Partitocrazia e sfascio civile tra pensionati alla deriva e leggi inique

03 Novembre 2012

Filippo Giannini  http://www.filippogiannini.it

 

Ingiustizie a piene mani

 

Prima di entrare in argomento, mi presento. Dal governo italiano percepivo una pensione ridicola: 450 euro mensili. Avendo sempre lavorato all’estero, in Italia non versavo contributi, quindi dall’Australia mi giunge una pensione inferiore a quella che lo Stato italiano mi riconosce. Lo stesso vale per mia moglie: 460 euro mensili più una pensioncina australiana. Ebbene due anni fa circa mi giunse una lettera dall’INPS con la quale mi si comunicava che percepivo troppo, di conseguenza avrebbero ridotto la mia pensione a 320 euro circa e da questa avrebbero sottratto 68 euro mensili per quattro anni allo scopo di far sì che l’INPS recuperasse quanto concessomi per (loro) errore. La scorsa settimana sempre dall’INPS giunse una nuova raccomandata, questa volta indirizzata a mia moglie, ma contenente lo stesso avvertimento terroristico: l’Inps aveva sbagliato, mia moglie aveva percepito, per loro errore, più del dovuto. Di conseguenza doveva restituire l’eccesso. Credete che sia finita qui? In data 10/10/2012 una nuova raccomandata dalla quale, dopo avermi informato di un NUOVO errore, scrivono quanto segue: <La informiamo pertanto che provvederemo ad effettuare il recupero di questa somma tramite una trattenuta sulla Sua pensione, per numero 24 rate mensili a partire dal mese di gennaio 2013>. Non crediate che con questa ennesima mazzata i paraculetti siano sazi, tutt’altro: una nuova raccomandata allietò mia moglie, infatti ecco quanto i farabutti informano: <Nella pagina allegata troverà il dettaglio del calcolo che abbiamo effettuato da cui risulta che Le è stato pagato un importo non dovuto pari a 289,24 euro. Per la restituzione di questa somma può effettuare un pagamento sul conto corrente…>. No, caro amico che leggi, queste lettere dell’INPS non sono firmate dal Presidente dell’INPS, egli percependo uno stipendio annuo pari a euro 460mila euro, più altre entrate provenienti da una mezza dozzina di enti o svariate società, non ha tempo di occuparsi di queste quisquilie.
Nella nostra attività lavorativa, ripeto all’estero, avevamo ben guadagnato ed eravamo riusciti a risparmiare, per fortuna, quanto poi necessario per tappare le falle che lo Stato italiano ci procura. Ma i denari possono terminare, e dopo?
Ricevute queste lettere terroristiche, il mio primo impulso fu di procurarmi un mitra e affrontare i manigoldi colpevoli di tante infamie. Poi, calmatomi, ho preso la penna e, allora entriamo in argomento: riconosco che l’attuale è un’era di “libertà” dove ognuno è libero di vivere la propria vita come non vorrebbe che fosse vissuta.
Qualche tempo fa lessi su un quotidiano di Roma che una signora, Anna D.A. di 35 anni aveva scoperto un furto di un pollo all’interno di un supermercato sulla Tiburtina e voleva bloccare il ladro. Questi, un polacco di 36 anni che viveva di espedienti, ha reagito malmenando la donna al punto di fratturarle una vertebra, poi è fuggito. L’uomo è stato inseguito da due persone che si trovavano all’interno dell’esercizio e che avevano assistito alla scena; l’extracomunitario fu bloccato e, quindi, consegnato ad una pattuglia della polizia prontamente giunta sul posto. Processato per direttissima, condannato. Due giorni dopo era nuovamente libero.
<Non ha precedenti e la pena è stata sospesa. Questa è la legge> commenta la povera donna dopo aver lasciato l’ospedale.
<Ieri stavo tornando a casa con mio marito, ero in auto, sono passata davanti al mio posto di lavoro per salutare i miei colleghi. Quell’uomo era ancora lì, l’ho riconosciuto subito, per un attimo ci siamo guardati, vedendomi si è messo a ridere ironicamente>.
La signora Anna D.A. guarirà in 60 giorni, salvo complicazioni.
Ho narrato questo fatto che, se vogliamo, è estremamente meno grave di altri migliaia che accadono giornalmente nelle nostre città. Un uomo affamato ruba un pollo, è estremamente meno grave di altri, ma rimane il fatto delle botte e conseguente frattura della vertebra. Solo per questo fatto un giudice in altri tempi avrebbe agito in maniera ben diversa.
Ho sempre sostenuto – e continuo a sostenere – che la classe politica insediatasi nel dopoguerra concepisce leggi per favorire la delinquenza. Anzi, dopo aver assistito ieri sera alla trasmissione “Report” e dopo aver letto e conosciuto tanti altri casi di ruberie a danno del cittadino (e, soprattutto dei pensionati a reddito ridicolo), il mio giudizio è più pesante, e cioè: la classe politica è formata da delinquenti che emettono leggi per favorire la delinquenza, e per essere più chiari, loro stessi.
