Cicchitto e Bersani, guardate oltre i vostri errori

27 Ottobre 2010

Domenico Cambareri

 

Cicchitto e Bersani, ecco i vostri errori

 

E’ doveroso replicare a Cicchitto, non meno doveroso replicare a Bersani – Chi non osa guardare oltre i liniti dei conflitti partitici, con quale diritto vuole continuare a rappresentare gli italiani? – Continuiamo a chiedere uno sforzo enorme e incredibile ai due maggiori contendenti: è loro dovere riuscire a realizzarlo!

 

Cicchitto ha precisato che un governo guidato da Berlusconi e con la Lega all’opposizione costituirebbe un tradimento del mandato elettorale. Cicchitto sbaglia, sbaglia alla grande. Egli sa e non può non saperlo visto che lo sanno anche le pietre, che il governo e la maggioranza che lo sostiene in termini politici non esistono affatto già da mesi. Essi sussistono fisicamente perché sono il risultato del carpe diem politico, frutto di quanto la desistenza e la decompressione, ininterrottamente utilizzate come interruttore per prevenire il corto circuito definitivo nel non voler oltrepassare limiti senza ritorno con azioni precise, realizzano come patologica condizione di diuturna ricomposizione conflittuale. Frutto prodotto dalla precaria coesistenza di particelle sospese che si “liberano” delle più differenti cariche tra le quali ancora prevalgono quelle identificabili tipologicamente come “sopravvivenza per interesse di bottega”. Non vogliamo qui disquisire su tanti antefatti e su tante cronache più o meno recenti. Sta di fatto che non solo il PdL è in forte crisi, ma la sua costola, Fli, costituisce, in termini medici, il rigetto più che parziale di un trapianto; in termini bellici, un vero e proprio crinale irto di fili spinati, trincee, campi minati con mitraglieri e mortaisti che spezzonano senza tregua, anche per passatempo. L’alleato leghista, che si è sempre proclamato né di destra né di sinistra e che vuole avere le mani libere solo in funzione degli obiettivi paganti relativi al suo progetto generale di eversione nazionale, non fa un mistero nel voler pesare sempre di più rispetto alle sue reali forze, cosciente come è che le lotte e i veti trasversali all’interno degli emicicli parlamentari lo avvantaggiano grazie alla bestiale stupidità politica degli altri soggetti divisi soprattutto sulla lotta ad oltranza a Berlusconi. A ciò essi, tutti quanti, sinora sono stati disposti a sacrificare tutto, gli interessi nazionali innanzitutto e poi perfino quelli atti a sviluppare e praticare scelte e tattiche politiche meno configgenti e meno logoranti per il Paese e per le masse dei loro supporter. Ma è prevalso ed ancora prevale il muro contro muro. Con le super moltiplicate delizie leghiste e con il surplus enorme di potere acquisito e stratificato dal gruppo di Bossi. Sbaglia dunque Cicchitto perché scambia un’illusoria difesa della battigia per la battaglia campale ultima: non arretrare d’un passo nell’alleanza con la Lega. Sbaglia soprattutto Cicchitto perché, con Berlusconi, non si rende conto che si sono resi prigionieri della Lega in tutto e per tutto e perché l governicchio non governa ma sgoverna nel perseguire strategie nazionali e internazionali sempre più problematiche e non condivisibili e politiche sui dipendenti pubblici, reddituali e d’investimento assolutamente neghittose e succubi dell’eredità del governo e della forma mentis della sinistra. Scuola, professori e precari delle secondarie eternamente sfruttati, mercato dei dirigenti e dei falsi dirigenti (dopo avere smesso in parte la regione Lazio, esplode alla grande, cosa quasi incredibile e che sembra assurda, la Scuola con dirigenti direttori didattici ed educatori non professori – cosa mai vista -, che transitano dai ruoli bassaniniani-berlingueriani in quello berlusconiano con tanto di baci dei tracotanti Brunetta, Tremonti % Ichino e…. Maria Stella Gelmini che se la dorme alla grande su bianchi guanciali), funzionari e ceto medio pubblico declassati e stroncati, efficientismo apparente e negriero che fa veleggiare alla grande la macchina pubblica verso nuovi traguardi di clientelismo e parassitismo interno (ai massimi ancora nelle scuole) mentre la quasi totalità dei “dirigenti” è all’oscuro, non soltanto nelle scuole, della