Islam. Incominciamo a comprendere l’esclusivismo terroristico, la superficialità europea, le mene neo-con

09 Febbraio 2015

Mino Mini

 

 

 

 

Medioevo e dintorni – 3

 

IL DRAPPO SULL’OBELISCO

 

 

 

         << In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte >>. Fu la risposta che Omar, terzo Califfo dei credenti, diede al suo generale Amr ibn al-As comandante delle truppe arabe che avevano appena conquistato l’Egitto, che gli chiedeva cosa dovesse farne dei libri e dei rotoli conservati nella biblioteca di Alessandria. Fu così che il rogo di ciò che raccoglieva l’antica Sapienza alimentò, per ben sei mesi, le caldaie dei bagni dei soldati. Correva l’anno 642. Millequattrocentotrentatre anni dopo, nel gennaio dell’anno 2015, le “pattuglie della moralità” dello pseudo califfato islamico, conosciuto come Isis , ha distrutto le mura dell’antica Ninive. Un puro atto di barbarie che appare del tutto gratuito dal momento che manca qualsiasi motivazione. I musulmani talebani che distrussero i Budda di Bamiyan avevano, almeno, una motivazione iconoclasta intendendo, con quel gesto, distruggere quelli che erano ritenuti degli idoli. In realtà l’intento dei jihadisti è un altro: uccidere ogni forma di arte nel nome di Allah. Ciò equivale a cancellare l’essenza dell’uomo che in esse si riconosce, a tagliarne le radici per rendere il passato infecondo. Un atteggiamento analogo a quello di Charlie Hebdo, più cruento, più sanguinario, ma meno volgare.
         Già il 12 ottobre scorso, quando il giornale on-line “Dābiq” pubblicò il fotomontaggio con il vessillo nero sventolante sopra la cuspide dell’obelisco di piazza S. Pietro seguito dall’annuncio dell’imminente e inevitabile conquista di Roma da parte dei tagliagole dell’Isis, un incubo onirico ad occhi aperti aveva oscurato il giudizio di chi scrive. Le parole del califfo Omar che segnarono la distruzione della biblioteca di Alessandria rombavano nel cervello a far da colonna sonora all’immagine della Biblioteca Vaticana depositaria dello scibile universale. Venivano alla mente i versi del XXVIII canto dell’Inferno dantesco
che dannano Maometto ed il cugino nel girone delle Malebolge:
Mentre che tutto in lui veder m’attacco,
guardommi e con le man s’aperse il petto,
dicendo: <<Or vedi com’io mi dilacco!
vedi come storpiato è Mäometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì
fesso nel volto dal mento al ciuffetto.
 
