Lega l’è morta, l’Italia no. A cosa guarda Salvini? A Marine Le Pen e a Silvano Moffa? Con quale strabismo?

23 Ottobre 2014

Domenico Cambareri

Fonte: Il Tempo.it

Carlantonio Solimene intervista Silvano Moffa

 

LEGA LUMBARD L’E’ MORTA

SI AD AZIONE EUROPEA DEI POPOLI, AEP

L’INTERVISTA a Silvano Moffa anticipa l’allargamento delle prospettive politiche a scenari in parte imprevedibili.

In via telegrafica, visto che torneremo con il dovuto sviluppo alla novità, è da ricordare che i beoni terun de l’osti di bossi e dei bossoli fusi con schioppo a tracolla ricolmo di grappa sono stati le becere e barbare colonne armate di cui si è servita la sinistra postcomunista. L’azione corrosiva svolta da bossi e dalle sue accolite di  gentaglia dall’animo ricolmo  d’ignoranza e di odio è stata non meno virulenta e distruttiva di quella del PCI. Con la seguente aggravante: essa è stata attuata dopo che la partitocrazia aveva dissanguato lo Stato, il popolo  e le future generazioni per oltre trent’anni, con una proiezione temporale che si sviluppa per tutto il XXI secolo.
Una nequizie senza fine di canaglie invigliacchite che si avventavano su di un corpo moribondo e che si disputavano i pezzi della lacerata bandiera su cui sputavano le cose più orribili. Tanta di quella gente avrebbe dovuto subire un ben triste sorte e … invece Berluscabandana di qua e baffetti elettrici e pugnalatori di là hanno acconciato apposite leggi per permettere questo e ogni ulteriore scempio. Queste cose non si dimenticano e non si cancellano. Né oggi né mai, perché costituiscono un insegnamento storico insuperabile in relazione al grado estremo di vigliaccheria e tradimento degli uomini..
Ma l’Italia e gli italiani, nonostante le orde di ladri e di farabutti, che ne costituiscono oggi una percentuale non indifferente, non sono stati distrutti né dal tradimento delle canaglie del ’43 che chiamarono la resa senza condizioni armistizio e  il disastro bellico liberazione e vittoria e la falsificazione storica verità antifascista; né dalle distruttive fole dei tracannatori delle castronerie bossiane.
Non è da dimenticare che, già a partire dal più distruttivo governo repubblicano, il Dababe (D’Alema, Bassanini, Berlinguer), son ora diciotto anni salvo errore di memoria, dopo aver pugnalato il primo governo Prodi, i sogni leghisti furono realizzati oltre ogni dire dal criminale Dababe. La riforma del titolo V della Costituzione avviava un nuovo inarrestabile ciclone che da lì a poco avrebbe spazzato via ogni residuo di solidarietà sociale e di rispetto del lavoro dei professionisti pubblici e privati con le moltiplicazioni sterminate di nuove greppie e clientele di regime super pagate, in primis con la nuova “dirigenza” ad hoc   concussa e corrotta dal regime a suon di moltiplicatori stipendiali che gridano giustizia ancora oggi, a ”pro” di super responsabilità … di firma …! Con questo colpo di maglio, utile mezzo atto ad allocare ulteriori tribù e tribù di clientele in ogni dove e con il rinfoltire quelle già esistenti ad iniziare dalla Rai, si compiva la più grande opera di smantellamento degli apparati dello Stato e delle finanze pubbliche, giacché le idrovore regionali subivano una nuova moltiplicazione esponenziale … con altrettanti centri incontrollati di spesa, letteralmente affrancati dal governo centrale. Queste cose le abbiamo scritte e denunciate tantissime volte. Venti regioni disossatrici del Paese, al di là di ogni distinguo. Con i leghisti indiscussi cialtroni che da paladini dello sfascio sovrintendevano e perspicacemente curavano l’impresa, sino a presentare il modello di riforma di scuola federale, con una caterva di sciagurate minchionerie a cui ora pare non essere estranea la suicida fole dei giovani renziani con qualche prof. delle superiori al governo che chissà quale idea ebbe ad avere della scuola quando stava in cattedra e una qualche rettrice di ateneo …: cose da fare venire i brividi anche ai più stagionati e rivoluzionari registi del cinema surrealista, se non anche ai marziani.
