Giannini, strali polemici ma … sulla Libia di Gheddafi doveva essere l’Italia ad attaccare per prima

04 Maggio 2011

Filippo Giannini

Domenico Cambareri

 

DIPENDERA’ DA UNA MIA DIFFORMITA’

 

La mia difformità? Evidentemente dipende dalla mia romanità che risale a moltissime generazioni. Ora vi prego di leggere e sul perché ne riparleremo più avanti.
Ho ricevuto questa mail:
<< Carissimi tutti,
Vi invio parte integrale di un piccolo articolo che ho spedito ai quotidiani locali di Latina, con richiesta di pubblicazione. L’ho reso pubblico solo oggi perchè ho voluto che la notizia non fosse stumentalizzata per fini elettorali.
Saluti istriani
SIV

22 ANNI NON SONO BASTATI

Mi chiamo Stefano Ingarao Venier, figlio di esuli istriani, nato a Latina, nel Villaggio Trieste,
delegato provinciale dell’ADES (Amici e Discendenti degli Esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati). Quella che sto per raccontare è una brutta storia che si ripete spesso negli uffici pubblici della nostra città. A me è capitato all’ufficio anagrafe del comune, ma sarebbe (è) lo stesso anche negli uffici ASL, INPS e via dicendo. Queste righe per dar voce con indignazione all’umiliazione che gli Italiani d’Istria, di Fiume e della Dalmazia, sono costretti a subire ancor oggi, nonostante un fioco raggio di luce sia riuscito a penetrare nell’oblio delle vicende legate al confine
orientale. Dopo questa dovuta premessa passo ad informarVi sui fatti avvenuti.
Qualche giorno fa, mia madre ha avuto la necessità di dover duplicare la propria carta d’identità a causa di un furto. Così, dopo aver effettuato tutto il normale iter burocratico previsto, alla consegna del documento leggeva sullo stesso che lei, era nata a Parenzo, in Croazia. Naturalmente mia madre non ha voluto ritirare il documento, e si è rivolta a me chiedendomi cosa si potesse fare per non ledere il nome di quella nazione che niente ha a che fare con la sua Italianità. Ascoltata la brutta vicenda da mia madre, vengo a sapere di situazioni tragicomiche successe negli uffici dell’anagrafe che, purtroppo, non mi hanno sorpreso; dall’impiegato che insiste nel sostenere che “il computer conferma Croazia”, a quello che pensa bene di avallarsi dell’aiuto dell’addetto della questura che si occupa degli stranieri. Sentito ciò capisco che non mi rimane altro da fare che contattare un dirigente dell’anagrafe per risolvere la questione. Riesco a rintracciare un dirigente al quale comunico che nell’ufficio anagrafe qualcosa non funziona, e più precisamente che nel documento di mia madre, nata nel 1937 a Parenzo, in Istria, risultava invece nata in Croazia. Il dirigente mi guarda sorridendo e mi dice “e questo è un problema?”.
Ancora oggi, nel ricordare questa frase mi ribolle l’inchiostro della penna. Effettivamente, dov’è il problema? A parte il fatto di aver dovuto abbandonare la propria terra, la propria casa, i propri beni ed i propri morti; a parte il fatto che poi l’Italia con la cessione di quei territori ci ha pagato i danni guerra; a parte il fatto che (per chi li ha avuti) sono stati resi degli indennizzi ridicoli e tardivi; a parte il fatto di essere stati trattati come i peggiori degli stranieri e visti come un pericolo per la popolazione al di qua dell’Adriatico; a parte il fatto che di questa Storia d’Italia non ne se sia mai parlato prima, poi timidamente ammessa ed infine anche stravolta dalla realtà… a parte questo “è un problema?” Beh, si, è un problema e pure grosso. Infatti c’è una legge, la n’54 del 15.02.1989, in base alla quale tutte le Pubbliche Amministrazioni nel rilasciare attestazioni, dichiarazioni, documenti in genere a cittadini italiani nati in Comuni già sotto la sovranità italiana ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati, ai sensi del trattato di pace con le potenze alleate ed associate, hanno l’obbligo di riportare unicamente il nome italiano del Comune di nascita, senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene. Legge che ho presentato in copia all’ignaro dirigente, il quale ha voluto anche controllare negli allegati alla stessa se effettivamente Parenzo facesse parte di quei comuni a cui la legge si riferisce. Trovandolo, ha tentato di liquidarmi dicendomi che aveva bisogno di tempo per comunicare con la società che gestisce i sistemi informatici dell’anagrafe e che mi avrebbe fatto sapere qualcosa. La mia più naturale risposta è stata “22 anni non sono bastati per aggiornarvi? Ora pretendo il documento come da legge, e lo pretendo subito!”. La reazione del dirigente che ha cominciato ad urlare cercando di trovare una ragione dove ragione non c’è e che mi ha indignato più di tutta la vicenda, è l’arroganza di chi è al servizio del cittadino, in ritardo da un ventennio sull’applicazione di una legge, che si permette anche di alzare la voce, avrei preferito un semplice e civile: “Ci scusi, provvediamo subito”.
Allora penso “a cosa serve il 10 Febbraio, Giorno del Ricordo, la presenza delle autorità nelle varie manifestazioni, con tanto di bei discorsi, se poi il cittadino istriano, fiumano o dalmata non viene rispettato all’atto pratico? >>

