con una fisionomia diversa e con programmi riformisti. Tuttavia, l’atteggiamento del Governo nei confronti degli “ex fascisti” fu di deciso contrasto contro ogni movimento o gruppo che si muovesse nell’ambito di una ricostituzione intorno ai valori che erano stati del passato regime. Cosi nel 1951 fu impedito al M.S.I. di celebrare il terzo congresso (che poté svolgersi solo dopo un anno all’Aquila).
In questi primi anni della Repubblica e di vita del M.S.I., l’attività del Senatore irpino viene ricordata per l’enorme impulso dato alla linea moderata europeista e filo atlantica, l’incessante spinta verso pacificazione nazionale, l’impegno per la ricostruzione economica e morale del Paese, sulla “questione meridionale”. Temi costanti di intervento della prima legislatura furono quello della “pacificazione nazionale “ e “della ricostruzione del Paese”, attraverso le leve della Politica estera e fiscale. La politica estera principalmente attraverso l’adesione al Mercato Comune, aveva un senzo peculiare per l’Italia: come ebbe più volte a dichiarare in numerosi interventi nel Senato della Repubblica e nei congressi del MSI: “l’adesione per l’Italia allo spazio economico europeo va sostenuta con forza, in quanto, principalmente … significherebbe terra di lavoro per le masse del Mezzogiorno d’Italia…”.
Nella visione del Senatore irpino, cioè, la questione dello spazio economico, andava sostanzialmente ricondotta nell’ambito della questione Meridionale, quale leva di occasione di sviluppo economico per il Sud ed in definitiva per il Paese. Tuttavia, l’adesione al Mercato Comune doveva essere accompagnata da una forte politica di intervento tesa a compensare gli effetti della liberazione doganale ” … Il Mercato comune è sovrastato dal principio della libera concorrenza al punto che impone l’arresto definitivo dell’intervento statale per i settori produttivi, vincolati come sono ad un piano politico-economico di riassestamento e di equilibrio comune a tutti gli Stati associati, dal che deriveranno per l’Italia situazioni quanto mai difficili e … noi non crediamo ad esempio che il libero scambio delle merci per le condizioni di vendita che gli operatori francesi o tedeschi possano offrire, non possa non influire negativamente sulla produzione nazionale e perciò influire sui limiti salariali raggiunti…”. Ma per sostenere il Mezzogiorno, l’integrazione dei mercati non può essere la sola chiave, ed occorre secondo la visione del Senatore irpino, provvedere attraverso una politica fiscale di favore per il mezzogiorno… “la valorizzazione economica a fine nazionale potrà essere conseguita soltanto devolvendo le risorse finanziarie delle popolazioni del Mezzogiorno all’incremento dell’iniziativa e delle attività locali, consentendo il sorgere di attività industriali per la trasformazione e la conservazione dei prodotti della terra, favorendo la stabilità ed il potenziamento delle industrie esistenti mercé un piano di decentramento, favorendo la formazione del risparmio e delle economie.… Un fenomeno che non può essere sfuggito all’economista, come all’uomo politico, e che appena si sono rallentati i freni dell’imposizione fiscale si è conseguito nel Mezzogiorno d’Italia un rifiorire di iniziative e di attività … “ All’interno del partito, l’attività del Senatore, si inserisce nella dialettica di posizioni tra il puro conservatorismo di De Marsanich e Michelini ed il corporativismo di Almirante, tra la nostalgia della Repubblica sociale di Massi e Spampanato ed il nazionalismo di Rauti e Romualdi. La sua linea fu sempre ispirata alla moderazione, rispettosa delle regole della democrazia, ed attenta alla politica economica e finanziaria.
Fu anticipatore della necessità di un attento controllo della spesa pubblica, tanto che ebbe a definire per primo i costanti aumenti del costo della vita e dei salari una “spirale o vite senza fine”.
Molto forte fu la sua posizione sulla mozione votata dal Comitato Centrale del MSI contro il Patto Atlantico. In quella occasione, oltre a dichiarare pubblicamente il suo netto dissenso in merito alla linea di azione del MSI in politica estera, imputò alla linea di azione del partito di agire “incoscientemente contro l’occidente, e di non indicare i mezzi nuovi per far fronte alla minaccia del bolscevismo”. Il partito ritornò sulla mozione espressa nel 1950, in linea con la posizione europeista, solo nel 1954. Della Sua solitaria battaglia parlamentare di quegli anni c’è, a riscatto dell’isolamento, delle ingiustizie sofferte – è ancor oggi l’unico Senatore ad essere stato espulso dall’aula di Palazzo Madama – e degli insulti per appartenere al partito dei “fascisti”, il tributo d’onore cui fu coperto verso la fine della prima legislatura, durante il dibattito al Senato sulla legge Scelba, dove “l’unico rappresentante del M.S.I. al Senato ha visto gareggiare i suoi 314 avversari in cortesia verso di lui” (Corriere dell’informazione- 26-27 gennaio 1952).
