Procura di Roma: indagini sul distretto elettorale degli italiani all’estero

25 Maggio 2011

Fonte: ItaliachiamaItalia

Barbara Laurenzi

 

Italiani all’estero, Capaldo (Procuratore aggiunto di Roma) a ItaliachiamaItalia: Elezioni truccate 

 

 

 

Il procuratore Capaldo, “posso confermare che esistono delle indagini sul senatore Caselli e su alcuni esponenti eletti in America Latina”. “Esiste un meccanismo di potenziale distorsione, del quale ha beneficiato il senatore Di Girolamo e che potrebbe aver avvantaggiato anche altri”

 

Roma – “Stiamo concentrando le nostre indagini su possibili brogli verificatisi nella circoscrizione del Sud America”. A parlare con Italiachiamaitalia.com è il procuratore di Roma Giancarlo Capaldo, da mesi sulle tracce dei parlamentari italiani eletti all’estero. Capaldo sceglie il nostro quotidiano online per confermare che le indagini che alcuni eletti all’estero vanno avanti, ma decide di fare soltanto il nome del senatore Juan Esteban Caselli, anche se, dopo l’addio di Nicola Di Girolamo in seguito all’affare Fastweb Telecom, rimangono solamente quattro poltrone occupate con i voti dell’America Latina. E rispondono ai nomi di Giuseppe Angeli, Ricardo Merlo, Mirella Giai, Fabio Porta.
Procuratore Capaldo, la procura di Roma sta indagando sul senatore Esteban Juan Caselli. Per quale motivo si è iniziato a dubitare che la sua elezione sia legittima?
“Ci sono pervenute alcune segnalazioni e denunce che riguardano l’elezione di alcuni rappresentanti esteri e che la procura ha deciso di approfondire con gli accertamenti ora in corso”.
Che cosa vi è stato segnalato, nello specifico?
“Si parla di presunti brogli in Argentina per l’elezione di alcuni parlamentari residenti all’estero e, in particolare, del senatore Caselli”.
Quali sono i nomi degli altri parlamentari al centro delle indagini? Rappresentano entrambi gli schieramenti o appartengono tutti allo stesso partito?
“Non aggiungo dettagli sugli accertamenti in corso, posso solo confermare che esistono delle indagini su alcuni esponenti eletti all’estero, non solo in Argentina ma nell’intera circoscrizione dell’America del Sud. Esiste un meccanismo di potenziale distorsione del quale ha beneficiato, com’è noto, il senatore Di Girolamo e che potrebbe aver avvantaggiato anche altri”.
Di Girolamo e Caselli hanno creato la fondazione ‘Italiani nel mondo’ insieme al senatore Basilio Giordano. Il primo sarà processato il 23 maggio e il secondo è indagato. Manca solamente Giordano. È coinvolto anche lui nelle indagini?
“La fondazione non è coinvolta dalle indagini, che riguardano solo ed esclusivamente il momento elettorale. La fondazione, invece, è il prodotto di un’attività privata svolta dai tre esponenti politici e può essere valutata sotto altri profili, non quelli penali”.
Non è possibile che le segnalazioni provengano dai candidati non eletti e che siano, quindi, fuorvianti?
“Nel caso del senatore Di Girolamo c’è stata la denuncia del candidato londinese Raffaele Fantetti, ma la maggior parte delle segnalazioni ci giungono da privati cittadini”.
Le denunce presentate riguardano solo Di Girolamo e Caselli o anche altri? State valutando tutti i casi segnalati o alcune segnalazioni risultano meno attendibili?
“Abbiamo rilevato delle anomalie in varie parti del mondo e ne stiamo verificando alcune. Nel caso di Di Girolamo sono state accertate e, ora, possiamo seriamente temere che questa eventualità esista anche in Sud America”.
Qual è un esempio di anomalia?
“Se si trovano centinaia di schede riempite con lo stesso nome e la medesima grafia, come accaduto con Di Girolamo, siamo evidentemente di fronte a un unico elettore che riempie più schede”.
Oltre alle denunce, i sospetti maggiori sono nati con il caso Di Girolamo?
“I dubbi sulla legittimità dell’elezione di alcuni rappresentanti esteri – spiega Capaldo a Italiachiamaitalia.com – sono emersi nel corso del processo denominato Fastweb Telecom, che riguardava una truffa carosello per quasi 400 milioni di euro perpetrata ai danni dello Stato da alcuni vertici delle due società telefoniche, Telecom Sparkle e Fastweb. In seguito ad alcune intercettazioni telefoniche abbiamo appreso l’esistenza di brogli elettorali riguardanti il senatore Nicola Di Girolamo, eletto in quota esteri per la ripartizione Europa. Si è svolta, quindi, un’ulteriore indagine per accertare la regolarità di questa elezione dalla quale è emersa l’utilizzazione di documenti falsi che attestavano una residenza in Belgio inesistente. Come molti sanno, una falsa residenza estera determina l’illegittimità della candidatura e, di conseguenza, della nomina. L’indagine, inoltre, ci ha fatto scoprire anche l’intervento di alcuni personaggi misteriosi appartenenti a una cosca della ‘ndrangheta calabrese, che avevano raccolto le schede elettorali riempiendole con il nome di Di Girolamo per aumentarne i voti in favore e consentire una più facile elezione”.
Quale ruolo giocano i funzionari di partito? Brogli elettorali di questo tipo sono possibili senza l’aiuto dei consolati?
“I brogli attuati da Di Girolamo non attenevano a meccanismi interni alle elezioni o ai consolati. Si è trattato di meccanismi esterni legati a personaggi che, in collegamento con la comunità dei connazionali in Germania, riuscivano a raccogliere le schede dagli elettori italiani e a riempirle poi personalmente, scrivendo con la propria grafia il nome dell’ormai ex senatore”.
