Roma, convegno internazionale su Lessing

22 Maggio 2010

Marino Freschi

 

Convegno Internazionale “L’Emilia Galotti di Lessing. La tragedia del potere”

Roma, 26 e 27 maggio 2010, Teatro India, via Luigi Pierantoni, 6 (Ostiense)

 

Le grandi opere della letteratura universale hanno questo in comune: continuano a parlare nei secoli, a essere lette, rappresentate, interpretate, amate, contraddette o perfino odiate. Continuano a fungere da specchio, trasparente o deforme, del suo tempo, ma anche del tempo del lettore, dello spettatore, dell’interprete. E ciò è più che mai vero per la tragedia Emilia Galotti di Lessing. Lessing è stato il più audace uomo del Settecento tedesco, intellettuale, poligrafo, animo audace e indomito, ha tentato per tutta la vita di essere uno spirito libero, anticonformista. Ha condiviso tutti gli interessi intellettuali della cultura del suo tempo. Si è confrontato, lui, figlio di un povero pastore luterano, con la critica teologica, segnando il confine tra libero pensiero, libera investigazione e accettazione del dogma, asservimento a qualsiasi autorità temporale o confessionale. Ma la sua peculiarità consiste che non ha mai seguito le mode, nemmeno quella vincente nella seconda metà del Settecento: l’illuminismo. Così conferma la sua tragedia più famosa, l’Emilia Galotti. Il tema sembra scontato per la sua epoca: il principe di uno staterello (collocato in Italia per sfuggire all’inesorabile censura del suo Duca) si invaghisce di una fanciulla, promessa sposa a un Conte, veramente nobile di nome e di fatto. Mal consigliato e in preda al suo desiderio che non conosce limiti e non rispetta i sentimenti dei sudditi, il Principe fa uccidere il Conte, rapisce Emilia, che resiste e muore in una circostanza confusa e tragica: si getta sul pugnale in mano al padre, lasciando il dubbio se si tratti di omicidio o suicidio. Questa alea di ambiguità è la vera novità della tragedia lessinghiana, che affiora nel celebre monologo di Emilia della penultima scena: «Violenza! Violenza! Chi può opporsi alla violenza?Ciò che si chiama violenza è nulla: seduzione è la vera violenza!…Io ho sangue nelle vene, padre mio, sangue giovane e caldo come ogni altra donna». Sì, Emilia ha sangue giovane e caldo come ogni altra donna giovane, ma è la prima donna che lo proclama apertamente, creando un disorientamento e sconcerto nel pubblico dell’epoca. Quell’invocazione alla propria totalità etica ed erotica è ciò che ancora ci intriga. In Germania il dramma continua a venire rappresentato e stupisce che in Italia abbiamo dovuto attendere 238 anni per vederlo sulle nostre scene grazie al coraggio e all’intuito di Alessandro Berdini. A vedersi attorno, la discussione suscitata dalla tragedia del potere resta più che mai viva, dimostrando la vitalità di Lessing e di Emilia. E l’Italia è ormai pronta per confrontarsi con questa intramontabile tragedia.