Urbanistica e scempi. La futura Pechino già galleggià nella putrefazione di una megalomania totalmente irrazionale?

07 Aprile 2014

Mino Mini

 

 

 

 

 

 

4a CITTA’ DELLA GLOBALIZZAZIONE

 CAOFEIDIAN : LA CITTA’ DI CARTA

 

 

 

 

 

 

<< Su un foglio di carta bianca disegnare l’immagine più bella e innovativa: e per bellezza intendiamo la bellezza coerente con lo sviluppo scientifico >>: questa la direttiva che Hu Jintao, presidente della Cina, ebbe a dettare per la realizzazione della “Prima capitale del Terzo millennio” che dovrà sorgere, entro il 2030,nel golfo di Bohai, provincia del Hebei a 80 km da Tangshan.
Per il presidente cinese sarà la “Pechino sul mare”, anche se disterà 200 km dall’attuale capitale. Sentite quali concetti Zhao Yong, membro della segreteria centrale del Partito nominato da Hu Jintao responsabile dello sviluppo della città, impose ai progettisti: << Questa città non si basa su un semplice concetto di città tradizionale: noi costruiremo la Città del futuro. La città che realizzeremo sovvertirà il concetto tradizionale di città. E’ necessario cambiare il modo di pensare, questo posto non è Pechino, non è Tiajin, non è una città tradizionale; in tutti i suoi aspetti, dal primo concept al layout delle strutture urbanistiche, si tratta di una città che la gente di adesso non riesce neanche ad immaginare, questa città sovvertirà il concetto tradizionale di città, sovvertirà i concetti di infrastrutture, di servizi, di edifici, di strade, di sviluppo urbano. La gente appena entrerà nella nostra nuova città si sentirà stupita ed esclamerà emozionata: ma come ?!? Questa è la nuova città?!? Noi vogliamo raggiungere questo obiettivo! Vogliamo stupire.>>
Avanti un altro! Sulla scena mondiale,ormai, tutti aspirano a STUPIRE e nemmeno i seriosi cinesi si sottraggono all’imperativo barocco del cavalier Marino:”E’ del poeta il fin la meraviglia,/…../ chi non sa far stupir, vada alla striglia!” E, vedi caso, fu proprio il progetto di un italiano, Pier Paolo Maggiora, ad aver vinto il giudizio favorevole dei cinesi anche se – pare – ciò che viene spacciato per il progetto, il direttore di Caofeidian non ne rispecchia l’impostazione. Ma cosa prevedeva il progetto originario del Maggiora? Ebbene: non si sa!
A stupire, infatti, circolano solo dei rendering ( vedi su Internet alla voce Caofeidian), ovvero delle prospettive, tante prospettive, ma nessun piano d’insieme. E dalle prospettive si capisce solo che Caofeidian sarà un coacervo di edifici, soprattutto grattacieli, distribuiti – come dice Veniero Carlo Maria Moroni – “… in ammuina decorata .Quelli alti di qua, quelli bassi di là, quelli rotondi di giù, quelli storti di su, quelli che sono strani si arremenano accà e allà.” Continua, Moroni, sparando alzo zero: “ Strade larghe 50 metri che nessuno può sensatamente attraversare, praterie che richiedono marce forzate per essere percorse e un finto risparmio energetico ostentato che nasconde l’obbligatorietà di muoversi in automobile per fare qualunque cosa.”
Non è intenzione di chi scrive fare del killeraggio con la critica degli altri, in specie se la stessa è mossa da interessi di concorrenza, ma in effetti la situazione è proprio da “…ammuina decorata” e non si capisce su quali basi di valutazione possa essere stata stimata una futura spesa di 450 miliardi di dollari senza un piano d’insieme. Ma tant’è. D’altra parte, se Caofeidian non può neanche essere immaginata da noi, “gente di adesso” legata ad un concetto tradizionale di città e priva del senso della “bellezza coerente con lo sviluppo scientifico” , per di più in assenza di riferimenti per “cambiare il modo di pensare” quale richiesto dal responsabile Zhao Yong, membro della segreteria centrale del Partito, cosa potremo mai dire di questa città se non che assomiglia tanto ai vestiti nuovi dell’imperatore della fiaba di Hans Christian Andersen?
Tuttavia qualcosa si può dire visto che dal 2008 sono iniziati i lavori e dovremmo essere ormai al termine della seconda fase triennale della realizzazione. Dovrebbero essere stati completati ben 15 km quadrati dei 94 previsti. Nei programmi dovrebbero essere state realizzate le infrastrutture, una zona residenziale di 5 km quadrati e un certo numero di scuole, ospedali, centri commerciali, centri culturali e di svago nonché zone per lo sviluppo del terzo settore dei servizi.
Se il programma segue lo standard di realizzazione degli insediamenti cinesi attuali, Caofeidian non avrà abitanti prima che il tutto non sia completato e ciò spiega perché nessuna notizia trapeli.