Sarebbe stato possibile scoprire tutto questo senza l’utilizzo delle intercettazioni?
“Senza intercettazioni – spiega ancora Capaldo a Italiachiamaitalia.com -, i reati contestati a Di Girolamo non sarebbero emersi. Proprio grazie alle intercettazioni abbiamo scoperto i rapporti con alcuni esponenti delle cosche calabresi e il contenuto delle telefonate tra questi e gli emissari che avevano inviato in Germania per la raccolta delle schede. Ogni giorno i referenti rimasti in Italia parlavano con i complici inviati nel territorio tedesco che presentavano un dettagliato rapporto delle schede riempite. Ascoltare le intercettazioni, quindi, ci ha dato la possibilità di sapere che c’era stato un reato e di capire chi lo aveva commesso. Chi telefonava, infatti, ammetteva verbalmente di aver compiuto un illecito, confermato in seguito dalla perizia calligrafica sulle schede in questione”.
Quali sono, attualmente, i maggiori affari che la criminalità organizzata riesce a concludere se ha in Parlamento un rappresentante che le deve un favore? Ci sono dei settori nei quali la ‘ndrangheta ha acquistato potere durante l’incarico di Di Girolamo?
“È impossibile dirlo con esattezza. Un amico parlamentare fa comodo in vari momenti e secondo le evenienze. Il vero problema è che l’attività politica esercitata dai parlamentari eletti illegittimamente viene fatta propria anche da altri e, in questo modo, le responsabilità si stemperano. Esiste il pericolo che, nella determinazione della volontà di un organo importante come il Parlamento, possano avere influenza personaggi con provenienza criminale e con finalità che certo non coincidono con quelle istituzionali”.
Con l’attuale sistema di voto all’estero, se si presentassero delle elezioni anticipate, la probabilità di brogli sarebbe elevata?
“Queste indagini, insieme alle denunce già emerse nel corso della vecchia legislatura, dimostrano che questo sistema elettorale va rivisitato perché offre molti spazi per interventi esterni, qualunque essi siano. È possibile manipolare i voti raccogliendo le schede sia nel momento stesso della produzione sia, successivamente, nel corso delle complesse operazioni di raccolta delle schede che, infine, nel terzo momento della raccolta universale delle schede già votate”.
È un sistema che presenta molte falle?
“Sì, decisamente. Oggi ogni consolato italiano invia per posta a ciascun cittadino residente all’estero un plico contenente la scheda elettorale. Il connazionale, quindi, dovrebbe ricevere al proprio domicilio estero questa scheda, aprirla, votarla, richiuderla e imbucarla affinché giunga al consolato. Tutte queste operazioni dovrebbero essere fatte in prima persona dall’elettore. Il consolato, a sua volta, ha il compito di prendere le schede chiuse già votate, unirle in pacchi sigillati da spedire in Italia per il conteggio finale”.
Esistono diversi potenziali accessi per la falsificazione del voto.
“Già dal momento in cui si stampano le schede, non ci vuole nulla a stamparne di più. Quando, poi, si inviano le schede c’è la possibilità che non arrivino al giusto domicilio o che non siano consegnate personalmente all’elettore. Ad esempio, potrebbero essere recuperate da un postino prima che giungano a destinazione”.
Si potrebbe anche andare porta per porta a pagare le persone per far votare un determinato candidato…
“Certo. Nel caso di Di Girolamo le persone hanno raccolto, presso le famiglie italiane in Germania, le schede ancora bianche per poi votarle come ritenevano. Anche nel momento della ricezione del consolato potrebbe accadere la sostituzione di una busta con un’altra. È evidente l’esistenza di molti momenti nei quali la legittimità del voto non è controllabile, in sfregio alla Costituzione e alla democrazia del Paese”.
Chi ha compilato centinaia di schede con la stessa calligrafia non ha pensato che l’anomalia sarebbe stata notata. C’è un sentimento di impunità diffuso, che porta a non temere di essere scoperti?
“Forse, si tratta soprattutto di un problema pratico. Chi deve votare falsamente mille schede non trova, per fortuna, altrettante persone disposte a commettere questo illecito. Se ne trovano circa dieci, la cui calligrafia si ripresenta inevitabilmente. La difficoltà in questi casi consiste proprio nell’identificazione delle schede votate con la stessa grafia, milioni in tutto il mondo. Si tratta di un’operazione che non può essere fatta solamente con una perizia calligrafica ma attraverso indizi precisi, che consentano di capire dov’è l’anomalia e se si è in presenza di reato”.
Stando alla sua descrizione, qualsiasi votazione di un eletto all’estero è potenzialmente falsificabile.
“Quanto avvenuto con Di Girolamo dimostra la facilità di intervento, ma non sappiamo ancora se ci sia stata la stessa azione nel Sud America e chi l’abbia effettuata”.
Quali tempi si prevedono per la conclusione delle indagini?
“Ci servono ancora alcuni mesi per verificare se siano state commesse altre illegittimità. Le indagini dovrebbero concludersi a cavallo dell’estate, probabilmente a luglio”.
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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