Negli atti parlamentari è forte il Suo richiamo alla necessità di varare un provvedimento di concordia e di pacificazione nazionale, che riconosca le ragioni di chi, in coscienza, ha servito la Repubblica Sociale. Si legge, tra l’altro, in una sua lettera indirizzata al Presidente del Senato in occasione dell’espulsione dall’Aula per aver chiesto “giustizia” per i giovani soldati morti nella Repubblica Sociale: “… ove l’onorevole Lusso avesse uniti nel suo saluto tutti i soldati d’Italia, dell’una e dell’altra parte, io mi sarei associato a lui con fervido cuore…”.
È la posizione che ha trovato riconoscimento non solo formale solo da poco tempo, circa la necessità di dare rispetto ai quei giovani “che credettero di servire la Patria servendo la Repubblica Sociale” ed espressa dall’onorevole Violante nel discorso di insediamento da Presidente della camera.
Le elezioni del 1953, confermano il Senatore irpino, che rieletto nella II^ legislatura, è capo gruppo dell’istituendo gruppo del Senato del M.S.I. e membro della 1^ Commissione permanente (Affari Costituzionali) e successivamente, della 2^ Commissione Permanente (Commissione Giustizia), nonché componente della Commissione del Senato per i Regolamenti.
Moltissimi gli interventi a favore dell’Irpinia e della città di Ariano: l’istituzione della Scuola magistrale,la sezione del Liceo Scientifico, la costruzione dell’edificio postale, il campo sportivo e la variante di Ariano Irpino,il Casello di ingresso Napoli-Bari, il raddoppio ferroviario Caserta-Foggia, il potenziamento dei collegamenti telefonici ed elettrici per l’avellinese, i lavori per l’Acquedotto, la difesa della sede degli Uffici Giudiziari nel comune di Ariano. Ma vanno anche a Lui accreditati gli interventi e l’impegno per la questione dei Mutilati per Servizio, per i famigliari dei caduti, dispersi ed invalidi di guerra e per i bimbi abbandonati. Intanto il M.S.I. cambia segretario ed a De Marsanich succede Arturo Michelini, sotto la cui guida, il M.S.I. inizia a spostarsi sulle posizioni più moderate già sostenute da Franza (accettazione del sistema parlamentare, appoggio all’europeismo ed ll’Alleanza Atlantica).
Le elezioni del 1958 lo confermano alla III^ legislatura. Il collegio di Ariano Irpino – Benevento, si caratterizza come un collegio anomalo nel territorio nazionale, per la incontrastata presenza dell’esponete missino.
Nella sua terza legislatura è membro delle Commissioni permanenti Difesa e, Finanze e Tesoro, e capogruppo indiscusso del gruppo di palazzo madama. Nel 1960 il M.S.I., si inserisce a pieno titolo nell’area di Governo con l’appoggio al governo centrista di Adone Zoli (1957), al Governo Segni (1959) ed al governo monocolore presieduto da Fernando Tambroni (1960). È uno dei periodi più intensi dell’attività del Senatore, in sintonia con la linea di Michelini e che segna la storica visita dell’on Segni al Comune di Ariano Irpino, ricevuto dal Senatore Franza in qualità di Sindaco.
La sinistra tuttavia reagisce all’appoggio del M.S.I. al governo. Migliaia di militanti sono mobilitati a Genova (dove si impedisce lo svolgimento del VI Congresso del Movimento, 2-4 luglio), dando vita a moti di piazza particolarmente violenti, dove i protagonisti sono soprattutto ex-partigiani che si scontrano con i missini per cacciarli.
Temi politici di questo periodo, cui ha contribuito il Senatore: la battaglia per “Trieste italiana”, la nascita del “Secolo d’Italia” – il giornale fondato da Franz Turchi – la costituzione ed espansione delle organizzazioni studentesche “Giovane Italia” ed universitarie “Fuan-Caravella” ( che avrebbero dominato per più di 15 anni la scena politica nei rispettivi settori), la scelta di adesione al Patto Atlantico e alla Comunità Europea. Il terremoto dell’irpina del 1962 – con la sua catastrofica potenza distruttiva – concentra gran parte delle energie del Senatore e del gruppo MSI al Senato, per gli interventi a favore delle popolazioni colpite dal terremoto e per la ricostruzione.
Molti sono, inoltre, i sui interventi al Senato nella battaglia contro la nazionalizzazione dell’industria elettrica; in particolare ci piace ricordare le conclusioni della seduta del 14 novembre 1962 nel suo lungo e documentato discorso … “ le nostre critiche al disegno di legge di nazionalizzazione dell’energia elettrica investono (anche) la figura giuridica dell’E.N.E.L.: un ente pubblico, con funzioni di preminente interesse economico nazionale, può costituire proprio a causa degli ampi poteri di cui è depositario, un pericolo per lo Stato … gli enti pubblici di Stato hanno, infatti, poteri tali da poter corrodere il prestigio e la funzione dello Stato… ”. Nel 1963 le elezioni politiche lo confermano al Senato per la IV^ legislatura; in parlamento è Membro della 6^ Commissione permanente (Finanze e Tesoro).