Nell’incubo si formava l’immagine della furia omicida dei musulmani bramosi di distruggere tanta blasfemia. I codici miniati, le antiche pergamene, i manoscritti, gli incunaboli, i preziosi volumi venivano accumulati sul sagrato di S. Pietro per essere dati alle fiamme. Intorno i resti frantumati delle statue di coronamento del colonnato mostravano la furia iconoclasta dei vendicatori. La mente sopraffatta dall’orrore nell’immaginare la tragedia che in tutta Roma si stava consumando con la distruzione delle opere d’arte, cedeva all’improvviso e l’incubo si dissolveva con il ritorno della coscienza e con la stessa l’interrogativo: cosa rappresenta quel drappo nero? Cosa anima la furia distruttrice dell’Isis?
         Vediamo di capirci qualcosa visto quanto accaduto a Parigi e ciò che sta accadendo in un’orgia di sangue e di fuoco nel territorio in espansione ad est del fiume Tigri.
         Il 29 giugno dell’anno scorso fu autoproclamato il Califfato e nominato califfo tale Ibrāhīm ibn ‘Awwād ibn Ibrāhīm al-Badrī al-Husaynī al-Qurashī al-Samarrāī nato nel 1971 a Samarra in Iraq. Un ambiguo imām dall’oscuro passato di internato a Camp Bucca dove – pare – fosse addestrato dagli americani e liberato senza alcuna motivazione. Diventando Califfo assunse un nuovo nome: Abū Bakr al-Baghdādi. Non senza intenzione. Infatti Abū ‘l Bakr <<il padre della Vergine>> era, appunto, il padre della moglie del Profeta, suo coetaneo ed amico, primo adepto della nuova religione e “successore” di Muhammad. In altre parole: il primo Califfo. Nelle intenzioni dello pseudo Califfo, infatti, l’autoproclamazione altro non era che una restaurazione, un ritorno alla purezza delle origini allorché il Corano venne tramandato oralmente da Maometto ( si dice fosse analfabeta) , così come Allah tramite l’arcangelo Gabriele lo rivelò. Abū Bakr al-Baghdādi, in sostanza, con la restaurazione del califfato universale, intende superare, oggi, la dispersione dell’Umma, la comunità islamica, frammentata nella galassia di sette sunnite e sciite scaturite dalla trascrizione controversa del Corano ritornando alla fonte orale. In proposito cito quanto un mio antico docente, Sandro Giannini, mi ha scritto di recente. <<La parola è un suono non un segno. Il profeta ha ricevuto parole e parole ha trasmesso ai suoi seguaci. Le sue parole (parole di Dio) devono essere trasmesse come un canto, non le loro trascrizioni. La memoria è più della pagina. Questa è anonima mentre la memoria è una persona; responsabilità di una persona.>> E aggiunge : <<Quando si tratta di cose grandi come Dio o la creazione, non è la chiacchera, il grafema o il fonema a dover portare il peso dell’argomento,ma l’uomo-che-parla, nella integrità fisica di tutta la sua persona e storia>>. Sta qui, a parere di chi scrive, l’essenza del fenomeno dei fratelli Kouachi e del solitario Coulibaly: furono uomini-che-parlano, che mandano a memoria le Sure per autoinvestirsi come “portatori dell’annuncio” e sentirsi, in tal modo, santificati nel messaggio e nelle azioni. Uccidere chi insulta il Profeta, messaggero di Dio, è un atto santo ed altrettanto santa e lecita è l’uccisione dell’apostata. E la tipologia dell’apostata è molto ricca. Nelle Sure e nella vita del Profeta Muhammad i seguaci del califfato trovano la prescrizione dei metodi di eliminazione dei nemici.
Corano 5:33 (Sura 5, versetto 33) <<La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi , che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso>>.
 
Corano 8:12 <<E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: “Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti colpiteli tra capo e collo , colpiteli su tutte le falangi… omissis…
 