fondamentale Legge 626. Cicchitto, abbiamo solo la difficoltà di trascegliere tra gli esempi. Vuoi che parliamo degli investimenti effettivamente erogati nell’ambito delle grandi opere pubbliche? Vuoi che parliamo della difesa e del rilancio della cantieristica nazionale, in particolare dei cantieri meridionali e liguri? Vuoi che parliamo dello stato di obsolescenza dello strumento militare e della sua continua “ridefinizione” in termini di assoluta riduzione a fronte dell’aumento dei gravosi compiti a livello internazionale e delle nuove dinamiche mondiali che vedono la presenza di bandiere e di flotte e di investimento in oceani, mari e terre per noi di assoluta centralità per la sicurezza dei rifornimenti energetici e per i commerci? Vuoi che parliamo della bestiale cecità e della irricevibile impotenza dimostrata dal governo nel fattaccio di Adro, che doveva essere stroncato prima del nascere, e di un sindaco che, anziché essere rimosso e incriminato, viene lasciato al suo posto a blaterare assurdità senza fine? Quante volte al giorno il governo e la maggioranza si giocano e si sporcano la faccia? Di quale lavoro, scuola ed economia parli? Delle mille balle che un ministro dell’economia si inventa di giorno in giorno, illustrandosi come storico e come filosofo, offrendo in base alle condizioni del tempo e dei suoi umori alle platee funambolesche promesse come quella sulla socializzazione mentre le norme che firma per la lotta all’evasione fiscale e per favorire il rientro dei capitali favoriscono alla grande i gradi evasori? Come spiega Tremonti, come la spieghi tu la persistente e oramai intollerabile non opportunità di continuare a svolgere il ruolo istituzionale rispetto a quello di libero professionista fiscalista che svolge ordinariamente, professionista che ha una non grama lista di clienti tra facoltosi imprenditori che certo non nulla hanno a che fare con dichiarazioni reddituali virtuose? E con gli attacchi goffi e senza buone maniere che pubblicamente reitera nei confronti del governatore della Banca d’Italia (ai dipendenti della quale lascia percepire però elevatissime retribuzioni)? E degli ammalati senza volto, delle malattie rare non riconosciute o di quelle riconosciute solo con un codice e basta? E delle politiche giovanili? Il precariato, la mobilità nel lavoro sono fenomeni abnormi che sono nati sulla linea dell’esternalizzazione del lavoro, laddove i costi per gli enti pubblici non diminuivano ma nascevano e si moltiplicavano i profitti dei privati, senza ritorni benefici per la collettività. Vuoi che parliamo dei costi nascosti e delle moltiplicazioni esponenziali dei consigli di amministrazione e dei dirigenti che il “federalismo” impone e dell’abbattimento di ogni economia di scala in ogni settore consegnato alle regioni e negli stessi organigrammi ministeriali regionalizzati? E’ bene ripeter queste cose, senza mai stancarci, come mai vi siete stancati – voi tutti i componenti il ceto politico parlamentare, di maggioranza e d’opposizione – di aumentare senza tema senza freni e senza pudore i costi della macchina “istituzionale”. Caro Cicchitto, nella realtà dei completo degrado in cui stiamo vivendo, l’unico elemento salvabile prima del ritorno alle elezioni è il principio di conservare in carica lo stesso premier uscito vincitore dalle urne. Nulla di più, nulla di meno. Fini d’un canto e Bossi dall’altro, ma anche Berlusconi da parte sua, hanno sfilacciato e poi stracciato i contenuti dell’alleanza. Non si può vivere con maggioranze mediate e raccattate giorno per giorno, né continuando a fare dilagare l’orgia leghista. Per dare uno sbocco a questa situazione, una possibilità, per noi la più importante, è rappresentata, come già abbiamo scritto, dal realizzare un governo a due (chiamiamolo poi come vogliamo, governo tecnico a due, governo di grossa coalizione, governo di pacificazione, maggioranza per le grandi riforme) per affrontare i problemi più vecchi e gravi e quelli più immediati e urgenti. Un governo a guida Berlusconi, a cui si dovrebbe associare esclusivamente il maggiore dei partiti all’opposizione, il PD. Nessun governo di larghe intese o governo tecnico con tutte le finestre e finestrelle aperte a chiunque. Sta in misura enormemente