Da segnalare, la battaglia in parlamento sulla riforma della Mezzadria ( intervento del 27 maggio 1964 … “ non basta ideare e realizzare una riforma fondiaria poiché nulla si conseguirebbe ove non fosse condotta una politica agraria basata soprattutto sulla trasformazione tecnica dell’agricoltura … “l’assalto al latifondo va condotto realizzando opere irrigue e bacini idroelettrici per l’elettrificazione dell’agricoltura…”), l’opposizione al governo di centro sinistra, il dibattito sulla riforma del bilancio dello stato. Una enorme molte di interventi parlamentari ispirati alla necessità di un attento controllo della spesa pubblica, di misure di sostegno “mirato” alle aree più depresse del Paese, ed a favore dei cittadini più bisognosi. Nel 1968 a Michelini succede Almirante.
Il MSI, si rinnova ed adotta la linea c.d. “perbenistica”, che lo porta a perdere consenso tra i giovani. M sono gli anni del terrorismo: la Strage di Piazza Fontana, degli assassini e degli scontri di piazza, dell’antifascismo militante. Nonostante un Paese che va a sinistra, il popolo di Ariano-Benevento, vede nel Senatore un simbolo ed il difensore dei propri diritti, in una provincia dove le istituzioni sono prone allo strapotere clientelare democristiano. La V^ legislatura del 1968 lo rivede in Senato ed il senatore sceglie di proseguire il suo impegno alla 6^ Commissione permanente (Finanze e Tesoro). Il MSI di quegli anni è fatto oggetto di una violenta campagna di emarginazione dalla vita politica.
Nel suo discorso in Senato del 26 febbraio 1971, il Senatore ha modo di rappresentare la totale estraneità del partito al terrorismo… “ …… siamo qui in parlamento con la nostra presenza fisica, a dare garanzia che il partito a cui apparteniamo, ad ogni livello, resta fermamente ancorato al principio del rispetto delle leggi, nella certezza che le leggi vigenti costituiscano vincolo inderogabile all’azione di ogni altro gruppo o potere operante nel Paese. La nostra critica di presa di posizione contro il sistema non è più ormai una posizione isolata sul piano della dialettica tra i partiti, né ciò significa che da parte nostra si affermi che una eventuale trasformazione del sistema debba essere attuata al di fuori delle procedure costituzionali mercé l’impiego della forza e della violenza organizzata a fini eversivi…”.
Sono anche gli anni dell’impegno contro le “ Regioni”. Una lotta convinta e condotta da tutto il partito, e che aveva come motivi trainanti il principio dell’unità ed indivisibilità dello Stato e i temuti pericolo per la crescita esponenziale della spesa pubblica. Nel suo discorso al Senato del 17 marzo 1971 cosi motiva la sua opposizione alla riforma in senso regionalistico “… il segreto del progresso economico del nostro Paese – cosi come in quello degli altri Paesi – è riposto nelle strutture organiche e nella forza dispositiva del potere centrale” … “allo Stato competono gli obiettivi della rimozione degli ostacoli economici sociali i quali limitano l’attuazione dei principi di libertà, giustizia ed eguaglianza, dello sviluppo economico sociale ai fini del superamento degli squilibri regionali… che ordinamenti intermedi, più sensibili a slittamenti demagogici, possono invece impedire”.
Le elezioni del 1972 vedono un trionfo per il MSI-DN, che raddoppia la sua rappresentanza alla camera dei deputati.
Il consenso del suo partito nell’Irpinia è grande, ma il Senatore decide di non si presentarsi più alle elezioni, e lascia a nuove generazioni il compito di “fare politica”. È ancora “giovane” e la sua esperienza enorme, ma non vuole essere una cariatide della politica, e decide di ritirarsi a vita privata. Per il partito lavorerà ancora qualche anno occupandosi della politica della casa, e delle riforme istituzionali.Una vita passata sui banchi dell’opposizione, senza compromessi e senza carriere personali, ma con una stima enorme che ancora oggi ne fanno una figura esemplare della “destra” italiana.
Enea Franza si spegne nella Sua casa romana, nella notte tra il 30 ed il 31 gennaio 1986, dopo una fulminante malattia, lasciando sei figli (Attilio, Luigi, Romano, Enea jr, Chiara, Grazia) e 12 nipoti.
Nell’attività politica lo seguirà il figlio Luigi, che risulterà eletto più volte al Senato.
Estratto da “http://it.wikipedia.org/wiki/Enea_Franza”