Referedum, cosa fare? Non votare o votare solo per il si alla non “privatizzazione” dell’acqua?

10 Giugno 2011

Domenico Cambareri per Eulà

 

Referendum: votiamo solo per il si alla non privatizzazione del servizio idrico

 

 

 

1. – Sulla distribuzione dell’acqua pubblica tramite cessione a società private del servizio, il governo si muove con quindici anni di ritardo e in controtendenza con la realtà delle cose. Dopo le sterminate e scandalose vicissitudini della inefficienza delle pubbliche amministrazioni (comuni e loro aziende), a metà anni novanta si pensò che fosse cosa virtuosa introdurre i privati per rendere – attraverso la creazione di “società miste” – efficiente, meno costoso e “moralizzato” il sevizio. La storia che abbiano sotto i nostri occhi dimostra che questa strada ha condotto purtroppo a risultati non solo deludenti quanto altrettanto negativi, con aumenti esorbitanti dei costi, non minori inefficienze, sprechi di spesa all’interno delle amministrazioni delle società miste o appaltatrici e conseguimento di profitti inaccettabili. Ciò per di più non è accaduto e non accade soltanto per i servizi di rifornimento idrico urbano, ma anche in quelli della nettezza urbana e dei trasporti. Pertanto è da dire assolutamente si al referendum.
2. – Sul nucleare, per quanto il risultato ci sembra scontato in favore del si, anche a livello plebiscitario, sin da adesso non possiamo non affermare che i futuri governi non potranno sentirsi vincolati dal no al nucleare. Un secolo è lungo, novant’anni non di meno e così pure ottanta (quanto ce ne vorranno dalla presumibile ripresa della produzione interna di energia nucleare alla fine del secolo). Ammesso (e non concesso) che l’uranio alla fine del secolo sia a livello di rifornimenti zero, gli interessi per acquisire un’autonomia energetica nazionale sono insopprimibili. Per di più gli scienziati e i tecnici continuano ad affermare che la produzione di energia nucleare è la cosa più sicura. Di fronte ad eventi catastrofici cosa accadrebbe alle raffinerie di petrolio, alle tradizionali centrali elettriche e ai centri di produzione di altre modalità energetiche? La risposta la sappiamo tutti, eppure, con il lungo e ininterrotto lavaggio del cervello a cui si è stati per anni sottoposti, non ci pensa quasi nessuno. Inoltre, il costo della produzione di energia per mezzo di petrolio e/o gas genera ininterrotti, elevati tassi di inquinamento, e di tutto questo, come anche dei morti e degli ammalati causati su scala nazionale e su scala mondiale – sono cifre spaventose – gli antinuclearisti non parlano. Siamo sul piano della totale irrazionalità e della cieca irresponsabilità.
In tutto ciò, sono in ballo gli interessi vitali ed economici di quattro generazioni, cioè di figli, nipoti, bisnipoti e trisnipoti. L’Italia non ha alcuna risorsa energetica minimamente paragonabile alla Germania (e poi… è da vedere se la decisione della Merkel rimarrà solo una mera affermazione verbale!), e alla Francia che, con il Giappone, è la prima produttrice mondiale di energia elettrica da fonte nucleare. Questi sono i dati incontrovertibili. Queste due nazioni non fermeranno ma incrementeranno l’efficienza delle loro centrali. Perfino le ricchissime Svezia e Finlandia non ci pensano minimamente ad arrestare in via definitiva il programma nucleare.
L’Italia è già, è da sempre un Paese nucleare, anche dopo la chiusura delle sue centrali, perché circondata da decine di centrali nucleari. Vogliono continuare a farci pagare tutti i costi diretti e indiretti di tali scelte? Non produrre ma importare energia elettrica prodotta da centrali nucleari che in ogni caso è come se fossero su suolo italiano?
Prospettare le cose che si dicono, avrebbe valore solo nel considerare un pericolo apocalittico, come la caduta di un grosso corpo celeste sulla Terra o lo squarciarsi della Terra su dimensioni enormemente superiori a quelle già uniche relative a quanto accaduto nel Pacifico in riferimento al maremoto e al disastro di Fukushima, dove … le uniche cose rimaste in piedi sono gli edifici dei reattori nucleari (dell’inquinamento che produrrà la raffineria distrutta del maremoto chi ne parla?). Ma, in presenza di eventi più che estremi, del tutto apocalittici, alcunché potrebbe servire a salvarci. Tutto sarebbe vano.
3. – Sul quesito sulla giustizia diretto contro Silvio Berlusconi, si agisca non meno come nei precedenti casi, secondo informazione corretta e coscienza. Berlusconi ha conseguito tantissime assoluzioni piene. Ciò che ha chiesto Berlusconi è proprio ai limiti di ogni recepibilità politica, non di meno non possiamo ignorare che è stato portato a quest’ultima spiaggia da un uso patentemente strumentale e ininterrotto delle indagini condotte da certi pubblici ministeri. Berlusconi è tutto fuorché uno stinco santo e … fuorché pubblico distruttore di valori e di ricchezze.