Elezioni amministrative, hanno valore politico ma solo territoriale. Scegliere solo in base alla credibilità dei candidati

12 Maggio 2011

Comunicato Eulà

 

Elezioni amministrative. Sono e rimangono solo amministrative

Bisogna andare a votare innanzitutto per scegliere sindaci e consiglieri comunali in base alla loro onestà e alle loro competenze prima di considerare le spesso brevi e perfino presunte bandiere partitiche – Su Latina e su Lentini soltanto indichiamo i nomi di persone che già ci sono state vicine e che hanno dato modo ai loro concittadini di verificare la loro coerenza e la loro efficienza. Essi sono Giovanni Di Giorgi e Sebastiano Neri

 

Non ci sentiamo di condividere l’opinione di quanti, per i motivi più diversi e sicuramente strumentali, invitano a considerare il voto della prossima domenica un voto politico. Non condividiamo perciò neppure le sollecitazione e l’appeal – sia come appello che come invocazione – di Silvio e di Pier Luigi Bersani, suo più diretto avversario politico.
Le elezioni amministrative sono elezioni amministrative e tali devono rimanere. Ogni interpretazione in termini di “politica” interna e di equilibri politici generali non può e non deve avvenire se non dopo avere prima considerato il significato “politico” in senso strettamente municipale e provinciale.
Le beghe, le contraddizioni, le lotte politiche italiane sono così ampie, radicali, spessissimo strumentali e personalizzate e penalizzanti che ne abbiamo fin sopra la testa. Il sistema e la costituzione – sicuramente assolutamente inadeguati – annegano però soprattutto a causa della lotta senza esclusione di colpi che viene condotta dagli apparati politici partitici nazionali. E da certi – si ripete: da certi e non da tutti – apparati giudiziari che riescono ad avvelenare in maniera generale i rapporti all’interno del quadro politico nazionale, in cui però continuano a prevalere tutte le sorte di solidarietà  e di alleanze de facto mai incrinato del palazzo e del suo mega apparato partitocratico e dei correlativi costi che sono sempre in ininterrotto aumento.
E’ bene perciò che i cittadini considerino queste elezioni per quel che sono. Elezioni in cui il dato politico-partitico potrebbe e dovrebbe subire un forte ridimensionamento in virtù dell’andare a votare per scegliere i nuovi sindaci innanzitutto in funzione delle doti personali e le effettive competenze che gli vengono riconosciute quali innanzitutto la correttezza, la preparazione e la capacità di saper agire, saper fare squadra e saper motivare, programmare, gestire, organizzare. Egualmente, per i consiglieri comunali non si dovrebbe che procedere premiando i candidati con la propria fiducia innanzitutto in base a considerazioni relative alla loro serietà e onestà e quindi alla preparazione, alla volontà di saper proporre innovazioni valide e saper controllare senza prevenzioni l’operato del sindaco e della nuova giunta secondo parametri oggettivi quali il rispetto dell’ambiente, l’efficienza amministrativa, la lotta alle clientele e agli sprechi, il favorire il rilancio delle attività in crisi e l’aiutare senza speculazione e demagogie i cittadini emarginati. Belle parole ma forse sono solo parole: esse tuttavia rimandano alle esigenze più pressanti e vere e dovrebbero costituire la bussola della scelta politica. In realtà, si è sempre assistito e si assisterà anche questa volta ad una lotta e ad una scelta elettorale spesso dettate dagli interessi di “partito” a livello cittadino e, peggio ancora, di cordata, di micro e macro tangentisti, di particolari rapporti affaristici e di quant’altro di negativo in termini di interessi spiccioli o di interessi ben rilevanti. E, nei comuni più piccoli, ben visibile, con interi parentadi che si contendono le cariche rappresentative. Tra questi due estremi si colloca un giusto equilibrio che è mancato e ancora manca alla democrazia italiana, deficitaria parecchio anche sul terreno delle elezioni degli enti locali. Se nei prossimi giorni una percentuale maggiore di elettori rispetto a quelli delle precedenti elezioni dei comuni interessati al voto dovesse andare ad esprimere la preferenza in base a considerazioni di “opportunità” e di scelte qualitative e non i base a interessi di bottega vari, ciò sarebbe un grande passo. E’ sempre bene non disperare, anche se la speranza – ultima a morire – spesso non è distinguibile dall’illusione. In riferimento ai nomi, invitiamo i nostri lettori e gli amici di destra a cercare il meglio fra i candidati e non a lasciarsi irretire solo dall’appartenenza “presuntivamente” politica. Cercare di conciliare l’oscillazione fra queste esigenze estreme è espressione, laddove è possibile, di piccola saggezza. Cioè, è una grande cosa rispetto al marciume e al grado di corruttela della nostra società e non solo della classe politica. In merito alle nostre indicazioni, ci permettiamo di darle solo relativamente a Latina e a Lentini, come abbiamo già anticipato nel mese di marzo. Per i candidati sindaci, rispettivamente, Giovanni Di Giorgi e Sebastiano Neri, persone che ci sono state accanto per anni di cui possiamo ben dire e dare assicurazioni che l’obiettivo di “commisurata qualità” politica è stato espresso da loro in precedenza e non può che essere riconfermato, senza per nulla voler essere profeti.