L’intervento del bravo Roberto Bevilacqua

<< Al dirigente che ha cominciato ad urlare si sarebbe potuto ricordare, a parte l’educazione, che se ha un lavoro in quella città che quando fu fondata (dopo meno di un anno di lavori…) si chiamava Littoria, lo deve a “Qualcuno” e ai tanti Italiani (compresi giuliani, istriani, fiumani e dalmati) che hanno cercato di costruire la Nazione. E’ superfluo ricordare quanto fu fatto in soli vent’anni, mentre adesso, in ventidue, non si riesce nemmeno ad applicare una legge che rappresenta una questione di giustizia, rispetto e dignità (sono a conoscenza di diversi episodi similari). Se esistesse uno Stato che si rispetti, se la società fosse altra e più equa e, soprattutto, se la mentalità fosse diversa, impostata su criteri di etica e correttezza, questo sarebbe stato “un problema” ma per quel dirigente!
Avrei piacere di incontrarla e scambiarci i ns. pareri (se vuole, mi lasci un recapito telefonico).
Saluti romani
Roberto Bevilacqua >>

Riprendiamo il discorso

In questo caso ci troviamo di fronte a due personalità: la mamma di Stefano Ingarao Venier che pretende di mantenere la sua italianità, essendo nata a Parenzo (quando Parenzo era Italia), e il funzionario incazzilloso (e maleducato come l’ha bollato Bevilacqua), nato non in Italia, ma in itaglia, quindi nell’impossibilità di poter comprendere quali valori porta in sé la Signora Venier. Cosa può sapere il funzionario incazzilloso dell’enorme differenza fra l’Italia e l’itaglia? Nella prima c’era un uomo a dirigerla che tutto il mondo ci invidiava, nella seconda, una serie infinita di “spermatozoi sbagliati” che tutt’al più fanno ridere il contesto internazionale.
Vede, lettori e povero funzionario incazzilloso, il rimprovero che muovo a quell’Uomo assassinato e impiccato per i piedi è solo ed esclusivamente questo: avermi fato credere che nascere italiano fosse un dono. Quando poi ho avuto modo di comprendere che esistono gli itagliani e che essi rappresentano un non valore, sono precipitato da un’altezza tale che ancora oggi risento le conseguenze della caduta. Che botto che ho subito!
La povera e brava Signora Venier, ancora si trova a quelle altezze, non so quanto invidiarla. Ma purtroppo chi sta meglio di tutti è il funzionario incazzilloso, che non capisce un cavolo dei valori che porta ancora in sé la signora che non ne vuol sentir parlare di essere considerata cittadina croata, visto che non lo è mai stata. E di tutto ciò possiamo dare una colpa al povero funzionario ignorante e incazzilloso? Io lo considererei una vittima del bunga bunga che l’itaglia balla da sessantacinque anni, cioè da quando la Patria è stata assassinata.

Cambiamo discorso (ma non troppo)

