D. F. Strauss: oggi presentazione al Senato della Vita di Gesù

 7 Maggio 2010

Fonte: Claudio Ruggiero – Parvapolis

 

Strauss, oggi la presentazione al Senato

Con Mauro Cascio, Rocco Buttiglione e Massimo Iiritano parlano di «Vita di Gesù» alla Biblioteca del Senato della Repubblica, Piazza della Minerva, 38, alle ore 17,30

 

Sarà presentato oggi pomeriggio presso la Biblioteca del Senato della Repubblica “Vita di Gesù. La Passione” di David F. Strauss, il testo, curato da Mauro Cascio e con la prefazione di Mauro Pesce (autore con Corrado Augias del best seller Mondadori «Inchiesta su Gesù»), pubblicato nella collana Rubbettino Compagnia de Galantomeni. Con Cascio interverranno anche Rocco Buttiglione e Massimo Iiritano. L’incontro sarà introdotto da D. Alina Harja, con le conclusioni dell’on. Guido Melis. «Io lo ritengo un testo fuori dall’ordinario per tantissime ragioni», spiega l’intellettuale pontino, autore di due opere che si possono in qualche modo considerare come introduzione al pensatore tedesco, «Ut unum sint. L’Uno e il molteplice» e «L’Autocoscienza». «Innanzitutto la portata del personaggio, che tirava su di sé tanto odio da costringerci pure Nietzsche a scriverci un libro su. Mica polemizzava con Grassucci. Quindi nel contesto della cultura europea non stiamo parlando di un minore (che pure in passato ho scoperto e pubblicato: pensiamo a un Warrain o a un De Clerè). Anche il testo in sé è fondamentale, forse anche solo “occasionalmente”, perché è da qui che nasce “ufficialmente” la sinistra hegeliana: saranno da questi primi dibattiti (e proprio intorno a questo testo) che si formeranno teste come Feuerbach ma soprattutto Stirner o Carlo Marx. Andandolo pure a leggere resta che è un bel libro, perché è ricco di spunti di riflessione. E cioè: (1) la parte negativa, quella oggettivamente più pesante, che ti fa vedere come i redattori dei Vangeli abbiano in sostanza adattato molti fatti all’Antico Testamento già nel momento della stesura. È importante perché è uno dei primi tentativi di critica biblica, ci si erano già cimentati, ma all’epoca con c’era né Augias, né Pesce, né Cascioli. Io temo che ci si soffermerà molto su questo aspetto, Pesce nella Prefazione lo sottolinea con ostinazione. La parte più intrigante è però quella della (2) sintesi (esposta nella Dissertazione finale). Io trovo affascinante dire che la “funzione” del Cristo è metastorica, come se fosse proprio il mito a scriverla la storia, a dispetto di ogni positivismo storicista. Sono queste le pagine che lo fanno un testo nucleare. Soprattutto se lette secondo la logica della «Fenomenologia dello Spirito», di quella metodologia lì. Hegel ha detto: la nostra coscienza deve rischiararsi Spirito (e la «Fenomenologia» è un vero e proprio romanzo di formazione, il viaggio della coscienza). Ma non solo, ha anche detto: questo Spirito non è immobile, si muove, e il movimento ha un ritmo preciso. È l’invenzione della dialettica. Ora Strauss, detta in sintesi, che ti fa? Non solo ti dice: è vero. Non solo ti spalma su questo movimento la struttura stessa della sua opera (almeno nelle intenzioni). Ma ti dice (in piena armonia con l’idea encliclopedica che le religioni devono mostrare un contenuto) che il Cristo è una cosa che, stringi stringi, è importante e ti muove la storia anche se non è esistito, che è quella funzione che dai greci in poi si cerca per conciliare l’Assoluto e il relativo. Ma non è finita qua, perché Strauss fa riferimento a tante altre cose. Per esempio al (3) cristianesimo iniziatico e al (4) cristianesimo morale (interessantissimo leggere Strauss in parallelo a «La Religione nei limiti della sola Ragione» di Kant)». «Guardate già quanti punti su cui riflettere», dice Cascio, «È quello che vi deve dare un libro, secondo me. Farvi pensare. Magari anche facendovi incazzare, ma farvi pensare. Non farvi divertire. Guardate quante fughe e tutte quante in un libro solo».
«Vita di Gesù», spiega Sara Fedeli, la giornalista che ha curato le prime presentazioni a Latina, «è un’opera capitale, una pietra miliare. Io non lo sapevo ma è quella che mi hanno insegnato quando facevo catechismo. Se anche non accetti la verità dei miracoli, la loro importanza è nella simbologia. La verità è funzionale alla simbologia e serve per renderla accessibile ai bambini e agli animi più semplici. E tutta la mia facoltà si regge su questa simbologia che si trasforma in iconografia quando è trasposta su tele, affreschi, marmi e tavole. I santi non avevano in mano la palma del martirio, ma per farci capire che sono martiri, il pittore gli dipinge una palma in mano e puff (come direbbe Mauro Cascio) noi capiamo che si tratta di un martire. Quello che fa Strauss è mettere una palma in mano a tutto il nuovo testamento, per farci capire».