Consolati all’estero: la “crisi” li chiude mentre le regioni sperperano

21 Agosto 2013

Fonte: Augusto Sorriso – MAIE USA

 

 

 

 

 

 

 

La polemica che già era esplosa nei precedenti mesi a proposito della chiusura di diversi consolati italiani è diventata ancora più rovente dal momento in cui il MAE ha avviato questa presunta razionalizzazione, che altro non è se non la realizzazione di incredibili impedimenti e intralci che si verranno a creare a tanti connazionali all’estero oltre a determinare il sovraffollamento dei maggiori consolati. Le opinioni epresse dall’autore paiono, al di là della diatriba politica e personale, difficilmente confutabili soprattutto davanti al fatto che, con la scusa della crisi, si va ad incidere su delle spese complessive non rilevanti che neppure compensano minimamente gli sprechie e le emorraggie che enti locali e strutture centrali continuano a  sostenere.  L’articolo risulta inviatoci a fine luglio, ma abbiamo preferito pubblicarlo adesso in quanto con la fine dell’estate riprende vigore l’attività in parte solo apparentemente sopita della vita pubblica e l’attenzione critica dei lettori risulta meno flemmatica.

 

 

 

 

 

 

L’INTERVENTO DEL COORDINATORE MAIE USA

 Chiudono i consolati italiani all’estero, il caso Newark

 

 

 

 

 

“Ho letto con interesse il commento di Ricky Filosa alle chiusure dei Consolati ed i commenti relativi. Poichè sono stato citato, voglio dare testimonianza di quanto sta accadendo. In febbraio ricevetti un attacco ignobile sul quotidiano in lingua italiana di New York da parte di quelli che considero – è una mia opinione personale – due pigmei della nostra politica: l’ex On. Berardi e l’ex Sen. Giordano. Mi davano del bugiardo e dell’allarmista, perche’ avevo mandato in campagna elettorale una lettera ai miei connazionali del New Jersey, paventando la chiusura del nostro Consolato, quello di Newark. Risposi, ad urne ormai chiuse all’estero, sullo stesso quotidiano (a pagamento nonostante non fosse più campagna elettorale) per dare ai connazionali contezza di quanto stava succedendo e svergognare questi due Pinocchi (così li definii). Su internet sciolsero i loro mastini e me ne dissero di tutti colori. Vergogna! Bugiardi e traditori dei loro elettori. Sono stato purtroppo facile Cassandra di una sventura annunciata. Una cosa era però vera: in quella lettera volevo sollecitare i miei connazionali a votarmi per evitare un disastro previsto. Ci sarei riuscito? Forse. O forse no. Sarebbe stato il mio primario impegno in ogni caso e non solo per Newark. Questo chi mi conosce lo sa benissimo (lo faccio anche oggi senza nessun potere). Da  avremo tutti Parlamentari-Paladini. Mi sembra (mutatis mutandis) la storia della signora  Kazaka. Come si dice in Sicilia: Pirdistivu i voi (buoi) e iti circannu i capistri.  (o da oggi tutti i nostri eroi insorgeranno). Ma dove sono stati? Eppure tutti sapevano”. Augusto Sorriso, Coordinatore del Movimento Associativo Italiani all’Estero negli Stati Uniti, sceglie Italiachiamaitalia.it per intervenire nel dibattito che ruota intorno alla rete consolare italiana nel mondo, dopo l’annunciata decisione della Farnesina di chiudere 13 consolati italiani nei prossimi mesi.
 
“Il silenzio di America Oggi dopo il mio allarme lanciato alla Comunità è complice di questa chiusura. Non una parola, non un articolo. Bastava poco per accertarsi di come stessero le cose. Eppure ero stato chiaro: il Consolato era destinato alla chiusura. Il quotidiano edito in New Jersey che riceve ogni anno milioni di euro di contributi pubblici non ha ritenuto di indagare se le mie parole avessero un fondo verità. I suoi cronisti riferiscono di tutto, ma per loro il Consolato non è una priorità. Spero solo non sia stata una scelta precisa. In ogni caso la Comunità non è stata informata. Una campagna di informazione poteva fare la differenza.
 
I nostri rappresentanti parlamentari hanno proposto di tutto e di più. Fucsia Nissoli, diventata d’improvviso padrona della lingua latina, della storia e della patria filosofia, si e’ distinta per tutti i convegni e le partecipazioni anche alle sagre di paese. Ha presentato di tutto, ma nella sostanza? Solo turismo parlamentare, proposte e discorsi scritti da sprovveduti segretari. Populismo di bassa lega senza frutto. Anche io però devo recitare in parte il “mea culpa”.
 
Tornando al tema del mio intervento, ritengo che nessun Consolato debba essere chiuso, anche a dispetto dei disservizi e delle mancanze che ogni giorno tutti possono rilevare. Bisogna, invece che chiuderli, renderli funzionali e razionalizzarli economicamente abbassandone drasticamente i costi. Come da me, ma anche da tanti altri in seno al CGIE ed ai Comites, continuamente proposto bisogna spostare le sedi (escluse quelle pochissime molto rappresentative) da edifici costosi e centrali ad altri, più decentrati, ma più logisticamente efficienti senza nulla togliere alla decenza. Abbassare il livello dei Consolati Generali a Consolati con risparmio di denaro e una diversa mentalità: un Console giovane ha stimoli diversi ed ha molto più interesse a far carriera facendo bella figura. Un funzionario con ormai carriera determinata cui viene dato il contentino ed un lauto stipendio spesso (con le dovute eccezioni) ha interessi molto limitati. Infine, si risparmierebbero diversi milioni assumendo in loco l’80% dei dipendenti come fa l’Inghilterra, mandando all’estero solo le figure necessarie. La differenza di stipendio e’ di uno a quattro senza considerare mogli (o mariti), figli, scuole, trasferimenti, viaggi… Ma si sa, la “casta” del MAE ed i suoi sindacati non lo permetteranno mai. Questo il reale problema. Affidare ad un funzionario MAE la riorganizzazione ed i tagli della rete consolare e’ come far decidere la data della Festa del Ringraziamento al tacchino”.
 