maggiore ai due partiti guida dei due schieramenti venire a patti per fare uscire il Paese da un’empasse quindicennale, sta ad essi decidere di dissequestrare la democrazia nel Paese, e soprattutto a quello d’opposizione chiudere con la guerra fine a se stessa del muoia Berlusconi o distruggiamo l’Italia. Certo è che per fare questo, un preambolo di scelte etiche e di scelte legislative ed operative da attuare subito dovrebbe contemplare il ritorno al rispetto del Paese reale e il taglio dei ponti con la feudalità politica e i gangli delle sue parentele. In poche parole: drastica riduzione dei costi della politica; drastica riduzione delle retribuzioni e dei cachet per i dipendenti e per la fauna che a vario titolo vivono di Rai e immediata privatizzazione dell’ente (che parlano a Fare Fini e Bocchino di queste cose, a che titolo?!); drastica riduzione degli extra stipendiali dei magistrati (salvati da Silvio e dal suo Tremonti dalla manovra) e dei dipendenti della Banca d’Italia addetti al normale lavoro di sportello e non di studio o di ispezione; drastica riduzione delle retribuzioni e dei compensi presso qualsiasi ente e agenzia non in linea con quelli dei comparti pubblici; creazione dell’area retributiva autonoma dei prof. delle secondarie direttamente agganciata agli ordinari universitari, riscrittura della legge sulla dirigenza e definitivo superamento dell’eredità Dababe (D’Alema-Bassanini-Berlinguer) con ritorno a più fasce dirigenziali e, nella scuola, adozione del modello francese con abbattimento delle funzione dirigenziale; nella p.a., nuovi ruoli e sbocchi per i funzionari apicali. E ancora: prepensionamento pubblico ai dipendenti con 35 anni di anzianità ed estensione dei limiti d’età per chi, su base volontaria, desidera continuare a lavorare sino a 67 anni; immediata erogazione degli investimenti infrastrutturali e attuazione di una legge per la Marina Militare e una per i cantieri navali; blocco della creazione di enti e consigli di amministrazione regionali; riscrittura del Titolo V della Costituzione, abolizione delle regioni a statuto speciale, maggiori poteri al premier, rilancio dei ruoli di amministrazione delle provincie, lasciando alle regioni quello normativo e di controllo, e promozione di un referendum; immediata rimodulazione degli scaglioni fiscali, in particolare con l’innalzamento irpef dell’aliquota del 38% per i redditi superiori ai 45.000 €. Caro Cicchitto, bisogna riconoscere e prendere atto dei fallimenti, delle chimere, degli errori e delle idee sbagliate (ad iniziare da quelle relative allo strizzatoio californiano e berlusconiano), delle linee di riforma attuate e risultate imprevidenti inique e mistificatorie. Per fare tutto questo e per ridare speranza in politica ai “ceti moderati” e riformisti e possibilità ulteriori di tentare qualche altra percorribile via di maggiore “amalgama”delle diverse tradizioni politiche che non si schierano con l’attuale sinistra, bisogna prendere atto che è oramai tempo di rompere con Bossi e con la Lega. Le loro prospettive non sono convergenti ma dirimenti e configgenti. E su questo non ci piove.
Cosa dire a Bersani? Molte delle cose dette a Cicchitto hanno valore anche su questo fronte. Se non si ha il coraggio di rompere con il passato e di denunciare la rete di enormi e straripanti cointeressenze politiche partitiche sindacali parentali e amicali che legano il PD alla Rai e ai tanti altri centri di potere disseminati ovunque, non c’è nulla da fare. Tutto il resto non potrà che essere marginale e le carnevalate distruttive potranno continuare indisturbate a spadroneggiare. Cosa serve e cosa è servito non avere mai voluto varare una legge per regolare il conflitto di interessi? Per tenere Berlusconi sulla brace e arrostirlo a proprio piacimento? Con la più che plausibile complicità ideologica di alcuni magistrati? Cosa servì a metà anni ’90 l’alleanza con Bossi e la Lega, nella scusa del governo tecnico, se non a riconfermare la brama del potere per il potere? Quale credibilità possono chiedere o vantare oggi quegli uomini che ieri sacrificarono tutti gli interessi degli italiani per una sporchissima guerra basata su squallidi interessi e su di un odio illimitato per l’avversario? A