Ucraina, Russia e Unione Europea. La prospettiva errata di Putin e lo sciaolo dei neocon

28 Gennaio 2014

Domenico Cambareri

 

 

 

 

 

 

 

 Geopolitica in brodo

 

L’erronea risposta di Putin alle azioni di spregiudicato “avvolgimento” USA  fa insaccare ancor di più l’UE da parte delle “altruistiche” interferenze  USA. Ma anche la Russia e l’Ucraina. A tutto vantaggio degli sconfitti neocon. – Una crisi priva di senso e tante energie sprecate, soprattutto nella povera Ucraina. Una lotta che fa gongolare club e lobby neocon e sioniste d’oltre oceano. 

 

 

 

 

 

La spirale della violenza interna in Ucraina sembra non avere più alcun limite. Il Paese è letteralmente diviso in due e il presidente della Repubblica appare sempre più isolato e incapace di affrontare in modo realistico la gravità del momento per approdare a una saggia soluzione.
D’altronde, la sua posizione filo-russa da oltranzista ha contribuito ad innescare e fare esplodere ulteriori mine e ad estremizzare lo contro con gli europeisti. In un contesto così intricato, non possiamo sottacere che lo stesso presidente ha cercato una via di salvezza del tutto pregiudizievole, da un lato con la discriminazione del partito di opposizione dell’ex presidente condannata e incarcerata e di tutte le altre opposizioni, dall’altra ben accogliendo le profferte sicuramente insidiose del presidente Putin e del suo premiere Medvedev.
La crisi interna si è trascinata troppo a lungo e Viktor Ianukovich si è lasciato trasportare fin troppo oltre dalla sua sicumera: ecco perché il suo tentativo in extremis di offrire la presidenza del governo all’opposizione non ha portato a nessun accordo. Essa avrebbe avuto oramai solo il significato di garantirgli un più che onorevole ruolo d’intoccabilità, più che di via d’uscita dal palazzo del potere.
Riteniamo che gli avvenimenti ucraini siano un sconfitta per tutti, per gli ucraini innanzitutto. Per i russi, poi, i quali, dimentichi di quanto nella storia recente e meno recente gli ucraini hanno dovuto subire dal popolo “fratello” più forte di condizionamenti, soprusi e massacri  (senza escludere quelli perpetrati dai tedeschi), oggi non possono fare appello come se nulla fosse accaduto prima e dopo a questo principio di rinnovata fratellanza. Gli ucraini infatti sono stati condizionati e ricattati in tutti questi ultimi anni  da eccessive “pressioni” moscovite sul piano energetico, pressioni che hanno inciso pesantemente in termini economici, di qualità della vita e di amor proprio. Ecco perché oggi esprimono una particolare e veemente reattività contro i fratelli russi.
A questo punto, poco o nulla  serve a Putin giocare la carta ucraina per cercare di rinserrare entro un più esteso, definito, omogeneo contesto geografico attorno al cuore moscovita il già risicato quadro  “occidentale” di detta realtà in chiave geopolitica. Il sentirsi assediato dagli Usa e dalla Nato e infine dall’Unione Europea può rappresentare una manifestazione di non  adeguato realismo. L’eccessiva rigidità delle mosse difensive di Putin rivela una sua condizione di paura, laddove invece avrebbe dovuto e dovrebbe assumere una posizione di risposte  dinamiche, progressive, alternative e aperte quale risultato  di un saper  guardare oltre il breve termine. Insomma, il sapere  avviare  una sagace e lungimirante politica di “irrinunciabile” avvicinamento all’UE, in grado di incassare battute d’arresto temporanee e forti incomprensioni, come appunto quella relativa alla crisi ucraina,  altrettanto non durature.
In questo quadro, fermo resta  inteso per noi un dato acquisito non da oggi: gli errori madornali che la Nato continua a commettere nel contesto dell’Europa orientale su “mandato” Usa, come nel caso oramai storico dell’installazione di sistemi radar e di missili antimissili in funzione anti iraniana (!).
Tutto questo, tuttavia, dimostra che la politica di “assedio”, portata avanti dagli estremisti  neocon anche per il tramite dell’amministrazione Obama, ha sortito il suo deleterio effetto psicologico sui capi russi. Cosa che invece essi avrebbero dovuto evitare.  Il perseverare su una linea di reattività del tutto negativa da parte della diplomazia di Mosca e dei suoi capi, perciò, è da considerare l’ulteriore manifestazione di una debolezza che va quanto prima fermata nell’interesse stesso della Russia.
Riteniamo che l’Ucraina possa semmai svolgere il ruolo oggi  insostituibile, egregio  e privilegiato di medium tra Unione Europea e Russia. L’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione Europea e la stipula con essa del tanto atteso accordo per diventare un Paese associato ai fini di un suo futuro ingresso come membro effettivo non può che allargare il processo di unificazione della futura Europa e parallelamente rafforzare la polifonia delle voci all’interno dell’Unione stessa. L’Ucraina può e dovrà svolgere l’ulteriore, sincronica e direttamente complementare funzione di reciproca attrazione tra Unione Europea e Federazione Russa, che noi intendiamo e auspichiamo come un processo irreversibile.
Ciò significa che l’Unione Europea non è e non sarà da intendere come un’appendice della politica egemonica dei neo-con statunitensi e che tutto ciò non potrà che favorire l’ulteriore accrescimento della coesistenza degli interessi russi ed europei. Più oltre e non solo, con l’ulteriore impulso e  il ricercato e mirato sviluppo di più estesi e importanti ambiti di comuni e coincidenti interessi economici, sociali, culturali e politici, ai fini di una loro integrazione.
Perciò, al presente, la prospettiva geopolitica a cui si riallaccia Putin la consideriamo miope, debole e priva di trainanti sviluppi. Essa ci pare essere l’eccessivo risultato di una posizione fortemente difensiva, dettata dall’insicurezza prodotta dalle aggressive politiche neo-con statunitensi, che si sono dispiegate nel teatro europeo anche sotto la presidenza di Obama,  e che sperano di trarre profitto da una pilotata destabilizzazione e prolungata crisi di tutto il quadro ad est dell’Unione Europea, avente per epicentro il Vico Oriente.
Alla luce di una più riflessiva e saggia analisi russa e del suo presidente, il Premio capo Circeo Putin, facente perno anche sulla grave crisi interna americana sul piano dello scontro sociale e della perdita di vitale retroterra  culturale e politico da parte dei neocon (su cui si potrebbero avviare veritiere campagne propagandistiche atte a contrastare l’unilaterale offensiva USA), sarebbe bene che cessassero i condizionamenti di Mosca su Kiev e che il vertice politico russo proponesse all’Unione Europea una serie di aperture reciproche importanti. Barroso e tutta la UE non potrebbero dire di no in alcun modo, anzi. Ad inziare da Berlino e da Parigi. Perfino Londra non potrebbe tirarsi indietro davanti a cotale prospettiva.
L’avvicinamento di Mosca verso occidente, Putin e i suoi dovrebbero intenderlo entro questa molto più grande, nuova e coraggiosa prospettiva. Sarebbe qualcosa di radicalmente diverso dal nefasto progetto sovietico di finlandizzare l’Europa. Sarebbe l’Europa dall’Atlantico a oltre gli Urali, dal Baltico a oltre il Caucaso. In questa prospettiva di un comune futuro di popoli, è bene che a Mosca si comprenda il ruolo insostituibile  che oggi gioca l’Ucraina. Per tutti.