Il polacco che per fame ruba un pollo, non può essere paragonato ai tanti Fiorito, i quali dopo aver godono di lautissimi stipendi, fissati da loro stessi, quindi legali. Ecco il delinquente che favorisce il delinquente.
Allora, mi assale l’ira, il disgusto e, calmandomi, la
NOSTALGIA
Sì, la nostalgia, perché c’era una volta… Sì, siamo sempre nelle favole, ma sono favole che è Storia. Allora, c’era una volta in “un mai sufficientemente deprecabile, infausto Ventennio” (facciamo così contenti gli imbecilli) un giurista, Alfredo Rocco, un teorico del Diritto, di uno Stato Organico, etico che doveva elargire giustizia a coloro che avevano il diritto di averla, siai alla signora assalita dal polacco, sia a me e a mia moglie assaliti dallo Stato famelico, ma giustizia anche per i delinquenti che infestano il Parlamento, il Senato, le Regioni, ecc. ecc. insomma <Rocco era un uomo e uno studioso di una precisione mentale e scientifica eccezionale (…). Rocco era un sognatore. Riteneva che le leggi fossero il mondo della ragione, la ragione del nostro vivere in pace col mondo. Non dunque leggi asservitici, grazie alle quali il confine fra il giusto e l’ingiusto fosse per tutti palese sì da evitare confusione fra schiavitù e libertà e grazie alle quali la libertà fosse per tutti e la schiavitù per nessuno>.
Ora sappiamo che è in studio (ah! ah!) alla Camera la legge anticorruzione. Quante volte abbiamo sentito da lorsignori deridere, condannare i “Codici Rocco” perché fascisti? Se fossero stati nefasti (come hanno sostenuto) perché non sostituirli? D’altronde hanno avuto a disposizione ottant’anni e più! Hanno provato per la verità, a toccare qua e là qualche articolo, ma hanno combinato un tale casino… Premesso tutto ciò, ci chiediamo: che bisogno c’è di inventarsi la nuova legge anticorruzione? Se volevano veramente intervenire per combattere la corruzione, si dovevano applicare con serietà i Codici Rocco; ma la verità è un’altra, e la conosciamo bene…
<Non ragioniam di loro, ma guarda e passa>.
Avevamo un Governo onesto, attivo, un Uomo che tutto il mondo ci invidiava. Poi la maggioranza degli italidioti si è schierata con coloro che la volevano combattere per imporre il sistema di cui oggi godiamo i soprusi. E quell’Uomo, che alcuni vermetti per godere dei vantaggi che questo sistema concede loro, lo hanno battezzato male assoluto.
Ma torniamo al grande collaboratore dell’(adorabile) male assoluto.
Rocco fu ininterrottamente Guardasigilli dal 1925 fino al 1932. Le riforme legislative ebbero un’importanza fondamentale per il regime con il quale Rocco cercò di fondere le aspirazioni ideologiche con la realtà e la nuova concezione dello Stato.
Con la promulgazione del Codice Penale, che entrò in vigore il 1 luglio 1931, Rocco completava il suo lavoro di giurista dello Stato Fascista. Prima ancora della presentazione dei Codici, così egli li anticipò (non sperate di trovare qualcosa di simile nei vermetti dell’itaglia di oggi): <Nel Codice Civile e nel Codice Penale, lo Stato si affermerà vigorosamente come tutore della moralità e dell’ordine familiare; nel Codice Civile ancora e nel Codice di Commercio, la tutela della proprietà privata, strumento indispensabile per la formazione del risparmio e la disciplina del credito saranno considerate come essenziali funzioni dello Stato (…). Nel Codice Penale e in quello di Procedura Penale, troveranno posto adeguato e adeguata soddisfazione la necessità della difesa della Società e dello Stato, repressivo e preventivo, contro la delinquenza; nel Codice di Procedura Civile, infine, l’amministrazione della giustizia non sarà più considerata come una passiva funzione di interesse esclusivamente privato, ma come una delle più alte attività dello Stato, avente lo scopo eminentemente politico di garantire la pace sociale con l’attribuire a ciascuno ciò che gli spetta>.
In queste parole intravediamo una straordinaria simbiosi con il pensiero gentiliano e con quello mussoliniano. Ma si evidenzia anche un profondo abisso fra questi pensieri e la miseria del vivere di oggi. E ciò è possibile solo perché gli italidioti non sanno, in quanto lorsignori dispongono a piene mani dell’informazione tutta e, grazie a ciò, della storia fanno scempio.
Rocco fu stroncato da una grave malattia che lo portò alla tomba il 25 agosto 1935. Ma il processo di codificazioni non terminò: si protrasse per tutto il periodo del Governo fascista, regolamentando tutti i settori nei quali la rivoluzione mussoliniana intendeva intervenire.
Po ci fu la guerra del sangue contro l’oro, vinse quet’ultimo e assistiamo, fra le tante altre, a queste furbatine: si concepiscono leggi con le quali le caste possono rubare e, quindi, rubano legalmente.
Ed ora la speranza, per noi di avere giustizia, e di risollevare le sorti di questo Paese è affidata alle capacità politiche di un comico; povera Patria mia!, esclamò Pitt sul letto di morte.