cosa sono servite le riforme della sinistra se non per scimmiottare nei modi più rivoltanti e iniqui i modelli anglosassoni (… ancora una volta rispunta la Scuola: è inutile ripetere le sceneggiate sui poveri professori, sui poveri precari… quando poi si è artefici non meno responsabili dello sfascio, con le assunzioni a monte di eserciti di maestri, con l’imporre il declassamento dei professori e della qualità dell’insegnamento, con il gonfiare a dismisura gli organici dei professori universitari, con il dare il registro ai non professori, con il rendere dirigente chiunque…). A cosa è servita e serva la lotta ecologica? Per dire assurdamente ancora no alla produzione di energia nucleare e tenere l’Italia legata alla politica degli sperperi e della totale dipendenza energetica e succube di ogni ricatto? A cosa serve il ritorno all’ideologia ecologista e non a equilibrate e sicure scelte ecologiche: rendere il PD subalterno a Vendola e aggregarlo nelle campagne della superficialità e dell’imbecillità politica? Rifluire nella demagogia più vieta, nella politica decisa dai cortei, dagli slogan, dalle bandiere? O cavalcare sino all’estremo la lotta contro Berlusconi costi quel che costi, e un domani prossimo essere pronti ad allearsi ancora con i leghisti e i loro scellerati piani? Perché non mettere al primo punto della lotta politica lo sbarrare il passo alla Lega, anche alleandosi con Berlusconi? Perché non porre fine al federalismo secessionista, spronato a suo tempo da D’Alema e Bassanini, alleandosi oggi con Berlusconi per un governo delle grandi riforme e rilanciare il patto unitario, dell’indissolubilità della Nazione, sventando ogni progetto comunque camuffato? Tornare al potere e moltiplicare i gabinetti, i sottogabinetti, i consulenti, i centri d’ascolto, i tavoli d’incontro concertazione compensazione e dei gettoni? Ridare corda in ogni modo alla moltiplicazione dei fenomeni collusivi di malversazione pubblica che aumentano quantomeno in misura proporzionale all’aumento numerico del ceto politico e dei suoi sottoboschi? Perché fare crescere lo spazio che con grande e bilioso piacere andrà ad occupare Di Pietro? Perché condividere le trasversalità negative con Berlusconi, quali il cosato della politica, lo scempio della burocrazia e della prostituzione politica della “dirigenza” (altro che spoiling sistem, … se poi sentiamo le assurdità di Ichino c’è solo da rabbrividire), del non toccare i miei protetti così io non attacco i tuoi (Rai, Santoro e & insegnano alla perfezione), del fare partito unico con i giudici quasi che la magistratura è “cosa e affar mio”?
Ci vuole proprio tanto di quel coraggio per andare a guardarsi allo specchio, esclamare “Che porcate continuo a fare e ad avallare!”, a prendersi a ceffoni da soli, ad andare a lavarsi il viso con sapone fatto in casa e, usciti fuori dal parlamento o dalle segreterie dei partiti, finalmente dire: “C’è aria di nuovo, mi odoro e mi sento in modo diverso! Mi accorgo che non sono mai stato necessario, ma forse da oggi sarò davvero utile. Finalmente andrò a braccetto con il mio odiato avversario e, in due, anni faremo tante di quelle cosa da lasciare allibiti tutti e da passare davvero alla storia. Non per regalare balle e lattine di vernici, ma per disboscare. Faremo, insieme, per due anni i “dis”boscatori. Lotta senza tregua agli imboscati, ad iniziare da chi mi vive dietro, e dopo riprenderemo alla grande nelle tenzoni del bipolarismo. In un’Italia finalmente in grado di camminare e di scegliere.”
Tutto questo è un sogno? Continueremo perciò a vivere nell’alibi di un governo tecnico per varare una nuova legge elettorale, Bersani; e, per sbarrare il passo al PD, converrà perdersi fino in fondo con Bossi nelle anticaglie dell’ignoranza e della più ottusa mistificazione e delle incontenibili emorragie finanziarie? Non c’è nessun alibi per voi, Cicchito e Berlusconi, e Bersani. Soprattutto se ve lo dice e vi sprona chi non disprezza considerarsi elettore (a tempo) dei primi e avversario politico del secondo, “neo”fascista per idee e che recupera senza paura il meglio della tradizione delle libertà liberali, italiano soprattutto. Che guarda al futuro con non poco apprensione ma con non minore serenità d’animo.