Pochi giorni fa ho preparato un articolo che ho sottoposto all’attenzione dei miei lettori, articolo che riguardava un avvertimento dell’ex Primo Ministro australiano John Howard. Un avvertimento rivolto agli islamici che hanno ottenuto la possibilità di vivere e lavorare in Australia. Io ho vissuto e lavorato in quel Paese per molti anni, quindi conosco bene il modo di pensare e di vivere degli australiani, o almeno di quei pochi che ancora si possono definire tali. Alla strafottenza e all’arroganza di molti maomettani che ora vivono in quel Paese, Howard ha posto dei paletti ammonendo fra l’altro: <<(…). Noi accettiamo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi>>. Poi Howard ha concluso dicendo: <<Questo è il il nostro Paese, la nostra terra e il nostro stile divita. E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggio fortemente ad approfittare di un’altra grande libertà: il diritto di andarvene. Se non siete felici qui, allora partite >>.
A seguito di quanto riportato, un paio di lettori mi hanno accusato di essere razzista. Accusa ridicola e che contesto. Agli amici contestatori chiedo: vedreste con piacere che vostra figlia intraprenda una relazione con un islamico? Io mi opporrei per quanto possibile nel ricordo di quanto so e di quanto sono venuto a sapere. Saranno pure bravissime persone, ma la loro cultura coranica è troppo distante dalla nostra cultura. E a questa si somma il fanatismo religioso che li caratterizza..
Nel precedente articolo avevo, anche ricordato l’arroganza di alcuni islamici nei confronti delle nostre convinzioni religiose. Purtroppo, lo debbo confessare, non sono un gran credente, però mi ha dato molto fastidio constatare le loro pretese anche nel pretendere, a volte con insistenza, di togliere il Crocifisso dalle aule scolastiche e dai luoghi pubblici. Si è giunti al punto che un islamico ha tolto un Crocefisso da una parete e lo ha gettato dalla finestra, accompagnando il gesto con queste sprezzanti parole: <<Cos’è questo morticino?>>. Dove sono allora i razzisti?
Con Howard, scrivo e ripeto: il diritto di andarvene. << Se non vi sta bene siete liberi di andarvene! >>.
Prima di terminare, per stabilire da che parte sono i razzisti, desidero ricordare: il Regio Decreto Legge 3 dicembre 1934 XIII e il Decreto Legge 8 aprile 1937 XV E.F. (Era Fascista) che sanciva (art. 4) il riconoscimento di <una cittadinanza italiana speciale per i musulmani delle quattro province libiche che fanno parte integrante del Regno d’Italia>. Le quattro province libiche erano: Tripoli, Bengasi, Barce e Misurata. In altre parole, ai mussulmani veniva concesso la cittadinanza italiana, così da divenire gli Italiani della Quarta Sponda. Mai nulla di simile era stato realizzato da alcun Paese coloniale.
Concludo osservando, oggi, che l’Italia, diventata itaglia e che partecipa alle guerre d’aggressione, su ordine dei gangsters d’oltre Oceano, oggi che i nostri aerei bombardano, distruggono, uccidono, martirizzano coloro che ancora oggi sono gli Italiani della Quarta Sponda, oggi, ripeto, o itaglioti, invece di sostenere accuse senza senso, come giustificate quel che sta accadendo?
E allora, ripeto: damose ‘na mossa. Anche se, forse, è troppo tardi!

 

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Domenico Cambareri precisa e risponde:

 

Bene hanno fatto Giannini e i i duce cittadini di Latina che hanno denunciato pubblicamente quanto è accaduto alla signora Venier. Ma dovrebbero farlo anche in maniera più mirata indirizzando alla Procura e al Sindaco di Latina. Il dirigente dell’ufficio comunale preposto (l’ufficio di anagrafe, forse?), stando così le cose, non potrebbe e non dovrebbe uscirne indenne. Ha di che risponderne. E’ bene che questi funzionari pubblici pomposamente resi “dirigenti” alla pseudo americana comincino, ovunque dovunque, a batter i tacchi davanti ai cittadini che devono servire e non bistrattare, nei limiti e nell’adempimento di quanto prescrive la legge. Sono pagati per questo. In merito a quanto scritto dall’ex premier australiano John Howard, a me pare che Giannini si lasci toccare troppo le corde dell’animosità polemica … mettendoci dentro un po’ di troppo. Bene fa ancora Giannini a ricordare la legge di grandissima rilevanza varata dal governo fascista con cui veniva concessa la cittadinanza italiana ai musulmani libici, che andrebbe sempre e ovunque fatta conoscere ad anziani smemorati e a giovani. Non affatto condivisibili sono le parole con cui inquadra l’atteggiamento dei musulmani nei Paesi occidentali in quanto è la nostra stessa cultura laica a non consentire trattamenti di favore in ambito religioso (da qui … l’abnormità e l’assurdità della situazione italiana e della sua sovranità a mezzadria con il Vaticano). Gli eccessi rappresentati da minoranze infime sono un’altra cosa e non vanno presi come espressione di un modo di pretendere della maggioranza della stragrande maggioranza. Ricordiamo che nell’antichità, durante l’impero romano, vi era libertà religiosa: essa non costituisce un pericolo se non entro un quadro di intolleranze reciproche, cose che abbiamo  conosciuto con l’avvento delle “vere religioni monoteistiche” di ceppo israelitico, in cui vi sono perciò a pieno titolo cristianesimo e islamismo. L’eccessivo sensibilità e spesso il risentimento che i musulmani dimostrano corrisponde in fin dei conti all’atteggiamento dei cattolici integralisti ed esclusivisti di oggi, o all’humus cristiano di inizio ‘900. In merito all’attacco, in Libia, Giannini esprime solo un conato polemico privo di riferimenti ma ricco di antiamericanismo a la page. L’Europa della Libertà si è espressa, tra i primi in Italia, per chiedere il diretto intervento armato dell’Italia contro il regime di Gheddafi. Per conoscere il nostro punti di vista, basta leggere:
1. No alle parole di Frattini. Il trattato gheddafiano va denunciato unilateralmente
2. TRATTATO ITALO – LIBICO. E’ CARTA STRACCIA 27 febbraio 2011