Corano 17 Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi. Quando tiravi non eri tu che tiravi, ma era Allah che tirava per provare i credenti con bella prova. In verità Allah tutto ascolta e conosce>>.
         Abū Bakr al-Baghdādi con la restaurazione ha compiuto, quindi, una sorta di regressus ad uterum un ritornoal medioevo annullando, in tal modo, tutti i tentativi che le varie sette avevano esperito nei secoli per reinterpretare l’Islam alla luce dei processi di mutazione del mondo reale. Il fine è evidente: la riaffermazione, ancorché arcaica, della concezione universale dell’Islam. Ciò consente a qualunque musulmano sparso nel mondo di sentirsi parte dell’Umma e di trasferire la sacralità dei luoghi santi nel proprio tappeto di preghiera orientato verso la Mecca ed, in tal modo, sentirsi “portatore dell’annuncio”. Come tale pronto a colpire, secondo la Sura 5:33, coloro che seminano ” la corruzione sulla terra”.
           Ecco, allora, che il drappo nero sull’obelisco assume un preciso significato : Roma diffonde “la corruzione sulla terra”.. Il che equivale ad un invito a tutti gli uomini- che- parlano a farsi “portatori dell’annuncio” come i loro fratelli Kouachi e Coulibaly. Se tre attentatori <<ragazzi di banlieue che, oppressi dalla malignità dell’ambiente che li ha cresciuti, vedono la fede dei padri come unica forma di esistenza e per essa ammazzano e si fanno ammazzare>> (cito sempre il mio antico docente) hanno tenuto in scacco un’intera nazione ottenendo la reazione bovina di imbecilli in corteo al seguito dei responsabili dello “scontro di civiltà”, cosa mai otterrebbero degli attentatori-suicidi se, in nome di Allah, si facessero esplodere in piazza S. Pietro durante l’Angelus o dentro una basilica durante una affollata cerimonia?
         E’ innegabile l’abilità tattica e strategica del sedicente Califfo: diffondendo il terrore con l’applicare formalmente il Corano delle origini, trascina nel suo disegno e nella reazione contro lo stesso, tutto l’Islam, anche quello dissidente, assecondando, in tal modo, i promotori dello scontro di civiltà d’oltreoceano che – si dice – lo hanno addestrato. Affermano, costoro, che l’Islam (tutto l’Islam) è una religione fisiologicamente violenta, suscitatrice del terrore e quindi radice del male . In proposito il mio antico docente ironizza sull’atteggiamento dei benpensanti: <<Gli aggressori, che prendono di mira la redazione di un periodico e la trucidano “per fede” sono “terroristi” selvaggi che agiscono contro la Civiltà ebbri di fanatismo religioso. Intendiamoci, di religione si può parlare, la fede, nelle aule universitarie come sui periodici, è argomento di elevata cultura ma – per carità – solo parlare, non agire, l’azione è pericolosa perché sconvolge l’ordine. E poi la fede – ogni fede – è assurda perché irragionevole e perciò nemica del moderno vivere civile>>. Sempre ironizzando sulla reazione dei “Je suis Charlie Hebdo” aggiunge: <<Ma sarà vero che questi ragazzi sono morti per fede nella trascendenza? No, sono borgatari, hanno solo ricevuto una sommaria istruzione condita con desiderio di vendetta. Solo fanatismo: noi siamo invece la Civiltà dell’Occidente, la grande scienza, l’arte, la Tecnica che ci fa superiori.>> Già la Tecnica con la maiuscola, la vera padrona dell’Occidente la cui perfezione, preconizzata da Georg Friedrich Jünger, ha generato la massificazione della umanità costretta a vivere per la sopravvivenza non dell’uomo, ma dello strumento. Perché, continua l’antico docente, <<la tecnica è solo utensile, serve solo al fine di … ma in sé e per sé è inesistente. Quando i valori per i quali è stata creata – i contenuti – decadono diventa addirittura dannosa perché i suoi costi altissimi, materiali e mentali, non pareggiano più i guadagni. La civiltà occidentale è un immenso lago siccitoso ove da più di un secolo nessuno immette acqua nuova e pura; si tira avanti con un continuo riuso del liquido vecchio grazie a tecniche nuove. Una civiltà – un lago – che non si rinnova non è più una civiltà e la muscolatura che la rafforzava diventa in breve una corazza che opprime dittatorialmente i suoi sudditi.>> E’ il medioevo trionfante, il confronto tra un mondo guerriero, conquistatore, votato alla trascendenza per fede e quindi irrazionale – come deve essere la fede – e per ciò stesso disumana, e il “lago siccitoso” dove i valori della vera scienza, vera giustizia, vera religione sono stati distrutti sostituiti dal relativismo materialista. Un tempo l’uomo europeo ricercava questi valori e combatteva con le armi e con la cultura per la dignità che derivava dal puro e semplice essere umani e responsabili, e ciò incoraggiava e fortificava le coscienze. <<I grandi ideali … non erano parole senza contenuto ma sentimenti che affratellavano i cittadini tirandoli verso il futuro. Morivamo per essi. Oggi – lo sappiamo tutti – è rimasto solo il suono di quelle parole, che hanno perso i contenuti originari. Quando si smarriscono i singoli contenuti va in crisi tutto il discorso; soprattutto nelle parti di questo che dovrebbero descrivere la realtà e magari formarla. La menzogna ne prende il posto e l’organizzazione; le parole, come suono, vengono mantenute in uso più di prima perché devono essere imposte, in modo suasivo o con la forza, a gente che non sa più perché dovrebbe crederle vere.>>
         Il mondo dell’Islam, in questo momento, sta attraversando il proprio medioevo rappresentato dall’Isis così come l’Europa deve superare il totalitarismo della Tecnica per far affluire acqua nuova nel suo “lago siccitoso” e per farlo deve smarcarsi dal lontano occidente situato oltre oceano. Entrambi non possono, in questa fase, perseguire alcuna integrazione e soprattutto non devono. Almeno fino a quando, isolatamente o insieme, troveranno la sintesi espressiva di una “imago mundi” di più elevata concezione.
         Fino ad allora ognuno a casa propria.