L’eversiva Lega dei terun de l’osti è stata dunque un’organizzazione politica pilotata nei modi più abietti da un dissennato e criminale vertice politico, ignorante, arrogante, violento e, cosa non da poco, corrotto e colluso e concusso non meno di quelli degli altri partiti.
La Lega è oggi a un bivio della sua estinzione naturale, nonostante gli zoccoli duri territoriali … ben invecchiati e ancor più rimbambiti, tra vallate, prealpi, bassa e pre pre  pre appennini.
In questo desolante quadro, l’unica cosa  da evitare in termini di ragion politica è  fare disperdere quel che rimane del serbatoio elettorale. Di quella gente cioè che ha continuato a votarla per protesta, non per altro, ritenendo di non avere alcun utile e diverso strumento a disposizione, tranne l’inconcludenza pratica del non votare o del votare scheda bianca, o, negli ultimi anni il votare per il movimento di Grillo.
La cosa che viene ad avere obiettiva rilevanza politica è il preservare in funzione di una diversa e matura prospettiva politica i voti di protesta per non farli assorbire dai berlusconiani, dal PD di Renzi e dalle forze minori presenti in campo e già omologate all’odierno contesto politico, in uno con il recuperare l’elettorato smarrito e disperso di una destra sociale il cui vertice si è rivelato un rancido frullato di inezie e di vizi umani. E con quanti si stanno stancando di seguire Grillo nei ritriti e bolsi spettacoli e con il recuperare e almeno una parte della vasta area dei non votanti e dei votanti scheda bianca.
Bene ha fatto Silvano Moffa a intraprendere questa via d’interlocuzione, e in ciò ha avuto, assieme alle dovute riserve, la nostra condivisione. In Moffa riponiamo non poca fiducia. Tuttavia, Moffa deve capire che la Lega l’è morta.
La stessa cosa deve capire il giovane Salvini. Lui è a capo di manipoli di cadaveri obnubilati e mal deambulanti. Il nome lega non ha più alcunché di altisonante pure per le masse dei borghi e dei paesini padani, che con immediato effetto emotivo contagiava le folle e in particolare la gente semplice  desiderosa di “fare pulizia”. Anche nelle lande del nord Italia, nelle città e nei paesi, essa è sempre più vista come qualcosa che ha a che fare con una corriva plebaglia di arruffati e ladroni capipopolo.
Il tempo del federalismo è morto già prima della lega, e le ceneri fumanti che ha lasciato hanno tramutato in spettri terrificanti i conti pubblici. Basti che pensare che per diversi anni gli aumenti dei rinnovi stipendiali dirigenziali hanno superato quelli dell’intero comparto dei dipendenti pubblici su cui la lega sclerotica e bugiarda continua a sputare:  attività eversiva e sovvertitrice in piena regola realizzata congiuntamente a far data dal Dababe dalla sinistra e da Berlusconi, con l’osanna dei bossoli fusi, degni sostituti dei Cipputi pininbull di un tempo.
La farneticante e corriva idolatria federalista ci ha portati alla disperazione e all’ulteriore secolare gravissimo impoverimento. L’avvitarsi della perdurante crisi internazionale attorno al collo dell’Italia sta generando guasti di dimensioni tali dovuti innanzitutto alle condizioni di indebitamento e di corruzione/concussione/collusione esplosi nella ventennale stagione della perniciosa malaria federalista.
Riteniamo che Silvano Moffa possa e debba fare capire a Salvini & compagni che, nonostante essi abbiano già concluso diversi accordi territoriali nel centro-sud, ciò frutterà men che mero successo elettorale stagionale, anche in presenza di danze e macumba terun de l’osti  propiziatrici. Sarà nient’altro che polvere. E ennesima, ultraventennale perdita di tempo.
