Università Tor Vergata: sul fotovoltaico cinese indaga la Commissione europea

20 Novembre 2012

Fonte: L’Eurosblog del Centro di Eccellenza Jean Monnet  – L’Europa @ torvergata

Claudio Pietrotti 

 

Pannelli solari cinesi: la Commissione europea avvia una nuova inchiesta

Bruxelles avvia indagine su presunti privilegi riservati dal Governo di Pechino alle industrie locali.

 

Nuova inchiesta della Commissione europea. L’attenzione di Bruxelles si sposta ad Oriente, verso il Governo cinese reo di aver agevolato finanziariamente le industrie locali operanti nel settore dei pannelli solari. La denuncia da parte dell’associazione dei produttori fotovoltaici europei ha spinto l’Esecutivo europeo ad agire. Ora inizia l’indagine che proseguirà per il prossimi tredici mesi.
Lo scorso 8 novembre, la Commissione europea ha deciso di avviare una nuova inchiesta riguardante l’importazione di pannelli solari cinesi e i presunti privilegi finanziari del Governo cinese a danno del mercato dell’UE. Il procedimento fa seguito ad un’altra inchiesta avviata da Bruxelles due mesi prima in relazione a determinate attività di dumping delle industrie cinesi. In quell’occasione, infatti, la Commissione aveva intrapreso un’inchiesta volta a verificare se i prodotti di origine cinese venduti nel Vecchio Continente fossero effettivamente messi sul mercato europeo a prezzi inferiori ai costi di produzione e se rispettassero le norme di una corretta concorrenza. La nuova indagine segna dunque un ulteriore tappa verso la tutela dei produttori e del settore dei pannelli solari, ramo in forte espansione nell’economia europea. Il punto di disaccordo questa volta riguarda le presunte agevolazioni finanziarie che il Governo cinese di Pechino avrebbe attuato nei confronti di alcuni produttori locali di pannelli fotovoltaici.
Il logo dell’EU Pro Sun
L’Associazione dei Produttori Fotovoltaici Europei
La Commissione ha deciso di prendere in mano la situazione e di agire tempestivamente per indagare sulla situazione. Dopo aver ricevuto una denuncia motivata da parte di un gruppo di aziende europee facente parte dell’EU Pro Sun, l’associazione dei produttori fotovoltaici europei, l’organo istituzionale di Bruxelles non ha potuto far altro che aprire una nuova e importante inchiesta. Come spiega la stessa Commissione in un comunicato, dopo la ricezione di una segnalazione motivata che presenti delle prove su eventuali benefici e agevolazioni ottenuti da un prodotto esportato a danno dell’industria europea, l’UE è legalmente obbligata ad avviare un’inchiesta.
L’inchiesta durerà circa tredici mesi, ciò nonostante, secondo le regole di difesa commerciale, la Commissione europea potrà prendere provvedimenti già dopo soli nove mesi, con l’imposizione di misure anti-sussidi, dopo però aver appurato che ci siano state realmente sovvenzioni statali ricevute da società cinesi e che questi privilegi abbiano in qualche modo danneggiato l’industria europea. La conclusione preliminare è attesa per l’inizio di agosto del 2013 e non è esclusa l’assenza di misure preliminari e intermedie. Da quella data in poi, se l’inchiesta avrà confermato i sospetti, gli Stati membri dell’UE potranno imporre dazi temporanei per una durata di quattro mesi fino al verdetto finale definitivo.
C’è comunque da sottolineare il fatto che la Commissione, prima di varare eventuali misure, dovrà valutare la situazione e stabilire se le eventuali decisioni comportino più svantaggi che vantaggi all’economia europea.
La decisione di Bruxelles di intervenire ha generato soddisfazione tra le fila dell’EU Pro Sun. Le aziende e i produttori appartenenti a questa associazione si sono rivolti all’istituzione europea sicuri che gli interventi ripetuti e massicci da parte del Governo di Pechino abbiano stimolato le industrie cinesi portando dunque ad una destabilizzazione del mercato e della domanda globale.
Anche l’industria italiana operante in questo settore ha espresso il suo compiacimento verso la decisione della Commissione e si è espressa attraverso le parole di Alessandro Cremonesi, presidente del Comitato IFI, l’associazione dell’industria fotovoltaica italiana. Il presidente dell’IFI ha affermato: “L’apertura di questa nuova indagine ci conferma che le tesi che da anni stiamo sostenendo con vigore in tutti gli ambiti istituzionali erano basate su solide verità: il mercato italiano del fotovoltaico è dopato da prezzi sul mercato che non sono reali, ma sono praticabili solo da chi può disporre di enormi interventi di sostegno finanziario e sgravi fiscali. Chiediamo, pertanto, alla Commissione di agire con urgenza e incisività per ristabilire nel minor tempo possibile la parità competitiva”.
La notizia è stata accolta positivamente anche da alcuni eurodeputati italiani come Francesco Speroni, co-presidente del gruppo “l’Europa della Libertà e della Democrazia”, che ha dichiarato: “Finalmente la Commissione si sta muovendo a tutela delle imprese europee. Le regole vanno rispettate, la Lega Nord ha sempre sostenuto queste posizioni e per una volta vediamo che i dirigenti europei non tengono solo conto di principi astratti ma anche delle esigenze concrete delle nostre aziende”. Dello stesso avviso l’altro deputato europeo Claudio Morganti che ha espresso così la sua opinione: “Tredici mesi di inchiesta sono troppi per le aziende europee, che in questi anni, a causa della concorrenza sleale del mercato cinese, hanno già subito perdite ingenti. Se aspettiamo ancora ad imporre dazi sui prodotti cinesi, le industrie europee rischiano seriamente il collasso. (…) Ad ogni modo ora che l’Esecutivo di Bruxelles si è svegliato, mi auguro che simili inchieste possano estendersi anche al settore manifatturiero, in particolare a quello tessile e calzaturiero, dove la contraffazione la fa padrona”.
Intanto anche gli Stati Uniti hanno deciso di agire verso l’import cinese dei pannelli solari: la US International Trade Commission ha approvato i dazi provvisori ai prodotti fotovoltaici della Repubblica cinese, rei di aver danneggiato la produzione nazionale.