“La decisione di chiudere 13 consolati italiani nel mondo – continua Sorriso -, compreso quello di Newark appunto, è stata presa in data sospetta. Agosto e’ ideale per non avere alcuna reazione di un certo peso, se poi e’ concomitante al caos parlamentare tanto meglio. La Bonino capisce cosa firma o e’ nelle mani di “disinteressati ” funzionari? Queste cose i nostri parlamentari le sanno benissimo, sono state trite e ritrite in tutte le sedi. Per riordinamento o riorganizzazione si chiude e si lasciano invariati i privilegi. Il danno a chi? Ai connazionali. Pensate solo cosa dovrà fare un italiano residente nell’area di Brisbane per una sua necessità improvvisa: dovrà addirittura prendere l’aereo, per un viaggio di diverse ore. Non facciamo lotta tra poveri, ma le necessità consolari di un residente extraeuropeo sono ben maggiori di un residente in Europa. Il disservizio in ogni caso e’ simile.
 
Vorrei parlare infine dei risparmi che verranno dalla chiusura del Consolato di Newark, cui appartengo. Originariamente era prevista la sciagurata chiusura di Philadelphia ed un azzimato Ambasciatore in sede di CGIE ce ne spiegò per filo e per segno le ragioni (?). Dopo pochi mesi lo stesso fu illuminato e indirizzò i suoi strali verso Newark, da poco elevato a Consolato (pensate che geni abbiamo al MAE!). Di nuovo si arrampicava sugli specchi per spiegare questo cambiamento e smentire la sua stessa decisione: la ragione più importate era la vicinanza a New York. Le malelingue dicono che vi sia stato invece l’intervento pesante di un parlamentare dell’area (decisivo per la maggioranza di Berlusconi) presso il ministro di allora. Razionalizzare diceva l’azzimato… La mia risposta fu semplice: pensereste mai che le autorità americane potrebbero decidere di chiudere l’aeroporto La Guardia solo perché sta a tre miglia dal Kennedy? Sa, il solerte funzionario, che Newark serve bene con pochissimo personale (sei) 19.000 connazionali che scaraventati sui settantaseimila del Consolato di New York (già con problemi di smaltimento di lavoro enormi) creerebbe un irreparabile disservizio e danno incalcolabile ai quasi centomila connazionali? Senza menzionare il porto di Elizabeth, primo in Nord America nel traffico merci con l’Italia. Se quattro anni fa lo stesso MAE decise di elevarlo ci sarà stato un motivo. O sono stati soldi buttati via e quindi qualche responsabilità forse bisognerebbe cercarla? Quanto poi risparmia lo Stato chiudendo Newark (aperto al pubblico cinque giorni la settimana, riceve con appuntamenti su internet, a volte telefonici, ma in ogni caso nessun connazionale e’ stato mai respinto allo sportello)? Considerato che i dipendenti non si cacciano, ma si trasferiscono, come ben dice un esperto funzionario dell’Ambasciata, solo l’affitto (da anni il Comites suggerisce di trasferire il Consolato in locali più piccoli e più economici) la luce, il gas ed il telefono. Da cento a centocinquanta mila dollari. Risparmio che diminuisce di molto se si lascia, come si dice, uno sportello consolare. Se questi sono i risparmi anche nelle altre sedi capisco benissimo come l’Italia non riesca ad uscire dal suo debito.
 
Come i nostri politici fanno proclami di taglio alla politica senza toccare i loro privilegi, così i burocrati del MAE “razionalizzano” sulle spalle dei già maltrattati connazionali. Credo non vi siano gli estremi per una denuncia penale, ma un ricorso per via amministrativa andrebbe tentato.
 
Da sottolineare il fatto che il CGIE ha sempre rigettato i piani di “riorganizzazione del MAE”; ma cosa può fare un organismo reso debole dai comportamenti dei Parlamentari?”.
 
“Se in conclusione posso fare una notazione che sa di beffa per i nostri connazionali: e’ noto che lo Stato (diversa amministrazione) spende milioni di euro in contributi in questa zona, per non parlare dei soldi che le regioni buttano via, e tutti sanno di cosa parlo. Se si razionalizzasse realmente e con criterio, altro che chiusure! Certo sono amministrazioni diverse, ma il portafogli e’ quello degli italiani, sia residenti in Italia che all’estero. I Consolati spesso sarebbero economicamente autosufficienti se il danaro speso dai connazionali rimanesse nelle casse del Consolato stesso, ma così non è, per cui paghiamo e ci vengono tolti i servizi, che anzi dovrebbero essere migliorati e come detto sopra si potrebbe fare risparmiando sui privilegi e non sulle nostre spalle. Non per nulla il Ministro Terzi non appena insediato bloccò questo disastroso piano per avviarne uno che rispondesse elle reali esigenze del nostro sistema consolare senza creare danno alcuno alle Comunità residenti all’Estero. Ma si sa, quello era fatto di un’altra pasta, i marò ne sanno qualcosa”.