Ma non solo è la fine del dissennato federalismo. Il futuro prossimo è anche indirizzato al ritorno al una armonica centralizzazione burocratica, senza che per questo debbano scomparire, secondo le stupidità chiampariniane, questure e prefetture. Un’armonica centralizzazione burocratica in cui alle regioni dovrà toccare solo il ruolo di produzione di norme regionali e di controllo, e non più di spesa.
E ancora, sul nome. Moffa ha creato un movimento, Azione popolare. Da esso può discendere il nome del nuovo soggetto non solo al centro-sud ma in tutta Italia, visto che la lega strafalciona, barricadera e super spendacciona nel parlamento europeo fa parte del gruppo  “L’Europa della libertà e della democrazia” (identico al nostro, salvo l’aggiunta quasi pleonastica di “democrazia”). E’ dunque qualcosa di dovuto, a dir poco,  non ti pare, Salvini?  Dunque, Azione Europea delle Leghe dei Popoli, o, meglio ancora, Azione Europea dei Popoli. O, ancora, Azione d’Identità Europea.
E ancora, su Marine Le Pen. Non serve ad alcunché lo sciovinismo patriottardo e para-clericale di  Marine Le Pen. La camerata francese sembra a digiuno di storia e delle conseguenze che l’età dei colonialismi ha ingenerato. E la Francia era la seconda potenza coloniale del globo. Ed oggi pensa ancora di avere il suo microimpero nel Sahara francofono.
I moti dalle complesse e diversificate origine delle odierne ondate migratorie vanno compresi e il più possibile governati e incanalati e anche prevenuti con decise azioni di politica internazionale. Di tutto ciò, l’Europa delle ex grandi potenze non si è affatto preoccupata. Così come non si è preoccupata l’UE, in cui siedono le ex grandi potenze coloniali, oggi feconde collaboratrici degli USA nel cinico esercizio del neo – neo – colonialismo economico.
Mente attendavamo in maniera non evangelica  un periodo di grande stabilità internazionale, in modi ripetutamente inattesi le scelte operate dai governanti degli USA  e dall’oligopolio finanziario-energetico-economico che esse rappresentano hanno disseminato di crisi e di guerre tutto il grande arco che circonda da est a sud l’Europa e stanno cercando di distruggere ogni possibile sviluppo dell’UE in direzione dell’inclusione di Mosca.
Questi sono i grandi temi che abbiamo sul tappeto, assieme a quello dell’enorme costo per il mondo intero dell’esistenza dell’entità atomica sionista quale ulteriore “stella” degli USA. E ancora, i gravissimi problemi della decrescita economica europea non come scelta voluta in autonomia ma dovuta alla crisi internazionale per i titoli tossici e all’aggressività delle tigri dei nuovi mercati mondiali, Cina in testa.  E a ciò che ne discende, ad iniziare dalla disoccupazione, dalla diseguaglianza retributiva, dall’indebitamento e dalla sclerosi burocratica in certi Paesi, come in particolare in Italia.
Su tutto ciò, cosa pensa e cosa dice di serio Marine? Siamo desiderosi di saperlo e di potere intravvedere auspicabili condivisioni.  Cosa vorrebbe tradurci per lei un leghista che con la Francia centralista non dovrebbe avere alcunché a che vedere? Quale consociativo e inconcludente sciovinismo vorrebbe inventare?
Sono punti di domanda che devono essere posti oggi e non domani, giacché essi vanno oltre una mera intesa di momentanea tattica elettorale. All’infaticabile Silvano Moffa e a Salvini trapiantatore di pelle (e non di idee?) tocca l’ingrato e insostituibile compito. Altrimenti, si rischia di non avere un nuovo soggetto politico, ma qualcosa di altro di cui non c’è bisogno, neppure nei cimiteri. Sarà adeguata la cruna al passaggio del cammello di Moffa? Lo speriamo tanto. In tanti. – Domenico Cambareri
 
