Europa e sinistra italiana. Crisi dell’Unione: c’è chi incomincia ad allarmarsi, mentre il governo se la sciala con i banchieri

28 Gennaio 2014

Fonte: Fondazione Basso

 

 

 

 

 

 

 Manifesto

Per un’Europa di progresso

 

 

 

 

 

Il mondo è in rapida trasformazione. Società ed economia della conoscenza hanno profondamente
ridisegnato equilibri ritenuti consolidati. Aree geografiche depresse hanno conquistato, in tempi
storicamente irrisori, potenziali enormi di sviluppo e crescita. Conoscenza, cultura e innovazione
rappresentano più che mai il traino decisivo verso il futuro.
All’opposto l’Occidente, e alcuni aspetti del suo modello di sviluppo, sono entrati in una crisi
profonda. L’Europa, in particolare, risulta investita da gravissimi e apparentemente irrisolubili
problemi: disoccupazione, crisi del tessuto produttivo, riduzione sostanziale del welfare. A pochi
anni dalla sua formale consacrazione, con la nascita ufficiale della moneta comune, l’Europa rischia
di deflagrare come sogno di una comunità di cittadine e cittadini che avevano ambito ad una nuova
Nazione comune: più ampia non solo geograficamente, quanto nello spazio dei diritti, dei valori e
delle opportunità. Lo storico americano Walter Laqueur ha parlato della “fine del sogno europeo”.
Le responsabilità sono diverse e distribuite e investono certamente l’eccessiva timidezza nel
processo di costituzione politica del soggetto europeo: la responsabilità di presentare questo
orizzonte politico, culturale e sociale con le sole fattezze della severità dei “conti in ordine”.
L’Europa dei mercanti e dei banchieri, della restrizione e del rigore: una sorta di gendarme che
impone limiti spesso insensati, piuttosto che sostegno nell’ampliare prospettive di visuale sugli
sviluppi del futuro.
Proprio a causa di ciò, assistiamo, in corrispondenza della crisi, ad un’impressionante crescita di
egoismi locali, di particolarismi e di veri e propri nazionalismi.
Fenomeni spesso intenzionalmente organizzati per sfruttare malesseri veri, e reali stati di
sofferenza, ma che rischiano di produrre reazioni esattamente opposte a quanto oggi servirebbe alle
popolazioni d’Europa.
Come scienziati di questo continente – consapevoli che esiste un nesso inscindibile tra scienza e
democrazia – sentiamo quindi la necessità di metterci in gioco. Di ribadire che il processo di
costruzione degli Stati Uniti d’Europa è la più importante opportunità che ci è concessa dalla Storia.
Che società ed economia della conoscenza -essenziali per il processo di reale evoluzione civile,
pacifica, economica e culturale- si alimentano di comunità coese e collaborative, di comunicazioni
intense e produttive e di uno spirito critico che permei strati sempre più vasti della società.
L’unica risposta possibile alla crisi incombente è allora la costruzione dell’Europa dei popoli, di
un’Europa di Progresso! Realizzata sulla base dei principi di libertà, democrazia, conoscenza e
solidarietà.
Nutriamo la stessa speranza con cui Albert Einstein e Georg Friedrich Nicolai nel “Manifesto agli
Europei” del 1914 richiamarono alla ragione i popoli europei contro la sventura della guerra, e con
cui Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi ispirarono l’idea d’Europa nel loro
“Manifesto di Ventotene” del 1943.
Vogliamo riprendere ed estendere all’Europa lo spirito che nel 1839 portò gli scienziati italiani a
organizzare la loro prima riunione e a inaugurare il Risorgimento di una nazione divisa.
Vogliamo organizzare a Pisa la “Prima riunione degli scienziati Europei” e proporvi di firmare
questo appello che è il nostro “Manifesto per un’Europa di Progresso”.
Primi firmatari:
Carlo BERNARDINI
Vittorio BIDOLI
Marcello BUIATTI
Vincenzo CAVASINNI
Remo CESERANI
Paolo DARIO
Tullio DE MAURO
Rino FALCONE
Sergio FERRARI
Pietro GRECO
Francesco LENCI
Tommaso MACCACARO
Paolo NANNIPIERI
Pietro NASTASI
Giorgio PARISI
Giulio PERUZZI
Claudio PUCCIANI
Carlo Alberto REDI
Giorgio SALVINI
Vittorio SILVESTRINI
Settimo TERMINI
Virginia VOLTERRA