Ma grande risalto è stato dato, però, alle opere di bonifica dei terreni. L’insediamento, infatti, sta sorgendo in una laguna fortemente inquinata e le prospettive mostrano suggestivi scorci paesaggistici in cui l’idrospazio gioca un ruolo determinante nell’ambiente edificato. Tanto determinante da costituire la quota maggiore della produzione di energia. Infatti il 38% della stessa verrebbe ricavata dalle maree sfruttando l’energia cinetica delle onde, il 18% dall’eolico,il 10% da pannelli solari integrati negli edifici ed il 34% dalla gestione dei rifiuti organici che verranno trasformati in biogas.
Trattasi, com’era stato detto a proposito delle smart cities, di una “città ecologica” o eco-city che considera, con una logica che noi “gente di adesso” non possiamo capire, la crescita degli edifici verso l’alto come un uso più efficiente di tutti gli elementi ambientali, in un circolo virtuoso locale e globale. Il tutto, ovviamente, per perseguire il più ottimale stato di salute fisica e mentale dei residenti e la qualità dell’ambiente. Stando ai dati occuperà un’area di 94 kmq ed a regime ospiterà 2,4 milioni di abitanti con una densità di 25.532 ab/kmq.
Quale potrà essere la salute mentale dei residenti con una densità così mostruosa è cosa che soltanto con un cambiamento del modo di pensare alla Zhao Yong, è possibile concepire e, soprattutto, far accettare. Ed un tale cambiamento implica la rinuncia a qualsiasi capacità di giudizio indipendente, a qualsiasi individualità che si integri simbioticamente con l’ambiente, a qualsiasi legame familiare; implica lo sradicamento dalla comunità urbana tradizionale e una uniformità nel nuovo modo di pensare che porti al programmato stupore ed alla emozione condizionata: “ma come?!? Questa è la nuova città?!?”
 Caofeidian non è solo una delle tante città del futuro, è il modello di una deviata concezione culturale della modernità che, velleitariamente, pretende di cancellare una civiltà urbana antichissima reinventando l’uomo ed il suo ambiente coerente[mente] con lo sviluppo scientifico, condizionando fortemente l’uno e l’altro, in nome di una presunta salute fisica e mentale.
Una grandiosa civiltà che aveva governato il suo immenso e vario territorio sulla base dei concetti “ritmici”di yin e di yang, che sulla stessa base aveva realizzato città in armonia con il cosmo e realizzato i suoi modelli abitativi espressivi dell’identità familiare, sarà spazzata via in nome della modernità. Vale la pena di effettuare una piccola digressione per mostrare cosa fu la civiltà cinese.
I concetti di yin e yang, oltre ad esprimere il principio naturale del tempo ciclico, furono impiegati come base dell’ordinamento del territorio suddiviso in quadrati Nove in Uno sin dal I millennio a.C.. Gli stessi – rigorosamente orientati secondo i punti cardinali – erano , come dice il nome , ripartiti in nove quadrati, tre per ogni lato ed uno al centro. Ciò dava luogo ad una croce di due assi ortogonali con cinque quadrati con caratteristiche yang e quattro quadrati angolari con caratteristiche yin . Nei quadrati yang venivano coltivate determinate culture, nei quadrati yin altre di diverso genere. Il quadrato yang centrale era coltivato per il pagamento delle tasse. Lo stesso schema ordinatore veniva adottato per le città, anch’esse rigorosamente orientate nord-sud, in siti individuati tramite la geomantica e, ovviamente, il carattere del centro veniva esaltato dall’insediamento di una serie di edifici speciali con il luogo cultuale situato nel quadrato yang ad est. All’interno di ogni quadrato venivano edificati i complessi abitativi – siheyuan – composti di padiglioni attorno ad una corte, che davano alloggio ai diversi membri della famiglia. Il complesso era chiuso da mura anulari alle quali si appoggiavano i padiglioni interni e la corte centrale riprendeva il carattere yang del quadrato centrale del Nove in Uno. Ogni siheyuan era separato dal suo simile da un vicolo detto hutong. Il “ritmo” ying yang modulava quindi tutto il mondo cinese. Dall’abitazione siheyuan, microcosmo familiare, alla città, da questa al territorio, da questo al cosmo.
La breve digressione termina qui. L’antico mondo cinese, suscettibile di evoluzione ben oltre il livello di quello attuale, è stato spazzato via in obbedienza ad una ideologia tipica della modernità. A gestire l’esplosione demografica e il terrificante inquinamento ambientale, la modernità cinese, mutilata della sua visione cosmica e regredita al più scadente e becero livello settoriale dello sfruttamento dei caratteri della tecnica e dell’economia avulse non solo da una concezione organica ma perfino dalle speculazioni tipiche  e guaste dell’odierno occidente, appiattisce la sua popolazione sull’uniformità più indistinta e crea per la stessa le città come Caofeidian. Quale assurdo non senso.