 

Il Tempo.it

22.10.2014

IL FUTURO DEL CENTRODESTRA

Moffa, da Fini alla Lega gemella: «Con Salvini per la destra sociale»

  In attesa dell’ufficializzazione del nome – la scelta sarà tra «Lega dei Popoli» e «Lega dei popoli e delle identità» – il partito «gemello» del Carroccio conquista le prime adesioni. Il deputato Riccardo Volpi, cui Salvini ha dato l’incarico di guidare il progetto, ha svelato i primi nomi: dall’ex parlamentare Pdl Barbara Mannucci all’ex assessore della Giunta Alemanno Enrico Cavallari. Ma probabilmente l’adesione più «pesante» è quella di Silvano Moffa, una lunga militanza a destra dal Movimento Sociale ad An per poi partecipare alla fondazione del Pdl e – anche se brevemente – allo strappo finiano di Futuro e Libertà.
Moffa, com’è possibile passare da Alleanza Nazionale a Salvini?
«Con il segretario della Lega abbiamo avviato da tempo un confronto su un progetto nuovo che avrebbe riguardato il centrosud, un contenitore capace di aggregare e preservare delle autonomie territoriali molto forti. Oggi al centro e al sud manca una destra di riferimento e questo ci ha portato a ragionare su una nuova avventura».
Difficile immaginarla accanto a chi gridava «Roma ladrona».
«Salvini da tempo ha avviato una modernizzazione del linguaggio della Lega e ha superato vecchie fratture. Prima il Carroccio si batteva per un federalismo che divideva, oggi propone un federalismo che unisce. Anche le politiche sull’immigrazione sono ora più comprensibili e dal punto di vista economico – con il no alla finanziarizzazione e all’euro – c’è continuità con le idee di quella destra sociale che ho sempre rappresentato».
Non ha trovato gli stessi riferimenti in Fratelli d’Italia?
«Se Fdi-An fosse stato un partito più aperto e capace di intercettare i frammenti della vecchia destra, avrebbe costituito un’alternativa. Ma oggi è molto più interessante il progetto della Lega, la volontà di creare una nuova classe dirigente capace di penetrare nei territori. Salvini ha capito che la sfida globale parte dalle comunità, è un’idea a cui tengo molto».
Parliamo di diritti civili. Fini, all’epoca di Fli, era molto più aperto di quanto lo sia oggi Salvini.
«Quando seguii Fini non lo feci certo per le sue idee sui diritti civili, e dopo un po’ me ne andai proprio per l’eccessivo scivolamento a sinistra. Peraltro, su certi temi ho sempre mantenuto una certa autonomia. Mi reputo aperto, ma arrivare alle mistificazioni di chi vorrebbe i matrimoni anche per gli omosessuali non è nella mia cultura».
Dicono che Salvini sia riservatissimo sul nome e sul simbolo della nuova «creatura». Lei ha qualche anticipazione?
«Siamo ancora in una fase embrionale, non ci sono certezze. Se si il nome fosse Lega dei Popoli e delle Identità sarei contento, in fondo quando abbandonai Fli fondammo in Parlamento il gruppo Popolo e Territorio. In quanto al simbolo, ha una sua importanza, ma in questo momento contano di più le idee e i contenuti se vogliamo davvero cambiare il Paese e contrapporci al pensiero unico renziano».
Crede che altri la seguiranno?
«Le persone con cui mi sono confrontato guardano con molto interesse al progetto. Peraltro io presiedo Azione Popolare che fin dall’inizio ha spinto per la creazione di un nuovo soggetto politico. Si è chiusa una fase, riproporre i vecchi schemi è sbagliato. Ora pensiamo a costruire un progetto credibile e alternativo al renzismo. Credo proprio che saranno in tanti ad aderire».
Carlantonio Solimene
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